The Last of Us 2: in pausa per lo sciopero di attori e scrittori

The Last of Us HBO

Lo showrunner Craig Mazin chiarisce il piano della produzione mentre attori e scrittori sono in sciopero per una paga equa.

L’adattamento di The Last of Us, il popolare videogioco post-apocalittico con Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni di Joel ed Ellie, con il suo numero di spettatori da record, è diventato un fenomeno della cultura pop.

La stagione 2 della serie di HBO, rinnovata poco dopo la premiere dello show nel gennaio 2023, originariamente doveva arrivare nel 2025. Tuttavia, gli scioperi degli scrittori e degli attori potrebbero causare un ritardo.

Durante una recente intervista con Deadline in cui si discuteva delle 24 nomination agli Emmy, Mazin ha fornito un aggiornamento sulla prossima stagione della serie tra gli scioperi WGA e SAG-AFTRA. Lo showrunner afferma di aver finito di scrivere il primo episodio della seconda stagione prima che iniziasse lo sciopero degli sceneggiatori. Tuttavia, all’inizio dello sciopero degli attori, Mazin ha affermato che c’è ancora la possibilità che la stagione 2 sia pronta per la premiere nel 2025. Ha dichiarato in seguito:

Tutti noi, tutti vogliamo tornare al lavoro; Penso che tutti quelli che stanno effettivamente lavorando, comprese le persone della rete che sono con noi sul campo, penso che tutti vogliano solo risolvere questo problema. Quindi incrociamo le dita.

The Last of Us serie

Tutto ciò che sappiamo sul piano della produzione di The Last of Us 2

La seconda stagione di The Last of Us avrà sede a Vancouver, un’ambientazione significativa della seconda parte del videogioco è ambientata nel nord-ovest del Pacifico. Tuttavia, la pre-produzione è stata messa in pausa quando lo sciopero WGA è iniziato il 2 maggio. Prima di allora, erano alle prese con i casting di nuovi personaggi usando le battute del videogioco, dato che le sceneggiature non sono state ancora scritte. Mazin ha rivelato infatti che solo finito di scrivere il primo episodio della seconda stagione prima che iniziasse lo sciopero degli sceneggiatori.

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In precedenza, le riprese della seconda stagione della serie di Mazin avrebbero dovuto iniziare all’inizio del 2024 e debuttare nel 2025. Tuttavia, questo era prima dello sciopero degli attori, il che significa che il processo di casting della seconda stagione non sarà in grado di riprendere fino a quando non sarà risolto un secondo sciopero.

Craig Mazin e la compagnia si stanno preparando a iniziare la seconda stagione una volta terminati gli scioperi degli scrittori e degli attori per arrivare alla data della prima nel 2025.

Fonte: ScreenRant

THE LAST OF US PRIMA STAGIONE – [Recensione]

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Recensione della prima stagione della nuova serie HBOmax The Last of Us, ispirata all’omonima saga di videogiochi

Questa è la recensione della prima stagione di The Last of Us. Avevo aspettative contrastanti riguardo a questa serie. Da un lato, i precedenti prodotti tratti da un videogioco non mi hanno mai fatto impazzire e spesso hanno trattato con poco rispetto le opere madri, tirando fuori sempre mediocrità scadenti. Dall’altro The Last of Us è un videogioco che si presta molto bene a una trasposizione nel medium della serialità, e quando si è saputo che il progetto sarebbe stato seguito da Druckman e Mazin, ho tirato un sospiro di sollievo. Erano i segnali che non avrebbero sbagliato facilmente, soprattutto perché il videogioco è talmente amato, che deludere i fan sarebbe stato troppo rischioso.

https://youtu.be/6iC4xzNyuQk

E a fine prima stagione, posso dire che la fiducia riposta nel progetto è stata ampiamente ripagata. Non solo questa prima stagione di “The Last of Us” è un’ottima trasposizione del primo capitolo del videogioco, ma è anche un’ottima serie tv se non si è giocato al corrispettivo videoludico targato Naughty Dog. E penso che difficilmente si sia creato un divario così grande di gradimento tra chi ha apprezzato i Joel e Ellie originali e chi li ha conosciuti per la prima volta.

La serie ripercorre abbastanza fedelmente la storia del primo capitolo, ovviamente con delle differenze necessarie per il cambio di medium, ma anche per scelte artistiche ben precise. La trama è prevalentemente orizzontale, ma spesso si verticalizza, raccontando le vicende di personaggi di cui in un episodio vediamo la comparsa e la morte. Ma questo non è necessariamente un punto di debolezza, ma bensì una caratteristica molto efficace che dà alla serie lo spazio di raccontare quello che si propone di raccontare.

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The Last of Us, infatti, non è la classica storia di zombie ambientata un un mondo post apocalittico, ma è la storia di un padre che ha perso la figlia e di una figlia che ha perso i genitori. È quindi la storia di come umanamente questa situazione si svolgerebbe in un mondo in cui la normalità non esiste più, e quindi la si ricerca partendo dalle cose più banali, come avere un padre o avere una figlia. E da questo presupposto parte la scrittura di questa storia.

La serie infatti ha mantenuto pochissima della componente action o del gameplay in sé. Si contano sulle dita di una mano le apparizioni di Clicker. Tolta la lunga sequenza del “cecchino” nella quinta puntata, gli zombie sono una componente solamente di sfondo, di cui non si percepisce realmente il pericolo. E appunto le scene action non sono le parti principali della narrazione.

La semina effettuata nelle prime puntate riesce a intrattenere a livelli altissimi lo spettatore, che per tutto il corso della serie, se non ha giocato al videogioco, rimane incollato allo schermo per capire dove va a parare la trama. La storia infatti non si preoccupa più di tanto di fornire una lore o un world building al mondo che ha creato, ma piuttosto si concentra sul dare spessore ai personaggi che presenta. E ogni episodio esplora la psicologia, non solo di Joel e Ellie, che via via compiono un arco evolutivo dal punto di vista della caratterizzazione, ma anche dei vari comprimari che incontrano i due protagonisti. Ognuno diverso, ognuno con un background, un bisogno e un desiderio diverso, tanto da creare dei veri e propri capolavori di scrittura.

L’episodio a mio avviso migliore è infatti il terzo, in cui la trama orizzontale viene un po’ accantonata per lasciare spazio a una storia d’amore da manuale, che emoziona in quanto love story, ma inserita nel contesto di The Last of Us, che racconta un vero e proprio spaccato di vita nel mondo post-apocalittico in cui la serie è ambientata. Poi ovviamente ho apprezzato particolarmente anche altri episodi, come il prime e il quinto.

In generale la serie è riuscita a mantenere un livello di qualità molto alto e in modo costante. Dal punto di vista della regia, dei costumi, della scenografia, degli effetti speciali, del montaggio e della recitazione. Menzione speciale per la colonna sonora. Assolutamente una serie che con un budget molto corposo è riuscita a tirare fuori un prodotto di punta che con poca incertezza segnerà un punto di inizio per tutte quelle serie che si vorranno ispirare ai videogiochi, sia per quanto riguarda il rispetto con cui affrontare la trasposizione, sia per quanto riguarda la struttura della narrazione.

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In conclusione, posso ritenermi estremamente soddisfatto della serie, che finalmente dimostra che i videogiochi nel mondo della serialità possono funzionare. Pedro Pascal ha fatto una performance assolutamente di punta nella sua carriera e spero di tornare a vedere Bella Ramsey in un ruolo importante, magari al cinema. A questo punto aspetto con ansia e trepidazione la seconda stagione, di cui non ho giocato il videogioco e che mi dicono sia molto più complicata da trasporre rispetto alla prima.

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THE LAST OF US EP. 05 ST.1 – [RECENSIONE]

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Recensione dell Ep.05 della St.1 della nuova serie HBOmax The Last of Us, ispirata all’omonima saga di videogiochi

Questa è la recensione della quinta puntata di The Last of Us, che riesce in tutto e per tutto a adattare un passaggio del videogioco in modo, a mio avviso molto efficace. La narrazione dei nostri protagonisti prosegue in modo organico e facciamo conoscenza di Henry e Sam, che è stato reso muto e sinceramente penso sia una trovata intelligente. La dinamica tra questi due nuovi personaggi è sicuramente ben curata e riesce a farci affezionare ai due. Inoltre viene sviluppato meglio il background di Henry, di cui conosciamo meglio i moventi e l’interiorità, che ci fanno empatizzare meglio con il personaggio.

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Mi è piaciuta molto la scelta della modalità in cui si rapportano i personaggi analoghi. Come Henry dialoga con Joel, così come Sam rivede in Elly quasi come una sorella maggiore su cui appoggiarsi e che vede addirittura senza paure, e come Elly cerchi di insegnare a Sam quello che sa

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La scena topica dell’episodio quando arrivano gli zombie è ben pianificata e ben gestita. Forse il colpo di scena finale è un po’ lento rispetto al videogioco, in cui si sottolinea di più la questione della “paura di essere zombieficati” e tutto risulta meno macchinoso rispetto alla serie, ma è comunque efficace ed è un vero e proprio pugno allo stomaco. Forse avrei asciugato qualcosa riguardo alla sottotrama dei ribelli catturati, ma in generale tutti i risvolti narrativi sono ben costruiti e assolutamente ho goduti alla morte di Kathleen e il suo sgherro.
Ora speriamo che riescano a gestire bene la narrazione con i tempi brevi che hanno, perché hanno ancora 4 puntate e quello da raccontare è molto.

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In conclusione, posso dirmi soddisfatto della puntata e in generale della serie finora, che è riuscita sempre a mantenere una qualità molto alta e una attenzione del pubblico costante. Ora attendo con trepidazione la sesta puntata sperando riescano a mantenere il livello alto delle prime cinque puntate. Noi ci vediamo a una prossima recensione di The Last of Us

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