Un nuovo RPG ambientato nel mondo di ONE PIECE è in arrivo nel 2022, tra personaggi nuovi e non solo, per celebrare i 25 anni del manga!
Nella data di oggi, 28 Marzo 2022, durante uno speciale live stream speciale a tema ONE PIECE, la BANDAI NAMCO Europe ha annunciato l’arrivo di un RPG a turni ambientato nell’universo dei Pirati di Cappello di Paglia. Il titolo del gioco sarà ONE PIECE ODYSSEY, e la sua uscita è volutamente fissata per il periodo di celebrazione del 25esimo anniversario del manga.
Il nuovo capitolo, oltre a includere i beniamini della serie originale, avrà un personaggio ed una storia originali, il tutto sviluppato sotto la guida e supervisione del creatore e autore di ONE PIECE, Eiichiro Oda. Possiamo dunque aspettarci una nuova trama che affonda comunque le sue radici nella solidità del canone del manga.
Oltre ad Oda, anche il cast di doppiatori originali giapponesi farà ritorno per il progetto, il che fa ben sperare quanto al mantenimento dello stesso livello di chimica e umorismo dell’anime.
Nel gioco, la ciurma capitanata da Monkey D. Luffy viene travolta da una tempesta in alto mare, per ritrovarsi alla deriva su un’isola tanto lussureggiante quanto misteriosa. La burrasca ha distrutto la Thousand Sunny e sparpagliato i membri dell’equipaggio in punti diversi dell’isola. La ciurma dovrà dunque inoltrarsi all’interno del luogo a loro non familiare, scoprendo una natura meravigliosa, superando nemici pericolosi e facendo la conoscenza degli strani abitanti del luogo.
La new entry nell’universo ONE PIECE è Aido, che, come anche i mostri che popoleranno del mondo di gioco, è stato disegnato insieme a Oda. Starà ai giocatori affrontare il percorso avventuroso collaborando con Luffy e gli altri pirati per trovare un modo per salpare e lasciare l’isola!
ONE PIECE ODYSSEY avventura RPG Bandai Namco in arrivo!
Katsuaki Tsuzuki, Producer della BANDAI NAMCO Entertainment Inc., ha dichiarato il team felice di far parte dei festeggiamenti del 25esimo anniversario del manga. Ha inoltre affermato: “Abbiamo unito le forze con ILCA Inc. e stiamo lavorando duro in piena collaborazione con Eiichiro Oda per creare una straordinaria avventura ambientata nel mondo di ONE PIECE, in un gioco che speriamo sia in grado di superare le aspettative dei giocatori”.
ONE PIECE ODYSSEY è infatti in sviluppo presso la ILCA Inc., e la sua uscita è prevista per il 2022 per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.
È arrivata finalmente anche per noi occidentali la possibilità di rivedere le parti salienti della convention Jump Festa 2022
La convention Jump Festa di Shueisha dell’anno scorso, come tutti ricordiamo, ha avuto luogo esclusivamente in Giappone, ma ora molti dei panel della convention saranno disponibili on-demand per i fan internazionali per la prima volta in assoluto! La convention Jump Festa è spesso uno dei più grandi eventi dell’anno per i fan di anime e manga poiché Shueisha spesso mostra non solo i loro progetti attuali in lavorazione, ma lancia anticipazioni sui nuovi progetti che hanno in futuro. È diventato sempre più popolare tra i fan al di fuori del Giappone e ora potremmo avere un assaggio dell’esperienza anche fuori dal Giappone!
Shueisha ha annunciato che offrirà ufficialmente i filmati archiviati di molti dei loro spettacoli teatrali di Jump Festa 2022 (che si sono svolti esclusivamente in Giappone lo scorso dicembre) sul loro canale YouTube ufficiale, “Jump Channel” e sul sito web ufficiale di Jump Festa per un periodo limitato che inizia il 7 marzo 2022 alle 7:00 (PST) fino al 20 marzo 2022 alle 7:59 (PST). Questa versione on demand della convention è assolutamente una grande novità per la storia del Jump Festa che adesso sarà visibile al di fuori del Giappone e conterrà sottotitoli in inglese per ciascuno dei suoi filmati poiché Shueisha spera di espandere la sua portata ai fan di tutto il mondo.
I filmati archiviati includeranno le seguenti fasi del manga Jump Festa 2022 (sebbene possa variare in alcune regioni):
Spy x Family
Dragon Quest: The Adventure of Dai
World Trigger
Boruto: Naruto Next Generations
The Prince of Tennis II
Dragon Ball Super
Bleach
Chainsaw Man
Platinum End
World’s End Harem
Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba
Jujutsu Kaisen
Dr. Stone
My Hero Academia
One Piece
Ognuna di queste parti speciali del Jump Festa 2022 non è arrivata solo con grandi annunci per ciascuno dei futuri delle rispettive serie, ma ha anche mostrato ospiti speciali e molto altro contribuendo a rendere il tutto un’esperienza molto più grandiosa per quei fan in Giappone che sono stati in grado di partecipare dal vivo. Ora i fan internazionali potranno entrare a far parte anche se solo virtualmente di una delle convention più famose del Giappone!
Siamo spesso portati a dare per scontato tantissime cose che riceviamo quotidianamente quasi in modo incondizionato.
Materialmente potremmo visualizzarle in un tetto sulla testa e una tavola sempre imbandita, oppure più astrattamente nell’amore da parte dei nostri genitori, nel sostegno dei propri amici, o addirittura nella prospettiva di futuro roseo. Tutto ciò sono elementi che ci aiutano a percorrere la nostra vita e ci sorreggono lungo quella traversata sul filo sottile, fatto di gioia e di dolore, chiamato vita. Ma chi non avesse tutto ciò? Come potrebbe riuscire, passo dopo passo, ad andare avanti? Amici miei, parliamoci seriamente, la propria ed unica volontà a continuare ad andare avanti è solo una mera e ridondante illusione, che non può fermare una persona dalla propria caduta, soprattutto quando la vita decide di tirarti addosso tutta la merda di questo mondo. Ma è davvero cosi?
Se cerchiamo su wikipedia il significato di randagio, ci verrà rigurgitato sullo schermo il classico risultato, impeccabile e quasi impassibile, che recita come da manuale: “Randagio, animale privo di un padrone o di un rifugio”. Oltre a ciò wikipedia accenna, nella sua definizione, al randagio non solo come animale ma anche come persona: “Randagio, persona costretta dalle necessità o dalle traversie della vita a non aver mai una dimora fissa”. Però riguardando attentamente questa frase, non posso non negare di storcere il naso, ritenendola a mio parere abbastanza incompleta. Wikipedia, come ovviamente dovrebbe fare, visualizza il randagio nella sua realtà materiale, nel suo mondo razionale e ben definito, ma non si sofferma sulla parte astratta e mentale che rende un randagio tale. Un randagio non è solo colui che non possiede una fissa dimora ma, a mio parere, si definisce anche con chi non riceve quegli elementi essenziali citati prima che costruisco e formano una persona nel corso della sua vita, e questo cari lettori, lo si capisce bene all’interno del manga che vi sto per raccontare.
Ecco il vero significato di Randagio
Come potete aver già capito, oggi parlerò di Randagi, una serie di manga composta da 4 volumi totali, edita da J-Pop e scritta e disegnata da Keigo Shinzo. Alle vostre orecchie potrebbe suonarvi nuovo come autore, perché effettivamente questo giovane mangaka è abbastanza sconosciuto qui in Italia, ma comunque è riuscito a farsi un nome grazie alla sua delicatezza con cui disegna, ma al tempo stesso alla sua profondità con cui scrive le sue storie. Randagi infatti è la sua ultima opera in ordine di uscita, ma da prendere sicuramente nota ci sono anche Tokyo Alien Brothers, un manga di 3 volumi in cui assisteremo alle avventure di due alieni mandati in ricognizione a Tokyo e Midori no Hoshi composto da 4 volumi totali che racconta la storia di Takaichi un pilota di cargo spaziale, schiantatosi su un pianeta alieno. Ma ovviamente non siamo qui per parlare di tutte le opere di Shinzo. Direi di iniziare questo nostro piccolo viaggio, che dite? Forse vi ho già preso troppo tempo. Prima però piccolo reminder a questo articolo che se foste fan di manga potrebbe interessarvi.
Keigo Shinzo, un giovane mangaka con un tratto delicato e una scrittura profonda
Per quanto personalmente mi siano eccessivamente piaciuti questi 4 volumi, non posso che ritenere la sua trama alquanto banale: storie come questa si sono viste in tutte le salse e una narrazione del genere è qualcosa di abbastanza “semplice”, passatemi il termine. Ma ovviamente non sarei qui a raccontarvi di Randagi, se non ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che rende unica questa storia. Prima di passare a questo argomento però, forse sarebbe opportuno se effettivamente vi raccontassi la storia di Randagi: Nella gigantesca metropoli di Tokyo, che con i suoi neon fluorescenti, le sue sale gioco da 7 piani e i suoi chioschetti marci di ramen, dove i salaryman trangugiano birra e divorano spiedini di carne non proprio identificata, la vita sembra perfetta, sembra scorrere liscia come l’olio, si proprio di l’olio di cui sono ricoperti quegli spiedini. Se questo ai nostri occhi occidentali può sembrare il paradiso, beh sicuramente può esserlo, chi mai non vorrebbe vivere una vita di svago a Tokyo, metà turistica di tantissime persone. Ma ovviamente come può essere l’eden per alcuni, non lo sarà per tutti, d’altronde può esistere paradiso senza inferno? Sarebbe troppo utopistico dire di si e l’ispettore Yajime Yamada lo sa benissimo. Yamada, ispettore di polizia, è intento a liberare Tokyo, la nostra amata e tanto osannata Tokyo, da questa malattia pestilenziale diffusa ormai per molti vicoli della gigantesca città, rappresentata dallo sfruttamento minorile in squallidi bordelli, o per gli amici “centri massaggio”. Yamada però non è solo un poliziotto, è anche un padre, o almeno, lo era. Dopo la morte della figlia e il divorzio dalla moglie, il nostro ispettore si è trasformato in un guscio vuoto, con nulla tra le mani, se non un lavoro ben retribuito e una casetta in periferia. Il suo volto spento e ormai vacuo, però una sera d’inverno si riaccende. In un blitz di uno dei soliti disgustosi “centro massaggi” tra le svariate ragazze minorenni all’interno dell’edificio, Yajime scorge in particolare una ragazzina di soli 16 anni, Shiori Umino, scappata di casa da una madre violenta, che spaventosamente assomiglia tantissimo alla figlia scomparsa. Dopo quel momento Yamada non potrà più togliersi dalla testa Umino e deciderà egoisticamente di salvarla da quella vita sbandata e pericolosa in cui è stata costretta a rifugiarsi, questo per riuscire in futuro ad non avere nessun rimpianto. Oppure, sarà Umino a salvare Yamada?
Riusciranno Umino e Yamada a salvarsi da quell’inferno?
Ecco tenete bene a mente queste due ultime frasi perché sono cardini importanti della psicologia con cui è stato concepito Yamada e fanno di lui un personaggio molto interessante. Nulla togliere ovviamente a Umino certamente, una ragazza forte e quasi indistruttibile che combatte con le unghie e con i denti, ma che al suo interno risiede un forte senso di solitudine, che ovviamente non può essere mostrato perché potrebbe rivelarsi vulnerabile ai diavoli che infestano Tokyo. Shiori è una ragazza sola e abbandonata al corso inesorabile degli eventi, in quella città che però di paradiso per lei non ha nulla. Anche per Yamada questa città accecante non ha in serbo niente, non ha nessun eden da mostrargli; niente può colmare quel vuoto che lo sta divorando dall’interno, niente può fermare quel dolore che Yamada sta provando e niente e nessuno riuscirà mai a riportare indietro sua figlia, ma questo Yajime lo sa bene. Sorrisi finti, espressioni vacue, occhi assenti incavati all’interno di un uomo stanco e a pezzi. Ma Yamada pur avendo questo suo tedio dentro il suo cuore farebbe di tutto per riottenere quella pace e quella spensieratezza che condivideva con sua figlia un tempo. Ed è questo pensiero puramente egoistico che muove le redini di questo personaggio e che porta Yamada a salvare Shiori: non la salva perché in difficolta, non la salva perché ha bisogno di una figura famigliare che la sostenga, ma perché semplicemente il fato ha voluto farla somigliare alla sua defunta figlia. Il nostro protagonista è un uomo e un padre a metà che pur di “non avere più rimpianti” decide arbitrariamente di avere una seconda possibilità, con una povera ragazza disposta a tutto pur di avere quegli elementi essenziali che la porterebbero a non essere più una randagia. Anche fingere.
Shiori una ragazza indistruttibile e Yamada un gentile ma egoistico guscio vuoto
Ciò che quindi mi ha fatto amare questo manga, come potete ben intuire non è la sua storia di per se, ma come essa viene raccontata e di come si presenta agli occhi del lettore. Il modo in cui Shinzo con i suoi disegni riesce a penetrare nell’anima e nelle viscere del lettore è qualcosa di estremamente commovente e a volte anche straziante, ma che riesce a far risplendere questa opera nel miglior modo possibile. Il tratto dolce, pulito e tenue rende ogni scena adorabile e leggera in modo da non affaticare troppo gli occhi del lettore anche se, in contrasto con l’uso abbastanza costante di spazi bianchi, non mancheranno tavole dettagliate e ricche di piccoli particolari che andranno a bilanciare quella “vuotezza” data dal bianco. L’ampio uso di tavole bianche, è sicuramente ben studiato da Shinzo perché spesso rilette l’interiorità del personaggio stesso e mette in mostra quanto, fra sorrisi finti e sguardi vacui, in fondo all’interno di ogni personaggio, non ci sia nulla, portando alla luce il guscio vuoto che in realtà sono. Ma tutto ciò come già detto non va ad escludere la presenza di fini e soavi dettagli che vanno ad arricchire, non solo scenari, ma soprattutto i volti dei personaggi, in particolare quelli dei protagonisti. È davvero incredibile come Shinzo con l’unico uso della mano riesca a creare volti dal così forte significato, scaraventandoci addosso così tante emozioni che, come una freccia, colpiscono perfettamente il nostro cuore. Ma attenzione se da una parte Shinzo, con la sua mano gentile pervade il suo intero racconto con sentimenti come tristezza abbandono devastazione, insieme anche a qualche sprazzo di gioia e tranquillità, dall’altra troviamo come “un’altra”mano; una mano sporca, pesante e quasi distruttiva, che nei momenti seri e cupi si lascia andare a tratti più spessi e caotici spennellando alla perfezione le emozioni di rabbia e collera, che i personaggi stanno provando
Un tratto delicato e gentile, ma anche deciso all’occorrenza
Quindi oltre a questo suo tratto leggero, ma anche deciso, che contraddistingue il titolo di Shinzo, ci sarebbe anche un altro elemento, o per meglio dire, una parte più personale del mangaka, che risulta essere la sua “mano giovanile”. L’aria che si respira all’interno di questo manga è un’aria fresca e sicuramente al passo coi tempi, derivata dalla giovane età di Shinzo che ci scaraventa addosso ambientazioni, personaggi, vestiti ma soprattutto tematiche attuali del Giappone. Sicuramente quando si è giovani si hanno più energie, si è più disposti a tirarci su le maniche e a combattere per i propri ideali e per i problemi che interessano il singolo, ma anche la collettività. Shinzo oltre ad intrattenere il pubblico, con una bella storia, vuole mostrarci un po’ di quella sua volontà e quello slancio che ribollono ancora nelle sue vene, facendoci partecipi delle problematiche che affliggono il Giappone e più nello specifico Shinzo stesso. Questo suo grido di denuncia porta il lettore a riflettere e a vedere Tokyo, insieme all’intero Giappone, non più come il paradiso terrestre, ma come un qualsiasi stato della Terra, in cui pullula corruzione, disagio e malessere. Il primo dei problemi che grava sulle spalle di Keigo è sicuramente lo sfruttamento e prostituzione minorile, che levita attorno a questa cultura totalmente malsana della venerazione del corpo minorenne femminile. Oltre a questo terribile problema Shinzo ne collega uno più contemporaneo e che di solito, nella svariata lista di problematiche di cui è colpevole il Giappone, passa sempre sotto banco, cioè quello dei social. È incredibilmente assurdo visualizzare che non solo questa orrenda cultura del corpo non si trovi unicamente per strada, magari nei locali imbucati in qualche vicolo buio, ma sia anche sotto gli occhi di tutti, cioè nei social. Il mangaka mette fortemente in mostra come sia diffuso questo problema e di quanti carnefici ne facciano parte. Dal salaryman più pacato allo studente di università, moltissimi utilizzano i social per ottenere carne giovane da poter utilizzare a loro piacimento, in cambio del loro cibo,della loro acqua e del loro tetto sotto cui ripararsi. Non vi devo nemmeno stare qui a dire quanto questo “luogo virtuale” non sia rose e fiori, tant’è che trai i disegni e le tavole del manga si scorge ampliamente quanto questo luogo sia malsano, ma soprattutto quanto sia comune. La facilità con cui una ragazza possa entrare all’interno di questo terrificante tunnel è qualcosa che fa gelare il sangue. Infine Shinzo decide, nascosto tra le righe dei dialoghi e dei disegni della sua opera, in un modo molto velato, di porre una forte critica, che si insinua all’interno di un po’ tutti i giapponesi, sulla generale mancanza di empatia fusa insieme ad una rigidità sociale profondamente radicalizzata. Il nostro caro mangaka ci vuole far osservare quanto la società giapponese, in questo caso, ponga sugli occhi dei suoi cittadini un bel paio di paraocchi, che portano il nipponico medio a far buon viso a cattivo gioco. Se da una parte devi mostrare, anche fingendo, di essere una animale sociale, integrandoti e facendoti inculcare nella testa gli interessi e i piaceri che la società ti obbliga a seguire, dall’altra l’unica cosa che ti deve importare non è nient’altro se non del proprio giardino. La società mi dice che questo vestito non è bello? Sicuramente sarà così. La società mi dice che non devo dire determinate cose? Sicuramente non le dirò. Se la società mi dice che chi scappa di casa, da una madre abusiva, è sicuramente per un capriccio e lo fa perché ancora immatura, allora sarà sicuramente così. Sono proprio questi sicuramente che premono sulle spalle di Shinzo e di cui sinceramente ci vuole parlare.
Queste sono alcune delle problematiche che gravano sulle spalle di Shinzo
Alla fine dei conti Randagi è un’opera che, attraverso la sua semplicità, è riuscita a colpirmi davvero molto e ha scaturito all’interno di me, moltissimi sentimenti. Felicità, tristezza, rabbia, egoismo, ma anche speranza, saranno alcune delle forti emozioni che questo manga riuscirà sicuramente a farvi provare. Questa serie da 4 volumi è una lettura che vi consiglio caldamente di recuperare. Una storia leggera che vi strapperà sicuramente un sorriso, ma probabilmente anche qualche lacrimuccia, affiancata da un disegno dolce, delicato ma anche deciso. Oltre a ciò potrete toccare quasi con mano e conoscere svariate tematiche che Keigo Shinzo mette in risalto ed entrare in contatto con alcune problematiche che affliggono il Giappone.
Una lettura leggera ma allo stesso tempo straziante
Ma quindi rispondiamo alla domanda fatta molto prima, all’inizio di questa recensione. Ma chi non avesse tutto quello di cui una persona normale ha bisogno per sopravvivere? I randagi non hanno solo bisogno di una casa sotto cui stare, ma hanno soprattutto bisogno di un elemento fondamentale: la felicità di essere vivi. E chi può essere, se non qualcuno che esso stesso la sta cercando, la persona migliore da cui ottenere questa felicità I randagi sono solo persone a pezzi, che se pur devastante dal corso degli eventi, riescono in qualche modo a completarsi a vicenda ed è questo che Shinzo ci vuole raccontare; una storia di due randagi che si completano, nel bene e nel male.
Se siete arrivati fino in fondo, bravi, e come “ricompensa” vi propongo questo altro manga molto interessante, lo trovate qui in questo articolo
Per gli amanti dei manga storici e avvincenti vi consiglio: Vinland Saga, un seinen manga di Makoto Yukimura. Iniziato nel 2005 e portato in Italia da Star Comics in un’ottima edizione. Ambientata nell’Europa del Nord nel XI secolo D.C., Vinland Saga racconta le vicende di un popolo, i Vichinghi.
TRAMA:
La storia narra di intrighi politico-militari all’interno dell’impero danese, delle loro guerre di conquista dell’Inghilterra, dei lunghi viaggi, delle avventure dei pirati dell’epoca e della vita di Thorfinn figlio di Thors, il nostro protagonista, un ragazzo nel cui corpo scorre il sangue di un guerriero, che dedica i primi 16 anni della sua vita alla vendetta personale. per poi crescere, aprire gli occhi e iniziare un percorso che lo porterà a vivere da “vero guerriero” seguendo le orme del padre.
Combattimenti, azione, storia, usi e costumi dei Vichinghi: tutto è ben amalgamato da Makoto Yukimura. I personaggi sono tutti ben caratterizzati dal protagonista Thorfinn al pirata Askeladd, uomo senza scrupoli e colui che uccise il padre di Thorfinn slealmente. Da non sottovalutare i personaggi secondari, che non sono di semplice contorno alla storia, ma con le loro azioni, motivazioni, pregi, difetti e debolezze, contribuiscono a costruirla e renderla interessante.
Thorfinn è un personaggio dalle molte sfaccettature, obbligato a crescere molto in fretta per potersi immergere in un mondo fatto di violenza e crudeltà. Il suo carattere è testardo ma allo stesso tempo buono e gentile fin da piccolo. Crescendo si fa divorare dal risentimento e dall’odio, diventando duro, poco socievole e particolarmente aggressivo, facile alla rabbia, non volendosi concentrare su nient’altro che non sia la sua vendetta contro Askeladd.
Parte del manga è incentrata sul significato di “essere un vero guerriero“. Questo concetto tormenta vari personaggi (specialmente Thorfinn), che si domandano cosa possa significare. Il vero guerriero è colui che sconfigge molti nemici, oppure è uno che non usando armi riesce a fare altrettanto? O che grazie alla sua superiorità non ha bisogno di usare la violenza? Insomma, le interpretazioni sono molte, e ogni personaggio ha la sua.
Questi guerrieri toccavano molte terre, combattevano, depredavano e se ne andavano.
Gli inglesi li conoscevano come Danesi, l’Impero di Bisanzio come Ros, i Franchi li chiamavano Normanni… Sarebbero passati alla storia con il nome di Vichingi.
DISEGNI:
I disegni molto realistici e dettagliati, volti e corpi delle persone estremamente espressivi, sfondi e paesaggi che riescono a farti immergere in quei luoghi, alcune tavole riescono davvero a togliere il fiato.
Un particolare che mi ha colpito sono stati i corpi mutilati e pieni di cicatrici dei soldati, le mani rovinate dei contadini e i combattimenti: sono spettacolari. Il disegno di Yukimura non lascia niente all’immaginazione e permette di godersi appieno gli scontri, sempre avvincenti, violentissimi e tattici.
Chainsaw Man ha rivelato la date di uscita del suo primo trailer per il suo grande debutto nell’anime! Quando è stata conclusa la serie manga originale di Tatsuki Fujimoto con la rivista Weekly Shonen Jump di Shueisha alla fine dell’anno scorso, sono arrivati diversi annunci importanti per il futuro del franchise. Piuttosto che finire definitivamente, come molti fan avevano previsto, Chainsaw Man ha sorpreso il suoi lettori con l’annuncio che, non solo il manga continuerà con una seconda parte in una rivista completamente diversa, ma verrà anche creato il suo adattamento anime.
Non abbiamo ottenuto molti aggiornamenti concreti da quando è stato inizialmente annunciato la lavorazione all’adattamento anime lo scorso dicembre, ma presto vedremo molte nuove notizie di Chainsaw Man. Durante un panel speciale che celebra il decimo anniversario dello studio MAPPA, avremo il nostro primo trailer per questo nuovo anime.
Questo evento, il MAPPA STAGE 2021 – 10th Anniversary” , avverrà il 27 giugno in Giappone e terrà ospiti speciali come l’editor del manga Shihei Rin e il presidente di MAPPA Manabu Otsuka. È stato confermato che parte di questo evento presenterà il debutto del primo trailer della serie anime, quindi i fan hanno molto di cui aspettarsi per il prossimo giugno.
Ci sono stati pochi dettagli sul debutto dell’anime della serie al di fuori della sua produzione da parte dello Studio MAPPA, quindi si spera che questo evento potrà rivelare molti più dettagli sul franchise.
Per la rubrica “Manga che vi consiglio“, oggi faremo un grande passo rivolto verso il passato, risalente a ormai 49 anni fa, stiamo parlando di Devilman!
Devilman è un manga uscito nel lontano Giappone nel 1972 scritto e disegnato dal geniale Go Nagai, pubblicato per la prima volta su Weekly Shonen Magazine e raccolto in 5 volumi. In Italia è approdato nel ’91 e col passare degli anni ci sono state molte edizioni, quella che vi consiglio (vi lascerò il link per l’acquisto a fine articolo) è quella della casa editrice J-POP, completa in 5 splendidi volumi.
“Devilman” è infatti la storia di un liceale di nome Akira, un ragazzo timido e umile, spesso e volentieri fifone, tanto da subire passivamente le prepotenze dei bulli di quartiere, facendosi addirittura difendere dall’amica Miki. La vita di Akira era semplice e tranquilla finché il suo amico Ryo Saeba gli racconta degli studi del padre, un famoso scienziato ormai deceduto, venendo a conoscenza dell’esistenza dei demoni, creature mostruose e sanguinarie, nemici naturali della razza umana e ibernati dai tempi delle grandi glaciazioni milioni di anni fa.
I demoni, “gli antichi abitanti della Terra“, si sarebbero risvegliati e pronti a scatenare l’apocalisse per riprendersi la loro vecchia casa, ormai occupata da miliardi di “parassiti”: gli umani.
Akira, dimostrando un coraggio inaspettato, sarà proprio lui ad accettare e raccogliere “l’eredità oscura” lasciata dal padre di Ryo, accoglierà un demone dentro di sé diventando un umano con il corpo di un demone, un diavolo dal cuore umano, perché è questa l’unica speranza per l’intero genere umano… diventare un Devilman!
Un manga spietato, tragico, a tratti macabro, e non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, soprattutto per il protagonista, bene e male si mescolano, i demoni rivelano la propria umanità e gli uomini si tramutano in mostri, dove non esiste più un confine tra giusto e sbagliato.
“fino a qui avete pensato di non aver niente a che fare con questa storia! Ma da qui in poi, l’inferno non sarà più il mio dramma personale, ma anche il vostro! Il dramma di tutta l’umanità!“
Ma ciò che ha reso Devilman un pilastro portante nel mondo dei manga sono gli ultimi tre volumi: in poco più di 500 pagine, Go Nagai riesce a farci immergere in una versione del mondo apocalittica ma realistica allo stesso tempo, un’umanità oppressa e dilaniata dalle forze del male, persone che lottano tra loro per il solo sospetto che i loro cari e amici possano essere demoni dalle sembianze umane, e il giovane Akira, ormai diventato Devilman, che combatte sia contro gli antichi proprietari della Terra, sia in una guerra mentale contro se stesso.
Leggere Devilman è sempre un’esperienza intramontabile, i disegni di Go Nagai sono originali e hanno uno stile del tutto proprio, anche se risultano un po’ datati e risentono il peso di quasi mezzo secolo sulle spalle… ma la sua grande potenza narrativa, il suo messaggio finale ed i riferimenti ed allusioni a temi artistici e religiosi ne fanno un vero classico del fumetto di tutti i tempi, che ha influenzato moltissimi anime e manga a venire.
Un’opera con la “O” maiuscola che non può mancare nelle vostre librerie, consigliata strettamente ad un pubblico adulto e “dallo stomaco forte”, completa in 5 volumi (disponibile anche un cofanetto che racchiude tutta la serie), per concludere, vi lascio qui sotto il link per l’acquisto… buona lettura!
Devilman (Vol. 1)
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“My Hero Academia” è un manga Shonen scritto e disegnato da Kōhei Horikoshi, uscito per la prima volta in Giappone nel 2014, e approdato in Italia, grazie alla casa editrice Star Comics, nel 2016.
Iniziamo a parlarne: “My Hero Academia” è ambientato nel Giappone odierno, con un semplice particolare, quasi l’80% della popolazione mondiale è dotata di un superpotere, chiamato “Quirk”, il Quirk si sviluppa in una persona all’età di 4 anni, se superata quella fascia d’età non si manifesta nessun tipo di potere, la persona è un “Quirkless” (senza quirk).
Questi poteri, se si hanno le dovute licenze e autorizzazioni, possono essere usati in ambito lavorativo e nella quotidianità di tutti i giorni, ma un alta concentrazione di potere distribuito in tutto il globo ha dato la nascita ai “Villain”(Supercriminali), che saranno combattuti e fermati dai nostri amati “Heroes”, che dedicano la propria vita e il proprio dono per proteggere la popolazione.
fonte: Animeclick
La trama del manga ha come protagonista Izuku Midoriya, un giovane ragazzo senza quirk ma da sempre appassionato dei Supereroi e con un sogno nel cassetto; diventare un Hero!
Grazie al suo sogno e all’assenza di potere Izuku sarà deriso e bullizzato continuamente dai suoi coetanei e soprannominato “Deku” (sfigato).
Data l’ammissione del nostro protagonista ad uno dei più prestigiosi licei per diventare Heroes ed un susseguirsi d’eventi, che non starò qui a elencare per farvi godere a pieno l’esperienza di lettura ricca di colpi di scena sin dal primo volume, Deku apre il manga dicendo:
“Questa è la storia di come sono diventato il più grande tra gli eroi”.
Passiamo ora al lato tecnico dell’opera, i disegni son ben eseguiti soprattutto nel momento dei combattimenti rendendoli dinamici e curati allo stesso momento.
Uno dei punti di forza del manga è la caratterizzazione dei personaggi, col proseguire della lettura scoprirai il passato, le debolezze e le motivazioni che hanno spinto, ognuno dei personaggi che incontrerai, a diventare quel che sono.
I combattimenti non saranno mai banali e scontati, descrivendo perfettamente il ragionamento da parte dei nostri protagonisti prima di passare all’azione.
Interessante anche il fatto di rappresentare una società vero-simile alla nostra, dove esistono leggi che tutelano gli Heroes, gli scontri hanno conseguenze non solo sui diretti interessati ma anche sull’opinione pubblica.
Che dire, un manga di un successo planetario grazie alla sua storia semplice e adatta a ogni età, dal quale sono state realizzati videogiochi, una serie anime (disponibile le prime due stagioni in lingua originale e doppiati in italiano su Netflix) e due film (“Two Heroes” e “Heroes Rising” sempre disponibili su Netflix).
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