LA ZONA D’INTERESSE, film candidato a 5 Oscar – [Recensione]

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Recensione de “La zona d’interesse”, film candidato a 5 Oscar, tra cui miglior film e miglior film straniero, per la regia di Jonathan Glazer

Avevo alte aspettative per un film di cui avevano parlato benissimo e che ha ricevuto 5 nomination agli oscar. E posso ritenermi soddisfatto delle premesse.

“La zona d’interesse” è un film, come molti lo hanno definito, disturbante. E in effetti è la sensazione dominante per tutta la durata della pellicola, in cui lo spettatore è testimone di una vita comune, umana in un paradiso terrestre, ma che in realtà convive con una delle atrocità più gravi di tutta la storia dell’umanità.

Questa vita parallela lontana dalle crudeltà di Auschwitz viene caratterizzata da scena di estrema umanità, in cui si tenta di far empatizzare lo spettatore con le bizze dei bambini, la loro curiosità per il giardino, la notte insonni rimediate con una favola della buonanotte, ma allo stesso tempo con scene che provocano odio per questa famiglia assolutamente conforme all’ideologia della Germania nazista dell’epoca.

Questo connubio di sensazioni fa scaturire un profondo fastidio, accentuato dai mille dettagli nascosti che raccontano ciò che accade dentro le mura, senza mai mostrare nulla. Protagonista qui è il sonoro, che racconta un sottofondo inquietante, lasciando allo spettatore un’interpretazione che rende ciò che succede in scena un peso allo stomaco.

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Questa ottima idea si perde però dopo circa un’ora di film, da quando poi sembra che abbia finito ciò che vorrebbe dire, a meno di un finale davvero efficace. Purtroppo, la trama si dipana in modo disunito, senza un vero e proprio finale o spannung, ma con delle sequenze potenti per il significato, ma sostanzialmente evitabili.

Ancora non ho compreso a pieno la sottotrama in negativo, non del tutto sviluppata e dall’interpretazione incerta. Una specie di piano di sabotaggio da parte della figlia di Rudolph, ma che non trova molto spazio all’interno della narrazione

  La regia chirurgica si distacca da qualsiasi tipo di piani intimi, lasciando invece spazio agli ambienti. L’interpretazione precisa e mai macchiettistica dei personaggi dipinge una “banalità del male” molto impattante, capace di lanciare un messaggio che arriva dritto allo stomaco allo spettatore. Geniale la scelta dei silenzi, delle pause, contrapposte al disturbante rumore confuso dell’epilogo e del prologo.

In conclusione, un film capace di provocare fastidio allo spettatore per tutta la durata della pellicola, in cui è testimone della vita comune di una famiglia dipinta come umana, ma che convive con le atrocità dell’olocausto. Una storia capace di suscitare angoscia attraverso la semplicità di azioni quotidiane, svolte però da persone non preoccupate dei crimini di cui si stanno macchiando, il tutto con un sottofondo di suoni lontani che raccontano una storia a sé.

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PAST LIVES, il film candidato come miglior film agli Oscar – [Recensione]

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Recensione di “Past Lives”, il film candidato come miglior film e miglior sceneggiatura originale agli Oscar, dalla regista Song

Prima di andare in sala ero molto curioso di scoprire questo film, dato che si diceva fosse uno dei papabili vincitori per l’Oscar al miglior film straniero. Dopo la visione sono abbastanza convinto di questa opininone, anche se aqncora spero tanto per Io Capitano!

Past Lives è infatti un film delizioso, dai toni cupi e allo stesso tempo dolci. La regista Song ha messo in scena una storia molto personale, forse non autobiografica ma che rispecchia sicuramente dei tratti in cui molti possono ritrovarsi. La narrazione temporale presenta dei salti nelle vite di due personaggi dalle storie complicate, le cui strade, dopo essersi divise, si rincontrano.

La forza principale i questi personaggi non è certo la caratterizzazione, che ho trovato abbastanza esplicitata e non mostrata, ma bensì la loro psicologia. Non sappiamo quasi nulla, o meglio non ci sono scene in cui vediamo all’opera i due protagonisti Nora e Hae Sung nelle loro vite fuori dall’interazione tra loro, e quindi, al di là del marito di Nora nel finale, non capiamo bene che cosa affrontano nel mondo i due personaggi quando si devono lasciare.

Possiamo dedurre che siano vite nella normali, ma evidentemente non bastano, perché sentono che tra di loro c’è un qualcosa di più grande. L’intento del film non è certo questo però, è invece quello di mostrare una storia intima di due persone che si fanno domande su come sarebbe potuta andare la loro vita se l’evento tragico dell’emigrazione non fosse accaduto.

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Nonostante ci venga mostrato solo uno spaccato per volta delle loro vite, in ellissi temporali di 12 anni l’una, risulta comunque a primo impatto assurdo che due persone che vivono a migliaia di km di distanza e non si frequentino da anni possano provare una così forte attrazione da volersi incontrare a tutti i costi. Ma alla fine del film, anche grazie a un climax da magistrale, anche lo spettatore inizia a chiedersi, se nella stessa situazione, come si sarebbe comportato.

Ed è qui che il film porta in scena in modo vincente la il suo punto di forza maggiore: la continua incertezza. I personaggi sono in continuo conflitto personale per un amore non sbocciato che non riescono a superare poiché è difficile scendere a patti col passato. Fino all’ultimo vediamo l’evoluzione di questo rapporto funestato da scelte non completamente volontarie, ma che in modo abbozzato più volte viene ricucito.

Durante la visione mi sono accorto di essere passato più volte ad alternanza a voler o non volere un lieto fine per la relazione, perché via via che progredivano gli eventi, si accavallavano motivazioni più o meno valide, che alla fine del film. ho raccolto e mi hanno dato fastidio, mi hanno messo in crisi, portandomi a riflettere sull’autenticità delle nostre vite, e di come siano a volte decisioni che prendiamo a cambiare radicalmente tutto.

Past Lives”, un grande film sentimentale che sa emozionare - Il Sole 24 ORE
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In conclusione, una storia d’amore che mette in crisi raccontando le funestate vicende di due personaggi distanti fisicamente ma legati da un passato con cui non riescono a fare pace, in grado di far riflettere sulle proprie scelte di vita e sull’autenticità delle proprie relazioni. Una storia intima dal ritmo lento che, attraverso la metafora delle “Past Lives”, porta in scena personaggi dalla psicologia complessa che tengono in tensione lo spettatore fino alla fine.

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