Attack on Titan- Braun fra i migliori personaggi? (SPOILER ALERT)

Nonostante nelle ultime puntate della nuova stagione Braun insieme ai suoi compagni di Marley sia sparito, per ovvi motivi di narrazione, inizialmente la sceneggiatura si era molto concentrata su di lui, sia sotto un punto di vista chiave nella storia, ma anche dandogli il giusto spazio biografico e psicologico. Personalmente ho apprezzato questa scelta, perché per quello che avevamo visto nelle stagioni precedenti, Braun non era mai stato approfondito cosi bene, e per quanto mi concerne, è un personaggio che merita molto e adesso vi spiegherò perché, mettetevi comodi.

Nelle precedenti stagioni Braun ci era stato presentato come un personaggio serio, austero e tutto d’un pezzo, con un forte senso del dovere. Inizialmente si pensava che tutta questa dedizione fosse rivolta al corpo di ricerca e alla popolazione nelle mura, tuttavia poi si è rivelato un soldato fedele di Marley, uno dei guerrieri scelti dalla madre patria. Il suo modo di essere, la sua visione del mondo e dei doveri di un uomo, lo hanno reso una figura carismatica sui generis da prendere come riferimento per tutti i suoi compagni, agli occhi di un giovane e ignaro Eren, sia nei confronti del suo amico Berthold.

Con le nuove puntate sono emersi interessanti aspetti del personaggio, sia come scelta stilistica, ma anche come scelta narrativa, permettendo allo spettatore attento di apprezzare un’evoluzione caratteriale del personaggio, che poche serie animate possono offrire.

…dietro a quell’ammasso di muscoli e serietà, si nasconde un animo fragile, distrutto, segnato irreversibilmente dagli orrori che ha visto e dovuto commettere…

A tre anni di distanza dopo gli eventi per la riconquista di Shiganshina, Braun è notevolmente cambiato, ormai uomo adulto, membro rinomato dell’esercito di Marley, è un esempio per tutti gli eldiani, e i giovani guerrieri come Gabi, che potrebbero diventare i nuovi possessori dei Giganti Mutaforma, ma dietro a quell’ammasso di muscoli e serietà, si nasconde un animo fragile, distrutto, segnato irreversibilmente dagli orrori che ha visto e dovuto commettere in nome di una causa che fino a quel momento gli aveva concesso la forza di adempiere al suo dovere. Se vogliamo vederlo in chiave più realistica, Braun al giorno d’oggi sarebbe un soldato che soffre di stress post traumatico, causato dalla guerra, le persone che ha ucciso, le persone che ha tradito in nome di un’idea, quella di Marley, la nazione “giusta” che combatte i demoni, nella quale ormai non si riconosce più, non gli conferisce quel senso di sicurezza che aveva prima, forse perché come tanti altri personaggi, ha capito che la guerra che stanno combattendo è insensata.

A differenza di altri marleyani Reiner ha condiviso il pane, ha condiviso storie e sentimenti con i “demoni” di Paradise, li ha visti crescere come lui, ha contribuito alla loro maturazione, soprattutto per quanto riguarda Eren, e si è reso conto del semplice fatto, del sacrosanto fatto, da cui prendere ispirazione nella nostra vita di tutti i giorni, che siamo tutti uguali, uomini e donne alimentati dagli stessi sogni e desideri.

I ricordi passati della sua infanzia difficile, segnata dall’abbandono e totale rifiuto del padre marleyano, le difficoltà affrontate durante l’addestramento per conseguire il Gigante Corazzato, la morte di Marcel nella prima missione su Paradise, sono solo alcuni degli elementi che vengono a galla nella mente ormai segnata e turbata di Reiner. I fantasmi del passato lo tormentano, impiantano in lui il seme della disperazione, facendo nascere la consapevolezza che potrà trovare la pace soltanto nella morte, mai stata così vicina durante l’attacco di Eren nel distretto di Liberio. Proprio in quei frangenti, anche quando ormai sembrava finita per lui, ecco però emergere la sua vera natura, la sua vera forza, si risveglia dallo stato di incoscienza nel quale era finito: il desiderio di non vedere più morte lo animano nuovamente, permettendogli di trasformarsi in Corazzato per difendere il suo compagno Galliard, in procinto di essere divorato da Eren. In questa circostanza però, la sua trasformazione pecca di forza e completezza, il gigante forte e potente che avevamo apprezzato nelle precedenti stagioni, lascia spazio ad un titano debole e misero, proiezione fisica dello stato d’animo deturpato di Braun.

Eravamo stati abituati a vedere Reiner come un carnefice, un villain contro il quale il nostro “amato” protagonista Eren in un secondo momento, magari con una epica battaglia, avrebbe combattuto dando meritata giustizia alle persone morte per mano del Corazzato. Nonostante Braun abbia tutte le sue colpe per essersi macchiato di crimini orribili, se proviamo a vedere il suo punto di vista, a guardare attraverso i suoi occhi, non vediamo soltanto un mostro, ma una vittima.

Sottoposto per tutta la vita alle pressioni e indottrinamenti da parte di Marley, è stato costretto a pensare che lui, come gli eldiani e i demoni di Paradise, fossero dei mostri da combattere, diversi in tutto e per tutto, con un retaggio di morte e distruzione, destinati ad essere annientati. Cresciuto con questi ideali difficili da cancellare, si è scontrato poi con la verità sul mondo esterno e sugli abitanti di Paradise, persone non diverse da lui e dal popolo di Marley, . È una metafora interessante con la nostra realtà contraddistinta dalla globalizzazione, flussi migratori di popolazioni ed eterogeneità delle società, che generano purtroppo sentimenti di astio tra la persone, paura nel prossimo cosi “diverso” da noi, e senza che ce ne accorgiamo, da un momento all’altro, potremmo renderci conto di essere un qualunque Reiner Braun, da sempre avverso contro chi crediamo spaventoso e terribile, solo perché non lo conosciamo ed è diverso da noi.

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