Benvenuti nella categoria degli articoli a tema film su Popspace.it! Qui troverete una vasta selezione di articoli dedicati al magico mondo del cinema. Siamo la tua destinazione online per tutto ciò che riguarda i film più amati e molto altro ancora.
Siamo consapevoli dell’enorme popolarità dei film in tutto il mondo e abbiamo selezionato i migliori articoli per soddisfare le esigenze dei cinefili più appassionati. Che tu sia un amante dei classici del cinema o un appassionato di nuove uscite, troverai sicuramente qualcosa di interessante nella nostra vasta gamma di prodotti.
Parlando di film popolari, non possiamo fare a meno di menzionare alcuni esempi di successi cinematografici che hanno lasciato un’impronta nel mondo del cinema. Ecco alcuni esempi di film più conosciuti e visti al mondo:
“Il Padrino”: Un classico intramontabile di Francis Ford Coppola che racconta la storia epica della famiglia mafiosa Corleone.
“Titanic”: Una storia d’amore epica ambientata sulla tragica traversata del RMS Titanic, diretta da James Cameron.
“Il Signore degli Anelli”: Una trilogia epica di Peter Jackson, basata sui romanzi di J.R.R. Tolkien, che narra la battaglia per salvare la Terra di Mezzo.
“Star Wars”: Una saga di fantascienza creata da George Lucas che ha trasportato il pubblico in una galassia lontana, molto lontana, con personaggi iconici come Luke Skywalker e Darth Vader.
“Harry Potter”: Una serie di film basata sui romanzi di J.K. Rowling, che racconta le avventure di Harry Potter e i suoi amici nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Questi sono solo alcuni esempi, ma la nostra vasta collezione comprende anche altri film di successo come “Jurassic Park”, “Forrest Gump”, “Marvel Avengers: Endgame” e molti altri.
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Il regista del prossimo film live-action su The Legend of Zelda, Wes Ball, ha affermato di voler realizzare un adattamento “serio” e “reale”.
Ball, noto per la trilogia di Maze Runner e per l’imminente Il regno del pianeta delle scimmie, ha parlato delle sue ambizioni per il film di Nintendo The Legend of Zelda durante un’intervista con Total Film, affermando di sapere quanto sia importante il franchise per i fan e di voler fornire loro una “fuga”.
“Ci ho pensato per molto tempo”, ha detto Ball (e non sta bluffando, visto che ha espresso per la prima volta il desiderio di dirigere un film di Zelda nel 2010). “Voglio realizzare i desideri più grandi delle persone. So che questo franchise [di Zelda] è importante per le persone e voglio che sia un film serio. Un vero film che possa dare alla gente una via di fuga”.
Ball ammette che, se potesse, “vivrebbe” nel leggendario mondo di Zelda, quindi quando si tratta di realizzare il film live-action, spera di creare qualcosa che sembri tangibile, con molte qualità che il pubblico apprezzerà, affermando che deve “sembrare qualcosa di reale. Qualcosa di serio e di bello, ma anche di divertente e stravagante”.
Lo scorso novembre Nintendo ha annunciato l’intenzione di creare un film live-action su The Legend of Zelda in collaborazione con Sony Pictures. I dettagli su come il film si baserà sul mondo di saggezza, coraggio e potere della società di videogiochi sono per lo più un mistero, anche se Ball ha precedentemente suggerito che gli piacerebbe vederlo come “un Miyazaki live-action”.
Shigeru Miyamoto, creatore di Legend of Zelda e direttore esecutivo di Nintendo, produrrà il film insieme ad Avi Arad, produttore di una vasta gamma di film tra cui il premio Oscar Spider-Man: Into the Spider-Verse, mentre lo scrittore di Jurassic World Derek Connolly si starebbe occupando della sceneggiatura del salto di Zelda sul grande schermo.
I fan non sanno cosa pensare del film in live-action e al momento non è chiaro quale storia di Zelda verrà adattata o se si tratterà di un’avventura completamente nuova. Nintendo potrebbe scegliere di esplorare i titoli più recenti e di successo del franchise, come Breath of the Wild, soprattutto se questo apre la porta a un sequel.
È arrivato il primo trailer di Alien: Romulus del regista/co-sceneggiatore Fede Alvarez insieme ad un’intera orda di Facehugger.
Si tratta di un breve sguardo di un minuto al prossimo film standalone, ma possiamo dedurre alcuni dettagli da questo nuovo trailer di Alien: Romulus. Vediamo una stazione spaziale insanguinata, il già citato gruppo di Facehuggers e una rapida occhiata a uno Xenomorfo proprio alla fine. Vediamo anche la star Cailee Spaeny, che seguirà le orme di Sigourney Weaver nell’affrontare un sacco di ospiti spaziali indesiderati.
È stato anche rivelato un nuovo poster, che potete vedere qui:
Il film è stato rivelato per la prima volta nel marzo 2022 con il regista di Don’t Breathe e Evil Dead (2013) Álvarez al timone. All’epoca, era stato riferito che il progetto di Álvarez, in gran parte non collegato ai precedenti film della serie, era rimasto nella testa del regista di Alien Ridley Scott per anni. Scott è anche accreditato come produttore di Romulus.
Sappiamo che Romulus è ambientato tra gli eventi di Alien (1979) e Aliens (1986). Abbiamo appreso qualcosa in più sulla trama del nuovo film di Alien quando la 20th Century Studios della Disney ha rilasciato una sinossi l’anno scorso, anche se anche questa è ancora piuttosto vaga:
“In questo nono film della serie immensamente popolare e duratura, un gruppo di giovani su un mondo lontano si trova a confrontarsi con la forma di vita più terrificante dell’universo”. Nel cast, oltre alla star di Mare of Easttown Spaeny, ci sono David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn e Aileen Wu.
Variety ha rivelato che un nuovo film live action sul famoso personaggio di fantasia, Braccio di Ferro, sia in fase di sviluppo
Secondo un nuovo rapporto di Variety, Braccio di Ferro, l’iconico marinaio noto per le sue scorpacciate di spinaci, sta per tornare sul grande schermo con un nuovo film in live-action in fase di sviluppo.
Sebbene i dettagli siano scarsi, Variety riporta che il film è frutto della collaborazione tra la Chernin Entertainment e la King Features, proprietaria dell’IP di Braccio di Ferro. La prima è una società di produzione cinematografica che ha lavorato al film di Rupert Wyatt L’alba del pianeta delle scimmie del 2011.
Il rapporto definisce la mossa un “lungometraggio a grande budget”, con Michael Caleo, i cui crediti di sceneggiatura includono la serie drammatica criminale della Paramount+ Sexy Beast e un episodio de I Soprano, destinato a scrivere la sceneggiatura.
Braccio di Ferro è un’icona della cultura pop conosciuta come un marinaio con un occhio solo, il mento spaccato e una pipa in bocca. Sebbene il personaggio abbia un fisico muscoloso, i suoi avambracci crescono notevolmente ogni volta che consuma un barattolo di spinaci.
Sebbene Braccio di Ferro sia apparso per la prima volta in una striscia a fumetti alla fine degli anni Venti, il personaggio è apparso in vari modi negli ultimi decenni, dai fumetti ai videogiochi e ai cartoni animati. L’esempio più significativo di adattamento basato sul personaggio è il film live-action Braccio di Ferro del 1980, con il compianto Robin Williams nei panni del personaggio principale.
Questo è l’ultimo tentativo di portare Braccio di Ferro sul grande schermo dopo il film del 1980. Nel 2012, la Sony aveva annunciato che Genndy Tartakovsky, creatore di Dexter’s Laboratory e Samurai Jack, avrebbe diretto il nuovo film d’animazione di Braccio di Ferro. Tuttavia, nonostante il riscontro positivo dei filmati di prova, la Sony ha deciso di non distribuire il film e Tartakovsky ha abbandonato il progetto nel 2015. Nel 2020 è stato annunciato che la King Features avrebbe ripreso il progetto, che però avrebbe subito la stessa sorte, con il filmato trapelato online.
I migliori film di Adam Sandler da vedere per la prima volta o da recuperare!
Non tutti sanno che Adam Sandler ha iniziato la sua carriera cinematografica e comica già da ragazzo. Durante l’università interpretò il personaggio di Smitty in quattro episodi della sitcom “I Robinson”. Venne poi successivamente notato da Dennis Miller che lo raccomandò ai produttori del Saturday Night Live, a cui lavorò come autore di testi e dopo come performer.
Nonostante la sua precoce carriera cinematografica, i successivi film dell’attore non hanno mai convinto la critica, forse perchè sono tutti sullo stile demenziale-comico. E’ difficile sciogliere l’immagine di Adam Sandler da quella dello stupido bamboccione che non sa mai cosa deve fare o dire. In realtà, ormai da molti anni, e dopo tante nomination ai Razzie Award vinte, Adam Sandler ha cambiato la rotta. La scelta dei suoi personaggi non ricade più sugli sciocchi, ma ci ha regalato delle interpretazioni degne di nota.
Acclamati al botteghino ma stroncati dalla critica, questo è il riassunto per la maggior parte dei film di Sandler. Stilerò comunque la mia personale Top 5 dei migliori film dell’attore.
5)L’altra sporca ultima meta; commedia sportiva del 2006 diretta da Peter Segal con Adam Sandler, Chris Rock e Burt Reynolds. La commedia segue Paul Crewe, un ex giocatore di football americano professionista che finisce in carcere. Organizzando una partita fra detenuti e guardiani deciderà poi di formare e allenare una squadra e ottenere qualche rivincita personale. Lo stile comico si mescola con il drammatico abbastanza bene, regalando molte risate ma anche momenti di pura riflessione. Il film è un remake della versione del 1974.
L’altra sporca ultima meta, remake del film del 1973
4) 50 volte il primo bacio. Rom-Com diretta da Peter Segal nel 2004 e interpretata da Adam Sandler e Drew Barrymore. Henry (Adam Sandler) è un uomo che vive la vita perfetta nella paradisiaca isola di Hawaii, spaventato però da una sola cosa. Le relazioni stabili. Tutto questo cambia quando incontra Lucy (Drew Barrymore) una dolce e simpatica ragazza che però soffre di perdita di memoria a breve termine. Henry si ritroverà a dover far innamorare Lucy di lui tutti i giorni, ricreando situazioni romantiche per non farle dimenticare il suo amore. La commedia è un susseguirsi di momenti comici e toccanti, rom-com che ha fatto sognare tantissime ragazze, ma non la critica.
3) Reign over me. Con questo film del 2007 diretto da Mike Binder, si spalancano per Adam Sandler le porte del drammatico, dove riesce a dimostrare la sua bravura come interprete. Sandler interpreta Charlie Fineman, un uomo che ha perso la moglie e le figlie nel tragico attacco terroristico dell’11 settembre. Sviluppando un disturbo da stress post traumatico, si isolerà dal mondo e si ritirerà dalla vita quotidiana. Rincontrando casualmente un suo compagno di college (interpretato da Don Cheadle) i due si aiuteranno a vicenda a superare traumi passati e presenti, con varie sfide emotive inclusa la perdita della famiglia e la costanza nell’impegno professionale da equilibrare con l’amicizia.
Reign over me
2)Terapia d’urto. E’ una commedia del 2003 diretta da Paul Segal e interpretata da Adam Sandler e Jack Nicholson. Il film racconta la storia di Dave (Sandler) che ingiustamente si ritrova a dover seguire un corso di gestione della rabbia, mentre il suo dottore (Nicholson) si rivela essere arrogante e provocatorio, mettendo Dave in situazioni sempre più strane e umilianti. Il tutto cambia quando Dave scopre che il dottore ha una connessione particolare con il suo passato. Fra eventi comici e surreali Dave riuscirà a uscire dalla situazione assurda in cui si trova.
Terapia d’urto
1)Diamanti grezzi, 2019 diretto dai fratelli Benny e Josh Safdie. Probabilmente il miglior film di tutta la carriera di Adam Sandler, in cui interpreta Howard Ratner, un carismatico commerciante di diamanti di New York. Quando entra in possesso di un raro diamante non tagliato ceca di ottenerne un massimo profitto giocando d’azzardo; ma si rivelerà una mossa rischiosa perchè le sue decisioni e i suoi problemi finanziari lo porteranno ad un vortice di caos e violenza che metteranno a rischio tutto ciò che ha. Il film è il più noto di Sandler per la ciritca positiva che la sua interpretazione ha riscontrato.
È stato inoltre confermato che la data di uscita del film è stata leggermente anticipata al 25 ottobre 2024, dopo essere stata precedentemente riprogrammata per l’8 novembre 2024. Inizialmente il film doveva arrivare a giugno, prima che la produzione fosse interrotta l’anno scorso durante lo sciopero degli attori della SAG-AFTRA.
La scelta di un costume, mostrata in una foto del set condivisa dal protagonista Tom Hardy all’inizio del mese, ha alimentato le speculazioni sul fatto che il prossimo sequel potrebbe riprendere subito dopo Spider-Man: No Way Home, ma le specifiche della trama del nuovo film di Venom sono ancora estremamente scarse.
Venom: The Last Dance avrà come protagonisti Juno Temple e Chiwetel Ejiofor accanto a Hardy e sarà scritto e diretto da Kelly Marcel. Venom: TLD sarà il debutto alla regia di Marcel, che è stato anche sceneggiatore del Venom originale e del sequel Venom del 2021: Let There Be Carnage.
Gli Oscar sono sempre emozionanti e film come Oppenheimer e Povere Creature! hanno fatto il botto! Ecco tutti i vincitori degli Oscar 2024!
Si è conclusa stamattina la serata degli Oscar, che ha visto protagonisti “Oppenheimer” e “Povere Creature!”, che si sono portati a casa rispettivamente 7 e 4 statuette. Ecco qui la lista completa di tutti i vincitori degli Oscar 2024:
Recensione de “La zona d’interesse”, film candidato a 5 Oscar, tra cui miglior film e miglior film straniero, per la regia di Jonathan Glazer
Avevo alte aspettative per un film di cui avevano parlato benissimo e che ha ricevuto 5 nomination agli oscar. E posso ritenermi soddisfatto delle premesse.
“La zona d’interesse” è un film, come molti lo hanno definito, disturbante. E in effetti è la sensazione dominante per tutta la durata della pellicola, in cui lo spettatore è testimone di una vita comune, umana in un paradiso terrestre, ma che in realtà convive con una delle atrocità più gravi di tutta la storia dell’umanità.
Questa vita parallela lontana dalle crudeltà di Auschwitz viene caratterizzata da scena di estrema umanità, in cui si tenta di far empatizzare lo spettatore con le bizze dei bambini, la loro curiosità per il giardino, la notte insonni rimediate con una favola della buonanotte, ma allo stesso tempo con scene che provocano odio per questa famiglia assolutamente conforme all’ideologia della Germania nazista dell’epoca.
Questo connubio di sensazioni fa scaturire un profondo fastidio, accentuato dai mille dettagli nascosti che raccontano ciò che accade dentro le mura, senza mai mostrare nulla. Protagonista qui è il sonoro, che racconta un sottofondo inquietante, lasciando allo spettatore un’interpretazione che rende ciò che succede in scena un peso allo stomaco.
Questa ottima idea si perde però dopo circa un’ora di film, da quando poi sembra che abbia finito ciò che vorrebbe dire, a meno di un finale davvero efficace. Purtroppo, la trama si dipana in modo disunito, senza un vero e proprio finale o spannung, ma con delle sequenze potenti per il significato, ma sostanzialmente evitabili.
Ancora non ho compreso a pieno la sottotrama in negativo, non del tutto sviluppata e dall’interpretazione incerta. Una specie di piano di sabotaggio da parte della figlia di Rudolph, ma che non trova molto spazio all’interno della narrazione
La regia chirurgica si distacca da qualsiasi tipo di piani intimi, lasciando invece spazio agli ambienti. L’interpretazione precisa e mai macchiettistica dei personaggi dipinge una “banalità del male” molto impattante, capace di lanciare un messaggio che arriva dritto allo stomaco allo spettatore. Geniale la scelta dei silenzi, delle pause, contrapposte al disturbante rumore confuso dell’epilogo e del prologo.
In conclusione, un film capace di provocare fastidio allo spettatore per tutta la durata della pellicola, in cui è testimone della vita comune di una famiglia dipinta come umana, ma che convive con le atrocità dell’olocausto. Una storia capace di suscitare angoscia attraverso la semplicità di azioni quotidiane, svolte però da persone non preoccupate dei crimini di cui si stanno macchiando, il tutto con un sottofondo di suoni lontani che raccontano una storia a sé.
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Per informazioni ufficiali qui il sito di I Wonder Pictures. Alla prossima recensione
Il regista di Dune 2, Denis Villeneuve, ha rivelato che non ha intenzione di rilasciare alcuna scena eliminata del suo film di fantascienza.
La durata di Dune: Part 2 dura 2 ore e 46 minuti (quindi 10 minuti in più rispetto al primo film), ma Villeneuve ha ammesso di aver dovuto fare delle scelte di montaggio “dolorose” per evitare che il film avesse le dimensioni colossali e, purtroppo, chi sperava di vedere un director’s cut non ha avuto fortuna.
“Sono un convinto sostenitore del fatto che quando non è nel film, è morto”, ha detto Villeneuve a Collider. “A volte rimuovo delle inquadrature e dico: ‘Non posso credere che sto tagliando questo. Mi sento come un samurai che si apre l’intestino. È doloroso, quindi non posso tornare indietro e creare un Frankenstein e cercare di rianimare le cose che ho ucciso. È troppo doloroso. Quando è morto, è morto, ed è morto per una ragione. Ma sì, è un progetto doloroso, ma è il mio lavoro. Il film prevale. Sono molto severo in sala di montaggio. Non penso al mio ego, penso al film…”.
Sebbene questa notizia susciterà probabilmente una reazione scioccata in stile Stilgar da parte dei fan di Dune, Villeneuve ha dichiarato di aver sempre considerato attentamente il processo di montaggio e di aver pensato all’esperienza e alle sensazioni che il pubblico proverà durante la visione del film, ma alla fine è la storia a dettare la lunghezza.
“Nella mia vita ho fatto film di 75 minuti, mentre questo è di due ore e 45 [minuti], credo”, ha detto. “Non si tratta della durata, ma della narrazione, e sentivo di voler creare uno slancio. Volevo che il film avesse un’energia che mi entusiasmasse e ho pensato che fosse la durata perfetta”.
Dune: Parte 2 adatta la seconda metà del fondamentale romanzo di fantascienza di Frank Herbert, ma il sequel di Villeneuve rimane fedele al libro modificandolo e tagliando personaggi dalla storia, compresi quelli che “ama assolutamente”, come il Thufir Hawat di Stephen McKinley Henderson, che non si adattava all’adattamento della Bene Gesserit.
Anche una scena interpretata da Tim Blake Nelson è stata eliminata, lasciando l’attore “con il cuore spezzato”, anche se spera di poter lavorare di nuovo con Villeneueve in un progetto futuro. Villeneueve ha già detto di voler realizzare un Dune: Part 3 basato su Dune Messiah, e la sceneggiatura di quel film era quasi ultimata a dicembre.
Recensione di “Perfect Days”, il film candidato agli oscar come miglior film straniero, dalla regia di Wenders.
Ero incuriosito dal film, soprattutto per i riconoscimenti ricevuti a Cannes, ma non ero riuscito ad andare in sala, così l’ho recuperato solo ora, anche perché è candidato agli oscar come miglior film straniero. Ecco la recensione di “Perfect days”
“Perfect Days” è un film delicato che accarezza il cuore e lo accompagna all’interno della vita di Harayama, un uomo di mezza età che vive da solo a Tokyo, dove lavora nelle pulizie dei bagni pubblici. Le sue giornate, i suoi perfect days, sono scaglionati da una routine fissa, composta da gesti quotidiani, piccoli piaceri, gioie che scaturiscono da dettagli nascosti.
Wenders è maestro nel mostrare le stesse azioni che caratterizzano le giornate del protagonista, sempre in modo diverso, dando un taglio ogni volta differente, da un punto di vista sempre nuovo, esaltando le piccole novità che accadono a Harayama, conferendone importanza e mostrando come originino stimoli nuovi.
Il film si limita a mostrare la vita semplice, umile, di una persona dal difficile turbamento, che nonostante la sua vita, appare più felice di tutti gli altri personaggi che incontra. La sua routine schematica nasconde la ricetta per una vita Epicurea, che agli occhi della nostra società frenetica pare di poco valore, forse perché è così difficile pensare che Sisifo sia contento.
L’interpretazione di Yakusho riesce sempre in ogni scena a mostrare il lato umano di un uomo completamente isolato dal mondo, estraneo a ogni tipo di progresso, ancora attaccato alle sue usanze, alle sue misure, ai suoi bisogni. La recitazione fatta di sguardi, di sorrisi, di non detti lascia suggerire una completa condizione di “essersi accontentato”.
Nonostante le sue passioni umili come la lettura, la fotografia, la botanica, però il finale ci pone una domanda che all’apparenza abbia già una risposta, in quanto il film non pare non abbia bisogno di interpretazioni: ma Harayama, è felice?
La domanda con cui sono uscito dalla sala non ha bisogno di una risposta, perché non è importante, è importante chiedersi se noi saremmo felici se avessimo la sua vita. Il film non mostra alcun tipo di tentativo di fuggire o cambiare la propria vita, mentre ci mostra Takashi in preda all’insoddisfazione. Forse allora non c’è una critica alla società che ha reso Harayama così, ma piuttosto un dubbio se siamo noi che stiamo regredendo e ci sembra impossibile che la felicità sia quella, oppure Harayama si è quasi rassegnato, ma direi accontentato di una vita semplice.
Perfect Days
In conclusione, “Perfect Days” è un film delicato che accarezza il cuore e lo accompagna all’interno della vita di Harayama, interpretato squisitamente da Yakusho. Il protagonista mette in crisi le certezze della nostra società, riflettendo su come la vita sia fatta di semplicità e piccole cose, risultando il più felice tra tutti i personaggi che incontra, il tutto guidato dalla regia magnifica di Wenders.
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Per informazioni ufficiali qui il sito di Lucky Red. Alla prossima recensione!
La top 5 dei migliori film di Jake Gyllenhaal, esplorando l’eclettica carriera dell’attore.
Nato nel 1980 a Los Angeles, Jake Gyllenhaal è uno degli attori più affermati nel panorama cinematografico odierno. Ha spesso interpretato ruoli drammatici e cupi, ma le sue performance carismatiche ne hanno solo accentuato la versatilità. Proviene da una famiglia già immersa nello spettacolo, in quanto anche la sorella Maggie, è tutt’oggi un’attrice affermata.
Nonostante sia figlio d’arte e inizi già da molto piccolo ad apparire sul grande schermo, la svolta cinematografica per Jake arriverà soltanto nel 2001, con il conosciutissimo e apprezzatissimo “Donnie Darko”. Film cupo e onirico, lo porterà alla ribalta procurandogli in seguito ruoli che lo immoleranno nell’Olimpo degli attori americani più apprezzati di sempre. Grazie alla sua versatilità e al suo carisma, Gyllenhaal spazia fra vari ruoli, ma personalmente ritengo che renda molto di più nel drammatico e cupo. Ecco la mia personale Top 5 dei film dell’attore, che si nota rimane sul drammatico e thriller.
5) Enemy, 2013, Denis Villeneuve. Un’accattivante thriller psicologico che vede protagonisti ( al plurale) Jake Gyllenhaal nei panni sia si un professore di storia, che di un attore fallito, entrambi accomunati da una somiglianza somatica incredibile. Le vite di Adam e Anthony ( entrambi interpretati da Gyllenhaal) si incroceranno e saranno sconvolte al punto di creare della confusione fra realtà e psiche, producendo suspence e mistero. In questo caso, la performance attoriale di Gyllenhaal è magistrale, perchè non solo deve interpretare Adam, il tranquillo e timido professore, ma anche Anthony, il più attivo e esuberante attore fallito.
4) Animali Notturni 2016, Tom Ford. Basato sul romanzo di Austin Wright, “Tony and Susan (1993) vede insieme un cast particolare e variegato. Jake Gyllenhaal si unisce a Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson e Michale Shannon in un neo-noir dalla trama complessa anche di tensione psicologica. Tom Ford alla regia, come nel suo omonimo brand, è elegante e pulito. Realtà e narrazione si uniscono in questo film e creano un parallelismo costante.
3) Zodiac 2007, David Fincher. Anche questo basato su un romanzo di Robert Graysmith, narra un fatto di cronaca nera realmente accaduto. Un mistero che ha attanagliato l’America e che ancora oggi non ha risposta. Un thriller investigativo che segue le vicende di investigatori e giornalisti sul caso del Killer dello Zodiaco, che fra gli anni Sessanta e Settanta sconvolse la città di San Francisco. Insieme a Mark Ruffalo e Robert Downey Jr., Gyllenhaal da anonimo pubblicista diventerà uno dei più informati investigatori del caso.
“Zodiac”
2) Donnie Darko, 2001, Richard Kelly. Donnie Darko è il film che ha portato Gyllenhaal al successo, ed è anche il nome del giovane protagonista. Darko è un ragazzo con problemi mentali che spesso ha allucinazioni e mescola realtà e sogno. La visione sempre più frequenta di un gigantesco coniglio di nome Frank porta la trama del film a mescolare psicologia, fantascienza e drammi giovanili.
1 ) I segreti di Brokeback Mountain,2005, Ang Lee. Anche questo film è un adattamento da un romanzo di Annie Proulx, Brokeback Mountain del 1997. Il film affronta delicate tematiche come l’omosessualità negli anni Sessanta, la lotta contro i pregiudizi. Heath Ledger e Jake Gyllenhaal interpretano due pastori che nell’estate del 1963 instaurano una relazione romantica. Uno scandalo per quel tempo, in una società ancora estremamente bigotta e conservatrice. Le performance dei due attori hanno suscitato forti giudizi positivi, il film ha riscosso tanti giudizi positivi e molti premi vinti, fra cui anche l’Oscar come miglior regista per Ang Lee.
Recensione di “Dune parte 2”, il colossal di fantascienza del 2024 di Villeneuve, con protagonista Chalamet, tratto dai romanzi di Herbert
Le aspettative per questo film erano davvero alte, per una serie di motivi: il regista, il romanzo blasonato, gli accostamenti con la monumentalità del Signore degli Anelli. Dopo la visione in sala posso ritenermi molto soddisfatto del lavoro di Villeneuve, che è riuscito a portare al cinema un film maestoso dall’epicità incredibile.
Dopo un primo capitolo incentrato soprattutto sul worldbuilding complesso dell’universo di Dune, in questo ci si concentra più su una narrazione distesa, sempre dando molta importanza al lato tecnico. Seppur paia non succeda quasi nulla in 2h46 di film, in realtà ci si concentra più sulla psicologia dei personaggi, sviluppandosi meglio le relazioni e i caratteri.
La narrazione amplia la mitologia dei Fremen e dà spazio anche alla casata Arkonnen, di cui conosciamo meglio gli intrighi. La comprensione maggiore dei rapporti e dei meccanismi che regolano gli equilibri dell’universo conduce lo spettatore all’incertezza continua dei comportamenti dei personaggi, i cui fini sono sempre altri.
L’emblema di ciò è Paul, già nella prima parte dipinto come un personaggio positivo ma ambiguo, in questa second aparte assume ancora più sfumature oscure, finendo quasi per diventare un tiranno che persegue la sua sete di potere sfruttando la fede di un popolo a cui è rimasta solo la speranza.
Quella del Muad’Dib è una storiella raccontata ai Fremen, in realtà è una figura che allevano, non che giunge. E Paul, accecato dalla sete di vendetta per il padre, traviato dall’influenza della madre e incitato dai Fremen, coniuga sapientemente le volontà del popolo del deserto mosso dall’emotività della fede e i suoi scopi personali per perseguire ideali come l’onore e il potere. L’impianto tecnico portato in sala è la trama tessuta dalla pellicola conferiscono al film una epicità singolare. Lo spettatore rimane incollato ed estasiato per tutto il film e il minutaggio non pesa minimamente.
Il finale a tratti anticlimatico che si risolve in pochi minuti dimostra come l’intento del film non sia di replicare una battaglia eroica e avvincente di cui abbiamo solo alcuni assaggi, una battaglia dei campi di Pelennor, ma sia quello di raccontare la storia di un popolo che compie un’impresa epica grazie alle narrazioni religiose che si autoalimentano.
dune part two review
In conclusione, un film maestoso che mette in scena l’ascesa di Paul alla guida del popolo Fremen oscurando il suo personaggio tanto da non capire più se sai positivo o negativo. L’impianto tecnico stupefacente immerge lo spettatore nel deserto di Dune ampliandone la mitologia e sviscerando gli intrighi politici con colpi di scena inaspettati, dando maggior attenzione alla psicologia dei personaggi. Supera il precedente facendo ben sperare in una parte tre ancora migliore.
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Una classifica dei migliori 5 film di Wes Anderson, da vedere o recuperare aggiornata al 2024!
Wes Anderson, all’anagrafe Wesley Wales Anderson, è ormai un regista mondialmente affermato. Complice il suo stile visivo vivace e distintivo e i suoi personaggi sempre eccentrici. Amato dalle bloggherine e dalle aestetich influencers, è ormai noto ai più per il suo stile cinematografico caratterizzato dalla prospettiva centrale, dal profondo uso della geometria dello zoom veloce e in qualche caso all’uso del rallentatore. Nei dialoghi fra i vari personaggi è ricorrente l’uso della panoramica ” a schiaffo”, poco utilizzata nel cinema perché complessa e ritenuta innaturale, ma che grazie all’uso della telecamera posizionata su un carrello mobile, permette di avvicinarsi e allontanarsi dal soggetto rimanendo con una prospettiva centrata.
La fotografia di Anderson è estremamente curata, ne è diventata infatti una delle caratteristiche stiliste del regista. Colori pastello, monocromo vividi e raramente il bianco e nero sono, insieme alla prospettiva geometrica, la firma del regista texano.
La firma stilistica del regista è facilmente riconoscibile sin da pochi fotogrammi, come dalle primissime scene. Prendiamo ad esempio “Grand Hotel Budapest” un film intramontabile e non possibile da ricreare in nessuna versione se non quella originale. Icolori, le inquadrature e l’humor spiazzante rendono il film una chicca cinematografica.
Ho visto tutti i film di Wes Anderson, e sono quindi pronta a stilare la mia personale classifica dei 5 migliori film, scaletta prettamente personale, che tiene conto di tutto ciò che caratterizza il film, cast, colonna sonora, fotografia e quant’altro. Non arrabbiatevi con me se non siete d’accordo, potete fare anche voi la vostra scaletta, ma ricordiamo, che questa è quella definitiva.
5) L’Isola dei Cani (2018)
L’Isola dei cani
Film d’animazione interamente girato in stop motion. Siamo nel Giappone del 2038, quando un influenza canina la nazione e tutti i cani vengono spediti in quarantena su un’isola di rifiuti . Fra di loro c’è anche Spots, il cane del figlio adottivo del Sindaco, uomo dietro la legge sulla quarantena dei cani. Il ragazzo decide di ritrovare a tutti i costi il suo cane, e per questo scappa dalla città per ritrovarsi sull’isola dei cani, dove incontrerà un gruppo di randagi che lo aiuteranno. Dopo varie peripezie tutto torna alla normalità e la pandemia viene sconfitta dalla scienza. I cani sono riammessi sulla terraferma, così da ricongiungersi con i padroni. Nonostante sia un film in stop motion, Wes Anderson utilizza tutta la sua cifra stilistica nel film, rendendolo unico.
4) Fantastic Mr. Fox ( 2009)
Fantastic Mr.Fox
Ultimo film che ho visto di Wes Anderson. Fantastic Mr. Fox è il primo film di animazione di Wes Anderson, ma nonostante questo è carico di livelli di lettura. Come i rapporti amorosi cambiano con il tempo, quanto una persona può effettivamente cambiare per amore, ma non per ultimo, la critica sociale alle caste. Il film è tratto dal libro di Roald Dahl , “Furbo, il Signor Volpe”, del 1970.
3) Grand Budapest Hotel (2014)
The Grand Budapest Hotel
Film d’apertura della 64esima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, acclamato dalla giuria e vincitore del Gran Premio della giuria. Vincitore anche di quattro Oscar come Migliore scenografia Adam Stockhausen e Anna Pinnock, migliore trucco a Frances Hannon e Mark Coulier, miglior colonna sonora a Alexandre Desplat e dulcis in fundo : migliori costumi alla già plurispremiata Oscar Milena Canonero. Grand Budapest Hotel narra le avventure di Gustave H., concierge di un elegantissimo hotel europeo negli anni ’30 del 900, e di Zero Moustafa. Insieme si trovano coinvolti in una serie di stravaganti avventure, intrighi familiari e anche un omicidio. Il film mescola humor, stile visivo firma di Anderson, e personaggi eccentrici, creando un film davvero unico nel suo genere. Anche per questo film Wes Anderson ha tratto ispirazione da un libro degli anni 40 dello storico Stefan Zweig.
2) Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004)
Le Avventure acquatiche di Steve Zissou
La trama segue le avventure di Steve Zissou, un famoso oceanografo e documentarista che cerca vendetta contro il misterioso squalo giaguaro che ha ucciso il suo migliore amico e collaboratore. Con l’aiuto di un equipaggio colorato e variegato, Zissou intraprende un viaggio epico attraverso l’oceano, affrontando ostacoli e situazioni bizzarre lungo il cammino. Il film mescola elementi di commedia, dramma e avventura caratterizzato sempre dallo stile visivo caratteristico del regista. Commovente, attraversa vari livelli emotivi, dal comico al profondo. Degna di nota è sicuramente la colonna sonora, che spesso introduce brani di David Bowie, mentre per gli altri film Anderson ha utilizzato spesso musica degli anni 40/50 del 1900. Il personaggio di Steve Zissou è un palese richiamo al documentarista e oceanografico Jacques-Yves Cousteau, a cui il film è omaggio.
Il particolare più evidente? Le riprese a pelo dell’acqua e il berretto rosso dei personaggi. Fra tutti i film del regista texano, questo è forse uno dei meno conosciuti, per questo, è assolutamente necessario guardarlo.
1) I Tenenbaum (2001)
La storia ruota attorno alla famiglia Tenenbaum, composta da genitori strani e tre figli straordinariamente talentuosi. Il patriarca Royal Tenenbaum, interpretato da Gene Hackman, viene cacciato di casa dalla moglie Etheline dopo vari e ripetuti tradimenti. Decide di riconnettersi con la sua famiglia fingendo di avere un cancro in fase terminale. La storia analizza i conflitti, le tensioni e le dinamiche familiari dei Tenenbaum mentre cercano di affrontare le loro relazioni turbolente e le proprie aspettative insoddisfatte. Owen Wilson ha co-scenaggiato il film; Wilson e Anderson infatti, sono amici di college, in quanto sin sono conosciuti nell’adolescenza nel college del Texas. The Royal Tenenbaum è il primo successo di Wes Anderson, diventato in poco tempo un cult e uno dei film più apprezzati del regista.
Recensione di “Past Lives”, il film candidato come miglior film e miglior sceneggiatura originale agli Oscar, dalla regista Song
Prima di andare in sala ero molto curioso di scoprire questo film, dato che si diceva fosse uno dei papabili vincitori per l’Oscar al miglior film straniero. Dopo la visione sono abbastanza convinto di questa opininone, anche se aqncora spero tanto per Io Capitano!
Past Lives è infatti un film delizioso, dai toni cupi e allo stesso tempo dolci. La regista Song ha messo in scena una storia molto personale, forse non autobiografica ma che rispecchia sicuramente dei tratti in cui molti possono ritrovarsi. La narrazione temporale presenta dei salti nelle vite di due personaggi dalle storie complicate, le cui strade, dopo essersi divise, si rincontrano.
La forza principale i questi personaggi non è certo la caratterizzazione, che ho trovato abbastanza esplicitata e non mostrata, ma bensì la loro psicologia. Non sappiamo quasi nulla, o meglio non ci sono scene in cui vediamo all’opera i due protagonisti Nora e Hae Sung nelle loro vite fuori dall’interazione tra loro, e quindi, al di là del marito di Nora nel finale, non capiamo bene che cosa affrontano nel mondo i due personaggi quando si devono lasciare.
Possiamo dedurre che siano vite nella normali, ma evidentemente non bastano, perché sentono che tra di loro c’è un qualcosa di più grande. L’intento del film non è certo questo però, è invece quello di mostrare una storia intima di due persone che si fanno domande su come sarebbe potuta andare la loro vita se l’evento tragico dell’emigrazione non fosse accaduto.
Nonostante ci venga mostrato solo uno spaccato per volta delle loro vite, in ellissi temporali di 12 anni l’una, risulta comunque a primo impatto assurdo che due persone che vivono a migliaia di km di distanza e non si frequentino da anni possano provare una così forte attrazione da volersi incontrare a tutti i costi. Ma alla fine del film, anche grazie a un climax da magistrale, anche lo spettatore inizia a chiedersi, se nella stessa situazione, come si sarebbe comportato.
Ed è qui che il film porta in scena in modo vincente la il suo punto di forza maggiore: la continua incertezza. I personaggi sono in continuo conflitto personale per un amore non sbocciato che non riescono a superare poiché è difficile scendere a patti col passato. Fino all’ultimo vediamo l’evoluzione di questo rapporto funestato da scelte non completamente volontarie, ma che in modo abbozzato più volte viene ricucito.
Durante la visione mi sono accorto di essere passato più volte ad alternanza a voler o non volere un lieto fine per la relazione, perché via via che progredivano gli eventi, si accavallavano motivazioni più o meno valide, che alla fine del film. ho raccolto e mi hanno dato fastidio, mi hanno messo in crisi, portandomi a riflettere sull’autenticità delle nostre vite, e di come siano a volte decisioni che prendiamo a cambiare radicalmente tutto.
past lives
In conclusione, una storia d’amore che mette in crisi raccontando le funestate vicende di due personaggi distanti fisicamente ma legati da un passato con cui non riescono a fare pace, in grado di far riflettere sulle proprie scelte di vita e sull’autenticità delle proprie relazioni. Una storia intima dal ritmo lento che, attraverso la metafora delle “Past Lives”, porta in scena personaggi dalla psicologia complessa che tengono in tensione lo spettatore fino alla fine.
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Per informazioni ufficiali qui il sito di Lucky Red. Alla prossima recensione
Tutti i riferimenti artistici del maestro Miyazaki ne” Il ragazzo e l’airone”
A quasi due mesi dall’uscita dell’ultimo capolavoro del Maestro Hayao Miyazaki, arriva uno degli articoli che più aiuta a capire l’arte che c’è dietro e a sbrogliare quella matassa che è il film “Il ragazzo e l’airone”.
Innanzitutto sappiamo essere una storia quasi totalmente autobiografica (eccetto ovviamente per le parti fantastiche) e pare essere l’ultimo progetto del grande maestro giapponese. Risulta quindi abbastanza comprensibile che abbia voluto concentrare nella sua opera ultima tutto ciò che gli passava per la testa. Rischiando di sfiorare una trama troppo complessa. Per la recensione del film però, non siete nel posto giusto. Ce ne siamo occupati in tre, nel format CineChat, ogni giovedì dalle 21:45 in live sul canale youtube di PopSpace . Sei coraggioso, citi frasi di personaggi storici ambigui e ti irrita il politically correct? Questa recensione de “Il ragazzo e l’airone” è per te, guardala, del film parliamo giusto cinque minuti.
Tornando a noi, come anticipato in questo articolo, mi occuperò di analizzare nello specifico i riferimenti al mondo dell’arte sapientemente mimetizzati nel film. Miyazaki nei suoi film ha sempre citato direttamente o indirettamente l’arte e le sue espressioni, con riproduzioni di quadri o semplicemente rendendone l’essenza. In questo caso però, i vari riferimenti sono davvero palesi, anche per un occhio meno allenato di quello di uno storico dell’arte.
1) Miyazaki cita il surrealista De Chirico- Mistero e malinconia 1950/1951 Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Partiamo con il botto: arrendiamoci subito al più astratto surrealismo, le città immaginarie e malinconiche di Giorgio De Chirico, capostipite della corrente metafisica italiana. La metafisica permea i quadri del pittore ma anche i fotogrammi del film di Miyazaki. Si nota senza troppa fatica nelle scene del film in cui il ragazzo protagonista, Mahito, vaga quasi senza meta nelle stanze surreali della sua mente. I lunghi corridoi sormontati da grandi portici con tante colonne, riportano subito alla mente le spazialità e l’urbanistica dechirichiana. La luce gioca sicuramente un ruolo protagonista, rendendo ancora più palese il richiamo all’artista italiano.
Miyazaki e Boccioni Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Una delle prime scene che rendono subito il film commovente è quella dell’incendio dell’ospedale, dove la madre di Mahito purtroppo perde la vita. La scena è carica di emozioni ma anche di riferimenti all’arte, infatti è impossibile non trovare similitudini con le caratteristiche futuriste. Le fiamme che salgono, brillano e scappano riportano alla mente i quadri futuristi di Umberto Boccioni, esponente di spicco della corrente Futurista.
2) Studio per “La città che sale” Boccioni- 1910 Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Nello studio del dipinto si capisce molto meglio e si rende molto più l’dea del calore, della velocità con cui succede tutto. Insomma, ci si rende conto che c’è di mezzo l’amore per la velocità, per la guerra e per il colore. Tutto succede in poco tempo, un battito di ciglia e l’ospedale è incendiato dalle bombe, la società si è evoluta. Questo Miyazaki ha deciso di rendere chiaro con i riferimenti a questa particolare corrente artistica. Il caos, il rosso e le brevi pennellate che rinchiudono una fretta pittorica finalizzata a rendere chi lo guarda ansioso pervaso da artistica eccitazione.
L’isola dei morti (Die Toteninsel) 1880/1886 Arnold Böcklin Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Come non sappiamo cosa ha spinto Miyazaki a intraprendere la strada del racconto verosimile della sua vita unendolo al fantastico e all’onirico, non sappiamo nemmeno cosa ha portato il pittore simbolista svizzero Arnold Böcklin a questa visione particolarmente onirica e dai toni lugubri. “L’isola dei morti” è sicuramente una delle ispirazioni per l’isola su cui Mahito atterra dopo il suo viaggio surreale. La pietra tombale è anch’essa una palese citazione al quadro.
Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Il tono romantico del paesaggio è una della caratteristiche principali dei film d’animazione dello studio Ghibli. Basti pensare ai paesaggi de ” Il castello errante di Howl” ma anche alle sequenze del bosco de “La principessa Mononoke” o “La città incantata”. E anche questo ultimo film non delude certo come ambientazioni e paesaggi. Le ispirazioni sono romantiche, ricordano sicuramente i paesaggi mitici del Romanticismo ottocentesco, con citazioni da Monet e Friedrich. La natura è protagonista di ogni fotogramma, rendendosi attrice principale per qualche istante. E’ il caso della citazione a Velasquez dove si utilizza la pittura a olio ma una pennellata veloce, quasi a ricordare la caratteristica onirica dell’ambientazione. Influenzato dalle tecniche impressioniste, ci regala una malinconica visione di una villa romana in ristrutturazione, lasciandoci però nel dubbio delle nostre emozioni: malinconia, ma calma. Queste citazioni vengono colte da Miyazaki che nei brevi interludi paesaggistici ci regala momenti di calma paesaggistica.
Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Altra citazione surrealista è sicuramente quella a Renè Magritte, ben mimetizzata nella storia. La differenza fra realtà e finzione è anche il cardine del film, oltre che una delle caratteristiche della corrente artistica surrealista. In questo caso si tratta di un sogno di Mahito o di qualcosa veramente accaduto? Idee chiare, ma Magritte stesso riteneva che le sue opere non significassero assolutamente niente, spronando lo spettatore a una ricerca interna di risposte. Le stesse risposte che lo spettatore de ” Il ragazzo e l’airone” sta ancora cercando dopo svariati mesi.
Non sono riferimenti solo al pittorico, ma anche al grande schermo. Miyazaki ha deciso di citare il regista cinque volte premio Oscar Federico Fellini con 8½ (1963). Anche in questo caso torna il sentimento del reale e della finzione. Fantasticherie che rincorrono eventi reali e concreti che turbano l’animo dello sconsolato regista protagonista della storia felliniana. Concreto contro reale, è appurato ormai essere un collegamento saldo con il film del maestro giapponese.
Dante e l’Inferno di Mahito Tutti i riferimenti all’arte del “Il Ragazzo e l’Airone”
Citazione letteraria, Dante. Miyazaki ci sorprende con una chicca dal sapore tutto fiorentino. Come Dante intraprende un lungo viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso anche Mahito intraprende il suo personale viaggio per comprendere meglio ciò che sta per succedere attorno a lui. La morte della madre e poco dopo la nuova vita del padre con la sorella della defunta moglie.
È stato appena rivelato ufficialmente dalla Marvel, la data di uscita e il cast del nuovo film di I Fantastici Quattro della fase 5 dell’MCU
I Marvel Studios hanno rivelato non solo la nuova data di uscita del 25 luglio 2025 per I Fantastici Quattro, ma anche la grande notizia che il film sarà interpretato da Pedro Pascal nel ruolo di Reed Richards, Vanessa Kirby in quello di Sue Storm, Ebon Moss-Bachrach in quello di Ben Grimm/La Cosa e Joseph Quinn in quello di Johnny Storm.
I Marvel Studios hanno condiviso la grande notizia su X/Twitter con un fantastico poster che raffigura tutti questi personaggi insieme che festeggiano San Valentino. Un tocco di classe è rappresentato anche dall’adorabile robot H.E.R.B.I.E. e da un’immagine sul muro del Ben Grimm di Moss-Bachrach come astronauta della NASA prima di essere trasformato in La Cosa.
Le voci sul casting de I Fantastici Quattro sono state tra le più grandi in circolazione nel mondo della Marvel, e ora abbiamo finalmente le nostre risposte. La notizia conferma anche che John Krasinski, che ha interpretato Reed Richards in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, non riprenderà il ruolo in questo film… almeno nel ruolo di protagonista. Con il multiverso non si sa mai!
Pascal, che sta continuando a costruire un curriculum impressionante dopo The Last of Us, The Mandalorian, Game of Thrones e altro, era stato segnalato per il ruolo nel novembre 2023 e la notizia si è rivelata vera.
I Fantastici Quattro fa parte della Fase 5 del MCU ed è in lavorazione da tempo. Il film sarà diretto da Matt Shkman e Josh Friedman sarà incaricato di riscrivere la sceneggiatura scritta da Jeff Kaplan e Ian Springer.
Non sappiamo molto di più sul film, ma sappiamo che non sarà una storia di origini e che si ispirerà in parte a It’s Always Sunny in Philadelphia. Shakman è stato regista e produttore esecutivo dello show, oltre ad aver lavorato a Succession, Game of Thrones, Mad Men, The Boys, Fargo e molto altro.
Mark Ruffalo ha confermato che non ci sarà un altro film standalone su Hulk nel MCU, ma che il personaggio potrebbe riapparire.
L’attore ha commentato lo status di Hulk nel MCU durante una recente discussione al Santa Barbara International Film Festival (SBIFF), ricordando una conversazione avuta con il capo dei Marvel Studios Kevin Feige sul grande supereroe verde e sui modi in cui pensavano di poter sviluppare il personaggio.
“Kevin [mi ha chiesto]: ‘Cosa ti piacerebbe fare?’ Mi ha risposto: ‘Cosa faresti se avessi un film di Hulk standalone?'”. Ha rivelato Ruffalo. “E io ho risposto: “Beh, mi piacerebbe portarlo da questo maniaco furioso a una specie di personaggio integrato”. E lui mi ha detto: ‘Ok, lo faremo nel corso di quattro film. Non vi daremo mai un Hulk indipendente… Non voglio farvi perdere la testa… ma non succederà”.
Il segmento è stato postato su X/Twitter da @CultureCrave, spingendo le persone a condividere i loro pensieri sulla notizia. Una persona ha espresso delusione, scrivendo: “Terribile. Semplicemente orribile. Hulk ha bisogno di uno standalone”, mentre un altro ha sostenuto che: “Preferirei che fosse una delle parti migliori di un ensemble, piuttosto che una faticaccia come l’Hulk del 2003”.
Ruffalo ha alimentato le speranze dei fan sul ritorno di Hulk durante la stessa discussione, ma la gente ha frainteso i suoi commenti e, per un momento, hanno pensato che stesse riprendendo il suo ruolo in Captain America: Brave New World, fino a quando diverse fonti hanno chiarito con Variety che l’attore non reciterà nel film al fianco dell’eroe titolare Anthony Mackie.
Ruffalo si è preso una piccola pausa dai film del MCU negli ultimi anni. Mentre l’attore è apparso in progetti come She-Hulk e What If…?, il suo ultimo ruolo in un film Marvel (a parte un breve cameo di Shang-Chi) è stato nel 2019 con Avengers: Endgame. Da allora, l’attore ha preso parte ad altri film non supereroistici, tra cui I Know This Much Is True, The Adam Project e, più recentemente, Poor Things.
Nel 2024 avremo un solo film del MCU, il nuovo Deadpool & Wolverine, che uscirà nelle sale il 26 luglio. Il primo trailer è stato presentato in anteprima durante il Super Bowl e si è già meritato numerosi rewatch con i suoi Easter eggs e i camei degli X-Men e le battute vietate ai minori