Nel 1996, il mondo videoludico era in pieno fermento. Nintendo e SEGA si davano battaglia e tutti i videogiocatori del mondo assistevano affascinati a questa competizione che vedeva le rispettive mascotte dei due publisher, Mario e Sonic, tiranneggiare su tutto il mondo videoludico. In questi anni di grande produttività e sviluppo, SONY si preparava ad effettuare il suo ingresso nella game industry, e necessitava di una mascotte altrettanto carismatica e rappresentativa per poter sfidare i due colossi nipponici, che vantavano però molti più anni sulle spalle ed un legame oramai radicato con i videogiocatori di tutto il pianeta.
Chi altri sarebbe mai riuscito ad inserirsi in questo ambiente così elitario e selettivo, se non un Bandicoot irriverente e testardo?
Frutto dell’inventiva di Jason Rubin e Andy Gavin, fondatori della nota Naughty Dog, Crash Bandicoot vide la luce sulla prima, storica Playstation, conquistandosi un posto di diritto nella storia del videogioco. Il titolo nacque ispirandosi ai platform dell’era 16-bit come Donkey Kong Country, Mario e Sonic, con la differenza però che il protagonista si muoveva in un ambiente 3D, individuato dai due creator (a ragion veduta) come il futuro dei videogiochi. Ciò che subito fece presa sul pubblico fu innanzitutto Crash stesso: un Bandicoot scanzonato, cialtrone e confusionario ma dal
cuore d’oro, nato come ideale parodia dei due volti di Nintendo e Sega (non a caso le scarpe di Crash sono rosse, come quelle del porcospino blu), pronto a tutto per salvare i suoi amici e la terra dal perfido Dottor Cortex e da tutti i vari antagonisti della saga.
Inoltre, l’ambientazione del titolo fu curata e definita fin dalle prime battute dello sviluppo del gioco: teatro delle avventure di Crash infatti sono le cosiddette N’Sane Islands, delle isole fittizie facenti parte di un misterioso arcipelago a largo dell’Australia, piene di maschere Tiki, rovine di civiltà indigene, spiagge cristalline e
animali di tutti i tipi. Gavin e Rubin si concentrarono molto sull’aspetto artistico del titolo, dotandolo poi di una colonna sonora diventata leggendaria, grazie alla supervisione di Mark Mothersbaugh, membro dei DEVO, band new wave statunitense diventata particolarmente nota tra gli anni Settanta e Novanta, che riuscì a confezionare un’opera di pregevole fattura, che rifletteva magnificamente l’ambientazione australiana e il senso scanzonato e avventuroso del titolo.
IL SUCCESSO
Il gioco ebbe un enorme e (a tratti) inaspettato successo, frutto anche della furbizia degli sviluppatori:
mentre Nintendo scriveva la storia con il leggendario e rivoluzionario Super Mario 64 e SEGA si apprestava a inseguire la strada tracciata dalla casa di Kyoto (con molto meno successo, ahimè), Naughty Dog creò un titolo “semplice”, che conquistò tutti coloro che non volevano cimentarsi nelle avventure dell’idraulico baffuto, meravigliose ed indimenticabili, ma basate su meccaniche così innovative da risultare, almeno inizialmente, stranianti. Crash invece faceva della immediatezza la sua forza più grande, a partire dal suo gameplay, frenetico e veloce: nessun vasto mondo da esplorare, ma un corridoio da percorrere in un’unica direzione, che non lasciava spazio ad un’esplorazione vasta ed approfondita ma preferiva dare più importanza all’azione pura, fatta di salti, capriole, fughe rocambolesche da enormi macigni e corse a bordo di improbabili animali, per giungere infine alla conclusione del livello.
La telecamera non era libera, ma fissa, e siccome seguiva praticamente sempre Crash inquadrandolo da dietro ed evidenziando le sue gloriose natiche, in fase di programmazione il titolo fu scherzosamente battezzato “Sonic’s ass game”. Le
azioni che Crash poteva compiere erano figlie anch’esse della semplicità: la croce per saltare, quadrato per eseguire l’iconico “vortice”, che permette al marsupiale di attaccare gli avversari e distruggere le casse, e soprattutto tanta pazienza nel superare gli infidi ostacoli piazzati dagli sviluppatori. Crash infatti poteva subire pochi danni, e un solo errore costringeva il giocatore a tornare al precedente checkpoint, lasciando però libera scelta al player su quale santo “invocare” per sottolineare il proprio… disappunto.
Ad aiutare il povero marsupiale dalla pelle delicata però c’è Aku-Aku, una maschera Tiki benevola che concederà più resistenza al povero Crash e, se raccolta più volte di seguito, persino un’invincibilità temporanea; una vera manna dal cielo, soprattutto nei
livelli più complessi, dove la crudeltà degli sviluppatori raggiunge picchi di notevole cattiveria.
CRASH BANDICOOT 2
Grazie al grande successo commerciale raggiunto (nonostante già all’epoca si sottolineasse come il gioco non avesse innovato granché per il genere platform), si aprirono le porte alla produzione di un seguito, intitolato Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back. Uscito dopo un anno dal precedente titolo, questo seguito riprendeva esattamente dove si era interrotto il primo capitolo, aggiungendo nuovo materiale alla formula già collaudata del primo episodio. Crash, stavolta aiutato anche dalla
sorella Coco (che diventerà un personaggio sempre presente anche negli episodi successivi), deve confrontarsi ancora col temibile Cortex, per salvare la terra dal suo temibile piano di vendetta.
Iltitolo si presentava molto simile al primo episodio, ma con delle aggiunte significative che saranno replicate nel corso dei capitoli successivi: Crash adesso può contare su una scivolata, che gli permette di saltare più lontano e di passare sotto a determinati ostacoli, e di una elegantissima “panciata” che gli permette di rompere casse particolarmente resistenti.
Sulla scia del successo, Naughty Dog sviluppò un altro seguito, Crash Bandicoot 3: Warped, ed uno spin-off, ossia Crash Team Racing, dove i protagonisti della trilogia del marsupiale si sfidavano su macchine improbabili all’interno di tracciati tratti dai livelli dei giochi della serie principale, strizzando l’occhio al buon Mario Kart di casa Nintendo. Il terzo capitolo della serie segnò il punto più alto toccato dal nostro caro Bandicoot sotto l’egida di Naughty Dog; la formula oramai collaudata dei primi due capitoli veniva ulteriormente arricchita, con nuove mosse a disposizione di Crash, oggetti bonus, e mondi sempre più vari e colorati.
IL DECLINO DI CRASH
Purtroppo però, questo punto fu anche l’inizio del grande declino della
saga. Naughty Dog infatti, desiderosa di dedicarsi ad altro, vendette il franchise ad Activision, la quale continuò a sfornare titoli, ma fin da subito i giocatori avvertirono che qualcosa non andava. I titoli all’apparenza erano simili, ma meno colorati, meno ispirati, pieni di problemi tecnici e di bug. Crash non riusciva più a divertire come un tempo, e cedeva il passo ai giganti che stavano avanzando. La transizione da esclusiva Playstation a gioco multipiattaforma non giovò alle vendite, sempre più basse, ed il franchise cominciò a scomparire dai radar.
Per la fine della sesta generazione delle console, Crash era praticamente morto, ridotto a giochi per mobile, e dato oramai per spacciato. Vani furono i tentativi di riportare in vita il marsupiale, con più sviluppatori e publisher che provarono e fallirono nel cercare di innovare la saga e di attirare nuova attenzione sul nostro povero Bandicoot. La concorrenza era titanica, con i vari platform che, nel corso della generazione Playstation 2/Xbox/Gamecube si erano affacciati sul mondo videoludico, conquistando
pubblico e critica: se da una parte Mario e soci continuavano a comandare l’industria, i nuovi arrivati, come Spyro, Ratchet & Clank e Jak & Dexter (creati, guarda caso, proprio da Naughty Dog) avevano ottenuto un successo incredibile, diventando i veri nuovi protagonisti della scena Platform. Il nostro Crash invece si trovava nel dimenticatoio, oramai morente ed apparentemente
abbandonato dai propri sviluppatori. Quando tutto però sembrava finito, arrivò la svolta.
LA SVOLTA DEL MARSUPIALE
All’E3 2016 infatti, viene annunciata da Activision e Vicarius Vision, la Crash Bandicoot: N-Sane Trilogy Remake, un’operazione di remake grafico della trilogia dei titoli dedicati a Crash, in uscita per le console e pc di nuova generazione; fu il delirio. Il pubblico, che mai aveva totalmente dimenticato il marsupiale dallo sguardo furbesco, espresse tutto il proprio amore per il ritorno del suo beniamino, che si presentava, ben 20 anni dopo il suo esordio, a tornare più in forma che mai.
Gli sviluppatori poterono usufruire degli hardware moderni per rendere più belli che mai i titoli che avevano donato notorietà alla saga e, di fatto, costituito un pezzo di storia della prima console Sony.
Le N-Sane Islands non erano mai state così colorate, così particolareggiate, e l’operazione di remake costituì un successo commerciale non indifferente! Questo remake ebbe la fortuna di capitare in un’epoca in cui era esplosa la voglia, da parte dei videogiocatori, di cimentarsi in titoli più difficili rispetto agli standard moderni, diventati, in certi casi, troppo permissivi nei confronti dei videogiocatori e i titoli di Crash, con i suoi livelli “old-school” e la difficoltà tipica di un titolo di fine anni 90, erano ancora una volta, come nel 1996, al posto giusto al momento giusto. Visto il
successo di questa operazione Activision pensò bene di rendere il remake disponibile per ogni piattaforma possibile, eseguendo successivamente la stessa operazione anche per l’amatissimo Crash Team Racing, incontrando anche in questo caso il favore del pubblico, ma insistenti cominciarono a diventare le voci che vedevano in arrivo un titolo totalmente nuovo per il franchise.
Incaricati di compiere questo deciso passo in avanti, i talentuosi Toys for Bob, già noti nel settore per l’ottimo remake della trilogia di Spyro. Dopo anni di voci e rumors, alla fine, il 2 ottobre 2020, un nuovo capitolo della serie principale era pronto, un’avventura totalmente nuova, sequel diretto dei primi 3 capitoli usciti a fine anni 90, con un titolo che era tutto un programma: Crash Bandicoot 4, It’s About Time.
IT’S ABOUT TIME
L’avventura di Crash e Coco ricomincia dopo gli eventi di Crash 3: Cortex, Uka-Uka e il Dr. Tropy sono rinchiusi ancora nella prigione temporale in cui erano stati rinchiusi alla fine del titolo del 98’; riusciti a fuggire, starà ancora a Crash, Coco e agli altri comprimari fermarli ancora una volta, raccogliendo le 4 maschere quantiche, per chiudere le crepe spazio-temporali create dai malvagi dottori e salvare non solo il mondo, ma le varie dimensioni che adesso, nel caos, collidono.
Crash 4 risulta essere, senza ombra di dubbio, il capitolo migliore dell’intero franchise, che riesce in maniera perfetta ad unire la nostalgia alla voglia di innovare, portando in maniera decisa il brand di Crash Bandicoot in una nuova dimensione, più moderna ma sempre legata alle sue radici di platform anni 90. Il gioco all’apparenza è strutturato come tutti gli altri titoli, con un occhio particolare a Crash 3: una serie di livelli lineari di difficoltà sempre maggiore, diversamente tematizzati a seconda del mondo in cui sono ambientati, dove il nostro eroe dovrà raccogliere gemme, spaccare casse e superare ingegnosi ostacoli. Ciò che cambia però, è proprio nella formula:
nel gioco sono presenti, per la prima volta, livelli “secondari”, che presentano un gameplay dissimile da quello classico e pieno di sorprese, aggiungendo una varietà al titolo mai vista prima.
Ecco quindi comparire i “livelli flashback”, missioni gustosamente retrò in 2D estremamente complicate, oppure sezioni dove potremo impersonare personaggi totalmente inediti per il franchise, fra cui Tawna, la stessa Bandicoot che dovevamo salvare nel primo titolo, ma proveniente da un mondo parallelo e quindi ben lontana dalla stereotipata “damigella in difficoltà”, Dingodile, mutante incrocio tra un coccodrillo e un dingo, e lo stesso Neo Cortex! Ogni nuovo personaggio porta con sé un gameplay caratteristico notevolmente diverso rispetto ai fratelli Bandicoot, i quali a
loro volta potranno contare su nuove mosse, oltre alle classiche già viste nei precedenti capitoli: potranno correre sui muri, scivolare su binari (in maniera molto similare a quanto visto nel franchise di Ratchet & Clank), e soprattutto beneficiare dei poteri delle nuove maschere quantiche, che permetteranno di rallentare il tempo, cambiare la gravità dei livelli, eseguire vortici così potenti da permettere ai Bandicoot di superare voragini immense e di far comparire intere piattaforme per superare i livelli.
MAI DIMENTICATO
Insomma, Toys for Bob ha regalato quantità e qualità a questo nuovo titolo, senza
dimenticarci del sublime comparto artistico: ogni mondo esplorato sarà pieno di colori, luci, nemici distintivi, tutto realizzato a regola d’arte, regalando una N-sana soddisfazione per gli occhi, che diventa ancora più particolare nei livelli N-Vertiti, ovvero livelli già completati, ma adesso da affrontare al contrario, dalla fine all’inizio, e caratterizzati da particolari filtri grafici stupefacenti.
Insomma, Crash 4 è stato tutto ciò che i giocatori desideravano e molto, molto di più: Crash e la sua compagnia sono tornati, ed ora che ci affacciamo alla nuova generazione di Console, il futuro per i Bandicoot si presenta di nuovo come pieno di possibilità e di gloriose speranze, e se Activision sarà capace di coglierle, senza abbandonare questo franchise, così amato dall’ambiente videoludico, sarà
un futuro roseo. Ad oggi, tutto ciò che possiamo fare è goderci il ritorno del nostro irriverente marsupiale, cercando di prendere tutte quelle dannate casse che per troppi anni sono diventate impossibili da raggiungere: Crash is Back!