Recensione de “Gli anelli del potere” St. 2, la serie Prime più discussa del momento ma anche la più vista, tratta dagli scritti di Tolkien
Ed eccoci giunti al termine della seconda stagione della serie più chiacchierata del 2024 ma anche quella che attendevo di più: Gli anelli del potere. Dopo una prima stagione abbastanza soddisfacente, con una gestione delle sottotrama talvolta disorganizzata, tornano le avventure della Terra di Mezzo.
Premesse doverose che in questa stagione acquistano ancora più valenza: questa serie non ha l’intento di mantenere la scelta del tipo di contenuto che caratterizza gli scritti di Tolkien. Tolkien scrive dei miti, delle storie che hanno ruolo allegorico, le razze hanno un significato, i luoghi hanno un loro significato, i personaggi hanno un loro significato.
Questa serie è figlia dell’epoca dello spin off e del sequel, il che vuol dire che difficilmente c’è spazio per l’allegoria. Sauron, che nel Signore degli anelli è l’incarnazione del male, il male per definizione, qui assume tratti umani, con suo passato, con una sua origine. Dunque, è chiaro che se anche del mentore si va a raccontare il passato quando non era mentore ma uno sprovveduto, questa prospettiva non la si cerca in nessun modo.
Detto ciò, accettate le premesse, possiamo analizzare la serie per quel che è, all’infuori del canone Tolkeniano, sempre ovviamente considerando i dovuti paragoni e coerenze. La serie mi è piaciuta, seppur non sempre omogenea. Trovo abbiano fatto dei passi avanti notevoli e sono contento dei risultati ottenuti.
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La prima correzione è stata la gestione delle linee narrative. In questa seconda stagione hanno deciso di limitare le sottotrame per episodio, cercando sempre di averne due principali massimo per puntata, evitando così il minestrone e concentrandosi di più sulle evoluzioni delle varie storie.
L’uso dei personaggi è assolutamente pregevole. Tutti hanno il giusto spazio, senza lasciare protagonisti e perfino Sauron non assume il ruolo centrale che qualcuno vorrebbe. Credo che siano stati molto bravi nella gestione delle relazioni che questi personaggi creano tra di loro, originando storie interessanti e intrattenenti.
Ed è proprio l’intreccio delle varie storyline che rende questa stagione migliore della prima, dove ancora, forse inevitabilmente erano tutte un po’ a sé. Qui invece si uniscono e trovano risvolti narrativi molto interessanti. Le più riuscite secondo me sono Numenor e Eregion, ma quasi tutte mi sono piaciute.
Un po’ meno la storyline di Isildur e quella dei Pelopiedi e dello Straniero, ma comunque apprezzabili (non da me in toto). Poi ci sarebbe molto da parlere delle varie scene che hanno creato scandalo e che sinceramente potevano anche risparmiarsi, insomma delle scelte un po’ politiche ma che ho deciso di ignorare, in fondo ragazzi sono serie tv e Tolkien rimarrà Tolkien anche con questa serie.
In conclusione, una seconda stagione che se vista con i filtri giusti riesce ad intrattenere molto, creando delle sottotrame molto interessanti che vedono l’incontro delle storie della prima stagione e nuovi snodi narrativi che ho apprezzato molto. Finalmente hanno deciso di concentrarsi meglio nelle singole storyline evitando il minestrone della prima stagione. Lato tecnico sempre eccellente.
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