“Il primo Re” – 2019
Il regista Matteo Rovere, dopo aver realizzato “Veloce come il vento” (consigliatissimo film presente su Netflix), decide di portare “Il primo Re” sul grande schermo, facendo scoprire al grande pubblico l’immensa bravura attoriale di Alessandro Borghi.
La pellicola racconta la storia dei fratelli Romolo e Remo e di come arrivano a fondare Roma. Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (Romolo) hanno fatto un incredibile lavoro, non solo perché hanno recitato con maestria in latino arcaico ma anche perché, tramite il linguaggio del corpo e la loro espressività facciale, sono riusciti a non far pesare allo spettatore la presenza di una lingua orami morta.
Violenza, passione, amore, rivalità, religione e predestinazione, tutti temi che nessuna produzione italiana è mai riuscita a inserire in un film come Rovere ha fatto con “Il Primo Re”. La fotografia, curata da Daniele Ciprì, da un valore in più al film: la luce naturale del sole che filtra tra gli alberi e il fuoco come unico elemento di luce contro le tenebre rendono il film crudo e spaventosamente vero.
Da evidenziare l’emozionante discorso di Remo nella parte iniziale del film in cui spicca la bravura di Borghi e il solenne discorso finale di Romolo nella parte conclusiva della pellicola.
Questi due monologhi valgono l’intera visione del film.
“Lo chiamavano Jeeg Robot” – 2015
Abituati ormai agli Avengers e alla Justice League non abbiamo mai pensato a come potrebbe essere un supereroe italiano, un “Capitan Italia”.
Ci ha pensato Gabriele Mainetti con “Lo chiamavano Jeeg Robot” a risolvere il problema. Il ruolo del cattivo viene interpretato da Luca Marinelli, mentre Claudio Santamaria è il “Superman romano”. Entrambi eccezionali e convincenti nel rappresentare una sceneggiatura che non si vede spesso nella produzione italiana, abituata a proporre la solita commedia commerciale invece di rischiare con prodotti innovativi e originali come questo film.
Enzo Ceccotti (Gabriele Mainetti), un delinquente romano, entra in contatto con una sostanza radioattiva che gli dona una forza sovraumana. Così accoglie i nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente ma tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio.
Diversamente dai film della Marvel in “Lo chiamavano Jeeg Robot” non esiste il “politically correct” o una eccessiva censura; si vede finalmente il sangue e viene soprattutto mostrata la vera violenza in una immensa Roma che fa da palcoscenico alla storia del protagonista.
“Dogman” – 2018
Probabilmente uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, sicuramente del 2018; infatti è stato premiato al Festival di Cannes e ha vinto anche 7 Nastri d’Argento, 9 David di Donatello e 3 European Film Awards.
Il regista Matteo Garrone si è ispirato ad uno dei casi di cronaca più cruenti del nostro passato recente, la vicenda del Canaro della Magliana. I due protagonisti, Marcello Fonte e Edoardo Pesce, sono formidabili nel loro ruolo e riescono a dare al film un valore aggiunto non da poco.
Viene rappresentata un’Italia diventata terra di nessuno in cui vale solo la legge cane mangia cane. Garrone mostra la crudeltà e la sofferenza nella loro forma più pura, anche la spettacolare fotografia di Nicolaj Bruel evidenzia l’angoscia e il declino di un territorio quasi abbandonato.
Marcello (Marcello Fonte) gestisce un salone di toelettatura per cani; durante le sue giornate deve destreggiarsi tra il lavoro, la figlia Sofia e soprattutto fare i conti con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile da poco uscito di prigione e temuto da tutto il quartiere per i suoi atteggiamenti violenti.
Vittima di bullismo e soprusi, stanco di una vita di umiliazioni, Marcello decide di seguire Simoncino e di diventare il suo aiutante in una serie di rapine, finendo col tradire non solo se stesso ma anche i suoi compaesani. Il senso di colpa lo porterà ad autoaccusarsi, scontando così un anno di carcere, lontano dalla figlia. Quando ritorna decide di non farsi più mettere i piedi in testa e inizia a pensare a come vendicarsi.
Una storia che colpisce, che fa riflettere, che mostra una realtà a volte troppo sottovalutata e ignorata.