Xbox compie 20 anni: ecco cosa è successo durante i festeggiamenti!

Tanti auguri Xbox! Da quel lontano 15 novembre 2001, nulla è stato più come prima: l’ingresso prepotente di Microsoft nel mondo del videogioco ha cambiato la storia del videogaming per sempre. E nella giornata di ieri, Xbox ha compiuto 20 anni, quindi doverose sono state le celebrazioni e le congratulazioni, con un’occhiata al passato, fra magnifici alti e disastrosi bassi. Ecco un riassunto di ciò che abbiamo visto ieri:

Power On: The Story of Xbox uscirà il 13 dicembre.

Questo dicembre, il team di Xbox ci invita dietro le quinte, per scoprire la vera storia dietro la creazione di Xbox e il viaggio di 20 anni che ne è seguito. Raccontato dal team che l’ha vissuto, Power On: The Story of Xbox è una serie di documentari che ti riporta agli inizi di Xbox come un progetto di un piccolo gruppo di giocatori appassionati all’interno di Microsoft. Il viaggio ci porterà attraverso le generazioni e condividerà dettagli mai visti prima su alcune delle più grandi sfide di Xbox come il temuto Red Ring of Death. Tutti e sei gli episodi saranno disponibili per la visione a livello globale a partire dal 13 dicembre su una varietà di piattaforme video tra cui Roku, IMDb TV, YouTube, Redbox e altre. Trovate altre informazioni qui.

Festeggia 20 anni di Xbox con oltre 70 nuovi giochi compatibili con le versioni precedenti

Un bel filmato di repertorio che ci riporta all’E3 del 2015, quando Phil Spencer annunciò l’arrivo dell’attesissima feature della retrcompatibilità di Xbox One, ora compatibile con i titoli di Xbox 360. Microsoft da quel momento ha aumentato notevolmente la retrocompatibilità delle sue console, mettendola al centro della progettazione dell’ecosistema Xbox e delle sue ultime console. Quale miglior regalo per celebrare la retrocompatibilità, se non rilasciare un sacco di titoli su GamePass, ovviamente tutti retrocompatibili? Ecco che quindi sono stati aggiunti, nella giornata di ieri, oltre 70 nuovi giochi Xbox 360 e Xbox originale. Oltre a questo, 11 titoli fra quelli aggiunti hanno giovato dell’FPS Boost, insieme ad altri 26 titoli già presenti nella libreria. Infine, titoli determinati hanno potuto giovare dello stesso trattamento su Xbox Cloud Gaming. Per maggiori informazioni, visitate il post completo dell’Xbox Wire.

Vinci uno degli oltre 1.000 premi grazie a Dwayne “The Rock” Johnson e al “Red Notice” di Netflix

20 anni fa, insieme a Bill Gates per annunciare la nuova Xbox, era presente il (già) grossissimo Dwayne “The Rock” Johnson, in una delle presentazioni più divertenti e famose della storia del videogioco. Ecco che quindi ieri sera, durante lo spettacolo, Xbox ha annunciato una nuova collaborazione con “Red Notice” di Netflix e con il famosissimo attore. Dwayne “The Rock” Johnson ha presentato The Xbox Vault, un’esperienza online immersiva ispirata a “Red Notice” e piena di leggendari artefatti Xbox, che offre ai fan un possibilità di vincere uno degli oltre 1.000 premi in edizione limitata. Per entrare nel Vault e tentare il colpo grosso, cliccate qui.

Il Multiplayer di Halo Infinite è ora disponibile

Inutile dire che la storia di Xbox è legata a doppio filo alla storia di Halo, la leggendaria saga FPS di Master Chief. Il 15 novembre, infatti, è anche il compleanno della famosa saga, e il più grande regalo ai fan di Xbox, ancora una volta, l’ha fatto proprio Halo. Per ringraziare la community di Xbox per i 20 anni di supporto, 343 Industries ha infatti lanciato con tre settimane di anticipo la Beta e la Stagione 1 del multiplayer free-to-play di Halo Infinite, disponibili a partire da ora per tutti i giocatori su Xbox Series X|S, Xbox One e PC Windows. Sarà disponibile anche tramite Xbox Cloud Gaming a partire da oggi. I giocatori possono godersi i contenuti della Stagione 1, incluse tutte le mappe, le modalità principali, le funzionalità dell’Accademia e il Battle Pass, e tutti i loro progressi verranno trasferiti al lancio completo di Halo Infinite l’8 dicembre. Per i dettagli completi sulla Beta multigiocatore di Halo Infinite, vai su a Halo Waypoint.

Non male come compleanno! Per conoscere tutti i dettagli e le iniziative promosse da Xbox, vi invitiamo a controllare il sito www.xbox.com. Noi non possiamo far altro che fare ancora tanti auguri ad Xbox: ad altri 20 anni di videogioco e di divertimento!

Xbox festeggia 20 anni: ecco cosa possiamo aspettarci!

Il 15 novembre segna il 20° anniversario del lancio della Xbox originale. Microsoft sta pianificando una grande celebrazione che mira a ripercorrere alcuni dei migliori momenti della lunga storia della console. Anche se non ci saranno annunci di nuovi giochi, i fan di Xbox dovrebbero aspettarsi molto da questa celebrazione!

Sebbene Microsoft non abbia rivelato esattamente cosa sarà presentato durante lo show, ha promesso che “celebrerà alcuni dei nostri momenti preferiti degli ultimi 20 anni di Xbox”. Come accennato in precedenza, non presenterà alcun annuncio di nuovi giochi, ma Microsoft non ha escluso la possibilità di mostrare qualche novità riguardo ad Halo Infinite, Senua’s Saga: Hellblade 2, Fable o qualsiasi altro gioco attualmente in sviluppo presso gli Xbox Games Studios. Probabilmente è saggio tenere sotto controllo le aspettative, ma mai dire mai!

Fonte: Xbox.it

Sembra invece confermata l’apparizione di Dwayne “The Rock” Johnson e del suo prossimo film Red Notice durante lo show. Come molti ricorderanno, The Rock era sul palco con Bill Gates a mostrare per la prima volta l’Xbox originale nel 2001.

Parlando di Halo, il 15 novembre segna anche il 20° anniversario della prima avventura di Master Chief – Halo: Combat Evolved – che ha guidato una lineup di lancio che includeva Dead or Alive 3, Fusion Frenzy, Project Gotham Racing, Arctic Thunder, Tony Hawk’s Pro Skater 2X, Oddworld: Oddysey di Munch e molti altri. Apettiamoci una loro celebrazione nel corso della conferenza.

Oltre alla celebrazione dell’anniversario, Microsoft ospiterà anche altri eventi e promozioni in onore di questa pietra miliare, tra cui curiosità ed omaggi dell’Xbox FanFest, equipaggiamento speciale per il 20° anniversario di Xbox, badge di abbonamento aggiornati e altro ancora. Il 15 novembre sarà anche la data di uscita di Halo Infinite Limited Edition Xbox Series X, del controller Elite Series 2 limited edition a tema Halo Infinite e del controller in edizione speciale celebrativo del 20esimo anniversario di Xbox.

Lo spettacolo avrà i sottotitoli disponibili in una varietà di lingue e il canale YouTube ufficiale di Xbox conterrà anche la lingua dei segni americana (ASL) e le descrizioni audio (AD) per coloro che ne hanno bisogno. Inoltre, Microsoft ha avvertito che coloro che intendono eseguire lo streaming condiviso o creare interruzioni sotto forma di copertura VOD dovrebbero “non utilizzare alcun audio contenente musica protetta da copyright per evitare qualsiasi azione da parte dei bot automatizzati e anche rispettare i termini di servizio per il proprio fornitore di servizi”.

Non resta che aspettare lunedì 15, per fare un salto alla grande festa targata Xbox!

Fallout 5 arriverà… ma Bethesda afferma che dovremo aspettare ancora molto

Fallout è senza alcun dubbio una delle serie di maggior successo del panorama videoludico. Le recenti parole al riguardo, però, confermano un normale sospetto: Fallout 5 arriverà… ma Bethesda afferma che dovremo aspettare ancora molto

Durante un’intervista con IGN per promuovere il decimo anniversario di The Elder Scrolls V: Skyrim, Todd Howard (game director di Fallout 3 e 4) ha discusso brevemente della prospettiva di sviluppare un quinto capitolo della serie Fallout. Quando gli è stato chiesto se il prossimo gioco di Fallout potrebbe essere sviluppato in collaborazione con uno studio diverso da Bethesda, come con Obsidian Entertainment che ha sviluppato Fallout: New Vegas nel 2010, Howard ha risposto: “Io non credo che… Guarda, Fallout è davvero parte del nostro DNA qui. Di tanto in tanto abbiamo lavorato con altre persone, effettivamente — non posso dire cosa accadrà. Sai, abbiamo una pagina su Fallout 5, riguardo a cosa vogliamo fare.

Nell’industria dei videogiochi, un “one pager” è un termine per un documento ufficiale che delinea il concetto generale di un gioco prima del suo sviluppo. Uno “one pager” può spesso includere dettagli di base sulla trama del progetto, i meccanismi previsti, il pubblico di destinazione e le idee di sviluppo che rendono il gioco unico. In sostanza, Howard ha confermato che Bethesda ha scritto una premessa di base per un altro gioco del franchise di Fallout.

Fonte: Bethesda.com

Ma scordatevi una data di uscita in tempi brevi, Bethesda ha ben altri progetti in cantiere prima di tornare a parlare di Fallout. Se nel 2022 è infatti atteso Starfield, una volta uscito quello sarà il momento di approfondire il nuovo capitolo di The Elder Scrolls, che realisticamente non vedrà la luce prima del 2024/25.

In particolare, il prossimo progetto in arrivo di Bethesda, Starfield, sarà la prima nuova IP dello studio in oltre 25 anni. Nonostante condivida il genere fantascientifico con Fallout, Starfield ha in programma di ritagliarsi una propria nicchia, ed Howard ha provato a descriverlo come “La NASA che incontra Indiana Jones, con un misto de’ “La lega degli straordinari gentlemen”. L’uscita di Starfield è prevista per l’11 novembre 2022, in esclusiva per Xbox Series X|S e PC.

Insomma, dovremo avere ancora tanta pazienza prima di rituffarci nell’affascinante olocausto nucleare creato da Bethesda, ma una cosa è sicura: prima o poi ci torneremo. Non resta che aspettare!

Elden Ring si mostra con 15 minuti di gameplay.

Nella giornata odierna Elden Ring è tornato a mostrarsi. Nel lungo video gameplay mostrato sui canali ufficiali di Namco Bandai, abbiamo potuto approfondire ed osservare il titolo in azione. Insieme a questo, From Software ha inoltre comunicato altre info riguardanti le varie edizioni in uscita, dal costo variabile. Ma andiamo con ordine.

  • Il design di un mondo vasto – L’Interregno, meticolosamente definito, aiuta a immergersi nel più grande gioco realizzato da FromSoftware. I segreti si nascondono ovunque, incoraggiando l’esplorazione per coloro che osano avventurarsi fuori dai sentieri battuti. Grazie infatti all’utilizzo del nostro Destriero Fantasma, gli spostamenti saranno molto più rapidi. Inoltre, per aiutarci nell’orientamento del vasto open-world, avremo la possibilità di disseminare la mappa di gioco di segnalino e marker, che appariranno anche nella visuale di gioco, per avere sempre chiaro dove ci troviamo, e dove vogliamo andare. L’Interregno, infatti, è estremamente vasto e complesso, oltre ad essere (almeno a prima occhiata) letteralmente mozzafiato, con scorci e panorami veramente spacca-mascella. La cura artistica sembra essere spaventosa, e non vediamo l’ora di esplorarne ogni anfratto
  • I Legacy Dungeon – Grandi dungeon su più livelli che richiamano il classico level design di FromSoftware e che sono integrati nell’Overworld. Accedendovi da misteriosi portoni sparsi nel mondo, potremo entrare in ambienti angusti e tenebrosi, dove il pericolo si nasconde dietro ad ogni angolo. Ma maggiore sarà il nostro coraggio, più numerose saranno le nostre ricompense. Fra pareti illusorie (qualunque fan di Dark Souls si sentirà a casa), nemici grotteschi e l’oscurità spezzata solamente dalla nostra torcia, ne avremo per ore ed ore!
  • Combattimento – I giocatori hanno a disposizione tante diverse opzioni, base o avanzate, di combattimento, con armi o discipline magiche. In particolare modo, nel trailer, abbiamo avuto un assaggio delle varie possibilità del combattimento. Sarà infatti possibile imbracciare un arma in ogni mano, utilizzare colpi di varia potenza uniti ad abilità proprie di ogni arma. Tutto questo poi, senza contare le abilità magiche, spettacolari e altamente scenografiche, pronte a cambiare radicalmente l’esito di ogni scontro. In perfetta tradizione From Software poi, a nemici più piccoli si alterneranno i Boss, torreggianti ed estremamente affascinanti. Non vediamo sinceramente l’ora di incontrare ognuno di questi mostruosi avversari. 
  • Multiplayer –  Nel corso del trailer abbiamo potuto dare anche una prima occhiata al comparto multiplayer del titolo. Nel corso della nostra avventura, per aiutarci ad affrontare nemici particolarmente ostici, oppure a metterci i bastoni fra le ruote, invadendo la nostra partita e cercando di porre fine alla nostra sessione di gioco. Inoltre sarà presente anche la possibilità di organizzare del sano PVP, ovviamente tramite il sistema delle invasioni/evocazioni.
Fonte: Namco Bandai

Oltre al lungo trailer gameplay, From Software ha annunciato le edizioni speciali del gioco, vendute ad un prezzo maggiorato, che presentano dei contenuti extra. Vediamole insieme:

Launch Edition (esclusiva per l’area EMEA):

  • Gioco ELDEN RING (disco di gioco su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X e Xbox One, code in a box per PC)
  • Poster
  • Art Card, sticker e toppa in tessuto

Digital Deluxe Edition (disponibile nei negozi digitali di PlayStation, Xbox e STEAM):

  • Gioco ELDEN RING
  • Artbook Digitale e Colonna Sonora Originale

Collector’s Edition (Disponibile presso negozi selezionati per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X, Xbox One e PC):

  • Disco di gioco di ELDEN RING (eccetto per PC dove sarà code in a box)
  • Statua di 23cm di Malenia – Spada di Miquella
  • SteelBook esclusiva con l’Anello Ancestrale
  • Art book con copertina rigida da 40 pagine
  • Colonna sonora digitale
  • Poster, Art Card, Sticker e toppa di tessuto, che sono anche incluse nella Launch Edition – esclusiva per l’area EMEA

Premium Collector’s Edition (esclusiva del BANDAI NAMCO Entertainment Europe store e disponibile per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X, Xbox One e PC):

  • Disco di gioco di ELDEN RING (eccetto per PC dove sarà code in a box)
  • Statua di 23cm di Malenia – Spada di Miquella
  • Replica ufficiale dell’elmo di Malenia in scala 1:1
  • SteelBook esclusiva con l’Anello Ancestrale
  • Art book con copertina rigida da 40 pagine
  • Colonna sonora digitale
  • Poster, Art Card, Sticker e toppa di tessuto, che sono anche incluse nella Launch Edition – esclusiva per l’area EMEA 

Insomma, tutto sembra pronto per un nuovo, indimenticabile ed evocativo viaggio. Avventure e pericoli attendono ogni Senzaluce che sia abbastanza temerario da entrare nell’Interregno e divenire il lord ancestrale dal 25 febbraio 2022 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One o PC via STEAM.

Inoltre, prenotando il gioco, si otterranno i seguenti oggetti:

  • Guida Digitale all’Avventura, che contiene informazioni utili per aiutare i giocatori nella loro avventura nell’Interregno. 
  • Gesto Bonus* “L’Anello” – Ricevi un gesto all’inizio del gioco. *Gesto che si può anche ottenere in-game.

Siete in fremente attesa come noi? Fatecelo sapere nei commenti!

Playstation lancia un nuovo concorso indirizzato a tutti i giocatori!

Playstation ha recentemente annunciato un nuovo concorso indirizzato alla propria community, chiamato Conquista il Trono.

Ispirata al gioco degli scacchi (presente nel trailer “Play has no limits”), la competizione punta ad unire tutta la community verso un obiettivo comune, facendo ciò che riesce meglio ai videogiocatori: giocare!

Come si legge nel Playstation Blog, infatti, “Giocando insieme per completare tre livelli di obiettivi della community, i giocatori possono raggiungere la Torre del re, accedere alle Stanze interne e irrompere nella Sala del trono, ottenendo nel frattempo esclusivi avatar PSN e un tema PS4 esclusivo“.

Per iscriversi al programma basta essere in possesso di un ID Playstation, e da lì entrare in corsa per vincere!

Ma non è finita qui: nel post di annuncio del concorso, si legge infatti che “Durante la fase due, i giocatori potranno anche competere per vincere premi esclusivi testando la loro conoscenza del mondo PlayStation in una serie di domande a tema”. I premi saranno molto golosi: console PS5, cuffie Pulse, abbonamenti al Playstation Plus e Now, perfino gift card da 100 euro, da spendere ovviamente sul Playstation Store.

Insomma, cosa aspettate? Le iscrizioni sono aperte fino alla fine della prima fase dell’evento, quindi affrettatevi!

Doom Eternal riceve l’atteso aggiornamento 6.66

Con un aggiornamento dalla numerazione “infernale”, l’FPS del 2020 si aggiorna con attesissime novità, fra cui una modalità tutta nuova, nuove aggiunte e bilanciamenti alla modalità multiplayer e due nuovi livelli Master, solo per gli Slayer che non temono niente.

Modalità Orda

La nuova modalità Orda proporrà una sfida interamente nuova ai cacciatori di demoni. Partendo armati solamente di un fucile a pompa potenziato al massimo, i giocatori dovranno affrontare orde di demoni sempre più agguerrite, potenziandosi tra un round e l’altro, nel tentativo di completare i tre livelli pieni di sfide! Lottate per completare missioni bonus e fare punteggi sempre più altri, competendo con i vostri amici o con altri slayer del mondo, nelle classifiche mondiali. Completando tutte le sfide e sviscerando tutti i bonus nascosti, si potranno sbloccare fino a 7 nuove skin, comprese quelle dello Slayer DOOM II e lo Slayer Centauro! Tuffatevi in questa nuova adrenalina modalità, e rispedite quei demoni da dove sono venuti!

BATTLEMODE 2.0

In questo atteso aggiornamento, la modalità multiplayer online BATTLEMODE, la frenetica modalità 2 vs 1, in cui due demoni assetati di sangue affrontano uno slayer armato fino ai denti, riceve attese modifiche al matchmaking, ora basato su strisce di vittorie e/o sconfitte, nuove ricompense, una nuova arena (Fortezza) ed un nuovo demone giocabile: il Cavaliere del terrore.

Due nuovi livelli Master

Nei livelli master Nucleo di Marte e Lancia del Mondo*, i giocatori più esperti troveranno pane per i loro denti. Misuratevi con combattimenti speciali contro i demoni, per un’esperienza tutta nuova. Mostrate al mondo che siete gli Slayer più forti, e ricacciate all’inferno queste bestialità!

*per i livelli master è necessario possedere l’espansione The Ancient Gods 2

L’aggiornamento 6.66 è disponibile dal 27 ottobre per Playstation 4, Playstation 5, Xbox One, Xbox Series S|X e PC.

Cosa aspettate dunque? Tuffatevi fra le orde di demoni e rispediteli da dove sono venuti!

Dead Space, KOTOR: i Remake hanno saturato l’industria videoludica? – MemoryCard –

Con l’annuncio del remake di KOTOR durante il PlayStation showcase e a seguito del recente annuncio del remake di Dead Space, la discussione riguardo la necessità della presenza di tutti quanti questi remake ha ricominciato ad infiammare tutti quanti gli appassionati. C’è chi sostiene che questi remake siano sintomo di una mancanza di fantasia nell’industria mentre ci sono altri che appoggiano queste operazioni e ne comprendono il senso. Una delle critiche più grandi che vengono mosse a queste operazioni è che l’aumento esponenziale di questi remake sia dovuto alla mancanza di fantasia nell’industria che porta sempre più software House a impegnarsi a riciclare idee del passato. Ma sarà davvero così?

Partiamo da qualche cenno storico: che cos’è un remake? La parola inglese Re-Make già ci suggerisce in pratica quello che è il senso dell’operazione, ovvero sia andare a ricreare un’opera già precedentemente realizzata. È un termine che si sente nominare prettamente in ambito cinematografico ma che negli ultimi anni si è anche affacciato con sempre maggiore insistenza al mondo videoludico. L’operazione, però, a livello ludico può riguardare vari elementi e quindi ecco che dobbiamo operare subito una distinzione fondamentale: da una parte abbiamo i “remake grafici” mentre dalla parte opposta abbiamo i cosiddetti remake totali.

Partiamo dai remake grafici, che come suggerisce il titolo altro non sono che la riproposizione di titoli del passato che però vengono totalmente ridisegnati dal punto di vista tecnico; non un semplice up-scale dell’opera originale, con magari un passaggio all’alta definizione o un aumento della definizione oppure un aumento dei frame al secondo (come nelle remastered), ma una vera e propria operazione di modifica del motore grafico, dell’impianto artistico, in certi casi anche nel design grafico del titolo, degli ambienti, il tutto legato ovviamente alla maggiore potenza degli hardware su cui viene riproposto il gioco.

Un esempio classico e lampante di questa tipologia è la Crash Bendicoot N’Sane Trilogy, un remake grafico dei primi tre capitoli di Crash sviluppati da Naughty Dog. Anche un occhio non attento avrà subito notato l’enorme differenza a livello grafico fra queste due opere che però rimangono perfettamente identiche nel gameplay, nella trama e nei contenuti in esse presenti. Un Remake tecnico va immaginato semplicemente come il lavoro di un restauratore su un’opera d’arte che ha tantissimi anni sulle spalle, che quindi si preoccupa di riportarla all’antico splendore ripulendola da tutti quanti gli anni che sono passati, lasciando però intatta l’opera, senza andarla ad alterare in alcun modo.

Crash rinato nella sua nuova veste targata 2017

Muovendoci dal remake grafico verso il remake totale troviamo una via di mezzo ideale in cui abbiamo un remake e che si preoccupa principalmente dell’aspetto tecnico, ma che va anche a ritoccare qualche elemento di gameplay, a fare qualche aggiunta. L’esempio più lampante che mi viene in mente è il recentissimo remake di Demon’s Souls, esclusiva PlayStation 5.

I ragazzi di BluePoint, maestri nelle operazioni di remake, hanno sì ricreato il gioco andando totalmente a modificare quello che è il motore grafico e adattando il lato tecnico di un gioco della settimana generazione ad una nuova veste grafica, possibile grazie alla enorme potenza delle macchine di oggi, eppure hanno anche fatto qualche aggiunta o modifica come, per esempio, l’introduzione della possibilità di schivare in qualunque direzione non solamente nelle quattro direzioni cardinali. Andando poi anche ad aggiungere qualche piccolo segreto, come collezionabili in più ed una piccola zona extra senza però andare a fare chissà quale modifica l’opera che rimane praticamente identica all’originale.

In queste situazioni gli sviluppatori fanno quel piccolo passo in più andando a sistemare qualche elemento o a fare qualche aggiunta di gameplay che in certi casi è molto gradita ma attenzione in queste situazioni si rischia sempre di rompere il giocattolo, perché quando si aggiungono degli elementi che non erano presenti nel gioco originale si rischia, se questi non vengono bilanciati da qualche aggiustamento a livello di level design, di rompere il gioco. Un triste esempio di questo errore è il remake del primo Metal Gear Solid fatto per GameCube, dal titolo “Metal Gear Solid: the Twin Snakes”.

In questo remake infatti oltre all’aggiornamento grafico, gli sviluppatori decisero di inserire tutta quanta una serie di elementi di gameplay tratti da Metal Gear Solid 2, elementi che non erano presenti nel gioco originale e che di fatto rompevano il titolo, permettendo ai giocatori di fare cose che non erano stati previste dagli sviluppatori all’epoca e che quindi permettevano di saltare intere sezioni del gioco, di fatto rompendo l’incantesimo.

Boletaria non è mai stata così bella…

Arriviamo infine ai remake totali diventati via via sempre più numerosi ultimamente partendo da quel meraviglioso e fulgido esempio che è Residence Evil 2. Resident Evil 2, datato 1998, è considerato uno dei titoli Survival horror più belli mai realizzati, sequel di un gioco che ha fatto scuola e che andava a migliorare qualunque elemento in esso presente; un’opera mastodontica che esplorava le oscurità e gli orrori della stazione di polizia di Racoon City. Come potete vedere dalle immagini su schermo il titolo era chiaramente legato all’epoca in cui uscì: una telecamera fissa, sfondi pre-renderizzati in cui si muovevano i personaggi, tempi di caricamento fra una stanza….

Osservando invece ora le immagini di Resident Evil 2 Remake, datato 2019, anche un occhio poco allenato potrà notare le enormi differenze: La telecamera infatti è completamente attiva e viene spostata dal giocatore in tempo reale ed è sempre collocata dietro la schiena del giocatore, si mira in tempo reale, non ci sono più tempi di caricamento e tutto quanto ovviamente è stato traslato per rispondere a queste molteplici novità di gameplay.

La stazione di Raccoon City, i suoi oscuri corridoi, i suoi 1000 segreti sono stati infatti distrutti e ricostruiti da zero partendo sì da quello che è il gioco originale ma di fatto creando un gioco totalmente inedito, seppur condividendo con l’originale personaggi, l’ambientazione e la trama, rimanendo quindi effettivamente un remake dell’opera originale. Vedendo queste immagini a confronto la domanda che mi sento di porvi è: davvero affermereste che questi due giochi sono uguali? Che il 2019 ha permesso semplicemente un copia incolla del titolo del 1998? È chiaro che la risposta non può che essere negativa, ma allora andiamo ad analizzare più nel dettaglio queste critiche mosse ai remake.

La terrificante bellezza del terrore, in Resident Evil 2 Remake.

Queste operazioni, effettivamente, occupano la mente degli sviluppatori perché manca la fantasia? perché mancano le idee? perché c’è una grande problematica a livello di iniziative originali? Personalmente non posso essere d’accordo con questa idea perché se le case di sviluppo tripla stanno via via cercando di spingere sempre più oltre i limiti dell’industria con titoli rivoluzionari che vanno di anno in anno a riscrivere quelli che sono gli standard dell’industria tutto quanto il mondo indi contemporaneamente e parallelamente sto esplorando nuove possibilità nuovi mondi che ci regalano avventure via via sempre più originali particolari e innovative; la grande attenzione data proprio agli sviluppatori indipendenti ci permette di provare esperienze che se fossimo relegati all’industria tripla semplicemente non potremmo vivere ed è proprio grazie a questa nuova attenzione all’indipendenti che riusciamo avere una grandissima varietà e un’originalità che paradossalmente prima era ignorata! 

Ma allora perché proprio oggi si vedono via via aumentare queste operazioni di riproposizioni di gloria del passato per tre motivi principalmente:

  1. Un bacino di utenza vasto come non mai. il primo motivo risponde ad una necessità legata all’ampio bacino di videogiocatori: non è un mistero infatti che proprio negli ultimi anni il mondo videoludico sia diventato un hobby di massa che ogni anno raccoglie via via sempre più appassionati che si stanno affacciando a questo magico mondo. Risulta quindi abbastanza comprensibile il voler far conoscere a questi giocatori quelle che sono le vecchie glorie, i giochi che hanno definito l’industria, che hanno proposto passi avanti e che hanno venduto milioni di copie. Giochi che possono conquistare le nuove generazioni di videogiocatori proprio perché le vecchie generazioni se ne sono innamorate, ma c’è un problema, che é anche il nostro punto 2.
  2. I videogiochi invecchiano. Tutti i media sentono il passaggio del tempo: serie TV, film, libri, ma i videogiochi in particolar modo lo percepiscono in maniera molto forte poiché un videogioco non solo si vede, non solo si legge, ma si gioca. Tanti elementi di accessibilità e tanti piccoli elementi di gameplay che sono stati introdotti negli anni, sono ovviamente mancanti sempre di più andando a ritroso nel tempo. Io stesso nel corso dell’anno passato ho rigiocato quel capolavoro che è Metal Gear Solid trovandolo un titolo estremamente godibile e affascinante tutt’oggi, ma sono anche il primo a rendersi conto che Metal Gear Solid era un titolo che già quando uscì a suo tempo nel 1998 era un titolo avanti anni luce rispetto alla media dei titoli di quegli anni ed è quindi diciamo normale che tutt’oggi risulti giocabilissimo pur essendo un titolo che ha tanti anni sulle spalle, ma la maggior parte dei giochi no. Non c’è nessuna vergogna ad ammettere che i videogiochi invecchiano (sarebbe strano il contrario), ed ecco che quando si va a voler riproporre un gioco oggi l’industria deve fare una valutazione e chiedersi: ma questo titolo, se riproposto oggi potrebbe avere successo, potrebbe andare bene o necessità di una svecchiata?
  3. Il retrogaming è complesso. Il retro gaming è un’attività che oggi si sposa poco con l’utente medio, il quale semplicemente vuole giocare con sempre meno problemi e difficoltà. Nonostante infatti la discussione sulla retro compatibilità sia diventata centrale anche all’interno della sfida fra i publisher, rimane comunque molto difficoltoso, per un giocatore, riuscire ad avere su una singola console, o su un Computer, la possibilità di giocare a tutti i titoli che gli vorrebbe. Per fare qualche esempio ancora ad oggi un gioco importantissimo come Metal Gear Solid 4 è limitato a poter essere giocato solamente sulla PlayStation 3, così come invece non è possibile, pur avendo la Nintendo switch, accedere a tutti i titoli della saga di Super Mario, di Zelda, di Metroid (a meno che Nintendo non faccia delle remastered estremamente pigre). A causa di questa grossa difficoltà e della difficoltà anche economica di riuscire ad eseguire del buon retro gaming, molti video giocatori tendono ad apprezzare di più il fatto che una software house presenti delle rivisitazioni di capolavori del passato, soprattutto se dietro c’è un lavoro di fino come nel caso dei Remake.
Una landa desolata, colossi alti come montagne. Finalmente Shadow of The Colossus ha una veste grafica degna di tanta spettacolarità!

E quindi sommando tutte queste motivazioni possiamo dare una risposta definitiva. Il fenomeno dei remake non è un segnale di mancanza di originalità e non è una cosa negativa per l’industria dei videogiochi; è semplicemente una comprensibile e sensata mossa commerciale da parte degli sviluppatori per far conoscere vecchie glorie del passato e soprattutto per poter anche giustamente utilizzare la fama di questi titoli ed un nuovo bacino d’utenza per poter fare dei soldi anche più semplici per poter poi finanziare e alimentare giochi sempre più grandi e innovativi.

Contemporaneamente poi in certi casi la riproposizione di vecchie glorie del passato serve anche ai publisher per tastare il terreno e comprendere la risposta del pubblico difronte ad un eventuale nuovo gioco. Come nel caso del buon vecchio Crash Bandicoot, riproposto prima con un remake e poi, grazie al successo riscosso da questo remake, protagonista di un nuovo titolo. Ci sarà sempre chi sarà scontento di queste operazioni commerciali ma ci saranno sempre anche quei prodotti che riusciranno a rendere felici milioni di giocatori e che quindi ci permettono di affermare con grande sincerità che No, i Remake non hanno saturato l’industria, e in certi casi meno male che ci sono, perché così permettono sempre più giocatori di entrare in questo magico mondo fatto di passioni e storie indimenticabili.

E voi? Siete dei fan di queste operazioni di remake oppure invece preferiresti che le major dessero più attenzione a quelle che sono nuovi prodotti e prodotti totalmente originali fatecelo sapere qui sotto nei commenti!

Star Wars Hunters: un nuovo trailer per l’atteso action competitivo da Lucasfilm Games e Zynga

Zynga e Lucasfilm Games presentano, con un nuovo trailer cinematografico, l’attesissimo titolo action competitivo Star Wars Hunters, in uscita nel 2022 su Nintendo Switch e dispositivi mobile. Il trailer ci dà un approfondimento su luoghi e personaggi, immergendoci nella familiare galassia lontana lontana.

Ambientato dopo la caduta dell’Impero Galattico, Star Wars: Hunterscollegherà i giocatori in tempo reale per combattere in ambientazioni ispirate dagli iconici setting di Star Wars. I giocatori potranno scegliere tra un cast di nuovi personaggi unici e peculiari, tra i quali gli audaci bounty hunters, eroi della Ribellione e Assaltatori imperiali, in un gioco d’azione che immerge i partecipanti in un conflitto di Star Wars frenetico e dinamico.

Oggi mostriamo nel dettaglio l’Arena, uno stadio competitivo e spettacolare che attrae Hunters in cerca di gloria da ogni angolo della galassia”, commenta Bernard Kim, presidente di Zynga. “Offrendo un breve assaggio dell’azione di squadra, il trailer mostra solo alcuni dei personaggi ispirati al mondo di Star Wars che i fan incontreranno in Star Wars: Hunters. I nostri team NaturalMotion e Boss Alien sono entusiasti di poter mostrare questi dettagli e non vedono l’ora di assistere al passaggio da ‘spettatori’ a ‘Hunters’ dei giocaori”.

Ricordiamo che Star Wars: Hunters in versione mobile sarà scaricabile gratuitamente su App Store e Google Play. Star Wars: Hunters non richiede un abbonamento online a Nintendo Switch per essere scaricato e per poter giocare, in uscita nel 2022.

Pronti ad entrare nell’arena e a sfidare i vostri amici? Fatecelo sapere nei commenti!

MEMORY CARD Summer Edition: Ecco 3 titoli su Nintendo Switch per passare l’estate!

L’arrivo dell’estate è sempre attesissimo: finalmente ci si concede delle beate vacanze, a base di sole, spensieratezza e divertimento. Si abbandona le città, ci si gode le vacanze, che sia in montagna o al mare, che sia nel posto di sempre o in una nuova località. Si lasciano le proprie console, la propria postazione di gioco e si concede anche alle nostre compagne di ore di divertimento un po’ di meritato riposo. Se però non volete abbandonare la vostra passione, che di certo mai va in vacanza, la soluzione è rappresentata da due mondi diversi: console portatili, o videogiochi mobile, spesso su smartphone e compagnia. Oggi, ci concentretemo sulla console portatile per eccellenza: Nintendo Switch.

L’ibrida di casa Nintendo ha riscosso un successo entusiasmante, grazie al suo binomio collaudato di titoli esclusivi di altissima qualità, e una attività di porting di titoli di terze parti sempre riuscita e – a tratti – miracolosa. Nella sua modalità portatile, tutti i titoli presenti nella enorme libreria della console saranno giocabili, e quindi cosa c’è di meglio di portarsi dietro il divertimento, ovunque si vada? Ecco a voi quindi una lista veloce di 3 titoli da non perdere, per passare un’estate all’insegna del videogioco!

  1. Donkey Kong Country: Tropical Freeze.
I 4 Kong, protagonisti dell’avventura

Niente di Meglio di una brezza tropicale per raffrescarsi durante le calde ed afose giornate estive! Donkey Kong Country: Tropical Freeze è il sequel del meraviglioso capitolo Returns, uscito per Wii, che ne riporta tutti gli elementi positivi, con qualche aggiunta davvero gradita. Il titolo, un platform 2D, ci permetterà di esplorare 6 isole dell’arcipelago di casa Kong, accompagnati dalla famiglia di scimmie più famose del panorama videoludico. Oltre a Donkey e a Diddy Kong, avremo a nostra disposizione anche Cranky Kong, che ci permetterà di rimbalzare con il suo bastone, e Dixie Kong, che grazie alla sua chioma ci permetterà di saltare più in alto. Con un level design ispiratissimo, livelli coloratissimi e complessi, uniti ad una colonna sonora che canticchierete per giorni, il titolo è un vero spasso. Pieno di segreti e scorciatoie, livelli segreti e contenuti aggiuntivi realizzati appositamente per questa riedizione per Nintendo Switch. È presente infatti una modalità Funky, con protagonista Funky Kong, che permetterà anche ai giocatori meno avvezzi ai platform, di divertirsi in mezzo agli intricati livelli del titolo. E con la possibilità di affrontare tutti i livelli insieme ad un amico, non vi resta altro da fare che saltare nella giungla: l’avventura vi aspetta!

  • Monster Hunter Rise
Giganteschi mostri e paesaggi incantati: cosa aspettate?

L’estate è un periodo ideale per coltivare nuove passioni: cucinare manicaretti, esplorare nuovi posti, e soprattutto, cacciare mostri grossi come palazzi. Niente di meglio, no? Monster Hunter Rise, l’ultimo capitolo della omonima saga di casa Capcom, è uscito a Marzo, ed ha riscosso un successo gigantesco, in esclusiva temporale per Nintendo Switch. Quale occasione migliore di prendere in mano una saga così famosa, proprio ora che è disponibile con la comodità della portatilità della console Nintendo? Il titolo ha affinato ancora di più le difficoltà per i nuovi giocatori, grazie a tutorial più intuitivi e possibilità di allenamento più frequenti, allargando così ulteriormente l’accessibilità del titolo. Il gioco vi rapirà per giorni, grazie al combat system entusiasmante, agli ambienti magici e pieni di segreti, e soprattutto grazie ai suoi mostri, meravigliosi avversari, da conoscere, studiare ed affrontare in un turbinio di colpi, salti e combattimenti mozzafiato. Partendo dalla base ereditata da World infatti, Rise inserisce tantissime novità, che lo hanno reso in breve tempo uno dei capitoli migliori della saga, e con aggiornamenti costanti e gratuiti, non si può davvero rinunciare a questo capolavoro. Allora coraggio: imbracciate le armi, si parte per il viaggio della vostra estate!

  • Into the Breach
Viaggi nel tempo, scontri fra kaiju e Mech: una ricetta perfetta!

L’estate è anche un periodo di scoperta, di novità, il momento ideale per rivolgersi a ciò che prima non avevamo mai toccato. Dal panorama degli Indie games allora, ecco un titolo che è destinato a conquistarvi. Into the Breach è uno strategico realizzato con uno stile grafico in pixel-art favoloso. La trama del gioco è affascinante: nei panni dei “Nomadi della faglia” dovrete viaggiare da una linea temporale all’altra per cercare di salvare la terra dall’invasione dei Vek, dei giganteschi insetti che minacciano la nostra specie. E come, direte voi? Beh, ma ovviamente con degli enormi Mech! Ogni mossa di Into the Breach dona una soddisfazione impareggiabile, perché si ha costantemente la sensazione di essere ricompensati per il nostro ingegno, la nostra attenzione, la nostra capacità di osservare, prevedere e contrattaccare. Nulla è lasciato al caso, ed ogni azione è perfettamente prevedibile e comprensibile. Il gioco ha una longevità invidiabile, e tantissimi sono i mech a nostra disposizione, potenziabili, modificabili grazie ad abilità specifiche o a piloti specializzati. Rimarrete incollati per giorni, fra campi di battaglia, civili da salvare e nemici da polverizzare. Insomma, Into the Breach è il classico gioco “easy to play, hard to master”, e vi renderà dipendenti dopo pochissimi minuti. Quale miglior momento per salvare il mondo, di una soleggiata estate?

E voi? Giocherete anche questa estate? Con quale piattaforma? Fatecelo sapere nei commenti!

Deathloop e non solo: uno sguardo approfondito all’ultimo State of Play.

Annnunciato ed atteso, lo State of Play dell’8 luglio aveva fatto scendere notevolmente le aspettative della fanbase di Sony; la casa nipponica infatti aveva annunciato che avrebbe mostrato Deathloop, altri titoli di terze parti, ma non avrebbe mostrato nessuno dei titoli esclusivi attesi (God of War, Horizon, Gran Turismo…). Quella che però abbiamo visto, è stata una conferenza molto interessante, composta da titoli Indie molto ispirati, e da titoli tripla A che sicuramente hanno attirato una grande attenzione mediatica. Ecco cosa ci ha colpito della presentazione di casa Playstation.

  • Moss Book II : seguito dell’apprezzato titolo VR uscito per la periferica di casa Playstation, il seguito di Moss di è mostrato in ottima salute, artisticamente affascinante e pronto per coinvolgere ancora una volta i giocatori di tutto il mondo nel suo intrigante universo fantasy, fatto di azione ed enigmi.
  • Tribes of Midgard : il fascino del mondo vichingo e della mitologia norrena, e Tribes of Midgard (già mostrato recentemente) torna a farsi vedere in splendida forma. Questo survival ha mostrato alcune specifiche, come la possibilità di scelta delle classi, scene di gameplay frenetico e l’annuncio della prima stagione, chiamata “The Wolf Saga”. L’uscita, lo ricordiamo, è prevista per il 27 luglio.
  • Fist & Sifu: Due titoli indie molto attesi, due esperienze affascinanti e intriganti. Fist, il metroidvania con protagonista un coniglio armato di braccio bionico, si è mostrato in grande forma, frenetico e veloce da giocare, pieno di azione e con una visuale 2D molto ispirata. In uscita il 7 settembre.

Per quanto riguarda invece Sifu, il gioco di combattimento del talentuosissimo team che ci ha già regalato lo splendido Absolver, dovremo ancora attendere molto, poichè non lo potremo giocare prima del 2022, ma le premesse sembrano molto intriganti, per un titolo che sembra voler omaggiare i classici picchiaduro a scorrimento degli anni 90′, unendoli però ad uno stile tutto proprio.

  • Jet the Far Shore : grande spazio è stato dato a Jet the Far Shore, già mostrato un anno fa in occasione della presentazione di PS5. Questo titolo, magnifico dal punto di vista artistico, ci metterà nei panni di esploratori spaziali, incaricati di arrivare sempre più lontano, in una missione di esplorazione che ci vedrà solcare i cieli, i mari e le terre di questi mondi alieni, da soli o in compagnia. Il movimento sarà al centro di questa epopea spaziale, che promette di stupire tutti i giocatori. In uscita nel corso dell’anno.
  • Lost Judgement : il seguito della nuova saga dagli autori di Yakuza si è mostrato in un lungo trailer che ci ha mostrato i suoi combattimenti frenetici (legati ai titoli passati del franchise e non al sistema a turni di Like a Dragon), le ambientazioni cittadine, un livello tecnico impressionante e un po’ di sana follia, attraverso dei minigiochi e delle scene davvero surreali. Tutto in perfetta salsa Ryu Ga Gotoku Studio! In uscita il 24 settembre
  • Death Stranding Director’s Cut : il maestro Kojima ci aveva detto che il full reveal della nuova versione della sua opera era in arrivo, ed infatti finalmente abbiamo compreso cosa ci aspetterà in questa nuova versione di Death Stranding. Un sistema di combattimento migliorato ed ampliato, nuove armi, nuovi strumenti che ci aiuteranno nelle consegne (fra cui una meravigliosa catapulta), gare automobilistiche (sponsorizzate dalla Fragile!), un poligono di tiro, nuovi scontri, nuovi nemici e soprattutto nuove missioni principali, il tutto ovviamente rimasterizzato per la nuova console Sony. Pronti a collegare nuovamente la popolazione? Il viaggio comincia (o ri-comincia!) il 24 settembre.
  • Deathloop : la ciliegina sulla torta, 9 minuti di gameplay dell’attesissimo titolo di Arkane Studios, in esclusiva (temporale, per 1 anno) PS5. Più vediamo questo titolo, e più abbiamo voglia di giocarci: unendo poteri ispirati da Dishonored, il meraviglioso ed intricato level design tipico dei titoli di Arkane, missioni di assassinio affrontabile in tantissimi modi differenti (in modo simile ad Hitman), un gunplay solido ed ispirato e una chiave artistica ispiratissima, Deathloop mi convince sempre di più. A tutto questo va poi aggiunto lo “scheletro” da Rougelite, dove ad ogni morte bisognerà ricominciare da capo, portandoci però dietro le conoscenze acquisite, potenziamenti e tante altre novità. E con un’assassina sempre alle costole, e tantissime variabili di fronte a noi, ogni tentativo promette di essere differente dal precedente! Insomma, non vediamo l’ora di mettere le mani sopra a questa ultima fatica di Arkane, ma per fortuna non dovremo aspettare ancora tanto: la data di uscita è fissata per il 14 settembre.

Nel corso dell’evento, sono stati anche annunciati:

  • Arcadegeddon: una nuova IP multiplayer dagli autori di Friday the 13th, già disponibile in accesso anticipato.
  • Hunters Arena Legends: già disponibile su PC, i ragazzi di Mantisco ci hanno spiegato le meccaniche pricnipali del titolo di prossima uscita anche sulle console Sony
  • Demon Slayer The Hinokami Chronicles: ispirato ad uno dei manga più famosi, approda nel mondo videoludico la famosa saga, ora vivibile nelle nostre mani. Uscita fissata il 15 ottobre.

Avete apprezzato l’evento di Sony? Speravate in qualche altro annuncio, o siete rimasti soddisfatti di ciò che è stato mostrato? Fatecelo sapere nei commenti!

The Legend of Zelda: nuove notizie dall’ultimo Nintendo Direct

L’attesa verso un nuovo prodotto legato al franchise di The Legend of Zelda è spasmodico, oramai da tempo. E nel corso della conferenza odierna, Nintendo ha cominciato a dare qualche risposta agli ansiosi fan, ahimè però col contagocce. Partendo dall’annuncio della data di uscita della prima espansione di Hyrule Warriors, intitolato “Il Battito Ancestrale”, in uscita il 18 giugno, con la conferma dell’uscita del secondo pack di espansione previsto per Novembre. A seguire, nuovi stralci di gameplay dell’attesa remastered di Skyward Sword, in uscita il 16 di Luglio.

A seguire, viene annunciato un nuovo Game & Watch commemorativo a tema The Legend of Zelda, contenente 3 titoli classici della serie: il primo capitolo, The Adventure of Link e Link’s Awakening, oltre ad una versione speciale di Vermin. Infine, l’annuncio più atteso: il sequel di Breath of the Wild, che però ha concesso a malapena un assaggio di ciò che ci aspetta. Finalmente abbiamo visto del vero gameplay del gioco, con alcune delle novità presenti. La verticalità del titolo sarà aumentata vertiginosamente, con interi pezzi della mappa di gioco letteralmente sollevati nel cielo di Hyrule. Abbiamo potuto vedere paesaggi familiari, i nemici di sempre e alcuni spettacolari frammenti di gioco, ma dalla durata decisamente breve. Infine una prima, generica ed ipotetica finestra di lancio, prevista per il prossimo anno, pur rimanendo tutt’ora senza un titolo ufficiale.

Tante notizie, di cui però poche realmente importanti, per una conferenza che ha lasciato l’amaro in bocca, non solo per le avventure di Link e compagni.

Ubisoft annuncia: il nuovo capitolo di Rainbow Six sarà mostrato allo Ubisoft Forward del 12 Giugno!

Annunciato inizialmente con il titolo Rainbow Six Quarantine, l’attesissimo seguito del gioco di Ubisoft targato 2015 sta per mostrarsi nuovamente. Dopo un primo annuncio all’E3 del 2019, le informazioni sul nuovo capitolo della saga FPS di Ubisoft si erano diradate, nonostante le molte conferme sullo sviluppo in corso. Ebbene, come già ipotizzato nei giorni scorsi, adesso la conferma arriva direttamente dagli sviluppatori: il gioco cambia titolo, diventando Rainbow Six Extraction, e non solo. È confermata, infatti, la sua presenza all’imminente Ubisoft Forward del 12 Giugno (ore 21:00 italiane), dove sarà affiancato, con ogni probabilità, dal recentemente annunciato Far Cry 6, e da altre inaspettate novità. Lo show preparato da Ubisoft è molto atteso, e questo annuncio non fa altro che far crescere l’attesa, per tutti i milioni di appassionati di Rainbow Six, che non vedono l’ora di scoprire cosa attende tutti loro.

Di seguito, il teaser trailer di annuncio.

Qua potete trovare il messaggio del team di sviluppo, rivolto a tutti i giocatori. Ansiosi di saperne di più? E allora non perdetevi lo spettacolo fissato per sabato 12 giugno!

Memory Card – Super Mario Saga: La normalità dell’essere Super.

Benvenuti a MemoryCard! Per dare il via a questa rubrica mi sembra doveroso celebrare la saga con la s maiuscola, che festeggia proprio in questi mesi il suo 35º anniversario. Come avrete intuito dal titolo, oggi parleremo dell’icona videoludica per eccellenza, dell’idraulico più famoso del mondo, del simbolo di Nintendo per eccellenza: oggi signori, parliamo di Super Mario.

  • Origini

Siamo nel 1981. Ronald Regan è il nuovo presidente degli USA dopo Jimmy Carter, muore Bob Marley, Muhamad Alì si ritira dal pugilato e in Italia Papa Giovanni Paolo II viene colpito con due colpi di arma da fuoco. In questo primo anno di quelli che saranno i magici anni 80, dobbiamo dirigerci in Giappone, nella sede della nota Nintendo. Si stava creando un nuovo cabinato da sala giochi, uno che potesse rispondere al successo strabordante di Pacman, e per creare un titolo così importante viene incaricato un certo Shigeru Myamoto, un giovane e rampante sviluppatore che iniziò a ragionare per creare un titolo, incentrato però sui personaggi di Braccio di ferro; il nostro muscoloso eroe avrebbe dovuto salvare la cara Olivia dalle grinfie del perfido Bruto. Non riuscendo però ad acquisirne i diritti, Myamoto dovette creare in autonomia, e accanto allo scimmione Donkey Kong, e alla povera Pauline da salvare, vide i natali la prima incarnazione del nostro eroe, denominato semplicemente “Jumpman”.

Nelle prime fasi di Donkey Kong, l’obiettivo del gioco era fuggire da un labirinto, mentre Mario non aveva la capacità di saltare. Tuttavia, Miyamoto introdusse presto le capacità di salto per il personaggio del giocatore, ragionando che ” se tu avessi un barile che rotola verso di te, cosa faresti?”.

Il titolo ebbe un enorme successo: l’idea di dover saltare per superare i barili, acquisendo nel tempo power-up che permettevano di rispondere ad essi, portava i giocatori a compiere tante micro-decisioni una dietro l’altra, sviluppando sempre una strategia diversa e continuamente differente, cercando di raggiungere il sogghignante scimmione. Dal titolo nacquero anche dei seguiti, in cui dovevamo salvare Donkey kong, proprio dal malefico Jumpman (unico titolo in cui mario avrebbe svolto il ruolo dell’antagonista), impersonando il figlio dello scimmione, Donkey Kong Jr., e uno spin-off, che avrebbe visto ancora una volta il nostro Mario protagonista: Mario Bros.

A dirla tutta, è proprio a Mario Bros. che dobbiamo alcuni elementi oramai canonici del nostro idraulico. Innanzitutto il suo nome: in Giappone il personaggio era conosciuto come  Mr. Video, ma durante la localizzazione statunitense di  Donkey Kong il fondatore della Nintendo of America, Minoru Arakawa decise di chiamarlo Mario per via  della somiglianza (nonché come ringraziamento simbolico) a Mario Segale (1934-2018), proprietario del primo stabilimento Nintendo negli Stati Uniti, in cui negli anni 80’  si trovava la sede.
Secondo lo stesso racconto di Miyamoto, la professione di Mario è stata scelta per adattarsi al design del gioco: poiché Donkey Kong si svolge in un cantiere edile, Mario è stato trasformato in un carpentiere; e quando è apparso di nuovo in Mario Bros., è stato deciso che avrebbe dovuto essere un idraulico, perché gran parte del gioco è ambientato in ambienti sotterranei. In mezzo a tubi, ed oscure fogne, vide anche la nascita il fratello di Mario, Luigi, che si differenziava dal fratello per i colori dell’uniforme: Verde quella del fratello, rossa quella di Mario. Il design dei personaggi di Mario, in particolare il suo grande naso, attinge a influenze occidentali; una volta diventato idraulico, Miyamoto ha deciso di “ambientarlo a New York” e renderlo italiano, sottolineando questa sua nazionalità con i suoi portentosi baffi. In queste oscure fogne i nostri eroici stereotipi viventi avrebbero dovuto affrontare i temibili Koopa, ossia tartarughe con le spine sulla corazza, da ribaltare e schiacciare a suon di salti.

Anche questo titolo fu un successo enorme, che andò saldamente a piazzare i due fratelli nell’immaginario collettivo. Ma Mario, per diventare Super, avrebbe dovuto aspettare l’arrivo di una console leggendaria, capace di creare il concetto moderno di “console casalinga”: il Nintendo Enterntaiment System.

  • Super Mario Bros.

È il 1985, e Nintendo è in pieno fermento. L’azieda era infatti in procinto di commercializzare la prorpia rivoluzionaria console anche in America, con un nome tutto nuovo: NES. La console aveva rivoluzionato il concetto di home entertainment, grazie al suo controller di gioco, con la croce direzionale e i tasti, abbandonando il concetto di tastiera utilizzato fino a quel momento, e introducendo il moderno metodo di lavoro di concedere alle software house di terze parti di sviluppare i giochi sulla propria console, accanto ai titoli prodotti direttamente da Nintendo stessa. La console uscita due anni prima in Giappone col nome di Famicon, per l’uscita in America, oltre al già citato nuovo nome, sarebbe stata accompagnata dalla leggendaria pistola zapper e da un titolo che sarebbe diventato immortale: Super Mario bros.

Sigeru Miyamoto e Takashi Tezuka cominciarono a lavorare al progetto subito dopo l’uscita di Mario Bros, in contemporanea ad un altro titolo che sarebbe divenuto altrettanto famoso: The Legend of Zelda. I due sviluppatori inizialmente erano partiti da un concetto molto diffuso all’epoca, ossia un personaggio che si poteva muovere per tutto lo schermo in ambienti bidimensionali: una telecamera fissa che riprendeva tutto l’ambiente attraverso cui il personaggio poteva muoversi. Solamente nel corso dello sviluppo l’idea fu accantonata e si decise di recarsi in un ambiente si bidimensionale, ma in cui il personaggio si muoveva da sinistra verso destra e la telecamera seguiva ne seguiva i movimenti in un livello che si sviluppava oltre ai limiti dello schermo e che doveva essere attraversato cercando di non perire a fronte dei numerosi avversari che gli sviluppatori ci avrebbero messo di fronte, agli ostacoli e alle trappole presenti in ogni livello.

Il protagonista del gioco divenne Mario grazia l’enorme quantità di titoli venduti e alla sua sempre crescente popolarità, e fu introdotta la sua nemesi: Bowser, che rapendo la povera Principessa Peach, avrebbe costretto il nostro eroe a saltare di mondo in mondo alla ricerca della sua cara principessa. Il buon Bowser inizialmente doveva pure essere un bue, salvo poi tramutarsi nella enorme tartaruga che conosciamo oggi su suggerimento di Tezuka. Lo sviluppo di Super Mario Bros. è un primo esempio di specializzazione nel settore dei videogiochi, reso possibile e necessario dall’hardware arcade di Famicom. Miyamoto ha progettato il mondo di gioco e ha guidato un team di sette programmatori e artisti che hanno trasformato le sue idee in codice, sprite, musica ed effetti sonori. Gli sviluppatori di precedenti giochi di successo si sono uniti al team, importando molte tecniche di programmazione speciali, caratteristiche e perfezionamenti del design come questi: “pendii, ascensori, nastri trasportatori e scale di Donkey Kong; corde, tronchi e molle di Donkey Kong Jr. Attacchi nemici di Mario Bros., movimento nemico, piattaforme congelate e blocchi POW “.

 

Il team ha basato il level design su un piccolo Mario, con l’intenzione di aumentare le sue dimensioni in seguito nella versione finale, ma ha deciso che sarebbe stato divertente lasciare che Mario cambiasse le sue dimensioni tramite un power-up. Da qui l’aggiunta del nomignolo “Super” prima del titolo.

Mario poi non attraversava oscure fogne, ma mondi pieni di vita e colori, illuminati da un caldo cielo azzurro, nelle oscure caverne, dentro fortezze con la lava, nuotando nel mare! Mario balzava, nuotava e schiacciava Goomba e Koopa, in un tripudio di musica e effetti speciali. Pensiamo al primo livello, alla prima immagine, a quella schermata che almeno tutti hanno visto una volta nella loro vita da videogiocatori. Quella musica! Koji Kondo, maestro indiscusso, ha creato alcuni dei brani più memorabili della storia dei videogiochi, e proprio dal tema del primo livello di Super Mario Bros, ha cominciato a introdurre nella mente dei videogiocatori di tutto il mondo l’amore per questa saga. Chiunque la riconosce, chiunque ne conosce il ritornello.

Il primo livello poi è un capolavoro di game design: privo di qualsivoglia tutorial, il gioco ci lancia subito nell’azione, ma inconsciamente fa capire al giocatore tutto ciò che deve fare già dai suoi primi secondi di gioco. La schermata apparentemente è fissa, ma muoversi verso destra fa muovere la telecamera, che ci segue, e quindi inconsciamente comprendiamo che dobbiamo andare in quella direzione; uno strano oggetto minaccioso ci viene dietro, se ci tocca muoriamo, ma provando a saltare (schiacciando i tasti del NES pad in preda al panico) lo schiacciamo, e otteniamo punti; I cubi col pnto interrogativo ci attirano subito, ed il fungo che ne esce è difficilmente evitabile, assumendolo capiamo che è un bonus che ci rende più forti, e così via, in un tripudio di colori, azione e meraviglia.

Il titolo, inutile dirlo, fu un successo epocale, merito delle sue 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo, che portò il gioco a diventare una vera e propria icona del tempo. Le avventure del primo gioco di mario nel corso degli anni verranno riproposte in svariati remake e collection varie, dai vari Super Mario All Stars fino ai Super Mario Advance. Il gioco ovviamente diede vita ad un sequel, che però fu oggetto di una storia divertente.

Super Mario Bros. 2 infatti non è un solo gioco, ma due versioni differenti. Il vero sequel del titolo infatti non uscì in occidente, perché fu reputato troppo difficile per noi occidentali chiaramente incapaci, ma uscì solo in Giappone. E nel rsto del mondo? Uscì si un gioco chiamato Super Mario Bros. 2, ma che era in realtà una raffazzonata copia di un altro gioco famosissimo in Giappone, ossia Doki Doki Panic. Super Mario Bros. 2 arriverà infine anche in occidente, col nome (per nulla paraculo) di Super Mario Bros: The Lost Levels.

Ma senza alcun dubbio, il titolo migliore di questa prima generazione di Mario è il terzo, trionfale capitolo, l’ultimo sul NES.

  • Super Mario Bros. 3

Super Mario Bros. 2 infatti nacque infatti sulla scia del grande successo del primo capitolo, e fu prevalentemente composto da livelli tagliati dal primo capitolo, risultando come una sottospecie di “Super Mario Bros. 2.0”, con livelli diversi, più complicati del primo, ma privo di rilevanti novità. Invece, Super Mario Bros. 3 nacque proprio come un seguito in piena regola: Bowser, pieno di rabbia e risentimento, ordina ai Bowserotti di invadere i regni del Mondo di funghi (di cui nel primo e secondo gioco avevamo attraversato solo un regno) e causare caos e distruzione, costringendo Mario e Luigi ad intraprendere una nuova avventura per sconfiggere il vendicativo carapace.

Oltre a riportare tutte le caratteristiche di gameplay dei primi due titoli, il gioco presente nuove caratteristiche che diventeranno stabili della serie – come la possibilità di scivolare sulle discese, o di usare i gusci dei Koopa lanciandoli contro i nostri avversari – e nuovi power-up, trae cui l’indimenticabile l’abito Tanooki, che permette a Mario di volare se acquista abbastanza velocità, talmente centrale come novità da essere bello spiattellato sulla copertina del gioco. Con una difficoltà bilanciata e sempre crescente, il titolo inizialmente attirava tutti, per poi aumentare gradualmente di complessità, favorendo una sfida sempre equa e stuzzicando sempre i giocatori a far meglio.

Il gioco è diviso in otto mondi che contengono diversi livelli ciascuno, ed ognuno di questi mondi presenta caratteristiche peculiari: il secondo, per esempio, è ambientato in una landa desertica, mentre il quarto («Grande Isola») è popolato da gigantesche creature; proprio il tipo di mondo in cui ci troviamo comporterà sia la direzione artistica dei livelli, garantendo una diversità degli ambienti molto più ampia dei primi capitoli, e nemici che si adatteranno al loro luogo di residenza; corsi d’acqua abitati dai pesci Smack comporranno il mondo acquatico, mentre nella zona desertica la faranno da padrone sabbie mobili e le vampaserpi.

Mentre però nei primi due titoli i livelli si susseguivano senza possibilità di scelta, in questo terzo capitolo viene introdotta la mappa di gioco, in cui il giocatore può scegliere il livello da affrontare sul percorso, costituito da un vasto reticolato di strade. Queste ultime collegano infatti i diversi livelli fra di loro, offrendo molteplici percorsi;  durante l’esplorazione della mappa è possibile imbattersi in massi e cancelli che ostacolano il percorso e che possono essere eliminati superando particolari livelli o con un apposito oggetto, ci sono sentieri nascosti da disvelare, intere sezioni facoltative che potremo raggiungere solo grazie alla nostra volontà di esplorare; insomma, la mappa diventa parte integrante del gameplay. Infatti su di essa sono anche presenti sia minigiochi in cui è possibile ottenere vite extra e potenziamenti, a cui potremo accedere prima di incominciare i livelli, in un menù apposito, sia dei mini-boss, nemici che si muovono sulla mappa del mondo e che se Mario incontra sarà costretto ad affrontare in un livello apposito.

Super Mario Bros. 3 risultò un vero e proprio capolavoro, la concretizzazione di un progetto cominciato ben prima, che con questo titolo fu portato all’ennesima potenza. Tutto il mondo di Mario prendeva vita letteralmente di fronte a milioni di giocatori ammaliati, mentre Mario e Luigi esploravano in lungo e in largo il coloratissimo mondo dei funghi. Qualcuno direbbe che mai si sarebbe potuto fare meglio di così. Come riuscire a battere un titolo così rifinito, così colorato, così profondo, capace di vendere – come stabilito dal Guinnes World Record nel 2008 – 18 milioni di copie, per un guadagno totale stimato di 1.7 miliardi di dollari? Come superare quella leggendaria colonna sonora, capace di aggiudicarsi ben 11 dischi di platino? Semplice, facendo meglio!

  • Super Mario World… letteralmente!

L’infinito successo della prima trilogia di Super Mario portò Nintendo a investire profondamente nel personaggio, come mai fatto prima, dando grande profondità al personaggio e a tutto il suo mondo. Mario cominciò ad apparire ovunque, anche in prodotti a lui legati in maniera totalmente assurda. Ecco quindi che, negli anni 90, Mario si sdoppia, approdando prima sulla nuovissima console portatile della cara mamma Nintendo, il GameBoy, con “Super Mario Land”, mentre sulla potentissima Super Nintendo (o SNES, per i più ficosi), Super Mario World, dove Luigi e Mario esploravano la coloratissima Dinosaur Land, una nuova terra, dove la povera Peach verrà rapita e dove i nostri baffuti eroi incontreranno la fauna locale, composta dagli Yoshi, simpaticissimi draghetti coloratissimi che aiuteranno i nostri eroi a salvare la cara principessa. Un’avventura che portava il franchise di Mario al livello successivo, sfruttando pienamente la potenza dello SNES.

In questi anni, tantissimi franchise partirono, legati sempre all’universo di Mario, portati avanti da personaggi che sono apparsi nelle avventure dell’idraulico e che si sono presi la scena in una serie totalmente autonoma.

Partendo dallo stesso Yoshi, protagonista effettivo del sequel di Super Mario World, dove un piccolo Baby Mario, in groppa a Yoshi avrebbe dovuto recuperare suo fratello e tornare dai loro genitori, in un fiabesco prequel di tutta la saga. E poi Donkey Kong che, abbandonati i panni dell’antagonista, divenne protagonista della serie Donkey Kong Country, con suo figlio Donkey Kong Jr. e tutta la simpatica combriccola di scimmioni, mentre dal sequel di Super Mario Land prese il via il franchise di Wario, antitesi dell’eroe perfettino per eccellenza: Wario era scorretto, cattivo e caciarone, al salto elegante preferiva una sana dose di forza bruta, e da antagonista del secondo capitolo per GameBoy, divenne protagonista di una sua personale serie. Lo stesso Luigi divenne protagonista di una serie autonoma, i meravigliosi Luigi’s Mansion, dove il nostro pauroso idraulico dovrà salvare suo fratello dai temibili Boo, i fantasmi già presenti nella serie principale.

Per non parlare di tutti i titoli sviluppati dove Mario diventava protagonista di un tipo di gioco totalmente diverso! Mario RPG, in perfetto stile Final Fantasy, con scontri a turni e statistiche da potenziare, che oggi prosegue con i franchise di Paper Mario e di Mario & Luigi. Oppure Doctor Mario, recentemente protagonista su dispositivi mobile, dei puzzle game dove dovremo accoppiare…pasticche? Per non citare i giochi sportivi: Mario Golf, Mario Soccer, Mario Tennis, arrivando infine ai due franchise extra-mario più noti, che difatto son diventate saghe autonome: Mario Party ed ovviamente il famosissimo franchise di Mario Kart, quasi più celebre della serie principale!

In mezzo a questi titoli con schiaffato davanti il nome di Mario ovviamente non c’era sempre qualità ispiratissima, ma questo servì a diffondere a macchia d’olio il nome di Mario e di tutta la sua combriccola, dagli antagonisti fino agli strumenti sempre presenti, che sono diventati icone pop, veri e propri simboli di cultura, basta pensare al fiore di fuoco o ai funghi. A questo scopo Nintendo ha spesso offerto riedizioni dei giochi precedenti, portati o sulle nuove console come collection, o trasposti in versione portatile, fino a veri e propri remake: non importa su che piattaforma abbiate conosciuto Mario, ci sono altissime probabilità che su di essa possiate recuperarvi tantissimi capitoli del franchise. Insomma, Mario si è diffuso ovunque, e in ogni media, diventando non solo il volto di Nintendo, ma di tutti il mondo videoludico. Un’ascesa inarrestabile, che però non è stata priva di rivali.

  • Super Mario 64: la rivoluzione

Tagliamo corto, Mario ha avuto un solo vero rivale, capace di gareggiare e, in certi momenti, di sorpassarlo, e questo avversario temibile era il volto di SEGA, il porcospino blu dalla velocità supersonica: Sonic. Veloce, agile e dannatamente stiloso, Sonic faceva tutto ciò che il panciuto idraulico non avrebbe mai potuto fare; Sonic era dinamismo, era velocità, era level design ispiratissimo, ed era decisamente più cool ed aggressivo, un porcospino blu velocissimo che ben si sposava con i tamarrissimi anni 90’. Mario dovette faticare parecchio, ma ancora una volta Nintendo saltò più lontano di tutti, lasciando al malcapitato porcospino solo le briciole.

Nel 1995 infatti, Nintendo si apprestava a presentare al pubblico la sua nuova fiammante console, il Nintendo 64. Voluta e ricercata, fu casa di alcuni fra i titoli più famosi della storia, come Goldeneye e Ocarina of Time. La console è passata alla storia più per i titoli che ospitò, che per la stessa, e a fare da apripista a questi capolavori, ci fu ancora una volta Mario. Si perché il Nintendo 64 non è passato alla storia come la miglior console mai realizzata, anzi. Ma Super Mario 64, oh beh, quella è un’altra storia.

Come Super Mario Bros. 10 anni prima, quando si parla di Super Mario 64 non si parla semplicemente di un capolavoro, un titolo che rientra saldamente nelle prime 10 posizioni tra i videogiochi all-time della storia, ma si parla di un vero e proprio punto di svolta.  Malgrado numerosi tentativi solo parzialmente riusciti di trasportare il genere platform alla terza dimensione (Alpha Waves, Jumping Flash), Super Mario 64 può davvero considerarsi il primo, vero, platform a tre dimensioni della storia.  Forte di uno scrolling che segue il giocatore in ogni direzione e di una libertà di movimento pressoché assoluta, il gioco rappresentò una rivoluzione non solo nell’ambito dei platform game, ma per quasi tutti i generi videoludici, che seguirono la strada intrapresa da Nintendo. I titoli precedenti a Super Mario 64, sebbene avessero mostrato le potenzialità offerte dalle tre dimensioni, erano ancorati ai concept della bidimensionalità, presentavano modelli poligonali, ma erano di fatto esperienze ludiche 2D. Mario invece si muoveva in qualunque direzione, senza limitazioni di alcun tipo, esplorando mondi che per la prima volta introducevano il concetto di profondità in un videogioco.

I livelli del gioco, da cui si accedeva dall’hub centrale, il meraviglioso castello della Principessa Peach, erano colorati, diversi fra loro, ampi e pieni di cose da vedere e da fare, fra sfide a tempo, monete speciali da collezionare, strade segrete da esplorare e boss temibili da affrontare. Il gioco poi abbandonava ogni tipo di linearità; i livelli sono affrontabili in qualunque ordine si voglia, e le stelle da raccogliere al loro interno non seguono un ordine ben preciso, ma possono essere raccolte in qualunque ordine si voglia, lasciando al giocatore piena e totale libertà nella sua esplorazione, favorendo il senso di avventura e di scoperta. Per non parlare dei segreti presenti nel castello, i potenziamenti nascosti, Yoshi! Lo status leggendario che raggiunse questo titolo portò anche alla creazione di vere e proprie leggende metropolitane, fra cui quella di Luigi: era presente nel gioco una modalità cooperativa che poi fu abbandonata? Luigi era giocabile ma solo se si eseguivano determinate azioni? Era morto? Un boo lo aveva mangiato? Non era mai esistito? Chissà…

Scherzi a parte, non stupisce che Myamoto avesse in mente un Mario in 3D già ad inizio anni 90’, quell’uomo, l’avrete capito, è un genio; ciò che potrebbe stupirvi invece è che la maggior parte del tempo Myamoto l’ha dedicata ai controlli di Mario, che grazie alla levetta analogica del pad del Nintendo 64, si muove con una facilità disarmante e rimane tutt’oggi, 16 anni dopo, perfettamente giocabile! Mario poi ha a disposizione un quantitativo di mosse imbarazzante, fra salti, tuffi, scivolate, calci, schianti a terra, tripli salti, salti all’indietro e ancora, e ancora, e ancora.

Super Mario 64 ha definito un genere, ha stabilito dei nuovi parametri, ha fatto esclamare a milioni di sviluppatori nel mondo “Ah… buono, da oggi bisogna farli così i videogiochi”. È stato un punto di svolta, una rottura potentissima col passato. Il salto di Mario nel 3D ha aperto la strada a tutti gli altri, portando l’industria al passo successivo dell’evoluzione. E come se non bastasse, ciliegina sulla torta per consacrare questo gioco come pietra miliare, Mario fu per la prima volta doppiato dal suo storico doppiatore Charles Martinet, che lo doppia tutt’ora! La voce della mia infanzia…

Oh scusate, divagavo.

  • Mario 2000: ritorno al futuro

Mario si approcciò al 2000 da re incontrastato, da figura quasi mitologica nel panorama videoludico. Nel corso del nuovo millennio, Nintendo decise di produrre sempre più prodotti della serie di Mario, differenziandoli però a seconda della loro impostazione. La prima strada vide il proseguimento delle avventure di Mario in 3D. Furono tanti gli anni che separarono Super Mario 64 da un suo sequel, che arriverà solamente nel 2002, a ben 6 anni di distanza, col nome di Super Mario Sunshine.

Prendendosi molti rischi, Super Mario Sunshine risulterà essere  il capitolo più atipico dell’intero franchise. Fosse solamente per la trama ed i personaggi, complessa (ovviamente per il franchise di Mario, dove il massimo di colpo di scena era che “la tua principessa è in un altro castello!”) e corposa, o per il fatto che Mario sarebbe stato dotato per tutta la durata del gioco dello Splac 3000, uno zaino spara-acqua con cui avrebbe dovuto ripulire Delfinia dai graffiti fatti da colui che lo aveva incastrato, ripulendo il proprio nome!

Già, Sunshine era senza dubbio pieno di elementi atipici, ma anche per questi ha assunto un ruolo particolarmente unico nel franchise. Non tutti i rischi hanno pagato, alcune sezioni erano poco funzionanti o decisamente “rotte”, che per i titoli di Mario è senza dubbio una novità, ma al tempo stesso proprio per questo suo sperimentalismo, risulta essere un titolo davvero unico nel franchise, Croce e delizia fra gli appassionati, tra chi lo ha adorato e chi, dopo Super Mario 64, non si aspettava questo cambio deciso di direzione.

Un plauso a Delphino Plaza, l’hub centrale del titolo: coloratissima e meravigliosa, risulta essere tutt’ora probabilmente l’hub centrale più carismatico dell’intera saga di Mario, con il suo indimenticabile tema, i segreti che nascondeva e i misteri. Così come unico risulta essere il tema che lega i livelli, ambientati in una soleggiata isola tropicale, piena di palme, specchi d’acqua, frutti esotici e … Yoshi?! Già, nemmeno il dinosauretto colorato poteva mancare all’appello in questo atipico seppur indimenticabile capitolo della saga.

Nintendo contemporaneamente però aprì una nuovo sviluppo, parallelo ai capitoli in 3D. Anticipando la voglia di milioni di giocatori, nel 2006 rilascia per Nintendo DS New Super Mario Bros., una nuova incarnazione dei gloriosi platform bidimensionali, che apparentemente erano stati mandati in pensione ben 14 anni prima, con Super Mario Land 2.

Oltre vent’anni dopo l’uscita di Super Mario Bros, Nintendo decise di lanciare un nuovo titolo che si basasse sulle meccaniche dei suoi vecchi platform bidimensionali, aggiungendo però nuovi nemici, nuovi power up, nuovi temi musicali, e una grafica aggiornata che unisse sprite tridimensionali a sfondi bidimensionali, lasciando però inalterate le meccaniche di fondo dei vecchi titoli a cui si ispirava. Il titolo quindi esprimeva pienamente quell’anima di gioco “arcade”, pieno di sfida, che la serie principale, legata al 3D e all’esplorazione, aveva deciso di accantonare.

Il gioco fu un altro enorme successo per Nintendo, capace di leggere il mercato in maniera intelligentissima. ll gioco ha ottenuto immediato successo vendendo nel giorno in cui è uscito in Giappone circa 420,000 copie e circa 900,000 copie nei primi quattro giorni. Negli Stati Uniti il videogioco ha venduto mezzo milione di copie in poco più di un mese (con una media di 11 copie vendute al minuto) e un milione 12 settimane dopo l’uscita. Ha venduto più di tre milioni di copie negli USA e più di tre milioni e mezzo in Giappone, dando vita alla seconda vita dei platform in 2D di Mario,  che continua tutt’ora.

Ma a Nintendo nessuno era pronto a coricarsi sugli allori. L’inventiva e la voglia di stupire erano ancora troppo alte. Bisognava puntare sempre più in alto, sempre più lontano, bisognava andare…fra le stelle.

  • Super Mario Galaxy: infine uscimmo a riveder le stelle.

Solamente ascoltare il tema di Super Mario Galaxy fa sempre scorrere un brivido infinito sulla mia schiena. Non solo perché questo capitolo è uno di quelli a cui sono affettivamente più legato, ma perché parliamo indubbiamente di uno dei titoli più riusciti di tutta la lunghissima carriera dell’idraulico baffuto.

Che dire che non sia già stato detto di questo capolavoro? Partiamo dal suo sviluppo: partendo da alcuni concept di Mario 128, tech demo sviluppata per il GameCube, Yoshiaki Koizumi, director del gioco, sostenne fortemente che le meccaniche gravitazionali sarebbero state il futuro per il gioco, ma vedeva anche come complicato il realizzare un titolo concentrato solo su di esse. Questo, almeno, finchè Miyamoto non intervenne, convincendo i capoccia di Nintendo ad investire in un grande progetto legato a Mario, che sarebbe stato ambientato nello spazio profondo, dove, fra planetoidi ed asteroidi, la gravità sarebbe stata al centro del progetto fin da subito.

Dotando Mario di un attacco rotante, poiché col sistema gravitazionale su cui era incentrato il titolo, saltare sui nemici sarebbe stato inutilmente gravoso (ovviamente Mario sa sempre farlo), Super Mario Galaxy prese vita piano piano, come una galassia che nasce intorno alla sua stella più luminosa. Il titolo prese tutti in contropiede, perché era qualcosa di mai visto prima: Mario volteggiava fra i pianeti, recuperava astroschegge, volava in mezzo alle galassie, coloratissime, vaste a perdita d’occhio e piene di vita, tutto per arrivare a raggiungere le stelle (ironico, no?). Il sistema di controllo, che sfruttava il sistema di controlli motori del wii-mote, permette a Mario di volare fra i planetoidi, usufruire delle stelle per lanciarsi a capofitto nei meravigliosi livelli, tematizzati e giganteschi. Costantemente in evoluzione! Vulcani che eruttano, laghi ghiacciati che si sciolgono, enormi cannoni che sparano verso di noi, battaglie integalattiche che dovremo attraversare indenni, o sfruttare venti solari per muoverci attaccati a giganteschi fiori… come potete immaginarvi, la varietà non è esattamente un problema nelle scorribande galattiche del nostro idraulico.

Recuperare le stelle servità per alimentare l’Osservatorio, il meraviglioso Hub Centrale della nostra avventura, da dove ci lanceremo verso le galassie, e che ci permetterà di seguire il cattivissimo Bowser, più in forma che mai, per salvare ancora una volta la nostra amata principessa, sfruttando l’aiuto di Rosalinda, la principessa delle Galassie, madre degli sfavillotti, rotonde piccole stelle, che ci aiuteranno nelle nostre avventure, della truppa Toad, coraggiosi esploratori in cerca della loro principessa, e di nostro fratello Luigi, anche lui tornato per accompagnarci nella nostra spaziale epopea.

Super Mario Galaxy molto semplicemente ha portato il franchise al livello successivo. Lo ha fatto alimentando il senso di meraviglia, di stupore, di scoperta che 11 anni prima aveva suscitato Super Mario 64 (di cui Galaxy viene riconosciuto il vero erede, per quanto profondamente diverso). La sensazione che si ha, giocando a Super Mario Galaxy, è quella di vivere un’avventura di Mario più matura, che non ci coinvolge solamente per la sua sfida o che ci diverte in modo fine a sé stesso; vengono toccati temi di forte malinconia, temi come la scoperta, l’abbandono, il lasciarsi alle spalle il passato e il guardare al futuro, la famiglia, temi legati a Rosalinda e ai suoi sfavillotti, i nuovi personaggi introdotti in questo titolo. La loro storia, ed il senso generale che si respira di grandiosità, di epicità, sono tutti temi che l’avventura galattica di Mario introduce senza farli sentire come fuori luogo. In ogni boss-fight, sentiamo l’epicità, il peso dello scontro con Bowser che deciderà le sorti non del mondo dei funghi, ma dell’intero universo!

Questo si può tranquillamente ritrovare nella colonna sonora del titolo. Mahito Yokota, che la stava componendo, aveva optato per una musica in stile latino-americana. La composizione fu anche approvata da Yoshiaki Koizumi, direttore e designer del gioco, ma quando Yokota l’ha presentata al sound supervisor, Koji Kondo, questi ha dichiarato che “non era buono”. Quando gli è stato chiesto perché la sua musica fosse stata rifiutata, Kondo ha risposto: “se da qualche parte nella tua mente hai un’immagine che Mario è carino, per favore sbarazzartene”. Così si optò per la musica orchestrale, per la prima volta nella saga, composta da Kondo e Yokota, che divenne un moderno capolavoro, capace di sottolineare ancora di più quel senso di maturità che questo progetto si portava dietro.

Con un level design dinamico e profondamente innovativo, i power-up introdotti nel titolo diventano parte integrante del gameplay, capaci di modificare radicalmente intere sezioni, e spingerci all’improvvisazione e all’esplorazione continua, in un tripudio di giravolte e capriole. Super Mario Galaxy divenne così una pietra miliare della saga di Mario, e per fare un assunto finale, proprio perché le meccaniche erano così innovative e sorprendenti, per continuare ad esplorarne le possibilità offerte e le possibili applicazioni, Super Mario Galaxy, a differenza degli altri titoli 3D, è l’unico che si è guadagnato un sequel: Super Mario Galaxy 2.

  • Super Mario Maker & Super Mario Odyssey: il Rinascimento secondo Mario

Per celebrare i 30 anni di Super Mario, Nintendo ha regalato ai videogiocatori di tutto il mondo il loro personale Kit per creare Mario in 2D. Partendo da questo semplice concetto, nasce Super Mario Maker, l’ultima incarnazione del Mario 2D. In questo titolo, gli sviluppatori lasciano tutti gli strumenti per creare un livello di Mario ai giocatori, lasciando carta bianca a questi ultimi per creare, immaginare e sviluppare i loro livelli, in un insieme di pura fantasia che ha dato vita ad un intricato sistema di creazione e utilizzo.

Dato l’enorme successo dell’iniziativa, il titolo si è guadagnato un sequel, ancora più pieno di elementi di personalizzazione: dallo stile grafico utilizzabile (si passa dal classico di Super Mario Bros. all’ultramoderno di New Super Mario Bros. per switch), alle tematizzazioni (livelli ispirati addirittura da Super Mario Galaxy, ma 2D), agli strumenti e power-up, dando forma e rilievo alle fantasie e alla creatività in ognuno di noi.

Mentre nell’ambito della serie principale, la direzione presa fu quella di creare un ideale punto d’incontro fra il 2D e il 3D. Il risultato di questo furono le due splendide avventure di Super Mario 3D Land (sul nuovissimo Nintendo 3DS) e 3D World (sulla sfortunata Nintendo WiiU). Questi due titoli abbandonarono la camera libera, per abbracciare una camera fissa su mondi liberamente esplorabili ma fortemente lineari, artisticamente ispirati e immaginabili come dei mini-mondi autoconcludenti.

I due titoli rinunciano in parte alla grandiosità dei due Mario Galaxy per abbracciare una semplicità e gioiosità più semplici. Volontà precisa degli sviluppatori, fu quella di creare un titolo che facesse stare bene chi lo giocasse, e lo rendesse felice col controller in mano. Il risultato sono due piccoli gioielli, due piccoli capolavori; in particolare Super Mario 3D Land riuscì a utilizzare la tecnologia 3D offerta dalla portatile Nintendo in maniera effettivamente utile (uno dei pochi ahimè).

E Super Mario 3D world? Ne riparliamo alla fine…

  • Super Mario Odyssey: L’avventura di Mario è solo all’inizio

Per il grande lancio in pompa magna della neonata Nintendo Switch, la grande N aveva deciso di fare le cose in grande, rilanciando pesantemente le sue due serie di punta, Zelda e Mario. Zelda effettivamente ha accompagnato il lancio della console, ma ad autunno il glorioso baffuto idraulico ha fatto il suo ritorno, dopo 4 anni dal suo ultimo titolo.

Super Mario Odyssey è riuscito ad essere al tempo stesso un ritorno al passato e un incredibile angolo di sperimentazione, risultando al tempo stesso il più innovativo ed il più celebrativo dell’intera saga. L’avventura è di proporzioni epiche, come trovarsi realmente in un incredibile viaggio verso i confini del mondo, accompagnati da uno stile unico ed accattivante. Ma quello che i giocatori si sono trovati di fronte è stato molto probabilmente il miglior Super Mario degli ultimi 20 anni!

Per sconfiggere il temibile Bowser, Mario avrà bisogno di rifarsi il … cappello? Ebbene sì, Cappy, un simpatico essere, si stabilirà nel nostro copricapo di sempre, per aiutarci nella nostra avventura e salvare, proprio come noi, la sua bella dalle grinfie del malefico carapace, che vuole convogliare a nozze con la povera Peach.

Odyssey è magnifico. E potremmo chiuderla qui. E infatti la chiuderemmo qui, se non fosse che dopo 30 anni di carriera, Mario risulta ancora più fresco, innovativo e divertente di quando ha iniziato! Odyssey riprende fortemente la struttura sandbox dei livelli tipica di Super Mario 64, abbandonando la linearità seguita dai capitoli Galaxy e 3D, ma portando questo concetto all’ennesima potenza. Ognuno dei mondi di gioco è pulsante di vita, ognuno con una prepotente tematizzazione che punta però ad una potente innovatività, passando così da zone che sembrano ritagliate da un film di Tim Burton, a deserti ghiacciati, arrivando infine a New Donk City, una pulsante megalopoli in stile mariesco. Ogni location ci riempie di stupore e meraviglia, ammaliandoci con il proprio energico stile e il fine level-design, su cui queste ambientazioni si costruiscono. Delle vere e proprie giungle di salti, capriole ed acrobazie, dove il meraviglioso sistema di controlli di Odyssey brilla di una luce mai vista prima.

L’aggiunta di Cappy poi concede ad Odyssey l’elemento novità con la N maiuscola. Oltre infatti ad accede ad alcune nuove mosse speciali che sfrutteranno il nostro piccolo compagno di viaggio, Cappy ci permetterà di prendere possesso di tantissimi esseri/nemici nel corso della nostra avventura: diventeremo Pallottoli Bill, Goomba, alberi, perfino dei Tirannosauri! E l’accedere a queste trasformazioni aprirà strade pressocchè infinite di possibilità, grazie alle specifiche caratteristiche di ognuna di queste trasformazioni.

Odyssey visivamente poi è semplicemente magnifico: sfruttando appieno la potenza della Switch, l’odissea di Mario brilla di una qualità mai vista prima, quasi come un enorme film animato fatto di piattaforme e salti, mentre artisticamente si vola direttamente alla perfezione pura. Non solo ogni mondo è indimentcabile ed ispirato, ma la colonna sonora del titolo è mangifica, con alcuni temi che vi  entreranno pesantemente in testa, su cui troneggia la meravigliosa “Jump up Superstar”, cantata da Pauline – si, proprio la prima dama che Mario ha salvato da Donkey Kong ben 35 anni prima!

Mario, dopo 30 anni, semplicemente annichilisce ogni competizione, Odyssey è un inno alla gioia, al divertimento, al videogame nella sua essenza più pura: Mario salta, diamine, praticamente vola fra questi livelli e riempie di meraviglia ad ogni suo passo. Che siano le mini-sequenze nascoste a 8bit bidimensionali, che toccano più di qualche emozione nel cuore, o le mille sorprese che vi aspetteranno nel corso del titolo, Odyssey riesce sempre a raggiungere una nuova vetta, ad emozionare, a colpire nel segno.

  • Mamma mia!

Insomma, alla fine di questi quasi 40 anni, Mario oggi vive di una fama gigantesca, clamorosa, ma senza dubbio meritata! L’ultima sua avventura, la remastered di quel capolavoro di Super Mario £d World, che purtroppo pochi avevano avuto il piacere di giocare a causa delle scarse vendite della WiiU, torna oggi disponibile per tutti i possessori di Nintendo Switch, accompagnata dalla nuova avventura “Bowser’s Fury”, un’inedita avventura che probabilmente ci dà un assaggio di cosa ci potrebbe riservare il nuovo titolo su Mario. L’idraulico baffuto è divenuto un’icona del mondo pop, riuscendo ad uscire dal mondo videoludico e stabilendosi prepotentemente nell’immaginario della cultura moderna. La sua fama arriva dovunque, il suo successo non sembra arrestarsi mai, e non possiamo che esserne entusiasti.

Si, perché tutto il mondo di Mario suscita emozioni, trasmette passione, colora ogni attimo che passeremo saltando in sua compagnia. In mezzo ai titani del settore, Mario tutt’ora continua a far un campionato a sé, figlio della sua innata giovanile spensieratezza, della sua capacità di reinventarsi ad ogni uscita. Mario è la voce e il cuore del mondo del gaming, l’icona per definizione del movimento videoludico, del divertimento e della genialità. Perché Mario è arte in movimento, è poesia che si staglia davanti agli occhi.

Anno dopo anno, Mario ha insegnato ad un’industria come si crea un titolo: lo si plasma  inseguendo una visione, lo si articola con scelte coraggiose di level design e di gameplay, ma soprattutto, non si ha paura di rischiare, di provare, di cambiare strada e rimescolare le carte! Giocare a Mario fa ritornare bambini, e forse è questo il più grande insegnamento di Mario: non si invecchia mai, se si rimane sempre bambini in fondo. 

RESIDENT EVIL VILLAGE: IL RE DEL SURVIVAL HORROR È TORNATO

La neve ammutolisce l’ambiente. Ovatta l’aria, cattura i rumori, immerge in un silenzio freddo e profondo. Un ramo che si spezza, un fruscio di vento nell’oscurità della notte gelida. Siamo soli, persi nella notte, confusi dai rumori di un bosco imperscrutabile. Ma alle prime luci di un Alba grigia e senza sole, finalmente lo troviamo: il villaggio. Senza forze, aggrappati ad una flebile speranza: nostra figlia è laggiù, fra le catapecchie all’ombra di quel castello inquietante. È il momento di scendere nel Villaggio, è il momento di rientrare nell’incubo.

Quando nel 2017 uscì Resident Evil 7, Capcom riuscì a rilanciare prepotentemente la sua saga horror nell’attenzione mediatica mondiale. La paura, l’ansia ed il terrore finalmente erano tornati a fare da cornice ad un titolo solido, profondo, divertente e ben realizzato. Da lì, un ritorno al passato, con ben 2 remake realizzati, ed un successo enorme. Ora, dopo aver resuscitato Resident Evil, Capcom si appresta al passo più difficile: andare avanti. Ci avrà convinto questo ottavo capitolo della saga horror per definizione? Scopriamolo insieme.

Resident Evil Village riprende a narrare la storia di Ethan Winters 3 anni dopo le vicende di Casa Baker. Ethan e Mia, sopravvissuti all’inferno in Louisiana, si sono rifatti una vita, hanno una splendida bambina, Rose, e vivono tranquilli in Europa, lontani dai ricordi di un incubo senza fine. Tutto però cambia, quando Chris Redfield torna nelle loro vite, portando via la piccola Rose, ed uccidendo Mia, per scopi apparentemente ignoti. Per recuperare sua figlia, Ethan dovrà addentrarsi in un oscuro villaggio sperduto tra le montagne est-europee, dove ad attenderlo, ci sono indicibili orrori. 

Gioco alla mano, Village ci fa capire subito che è figlio diretto di Resident Evil 7. La telecamera in prima persona ci fa tornare subito nei panni di Ethan, e le meccaniche di gioco sono rimaste pressoché invariate. Alcune piccole aggiunte però, come la possibilità di respingere i nemici dopo aver bloccato un attacco, permette di gestire molto meglio le fasi concitate di combattimento. In generale, muoversi nei panni di Ethan risulta essere molto più morbido rispetto al capitolo precedente, e le fasi di shooting sono molto più piacevoli e meno “meccaniche” rispetto al passato.

Fonte: Capcom

Ciò è un bene, poiché i nemici saranno decisamente inferociti  e pericolosi. Molto più veloce ed agguerrita infatti, la schiera di mostruosità che ci troveremo ad affrontare nel corso del gioco sarà davvero variegata, fra nemici comuni, mid-boss e boss veri e propri, andando così a risolvere la mancanza di varietà che Resident Evil 7 invece pativa. Fortunatamente, per difenderci avremo varie bocche da fuoco, molte nascoste nei meandri del villaggio, altre invece acquistabili dal secondo personaggio più importante del gioco: il Duca.

Questo bizzarro individuo sarà il mercante di Village, capace di venderci qualsivoglia strumento utile alla nostra causa, da progetti per costruire bombe, mine e munzioni, ad armi vere e proprie, fino ad upgrade per le stesse. Dal Duca sarà inoltre possibile potenziare il nostro armamentario, sfruttando i Lei, la valuta di gioco, ottenibile sia uccidendo i nemici, sia recuperando i numerosissimi tesori nascosti negli angoli più sperduti del mondo di gioco. Sempre il Duca potrà poi potenziare il nostro Ethan, preparandoci delle succulente ricette per cui noi dovremo recuperare i materiali: carne, pesce saranno infatti ottenibli cacciando la fauna del villaggio; nulla di complicato, ma una simpatica aggiunta senza dubbio.

Giocando il titolo inoltre, abbiamo fugato un altro dei dubbi che ci era salito nel corso dell’attesa: Village fa paura. Lo fa in maniera costante, in alcune fasi in maniera molto più marcata di altre, ma riesce sempre a mettere una tensione di fondo che non lascia (quasi) mai il giocatore, tranne nella parte finale dove, in classico stile Resident Evil, si dà all’azione più marcata. Le atmosfere del villaggio poi, a differenza di quelle di casa Baker, sono più variegate, passando dalle sfarzose sale del Castello Dimitrescu, alle vie nevose del villaggio, fino a luoghi che non vogliamo spoileravi per non rovinarvi la sorpresa.

Tecnicamente, il titolo si mostra in una forma invidiabile. Grazie al già apprezzatissimo RE Engine, il villaggio si mostra in tutta la sua oscura bellezza. La cura per i dettagli, la definizione ed il ray tracing si uniscono ad una fluidità quasi granitica a 60fps, per un gioco fluido e spettacolare, che ci regala un impatto visivo davvero magnifico.

Fonte: Capcom

Un plauso doveroso va fatto inoltre all’impianto narrativo del gioco. Se Resident Evil 7, per la sua natura di “soft-reboot” aveva pochi collegamenti con la trama passata di Resident Evil (anche se molto importanti e stretti), Village invece si pone in maniera davvero centrale in tutta la lore del mondo di Resident Evil. Senza fare alcuno spoiler, vi basti sapere che contiene delle rivelazioni enormi sia, ovviamente, sul capitolo precedente, ma anche sull’intera storia dietro alla serie del survival horror: sono davvero tante le sorprese  che vi attendono.

Village appare decisamente ispirato al quarto capitolo della serie: il villaggio, le sequenze più action, e la presenza del “mercante” sono tutti elementi che rimandano all’avventura di Leon Kennedy, ma  al tempo stesso esalta anche l’aspetto puramente esplorativo e “survival” tipico dei primi 3 capitoli. Ci ritroveremo a passare più volte dalle stesse zone, alla ricerca dei tantissimi segreti nascosti e raggiungibili solamente ottenuto quell’oggetto o quella specifica chiave che ci aprirà una via prima chiusa. Il backtracking tipico di Resident Evil qua viene esaltato e diventa non solo parte centrale dell’avventura, ma una parte decisamente soddisfacente.

Per concludere, Resident Evil Village risulta essere una notevole evoluzione del precedente capitolo. Village è un titolo curato al dettaglio, complesso e soddisfacente, che nonostante incappi in qualche problema di bilanciamento fra le fasi action, quelle horror e quelle esplorative e survival, regala un’avventura veramente indimenticabile. Forte di una realizzazione tecnica impeccabile, di un gameplay rifinito e migliorato, offre inoltre  di una quantità di contenuti davvero notevole, grazie alla amplissima rigiocabilità e alla gradita presenza della modalità mercenari, su cui però si poteva lavorare un po’ più a fondo. Le missioni, divertenti e piacevoli, alle difficoltà più alte mostrano un problema di bilanciamento non indifferente, che regala ai giocatori una frustrazione eccessiva e inaspettata. Ciliegina sulla torta, la componente narrativa del titolo regala ben più di una sorpresa, ponendo Village in una posizione decisamente di rilievo nella gigantesca narrativa di tutto il franchiste. Il risultato di tutti questi elementi non è quindi solamente uno dei migliori titoli del franchiste, ma uno dei migliori survival horror mai realizzati. 

Il villaggio vi aspetta: sarete abbastanza coraggiosi da affrontarlo?

STATE OF PLAY 29/04:Ratchet & Clank si preparano a prendersi la Next-Gen!

Con lo State of Play del 29 aprile, Sony ha voluto dare un assaggio concreto di next-gen a tutti i suoi giocatori, mostrando 15 minuti di gameplay dell’attesissimo nuovo capitolo di Ratchet & Clank: Rift Apart. Oltre a ciò, due indie attesi in prossima uscita sulle console di casa Sony. Partiamo proprio da questi.

Subnautica: Below Zero, una espansione del celebre survival Subnautica, che sarà disponibile per PS4 e PS5. In questa nuova espansione esploreremo una nuova regione artica di 4546B, nel tentativo di scoprire le sorti della Alterra e del suo equipaggio, fra cui lavorava anche nostra sorella. L’upgrade alla versione ps5 del titolo sarà gratuito per tutti i possessori della versione ps4. 14 maggio.

Among Us: il famosissimo gioco di accuse e tradimenti arriverà anche sulle console di casa Sony nel 2021, e per celebrare questa unione, saranno rilasciate delle skin a tema Ratchet & Clank.

Ratchet & Clank: il gameplay dell’ultima fatica Insomniac ha voluto darci un primo assaggio di cosa ci potremo aspettare da questa nuova avventura del simpatico duo. Il colpo d’occhio iniziale è veramente impattante. L’ambientazione urbana in cui si muove ratchet nella prima parte del gameplay mostra subito i muscoli di una produzione interamente next-gen. Giochi di luce, effetti particellari, ambientazioni complesse e vive, stratificate e artisticamente molto ispirate, ci hanno colpito e ammaliato. La cura per i dettagli, il ray-tracing nelle pozzanghere che riflettono le luci al neon di una periferia di questa dimensione alternativa, sono tutti elementi che ci hanno fatto alzare dalle sedie. Quando poi si passa all’azione, il gioco mostra i suoi muscoli: una fluidità impeccabile, granitica, che accompagna le sequenze di combattimenti che la saga ci ha sempre garantito. Durante questa sezione, abbiamo potuto dare una prima occhiata all’utilizzo delle caratteristiche del Dualsense, in particolar modo, dei grilletti adattivi: due delle bocche di fuoco utilizzate dal nostro lombax infatti avevano due modalità di fuoco differenti, a seconda della pressione più o meno intesa dei grilletti sul pad. Inoltre abbiamo potuto constatare la totale assenza di tempi di caricamento, legata ovviamente all’SSD della console, legata all’utilizzo delle “fratture”, veri e propri varchi nello spazio-tempo che porteranno il giocatore a saltare fra mondi e dimensioni nel bel mezzo dell’azione. Oltre all’utilizzo di fratture gialle disseminate nei livelli, che permetteranno di spostarsi in essi con grande rapidità, ci sono poi le fratture interdimensionali vere e proprie. Nel corso di una battaglia con un boss, il Juggernaut, l’azione si sposatava in una mezzo-secondo da un campo di battaglia all’altro, grazie ai tempi di caricamento inesistenti, cosa che si è poi ripetuta anche nella sezione con Rivet, la lombax della dimensione alternativa dove il malefico Dt. Nefarius è imperatore e vincitore. Insomma, questa lunga presentazione ha alimentato in noi un hype gigantesco. Affezionati alle avventure del duo di casa Playstation attendevamo già con molta ansia questo titolo, ma dopo questi 15 minuti di goduria visiva, l’attesa è diventata già insopportabile, per quello che si preannuncia essere la vera prima esclusiva next-gen di casa Sony.

E voi? Siete in attesa della nuova esclusiva per Playstation 5? Attendete con impazienza o aspetterete di vedere altri spezzoni del titolo prima di farvi un giudizio? Fatecelo sapere nei commenti!

XBOX Series X e PlayStation 5: Le nostre riflessioni a freddo dopo 6 mesi di utilizzo

Lo scorso Novembre abbiamo fatto finalmente il nostro ingresso nella nona generazione di console. Xbox Series X|S e Playstation 5 sono uscite a distanza di pochi giorni, e hanno fatto il loro ingresso nella vita di tanti giocatori (anche se moltissimi ancora lamentano una loro assenza), cominciando a disvelare cosa ci aspetta nel futuro prossimo dell’intrattenimento videoludico. A distanza di 4 mesi dalla loro uscita, facciamo dunque un primo bilancio di cosa convince, di cosa lascia perplessi e di cosa ancora stiamo aspettando, quando si parla della nuova generazione.

Disclaimer: non è presente un’analisi della Xbox Series S in quanto siamo ancora sprovvisti della suddetta.

XBOX SERIES X

Aspetti Positivi

La console di casa Microsoft aveva subito stupito per il proprio design: inizialmente poco apprezzato, probabilmente perchè ricordava un pc più che una console, una volta giunta nelle mani dei consumatori ha subito fatto ricredere gli acquirenti. Compatta ed elegante, il suo design minimale la rende bella da vedere, ma soprattutto poco intrusiva: si adatta bene a (quasi) qualunque posizione e postazione di gioco, che sia in un salotto accanto al televisore, sopra una scrivania, in verticale o in orizzontale.

Microsoft ha fatto veramente un lavoro di grande pregio nella creazione della sua nuova console ammiraglia: in una scatola di dimensioni molto modeste ha condensato delle componenti davvero impressionanti, rendendo Xbox Series X un mostro di potenza: la CPU montata dalla console (un processore a 7 nanometri, l’AMD Zen 2) permette infatti alla macchina di vantare il Quick Resume, che ci permetterà di mettere in pausa numerosi titoli contemporaneamente e di riprenderli dall’esatto punto in cui li avevamo interrotti, per giocare ad altro. Unita ad un SSD di nuova generazione, i caricamenti risultano praticamente dimezzati, per farvi perdere meno tempo possibile durante le vostre sessioni di gioco. Per darvi un’idea concreta, prendiamo un titolo imponente come Red Dead Redemption 2: su Xbox One X, per caricare una partita ci voleva (mediamente) 2 minuti, mentre su Series X ci vogliono appena 38 secondi.

Fonte: Microsoft

Insieme ad una GPU da ben 12 TFLOPS, con una capacità di calcolo nuda e cruda che risulta doppia rispetto a quella di Xbox One X, ci troviamo di fronte ad una soluzione equiparabile a una scheda video PC di fascia alta. Insomma, la potenza non manca alla nuova macchina di Xbox, che però si riflette in una rumorosità praticamente inesistente; tralasciando una rumorosità che aumenta naturalmente in fase di installazione dati, durante le sessioni di gioco la macchina non produrrà alcun suono, rimanendo silenziosissima e facendo la felicità di tutti quei giocatori rimasti scottati dalla annosa vicenda di Playstation 4 Pro.

Sul lato ludico poi, Xbox può contare sul Game Pass, vero e proprio capolavoro della software house. Ad un prezzo contenuto, si ha accesso ad una libreria di titoli pressocchè infinita (si parla di ben 534 giochi, divisi in 376 per console Xbox, 252 per PC e 226 per Android via Cloud), tutti scaricabili e giocabili quanto e quando si vuole – ovviamente se si rimane abbonati o finchè il titolo sarà presente nel servizio. La libreria poi presenta titoli per tutti i gusti, dai titoli indie fino ai tripla A più premiati, e con l’acquisizione di Zenimax, ora anche i titoli Bethesda si aggiungeranno al divertimento, con la prima mandata che è già arrivata, come vi abbiamo raccontato qui.

Inoltre, i titoli degli studi di proprietà di Microsoft arriveranno fin dal day one sul pass, garantendo ai possessori la possibilità di giocare immediatamente a titoli nuovi di pacca senza dover sborsare un centesimo in più. Inoltre, la retrocompatibilità completa di Xbox vi permetterà di giocare anche ai titoli delle generazioni passate, rendendo quindi Series X|S la vera macchina per il videgiocatore; l’introduzione della funzionalità FPS Boost poi, permette di giocare ai titoli con un upgrade delle prestazioni veramente considerevole, risultando essere il miglior modo per giocare a questi.

Aspetti Negativi

Il primo aspetto negativo di Xbox Series X è il controller. Il pad di casa Microsoft è rimasto sostanzialmente invariato dalla scorsa generazione, risultando comodo e molto ergonomico, ma anche molto rumoroso e sopratutto, a pile. Esistono i kit di batterie ricaricabili, che rendono la durata del controller estremamente longeva, però è venduta separatamente, e non nella confezione da Microsoft stessa, e nel 2021 questa cosa è francamente non accettabile.

Un altro aspetto che ci lascia perplessi riguarda le uscite di microsoft. La console, con la sua enorme potenza, risulta però ancora con il freno tirato perchè c’è una grande penuria di uscite next-gen che ne mostrino i muscoli. Molto atteso è HALO Infinite, che uscirà per la fine dell’anno, primo vero titolo next-gen, però se confrontato con la line-up del 2021 di Playstation, Microsoft rischia di fare ancora un anno da silenzio in attesa delle sue uscite; è senza dubbio bello giocare a titoli in retrocompatibilità con questa velocità, ma è arrivato il momento di mostrarci tutta la potenza della vera next-gen targata Microsoft!

Fonte: Microsoft

Infine, l’HUD interno della console. Numerosi sono stati i passi in avanti eseguiti da Microsoft per renderlo più intuitivo e “user friendly”, ma ancora siamo lontani dall’intuitività Playstation; confusionario e molto complesso, servirà un po’ di utilizzo per sentirsi effettivamente “a casa”.

Che cosa ci aspettiamo dal futuro di Xbox? Grandi cose. Il GamePass cresce giorno dopo giorno, e gli studios proprietari della software house porteranno uscite di grande livello, ma ciò che veramente è elettrizzante è l’acquisizione di Zenimax: avere sotto la propria bandiera delle proprietà così importanti come Doom, Fallout e Elder Scrolls (senza contare le mille altre) ha decisamente smosso gli equilibri del mercato, e rappresenterà senza dubbio un fattore negli anni a venire. Microsoft si è mossa in maniera esemplare in questi anni, ora però è il momento di concretizzare: fuori i giochi!

Playstation 5

Aspetti Positivi

Il primo aspetto positivo della neonata console di casa Sony è senza dubbio il DualSense. Il nuovo controller di casa Playstation è magnifico, sotto quasi tutti i punti di vista. Abbracciando ancora di più una forma simile al controller di casa Microsoft, diventando più grande e ondulato sui fianchi, al tempo stesso riesce ad esaltare le caratteristiche uniche della storia del Dualshock, ma le vere novità risiedono al suo interno. Il feedback aptico, i grilletti adattivi, uniti al sensore di movimento, alla touchbar superiore e al nuovo microfono integrato rendono il Dualsense il miglior pad della storia Playstation, nonchè un incredibile nuova porta ad un mondo di possibilità per immergere ancor di più il giocatore nell’azione: la presenza di Astro’s Playroom, gratuito per ogni possessore della console, serve a comprendere le possibilità offerte da questo nuovo controller, lasciando sbalorditi per tutta la sua durata.

Fonte: Sony Entertainment

Parlando dell’hardware, Sony ha pubblicizzato moltissimo la presenza di una SSD super-veloce, che rendesse l’esperienza di gioco davvero travolgente e consentisse agli sviluppatori di trovarsi a loro agio nella creazione dei loro titoli, e non possiamo che darle ragione. I tempi di caricamento sono stati abbattuti completamente, rendendo l’esperienza davvero gratificante. A livello di potenza, Sony ha optato per una CPU da 10 TFlops, leggermente inferiore a quella di Xbox, ma le differenze, ad oggi, risultano inesistenti. Ciò che invece sta venendo fuori è che, pur non avendo una memoria così ampia (664 Gb contro gli 802 di Series X, entrambe però ampliabili con schede esterne), il tool di compressione dati introdotto da Sony permette di comprimere i dati in maniera davvero efficace, rendendo sostanzialmente nulla la differenza di storage-capacity : per fare un esempio concreto, Control Ultimate Edition richiede 42 Gb su Xbox e Computer per l’installazione, ma solo 25 su Playstation 5.

Estremamente positivo anche il rinnovamento adottato per l’HUD interno della console. Estremamente intuitivo e veloce, dimenticatevi i pietosi tempi di caricamento per entrare nello store o caricare i trofei: adesso la console viaggia meravigliosamente, non rinunciando al suo stile classico ed introducendo una serie di novità davvero interessanti, prime fra tutte le schede di gioco. Queste consentono ad un giocatore di accedere a dei veri e propri walktrough realizzati dagli sviluppatori che permetteranno di capire come superare uno specifico punto del gioco, che sia un livello, un enigma o un nemico particolarmente ostico: ad oggi numerosi titoli supportano questa feature, che risulta veramente comoda ed intuitiva.

Passando al lato ludico infine, Sony ha confezionato una line-up davvero di primo ordine. I titoli in uscita per la console sono tanti, vari e tutti potenzialmente molto interessanti. All’uscita spiccavano Spiderman: Miles Morales e il meraviglioso remake di Demon’s Souls, e nei prossimi mesi sono attesissimi Returnal, il nuovo Ratchet & Clank, Kena e, nella seconda parte dell’anno, Horizon 2. Se guardiamo al 2022, Gran Turismo 7 e il sequel di God of War (che dovrebbe uscire nel 2021, ma a questo credo decisamente poco), e altri titoli ancora. Insomma, Sony ha confezionato una serie di titoli veramente notevoli, sopratutto, di titoli nuovi realizzati per mostrare fin da subito le potenzialità della nuova console, e non vediamo sinceramente l’ora di provarli.

Fonte: Sony Entertainment e Guerrilla Games

Aspetti Negativi

Il primo aspetto che ad oggi non ci ha convinto riguarda il Dualsense. È meraviglioso, è vero…finchè dura. Già, la durata della batteria continua ad essere un problema per Sony, considerando che il controller, con tutti gli optional accesi, durerà massimo 6 ore, una durata insufficiente che costringerà i possessori a metterlo in carica e a stare in ansia di fronte al lento ma costante conto alla rovescia sul loro povero pad.

Un altro aspetto che ci ha lasciati un po’ dubbiosi riguarda inevitabilmente il design della console. Oltre ad essere estremamente grande, la console vanta un’estetica decisamente impattante, che attira inevitabilmente l’attenzione. La versione digitale ci piace di più di quella fisica, ma in generale è un design particolarmente aggressivo, che può mettere in difficoltà chiunque per “nascondere” questa console.

Fonte: Sony Entertainment

Un altro aspetto che continua a lasciarci dubbiosi riguarda la parte dei servizi che l’offerta di Sony propone oggi. Tralasciando il Playstation Plus, che nel corso degli anni è sempre migliorato ed oggi propone (quasi) ogni mese giochi interessanti e sconti esclusivi – e che proprio su PS5 si è arricchito della Playstation Plus Collection – ciò che lascia perplessi è il Playstation Now. Essendo ciò che più ricorda il Gamepass, viene pubblicizzato molto poco e non viene supportato a dovere. La sensazione è che, considerando la grandezza raggiunta dal Gamepass, Sony debba necessariamente rivolgersi anche ad un rinnovamento del lato servizi, sennò rischia di non riuscire ad adeguarsi a questo nuovo modello di publishing, che invece Microsoft sta gestendo meravigliosamente e da vera avanguardia.

Che cosa ci aspettiamo dal futuro di Playstation? Sul futuro prossimo Sony ha già confezionato una lista di giochi esclusivi veramente portentosa: tra nuove IP e sequel di brand di enorme successo, la strada sembra veramente promettente. Inoltre, con la conferma della lavorazione di un nuovo visore VR (in uscita nel 2022, trovate più informazioni qui sotto), Sony conferma il successo del suo esperimento, e si rilancia prepotentemente anche in questo ambito. Le basi sono estremamente solide per avere un’altra grande generazione in casa Playstation, ma l’impressione è che, in segreto, Sony stia studiando la modalità migliore per introdursi nel mondo dei servizi e provare a rispondere allo strapotere del Gamepass. Attenderemo impazienti degli sviluppi!

In conclusione

Entrambe le offerte sono estremamente attraenti, e mai come in questa generazione sono differenti, pur essendo vicine. Purtroppo la penuria di console e la attuale situazione epidemiologica non rende semplice la produzione delle unità, ma Sony e Microsoft hanno promesso a più riprese che continueranno a produrre unità fino a pareggiare la richiesta, mai così elevata prima d’ora. L’augurio è che possiate riuscire a recuperare una delle due console il prima possibile, per entrare finalmente nella nuova generazione!

Oppure avete già una console in casa? Aspetterete con calma o siete impazienti? Fatecelo sapere nei commenti!