Docufilm da vedere su Netflix

Tra i tanti contenuti che Netflix mette a disposizione ci sono alcuni documentari biografici che meritano di essere visti poiché narrano egregiamente la storia delle più influenti icone del mondo musicale e sportivo.


“Biggie: I Got a Story to Tell”


Nel docufilm “Biggie: I Got a Story to Tell” viene mostrata la vita di Christopher Wallace, divenuto famoso con il nome di Notorious B.I.G., uno dei pilastri della musica rap anni 90 insieme a Tupac, Eminem, Snoop Dogg e Jay Z.

Il film racconta della sua infanzia nelle strade di Brooklyn e di come queste gli abbiano insegnato a vivere.

La “strada” però lo porterà poi ad essere trascinato in una vita criminale, piena di problemi e minacce che, successivamente, Christopher cercherà di risolvere a suon di rime.

Vengono mostrate anche le sue origini giamaicane, le prime esibizioni, le faide e i premi, finendo con la tragica esecuzione del 1997.

Trailer di “Biggie: I Got a Story to Tell”

Il film funziona perché mostra senza filtri chi realmente era Christopher Wallace, con i suoi pregi e i suoi difetti. I fan di Notorious B.I.G. possono conoscere più intimamente il loro idolo grazie a filmati inediti e interviste esclusive; vengono infatti intervistati i parenti, gli amici e i colleghi di Christopher.

Grazie a questo documentario si riesce a comprendere meglio ciò che caratterizza la vita di un artista di fama mondiale e, soprattutto, capiamo perché il grande Notorious B.I.G. era “pronto a morire”.


Conor McGregor: Notorious


Conor McGregor è un personaggio conosciuto in tutto il mondo per il suo atteggiamento e il suo carattere sfrontato, aggressivo, senza peli sulla lingua.

In questo film viene mostrato il vero Conor: l’atleta instancabile e ambizioso che, per raggiungere la vetta, ha dato tutto se stesso. Per riuscire ad ottenere soldi e fama in questo sport non basta garantire intrattenimento fuori dal ring, bisogna anche saper compiere sacrifici, allenarsi duramente e restare sempre concentrati sull’obbiettivo.

Trailer di “Conor McGregor: Notorious”

Grazie a questo documentario possiamo capire cosa c’è dietro a questo “moderno” sport da combattimento e cosa lo distingue dalle altre discipline. La macchina da presa di Fitzgerald segue il protagonista in ogni suo passo, dai primi combattimenti in Irlanda alle cinture da campione del mondo.

È un film che mostra, attraverso gli occhi di Conor, cosa vuol dire lottare per vincere.


Pelé: il re del calcio


Pelé, in questa pellicola, racconta e si racconta ripercorrendo le fasi salienti della sua carriera dall’infanzia al ritiro.

Non è solo la storia di un calciatore conosciuto in tutto il mondo per le sue gesta e abilità, è soprattutto la storia di un uomo che è riuscito a diventare un simbolo.

Trailer di “Pelé: il re del calcio”

Ciò che caratterizza questo docufilm è lo stesso Pelé, che in una stanza spoglia e anonima, con ottant’anni alle spalle, difronte alla macchina da presa, quasi fosse una confessione pubblica, racconta la sua storia.

Una leggenda del calcio, simbolo di un intero popolo, racconta con malinconia le proprie imprese e, lasciandosi trasportare dalle emozioni, confessa gli errori e i fallimenti del passato, ricordando allo spettatore che, alla fine, siamo tutti umani.

Il mondo del Doppiaggio: “Due chiacchiere con Mirko Cannella”

Per avere una diversa prospettiva sul mondo cinematografico e conoscere ciò che caratterizza il lavoro del doppiatore abbiamo deciso di “fare due chiacchiere” con Mirko.

Mirko Cannella è la voce italiana di “Rio” (Miguel Herràn) nella famosa serie televisiva “La Casa di Carta” e di “Billy” (Dacre Montgomery) nell’altrettanto conosciuta serie “Stranger Things”.


Ma il suo lavoro non si ferma qui!


È anche la voce di “Mickey” (Noel Fisher) nella serie “Shameless”, “Lancel Lannister” (Eugene Simon) in “Game of Thrones”, Ezra Miller in “Californication” e “Law & Order” e tanti altri personaggi in varie serie televisive.

Ha doppiato anche in tantissimi film come “Jurassic World”, “7 sconosciuti a El Royale”, “Dunkirk”, “Maleficent” e “Mulan”.

“DUE CHIACCHIERE CON MIRKO CANNELLA”:

Teatro e cinema, recitazione e doppiaggio, queste due realtà vanno di pari passo nella vita professionale di Mirko ed è interessante capire quanto una influenzi l’altra.

Intervista a Mirko Cannella

Spesso quando si pensa alla figura dell’attore ci immaginiamo subito il classico divo hollywoodiano o chi recita in teatro, di conseguenza diamo grande peso al linguaggio corporeo poiché uno si fa riprendere dalle telecamere e l’altro si esibisce davanti al pubblico. Come i movimenti del corpo e le espressioni facciali anche la voce è un elemento fondamentale e uno strumento essenziale per dare quell’impatto emotivo tanto ricercato dagli attori o dall’opera stessa. Per far si che lo spettatore si emozioni realmente c’è bisogno che il doppiatore dia il giusto valore emotivo ai movimenti dell’attore attraverso la voce.

Per fare ciò un buon doppiatore deve relazionarsi con il personaggio, capirlo, comprenderlo, viverlo.

Daniel Radcliffe non è solo “Harry Potter”

Oltre alla saga di “Harry Potter” ci sono alcuni film con Daniel Radcliffe protagonista che meritano di essere visti:


“Swiss Army Man” – 2016


Una commedia a tratti drammatica diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert in cui Daniel Radcliffe ha un ruolo ai limiti dell’assurdo e dello sconvolgente.

Trovatosi su di un’isola deserta, Hank Thompson (Paul Dano), stanco di una perpetua solitudine, decide di togliersi la vita. Quando è sul punto di impiccarsi intravede un corpo esanime sul bagnasciuga (Daniel Radcliffe) e successivamente scopre che il cadavere ha delle capacità incredibili.

Trailer di “Swiss Army Man”

Un film che riesce a sorprendere lo spettatore con una sceneggiatura originale e un montaggio dinamico ben realizzato. La grande interpretazione dei due protagonisti aiuta il film a non cadere sul banale riuscendo poi a realizzare forti scene drammatiche contornate da una comicità mai vista prima.

Amore, amicizia, morte e solitudine, questi sono i temi principali affrontati nel corso del film ed è incredibile il modo in cui un “cadavere” e un “pazzo giovane naufrago” riescano ad arrivare al fulcro di questi temi e a toccare il cuore di chi guarda questa surreale commedia.


What If” – 2014


Il film di  Michael Dowse è tratto dalla rappresentazione teatrale “Toothpaste and Cigars” di T.J. Dawe e Michael Rinaldi.

Una commedia romantica che sorprende non per via di una sceneggiatura complessa e articolata ma piuttosto perché coinvolge lo spettatore attraverso una storia semplice e soprattutto sincera.

Wallace (Daniel Radcliffe), reduce da una relazione finita male, diventa il miglior amico di Chantry (Zoe Kazan), fidanzata da cinque anni. Malgrado l’attrazione e la chimica tra di loro i due protagonisti capiscono rapidamente che non possono cominciare una relazione d’amore perché Chantry è già fidanzata. Decidono quindi di continuare a frequentarsi solo come amici ma scopriranno che non sarà così semplice resistere all’amore.

Trailer di “What if”

La storia dei due protagonisti è a tratti prevedibile ma non per questo non è in grado di far emozionare. Il film non vuole basarsi sui colpi di scena ma mira a mettere in luce i sentimenti, quelli puri e semplici.

La forte alchimia tra Daniel Radcliffe e Zoe Kazan rende ancora più emozionante questo “prevedibile” amore.

Il film, oltre al lato romantico, è dotato anche di un forte lato comico ricco di battute pungenti e scene divertenti.


“Horns” – 2013


Basato sull’omonimo romanzo scritto da Joe Hill, “La Vendetta del Diavolo“, è stato adattato al grande schermo dal francese Alexandre Aja.

Il film racconta la storia di “Ig” Perrish (Daniel Radcliffe) che, dopo aver bevuto e festeggiato, si risveglia nei pressi del luogo dove la fidanzata è stata ritrovata violentata e uccisa. Diventa così il sospettato principale e i giorni seguenti scopre anche di avere delle corna dotate di strani poteri che utilizzerà per vendicarsi e scoprire chi è il vero responsabile.

Trailer di “Horns”

Un horror – splatter che prende anche la strada del teen drama, con un’ambientazione simile a quella di “Twilight” e un Daniel Radcliffe idolo dei giovani.

“Horns” non è un film perfetto, è eccessivamente lento in alcune parti e troppo pretenzioso, con una sceneggiatura che non sempre funziona ma che riesce egregiamente a valorizzare il protagonista.

Daniel Radcliffe lascia occhiali e bacchetta e si cala perfettamente nei panni di un ragazzo adulto che si trova a fare i conti con un tipo di magia molto diversa da quella che ci ha fatto abituare a vedere.

Nuovi film e serie TV in arrivo su Disney Plus a Marzo

Disney ha deciso di iniziare marzo con tante nuove uscite: tra le più attese troviamo il nuovo film “Raya e l’ultimo drago” e la serie “Falcon and The Winter Soldier”. Dopo il grande successo di “Wandavision” siamo tutti curiosi di vedere cosa si sarà inventata la Marvel per questi due nuovi eroi.


Dal 5 Marzo


  • Disney Secrets of Sulphur Springs: Time Warped
  • Garfield: A Tail of Two Kitties
  • Heartland Docs, DVM
  • Raya e l’ultimo drago

Dal 12 Marzo


  • Disney Secrets of Sulphur Springs: Long Time Gone
  • Disney Junior Doc McStuffins: The Doc Is In
  • Disney My MusicStory: Perfume
  • Dr. K’s Exotic Animal ER (stagione 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8)
  • Dr. Oakley, Yukon Vet (stagione 7)
  • MissPeregrine’s Home for Peculiar Children

Dal 19 Marzo


  • Disney Big Hero 6 The Series (stagione 3)
  • Disney Secrets of Sulphur Springs: If I Could Turn Back Time
  • Mexico Untamed (stagione 1)
  • La prima di Falcon and The Winter Soldier

Dal 26 Marzo


  • Disney Secrets of Sulphur Springs: As Time Goes BY
  • DisneyPickle and Peanut (stagione 1 – 2)
  • Gnomeo & Juliet
  • The Mighty Ducks: Game Changers Premiere Episodio 101 “Game On”
  • Inside Pixar: Foundations Batch 3 Premiere
  • Il nuovo episodio di The Falcon and The Winter Soldier

Film italiani da vedere su Netflix


“Il primo Re” – 2019


Il regista Matteo Rovere, dopo aver realizzato “Veloce come il vento” (consigliatissimo film presente su Netflix), decide di portare “Il primo Re” sul grande schermo, facendo scoprire al grande pubblico l’immensa bravura attoriale di Alessandro Borghi.

La pellicola racconta la storia dei fratelli Romolo e Remo e di come arrivano a fondare Roma. Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (Romolo) hanno fatto un incredibile lavoro, non solo perché hanno recitato con maestria in latino arcaico ma anche perché, tramite il linguaggio del corpo e la loro espressività facciale, sono riusciti a non far pesare allo spettatore la presenza di una lingua orami morta.

Violenza, passione, amore, rivalità, religione e predestinazione, tutti temi che nessuna produzione italiana è mai riuscita a inserire in un film come Rovere ha fatto con “Il Primo Re”. La fotografia, curata da Daniele Ciprì, da un valore in più al film: la luce naturale del sole che filtra tra gli alberi e il fuoco come unico elemento di luce contro le tenebre rendono il film crudo e spaventosamente vero.

Da evidenziare l’emozionante discorso di Remo nella parte iniziale del film in cui spicca la bravura di Borghi e il solenne discorso finale di Romolo nella parte conclusiva della pellicola.

Questi due monologhi valgono l’intera visione del film.


“Lo chiamavano Jeeg Robot” – 2015 


Abituati ormai agli Avengers e alla Justice League non abbiamo mai pensato a come potrebbe essere un supereroe italiano, un “Capitan Italia”.

Ci ha pensato Gabriele Mainetti con “Lo chiamavano Jeeg Robot” a risolvere il problema. Il ruolo del cattivo viene interpretato da Luca Marinelli, mentre Claudio Santamaria è il “Superman romano”. Entrambi eccezionali e convincenti nel rappresentare una sceneggiatura che non si vede spesso nella produzione italiana, abituata a proporre la solita commedia commerciale invece di rischiare con prodotti innovativi e originali come questo film.

Enzo Ceccotti (Gabriele Mainetti), un delinquente romano, entra in contatto con una sostanza radioattiva che gli dona una forza sovraumana. Così accoglie i nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente ma tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio.

Diversamente dai film della Marvel in “Lo chiamavano Jeeg Robot” non esiste il “politically correct” o una eccessiva censura; si vede finalmente il sangue e viene soprattutto mostrata la vera violenza in una immensa Roma che fa da palcoscenico alla storia del protagonista.


“Dogman” – 2018


Probabilmente uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, sicuramente del 2018; infatti è stato premiato al Festival di Cannes e ha vinto anche 7 Nastri d’Argento, 9 David di Donatello e 3 European Film Awards.

Il regista Matteo Garrone si è ispirato ad uno dei casi di cronaca più cruenti del nostro passato recente, la vicenda del Canaro della Magliana. I due protagonisti, Marcello Fonte e Edoardo Pesce, sono formidabili nel loro ruolo e riescono a dare al film un valore aggiunto non da poco.

Viene rappresentata un’Italia diventata terra di nessuno in cui vale solo la legge cane mangia cane. Garrone mostra la crudeltà e la sofferenza nella loro forma più pura, anche la spettacolare fotografia di Nicolaj Bruel evidenzia l’angoscia e il declino di un territorio quasi abbandonato.

Marcello (Marcello Fonte) gestisce un salone di toelettatura per cani; durante le sue giornate deve destreggiarsi tra il lavoro, la figlia Sofia e soprattutto fare i conti con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile da poco uscito di prigione e temuto da tutto il quartiere per i suoi atteggiamenti violenti.
Vittima di bullismo e soprusi, stanco di una vita di umiliazioni, Marcello decide di seguire Simoncino e di diventare il suo aiutante in una serie di rapine, finendo col tradire non solo se stesso ma anche i suoi compaesani. Il senso di colpa lo porterà ad autoaccusarsi, scontando così un anno di carcere, lontano dalla figlia. Quando ritorna decide di non farsi più mettere i piedi in testa e inizia a pensare a come vendicarsi.

Una storia che colpisce, che fa riflettere, che mostra una realtà a volte troppo sottovalutata e ignorata.

Tre serie comico – romantiche da vedere su Netflix


“Master of None” – 2 stagioni

(2015 – in produzione)


“Capace in tutto, maestro di niente”: la serie scritta, prodotta e interpretata da Aziz Ansari si basa proprio su questo concetto; una serie capace di raccontare con creatività e credibilità la vita di un trentenne a New York che, come tutti noi, è in continua ricerca della giusta strada da intraprendere.

Vengono affrontati temi complicati come il razzismo, l’immigrazione, l’amicizia e l’amore attraverso una comicità geniale, capace di portare lo spettatore a ridere ma allo stesso tempo anche riflettere.

La vita professionale e quella sentimentale non sempre vanno di pari passo, spesso siamo costretti a fallire ripetutamente prima di trovare la giusta direzione e in questo Dev Shah (Aziz) è un maestro.


“Love” – 3 stagioni

(2016 – 2018)


Creata da Judd Apatow e Lesley Arfin con Gillian Jacobs e Paul Rust, Love è una commedia – romantica che tratta il classico tema dell’amore con grande originalità, senza perdersi nei tipici cliché. Grazie a l’ottimo lavoro di scrittura la serie è in grado di raccontare senza problemi la storia e l’evoluzione dei protagonisti, riuscendo, fin dalle prime puntate, a far immedesimare il pubblico con i caratteri dei personaggi.


Gus e Mickey sono due ragazzi in apparenza completamente diversi: lei impulsiva e sregolata mentre lui calmo e ordinario, entrambi però sono da poco usciti da due storie finite male e questo permetterà loro di trovare un punto in comune dal quale partire.

I due finiranno col vivere una relazione particolare, ricca di bizzarre e divertenti avventure.


“After Life” – 2 stagioni

(2019 – in produzione)


La serie è diretta, scritta e prodotta da Ricky Gervais.

Tutto ruota intorno a Tony (Ricky), un uomo di mezza età che si rifugia nella solitudine dopo aver perso la moglie per via del cancro. Sempre più depresso e malinconico decide che la vita non ha più senso, non c’è più un motivo per impegnarsi in qualcosa, per essere gentili, essere felici. Col tempo diventa sempre più cinico, non gli importa di ferire le persone perché lui sta soffrendo e non ha più uno scopo se non quello di prendersi cura del cane. La comicità della serie si basa proprio su questo, sul dolore del protagonista che si muta in battute e cattiverie.

Tutto ciò lo porterà ad affrontare una serie di divertenti e alquanto strane situazioni che gli permetteranno di fare nuove conoscenze e di rivalutare aspetti della vita a cui prima non dava importanza.

Tony nel corso della serie capisce che non si vive solo per se stessi, si rende conto che non è completamente solo e che forse vivere per rendere felici chi ti sta in torno può essere una valida motivazione per andare avanti.

Adam Sandler come non lo avete mai visto!

Adam Sandler ce lo immaginiamo un po’ come il Christian De Sica americano, ovvero il classico attore che interpreta più o meno sempre lo stesso tipo di personaggio in ogni film e che, con il passare del tempo, finisce col non far più ridere.


Non tutti i sui film comici però sono spazzatura


Ci sono, in mezzo a tanti disastri, film che meritano di essere visti, ad esempio “Big Daddy – Un papà speciale” (1999), “Terapia d’urto” (2003) e “50 volte il primo bacio” (2004).

Ha realizzato anche film che, pur non essendo dotati di grandi qualità dal punto di vista attoriale e registico, sono comunque godibili e riescono a strappare al pubblico una risata. I più celebri sono: “Cambia la tua vita con un click” (2006) “Io vi dichiaro marito e… marito” (2007) e “Un weekend da bamboccioni” (2010).

Sfortunatamente Sandler si è fatto notare più per contenuti trash e film mediocri, alcuni di questi sono: “The Do-Over” (2016) “Matrimonio a Long Island” (2018) “Un weekend da bamboccioni 2” (2013) e l’orribile “Jack e Jill” (2011) in cui Adam Sandler interpreta sia Jack che la sorella Jill, cercando di imitare l’operato del grande Eddie Murphy, famoso per interpretare più personaggi nella stessa pellicola modificandone l’aspetto fisico in modo ironico.

Il film “Jack e Jill” è considerato dalla critica come uno tra i più brutti di sempre ed è noto per essere stato il film più premiato ai Razzie Awards nella storia del cinema, vincendo come peggior film, peggior attore protagonista e peggior attrice protagonista.

Ma incredibilmente Adam Sandler nella sua carriera attoriale ha dimostrato che, se ci si mette d’impegno, può riuscire a realizzare degli ottimi film.

Nei due film, “Reign over me” del 2007 e “Diamanti grezzi” del 2019, riesce a far emozionare e commuovere, con un tale lavoro sulla recitazione che lo rende quasi irriconoscibile.

“Reign over me”:

Questo film è una piccola perla cinematografica che, a mio parere, è passata fin troppo inosservata.

Il regista Mike Binder lascia molta carta bianca agli attori, quasi si mette al loro servizio e infatti escono fuori incredibili interpretazioni.


Adam Sandler nei panni di Charlie, marito e padre in lutto per la famiglia rimasta coinvolta nell’attentato dell’11 settembre, è sensazionale


Charlie, chiuso completamente in se stesso, trova conforto solo nella musica (in particolare nella canzone degli Who “Love, reign o’er me” da cui poi il film prenderà il titolo), decide di staccarsi dal mondo e di lottare ogni giorno per non ricordare, cadendo sempre di più nella depressione.

Le inquadrature e la fotografia sono perfette, New York viene mostrata come una città malinconica, solitaria, come se rispecchiasse l’animo afflitto e vuoto del protagonista.

Don Cheadle è molto bravo a interpretare Alan Johnson, un dentista con una vita apparentemente senza problemi: una bella moglie, due figlie devote e una buona reputazione sul lavoro. Tuttavia Alan sente che qualcosa non va, dato che si fa continuamente mettere i piedi in testa dai propri colleghi, dai propri genitori o dalla sua stessa famiglia; ma quando ritrova il vecchio amico dell’università (Charlie) tutto cambia.

Liv Tyler nei panni dell’analista è sublime; riesce a mettere a nudo tutte le fragilità del suo personaggio che, inaspettatamente, si ritrova coinvolto a gestire una situazione molto delicata.

Donald Sutherland anche se è presente solo per un cameo, nel ruolo del giudice, è formidabile.

È un’opera ben riuscita non solo perché riesce a mettere in risalto le doti drammatiche di Sandler ma soprattutto perché lo spettatore riesce piano piano a comprendere il dolore e la follia del protagonista.

Di forte impatto è la scena dove  Charlie affronta, per la prima volta insieme all’amico, il ricordo della tragedia vissuta.

“Diamanti grezzi”:

Film diretto da Benny Safdie e Josh Safdie, è la storia di Howard Ratner (Adam Sandler), un affermato gioielliere di Manhattan incline alle scommesse e alle truffe. Dopo aver fatto una serie di rischiose scommesse cerca di far fronte ad alcuni ingenti debiti e questi lo porteranno a dover risolvere una serie di problemi che minacceranno la sua vita familiare e professionale.


È un film duro e crudo, che mostra l’uomo per quello che è, con i suoi difetti e i suoi problemi


Una pellicola frenetica, coinvolgente ed emozionante; non c’è un attimo di pausa. Il tutto è condito da una perfetta interpretazione di Adam Sandler.

Non so se ce la faccio a sopportare. Non so che hanno tutti, non me ne va mai bene una. Sono così triste, sono troppo fottuto, troppo fottuto.

Instancabile e allo stesso tempo esausto, Sandler riesce a mostrare la sofferenza di un uomo che non può permettersi di fermarsi un secondo e che cerca sempre di riscattarsi dai vari fallimenti passati.

È un film sprovvisto di una vera e propria trama che però mira soprattutto a mostrare la realtà, una realtà che non sempre è come ce l’aspettiamo.

“School of Rock” il film che rese celebre Thomas Jacob: “Jack Black”

Siamo più popolari di Gesù Cristo adesso. Non so chi morirà per primo. Il Rock and Roll o il Cristianesimo. (John Lennon)

Quando sarò nella tomba, proverò una grande consolazione all’idea di essere stato l’anello di una lunga catena e di aver suonato del buon rock’n’roll. (Bruce Springsteen)

Per me il termine “rock’n’roll” non è assolutamente obsoleto. Significa libertà. Il rock non ha mai perso quel significato di libertà d’espressione. Credo che sia la cosa più liberatoria che esista al mondo. (Billie Joe Armstrong)

Film consigliato di oggi: “School of Rock”

School of Rock” è una commedia musicale uscita nel 2003 diretta da Richard Linklater (regista di “Boyhood”, film candidato all’Oscar nel 2014).

Jack Black, nei panni del musicista Dewey Finn, è fenomenale; il personaggio funziona non solo perché la parte è stata scritta e pensata appositamente per lui da Mike White (nella pellicola interpreta l’amico Ned), ma anche perché lui stesso si definisce un musicista rock. La carriera attoriale di Jack Black sarà spesso legata al mondo del rock, come ad esempio il film “Tenacious D e il destino del rock” del 2006.
Tenacious D è il gruppo musicale formato da Jack Black e Kyle Gass; sono principalmente noti per la loro fusione della musica rock con la commedia volgare (in Italia i Tenacious D hanno suonato nel 2020 al Lorenzini District di Milano).


Il film è un vero e proprio omaggio alla storia del rock anni 70; vengono riprese le movenze, lo stile e i testi dei più grandi artisti rock mai esistiti


È un’opera cinematografica che non si pone complicati obbiettivi, ma mira, attraverso una regia e una sceneggiatura semplice, senza troppe pretese, originale e divertente, a far ridere e a far riscoprire la passione per la musica.

Inoltre Jack Black è Jack Black, non dovrebbe esserci bisogno di dire altro. La sua solita “pazzia”, che mette in mostra attraverso le sue tipiche espressioni facciali (“alla Jim Carrey”) insieme alle movenze e alla sua estrema autoironia, lo rende perfetto per questo film.


Dewey Finn, alla fine, è semplicemente Jack Black che interpreta Jack Black


Trama: Dewey Finn, polemico e irriverente chitarrista, odia il sistema e ha una venerazione per il rock. Quando viene fatto fuori dalla sua band, Dewey si ritrova a dover affrontare una marea di debiti e una grave depressione. Quasi per caso si ritrova a fare da supplente in una classe di scuola elementare privata molto prestigiosa, diretta dalla signora Mullins. Dopo aver scoperto che i ragazzi hanno una buona propensione per la musica, Dewey decide di trasformare la sua classe in un gruppo rock.

(Fonte – Repubblica.it)

Led Zeppelin! Non ditemi che non li avete mai ascoltati… Jimmy Page, Robert Plant… Vi dicono niente? I Black Sabbath, AC/DC, Motörhead! Ah cosa vi insegnano in questo posto?!

Perché vedere questo film

Dewey è il classico ragazzo rimasto intrappolato dentro il corpo di un adulto, non riesce a rinunciare alle vecchie abitudini e a prendersi le sue responsabilità. Ciò che però lo rende particolare, oltre al suo modo di fare sopra le righe, è il suo smisurato amore per il rock.


La musica è infatti l’elemento su cui il film ruota maggiormente ed è interessante il modo in cui ognuno dei personaggi scopre se stesso tramite essa


Durante il film Dewey insegna ai ragazzi a credere in loro stessi, a non rinunciare alle proprie passioni, a coltivare un interesse, a non nascondersi e a non avere paura di rischiare per ciò in cui si crede.

Il film cerca anche di far capire come il sistema scolastico sia a volte troppo rigido e conservatore e di come ogni tanto ci sia bisogno di un po’ di sano e vecchio rock, perché l’arte, in questo caso la musica, non dovrebbe mai mancare nella vita dei ragazzi.

Il Rock non consiste solo nel fare urla e il gesto delle corna verso l’alto ma è soprattutto determinazione, passione, sacrificio, amore, rabbia e felicità. Non è una realtà che si limita solo a un tipo di persone ma, come questo film vuole dimostrare, tutti possono fare rock’n’roll.

Esisteva una maniera di fregare il potente e si chiama Rock ‘N Roll. Ma indovinate? Oh no! Il potente ha corrotto anche quello con una cosina di nome MTV!

Il film di Linklater è un’opera “leggera” che ti fa ridere e distrarre per un’oretta e mezzo circa ma allo stesso tempo ti lascia anche tanti spunti su cui riflettere.

Io, ad esempio, ho sempre considerato la musica come “il linguaggio dell’anima”; ascoltandola o creandola iniziamo un percorso emotivo che ci porta a conoscere e comprendere meglio le persone che siamo o che vorremmo essere. È qualcosa di inspiegabile ma che ognuno di noi alla fine comprende.

Che succede?

Ci scappa del rock, ciccio!

Non c’è vita senza musica e non c’è rock senza Jack Black!

The Fighter di David O. Russell

Iniziamo col dire che vedere Rocky (Sylvester Stallone), combattere contro Apollo Creed fino allo stremo delle loro forze, sconfiggere il pugile russo Ivan Drago diventando così un simbolo patriottico americano, allenare il figlio di Creed per aiutarlo a vendicare il padre (Creed 2 – film del 2018 diretto da Steven Caple Jr.) e sentire quella classica colonna sonora mentre si allena salendo la scalinata che porta al Philadelphia Museum of Art è indubbiamente divertente e stimolante.


Ma i film sulla boxe non sono solo questo!


Film consigliato di oggi: “The fighter”

Un film del 2010 di David O. Russell (regista di “American Hustle” e “Il lato positivo”) che ha portato Christian Bale e Melissa Leo a vincere il premio Oscar.

Oltre allo straordinario lavoro attoriale di Bale, che si può notare non solo grazie alle sue doti espressive e comunicative ma anche dalla sua capacità di saper adattare il proprio corpo in base al ruolo e al personaggio (per questo film perse un terzo circa del suo peso, arrivando a pesare 66 kg), anche la recitazione dei personaggi secondari è sublime, ognuno di essi è scritto e strutturato bene. Melissa Leo nei panni della madre manager e Amy Adams nel ruolo di Charlene, la ragazza di Micky, riescono a rappresentare al meglio i vari conflitti che possono venirsi a creare all’interno di un nucleo familiare alquanto problematico, imperfetto, come non siamo abituati a vedere sullo schermo.

Trama: Il film racconta la vera storia di Dicky Eklund (Christian Bale), un pugile professionista trasformatosi in allenatore dopo una vita di crimini e droga, e del fratellastro “Irish” Micky Ward (Mark Wahlberg), che dopo aver abbandonato prematuramente la carriera di pugile, sotto la guida di Dicky, è diventato un campione nel mondo del pugilato.

(fonte – Repubblica.it)

Perché vedere questo film

Come ho già anticipato, questo non è il classico film sulla boxe, anche se, in parte, è comunque presente quella struttura classica che caratterizza questa tipologia di film, ovvero la iniziale decadenza del protagonista che piano piano si trasforma in ribalta. In realtà ciò che rende questo film diverso nel suo genere sono tutti quegli elementi secondari che ruotano intorno alla storia principale.


La caratterizzazione dei personaggi è geniale, in particolare i due fratelli pugili sono scritti e rappresentati divinamente


La carriera da pugile di Micky è in declino e la pressione della numerosa famiglia, soprattutto della madre e del fratello tossico non lo aiutano a rialzarsi; di forte impatto è la parte del film dove Dicky è in carcere e si disintossica, questa scena rappresenta a tutti gli effetti il fallimento e il declino di un uomo. La fidanzata Charlene gli fa capire che deve allontanarsi dalla famiglia per poter tentare di raggiungere la vetta ma quando ottiene un incontro per il titolo non riesce a fare a meno dei consigli del fratello.

Micky ha la possibilità di arrivare dove non sono arrivato io e ha bisogno di me

Significativa è infatti la scena dell’ultimo round, in cui Micky, anche se aveva escluso il fratello perché considerato dannoso, decide comunque di chiedergli aiuto e di grande rilievo fu il discorso motivazionale di Dicky.

Ripeti con me! Testa corpo testa corpo

David O. Russel vuole mostrarci sia come e quanto può essere determinato un uomo nel cercare di raggiungere il proprio sogno sia quanto esso può essere fragile durante tale percorso. Entrambi i due fratelli stavano piano piano soccombendo dinanzi alle loro fragilità ma poi, ritrovandosi, sono riusciti a tornare a lottare per quello in cui credono; l’uno al fianco dell’altro nell’amore per il pugilato.

Fantastic Mr. Fox di Anderson

Il mondo cinematografico è tanto vasto quanto poco esplorato.

Pian piano nel tempo le grandi case di produzione hanno sempre di più accantonato il cinema d’autore per dare maggior spazio ai “blockbuster” come, ad esempio, i film della Marvel Cinematic Universe; sono film creati per un pubblico di massa e per questo possiedono un grosso budget. Tale scelta non è sbagliata o “cattiva”, anzi, grazie a questi film e ai loro introiti, le case di produzione possono permettersi, ogni tanto, di produrre opere cinematografiche di grande valore artistico. Ovviamente, desidererei più spazio per i film d’autore (film dove si può ammirare l’immenso lavoro  sulla recitazione e dove si può riconoscere l’impronta del regista e il suo messaggio) ma il cinema è anche intrattenimento e se queste scelte di marketing permettono poi di poter godere di tali film allora è giusto ogni tanto distrarsi con qualche battaglia galattica, con i supereroi o con il buon vecchio Dwayne Johnson che addestra mostri a suon di cazzotti.

Detto questo, è arrivato il momento di “esplorare”: per ogni genere ci sono dei diamanti nascosti e per ogni “blockbuster” ci sono film che affrontano lo stesso tema con una trama molto simile o addirittura uguale ma con alle spalle un lavoro di regia e attoriale che li rendono diversi, quasi unici (esempio il film della DC “Joker”)

Film consigliato di oggi: “Fantastic Mr. Fox”

Per quanto riguarda i film d’animazione mi sento di consigliare due film del regista  Wes Anderson:

L’isola dei cani” (2018) e specialmente “Fantastic Mr. Fox” (2009 – tratto da un racconto di Roald Dahl), realizzati con la tecnica in stop motion (una tecnica cinematografica di estrema difficoltà che si effettua con una lunga serie di scatti fotografici, con tale tecnica è stato realizzato anche il film “Nightmare Before Christmas” prodotto da Tim Burton).

“Fantastic Mr. Fox” ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 2 candidature a BAFTA, 2 candidature a Critics Choice Award.


Signora Fox: Tu sei veramente fantastico…

Mr. Fox: Ci provo!

Il film tratta magistralmente temi come quello del matrimonio e del rapporto padre figlio


Anderson attraverso la sua regia riesce a convergere il cammino di Mr. Fox e di suo figlio, il “diverso” Ash, protagonista quanto il padre. I due personaggi nel corso del film affronteranno un percorso che li porterà a maturare insieme e a ritrovarsi a vicenda.

Perché guardare questi film

Il montaggio e la caratterizzazione dei personaggi rendono questi due film innovativi e creativi, in particolare i primi piani, tipici dello stile di Anderson, sono spesso commoventi, come se riuscissero a parlare all’animo dello spettatore.

Non sono come i classici Disney, Pixar o Dreamworks dove si cerca di far arrivare al pubblico il messaggio morale del film attraverso la trama ma sono opere in cui la trama serve allo spettatore come mezzo per conoscere il personaggio principale. Viene sviscerato ogni aspetto del protagonista, il carattere, i pregi, i difetti, le sue sofferenze, le sue passioni, i suoi dubbi e le sue certezze, è l’elemento su cui il film ruota maggiormente.


Questi film non sono come i Disney, Pixar o Dreamworks


Nel film “Fantastic Mr. Fox” c’è un lavoro straordinario nella scrittura del protagonista, nella realizzazione dei costumi “all’inglese” (ispirati agli animali abbigliati dell’epoca vittoriana) e  nell’utilizzo dei colori e della luce  oltre al grande lavoro di doppiaggio di  George Clooney che dona a Mr Fox una sfumatura in più.

Trama: Il Signore e la Signora Fox conducono un’idilliaca vita famigliare insieme al figliolo Ash  e al giovane nipote Kristofferson, che è loro ospite. Ma, dopo tanti anni, questa esistenza bucolica si dimostra eccessiva per l’istinto selvaggio del Signor Fox, che torna alle vecchie abitudini di spregiudicato ladro di galline. Così facendo, però, mette a rischio non solo la sua amata famiglia, ma l’intera comunità animale.

(Fonte – Cooming Soon)

Signora Fox: Perché mi hai mentito?!

Mr. Fox: Perché sono un animale selvatico.

Signora Fox: Sì, ma sei anche un marito, e un padre!

È un film dove “istinto” fa da parola chiave ed è meravigliosa la scena dove la volpe, Mr. Fox, si ferma ad ammirare il lupo sulla montagna che non solo simboleggia l’arrivo dell’inverno ma anche quell’istinto primordiale di cui il protagonista sentiva la mancanza. Rappresenta inoltre, a mio parere, quell’antica purezza da cui ognuno di noi discende ma che, con il passare del tempo, affievolisce a causa della continua evoluzione dei tempi.