Dal grigio cielo che si para davanti a me e ai miei compagni, cadono, trasportate da una gelida, ma leggera brezza, fiocchi di cenere che ricoprono ormai quei terreni, un tempo fertili, ma ormai del tutto aridi e secchi. Trascinando con molta stanchezza i piedi logorati a causa dell’estenuante viaggio intrapreso, si solleva da terra una sottile coltre di polvere che viene neutralizzata dalle nostre maschere filtranti. Alzando lo sguardo verso quel cielo, non più cielo, nessuno sicuramente si sarebbe mai immaginato un destino così tanto avverso alla sopravvivenza della specie umana. Ormai del tutto stremati dalle condizioni ostili di ciò che ne rimane della Terra, continuiamo imperterriti ad andare avanti: io e i miei compagni siamo l’ultima ancora di salvezza per la patria e siamo pronti a sacrificarci pur di salvare la nostra gente. Non ci resta che andare avanti e continuare ad alzare quel fine strato di pulviscolo che imperterrito ci inonda il viso.
Quel lieve ma irritante pulvisco inondava i nostri volti
Ho notato, nella mia vita videoludica, come sia spesso difficile trovare un survival post-apocalittico, che riesca in qualche modo, con la sua trama, a cogliere l’attenzione e suscitare curiosità e interessa negli occhi del giocatore: fanno eccezione titoli come Fallout o Metro 2033 che riescono in qualche modo a mischiare una bella trama insieme ad un simil survival post-apocalittico. Se dovessi etichettare con dei generi , Ashwalkers, lo considererei come l’unione di un un’avventura grafica punta e clicca, con una marea di decisioni e bivi da poter scegliere, insieme ad un survival post-apocalittico con meccaniche però più semplice. Anche se non perfettamente, Ashwalker riesce a far immedesimare il giocatore all’interno delle condizioni fisiche e psicologiche dei personaggi che lo accompagneranno in quei territori pieni di insidie e decisioni da prendere!
Ashwalker l’unione tra un’avventura grafica e un survival post-apocalittico
Ideato inizialmente come un misero progetto scolastico, Ashwalkers è stato sviluppato dallo studio Nameless XIII , pubblicato da Dear Villagers, famosa per titoli come NeuroVoider e ScourgeBringer e prodotto dal co-fondatore di DONTNOD e co-creatore di Life is Strange, Hervè Bonin. La storia di Ashwalkers riprende uno dei quei classici temi utilizzati nei videogiochi post-apocalittici: il disastro naturale. Prenderemo le redini dei 4 membri del terzo gruppo di esplorazione, che partendo dalla Citadel, ormai in un incombente declino, dovranno raggiungere la Dome of Domes, in cui si dice, potrebbero trovare salvezza e riparo per la popolazione della loro patria. In questo lungo viaggio, fatto di ardue scelte e pericoli sempre incombenti, dove non solo la natura potrà essere tua nemica, incontrerai figure al di fuori della Citadel, i “selvaggi” , figure misteriose e oscure che nell’ombra osserveranno costantemente i tuoi spostamenti. Dovrai , perciò, riuscire a sopravvivere a quegli ardui e decadenti luoghi che cercheranno in tutti i modi di fermare il tuo cammino verso questa ipotetica salvezza.
Prenderai le redini di 4 personaggi pronti a sacrificarsi per la loro gente
Le meccaniche di gioco di Ashwalkers non sono molto complicate e forse sono anche un po’ troppo semplici: lungo il tuo inesorabile cammino dovrai concentrarti anche sull’aspetto survival, basato fondamentalmente su 4 parametri, che se non curati abbastanza porteranno i personaggi a perdere vita e infine alla morte. Il compimento dell’obiettivo e la vita dei 4 personaggi dipenderà quindi da 4 fattori, ormai classici dei survival, cioè la fame, la temperatura corporea, la sanità mentale e l’energia. Questo tuo percorso verso la salvezza potrà sembrarti avverso e tuo nemico, ma non è così ,sarà anche tuo alleato: infatti accadrà spesso, durante il tuo viaggio, di incontrare ai lati del percorso materiali da poter raccogliere per sopravvivere, come cibo, legna per il fuoco o cure. E badate bene che ho usato il verbo incontrare e non cercare, questo perché il gioco, un po’ troppo forzatamente, ti metterà disposizione, ai lati dei sentieri, molti materiali, senza che tu debba effettivamente fare niente per trovarli. Una scelta questa, che a mio avviso va ad allontanare il titolo dalla vera concezione dei survival: non ci sarà quel brivido di incertezza, scaturito dalla consapevolezza di non essere sicuro se avresti potuto trovare o meno, materiali per sopravvivere e tutto ciò va a tappare le ali a quella liberta di ricerca che nei survival è pressoché fondamentale. Questa rimozione quasi forzata si fa sentire parecchio all’interno del gameplay che più che un survival diventerà un gestionale. Trascorrerai molto tempo all’interno del campfire, che rappresenta la parte statica e gestionale del titolo, in cui potrai suddividere le provviste, riscaldarti dalle forti raffiche di gelo, riposare per ripristinare energia e parlare per recuperare sanità mentale. Tutto ciò deriva dal fatto che questo titolo si accosta molto ad un simulatore di camminata, in cui tuttavia, dovrai seguire un percorso formato unicamente da una linea retta con però molti bivi.
Ashwalkers è un survival ma a metà
Ed è proprio questo uno dei pregi del gioco cioè la sua costante presenza di bivi e scelte da dover prendere: il titolo, infatti, vanta più di 30 finali tutti completamente differenti l’uno dall’altro che vanno ad aumentare enormemente la longevità del gioco. Anche se impiegherai all’incirca dalle 3 alle 4 ore per arrivare alla conclusione del tuo viaggio, il come e la conclusione stessa saranno sempre diversi e rivoluzionari per quanto riguarda la storia interna ad Ashwalkers. Spesso ti ritroverai a dover decidere tra 4 opzioni che variano a seconda del carattere del personaggio: I 4 membri infatti avranno diversi modi di approcciarsi ai problemi che incontrerai. Petra la caposquadra sarà la più razionale dei 4, Sinh il guerriero del gruppo, sarà sempre pronto ad usare la forza per risolvere i problemi, Kali la scout tenderà a proporre di evitare o scappare, mentre Nadir, il diplomatico, preferirà un approccio più pacifico. Questa gigantesca varietà di decisioni è la colonna portante del titolo che permette alla parte più debole, quella survival, di essere maggiormente valorizzata.
Un pregio di Ashwalkers è sicuramente la grandissima varietà di scelte e bivi da poter intraprendere
Per quanto riguarda la grafica e gli scenari di gioco, a mio avviso, ricordano molto un’unione tra i paesaggi di Borderlands e la cupa grafica in bianco e nero di This War of Mine. L’uso del bianco e nero renderà la tua avventura tetra ma anche coinvolgente, mettendo così in risalto la grande catastrofe avvenuta sulla terra che ha portato la cenere a ricoprire tutto il suolo terrestre. Le ambientazioni, personalmente, mi sono piaciute molto, anche se non con troppi dettagli, il gioco riesce, anche con l’ottimo uso della telecamera che spesso si alzerà molto da terra, a farti percepire quanto piccolo tu sia effettivamente, in confronto all’immensità di quelle ghiacciate pareti rocciose o di quegli infiniti deserti di cenere. Pur non essendoci moltissime mappe, all’interno del titolo, esse saranno comunque ben strutturate e molto godibili all’occhio del giocatore, ma soprattutto saranno in continuo cambiamento: partirai da un deserto roccioso coperto da uno sottile strato di cenere, per arrivare a inondate paludi o a ex metropoli di cui rimangono solo i resti degli immensi grattaceli che la popolavano in passato.
Ashwalkers è l’unione ti molteplici stili
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica del titolo non è delle migliori e questo mi fa sicuramente storcere il naso! Un’idea del genere a mio avviso doveva essere maggiormente rifinita e mi dispiace vedere certi difetti che potevano essere benissimo evitati! Grossi cali di frame ogni volta che si incontrerà un evento, una intelligenza artificiale che rimarrà incastrata e sbatterà spesso contro pareti o rocce e dei comandi abbastanza ostici per interagire con la mappa di gioco, sono solo alcuni dei problemi che questo gioco presenta. Non sono difetti troppo incisivi sul gameplay o sulla valorizzazione del gioco, ma a lungo andare potrebbero infastidire il giocatore e rovinare la bella atmosfera che regala il gioco.
Una realizazzione tecnica che fa storcere il naso
In conclusione, per il quasi misero prezzo di 12 euro, pur avendo sicuramente i suoi problemi, considero Ashwalkers una preziosa esperienza che non dovreste perdervi!