Gainax – Lo studio di animazione dietro Evangelion è andato in bancarotta

Gainax Lo studio di animazione dietro Evangelion e andato in bancarotta

Gainax, lo studio giapponese di anime dietro Neon Genesis Evangelion, è andato in bancarotta dopo anni di disavventure finanziarie.

Come riportato da Automaton, il 7 giugno 2024 Gainax ha annunciato che la richiesta di bancarotta presentata il 29 maggio 2024 è stata accettata dal tribunale distrettuale di Tokyo. Lo studio creatore di Evangelion è ora defunto, anche se il marchio Gainax è ora di proprietà del creatore di anime Studio Khara.

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La Gainax è nota soprattutto per aver creato Evangelion, una serie fantascientifica su una Tokyo post apocalittica e sugli adolescenti che pilotano i mech incaricati di salvarla, ma anche per Gurren Lagann, Panty & Stocking with Garterbelt e altri.

Secondo una nota pubblicata sul sito web della Gainax, lo studio ha presentato istanza di fallimento perché gli ex dirigenti lo hanno trattato come una loro proprietà privata dal 2012 circa. Tuttavia, i problemi finanziari e di gestione sono stati parte integrante della storia dello studio, con diversi incidenti di alto profilo nel corso degli anni.

I segni di difficoltà risalgono al 1992, otto anni dopo la sua fondazione nel 1984, quando un sequel del suo maggior successo fino ad allora, Royal Space Force: The Wings of Honnêamise, fu cancellato per problemi di produzione.

L’opportunità di raddrizzare la situazione arrivò nel 1995, quando la Gainax pubblicò il successo immediato di Evangelion, ancora oggi considerato uno dei migliori anime di tutti i tempi. Ma la Gainax non era stata sincera sul successo dell’anime e fu presto dichiarata colpevole di frode fiscale: il presidente della società e il contabile fiscale furono arrestati e incarcerati per aver occultato 1,56 miliardi di yen (più di 10 milioni di dollari al cambio odierno).

Negli anni successivi, Gainax si è trovata ad essere citata in giudizio da una miriade di società e individui per diverse questioni finanziarie, tra cui nel 2016 lo Studio Khara, fondato dal cofondatore di Gainax e creatore di Evangelion Hideaki Anno. Il tribunale distrettuale di Tokyo ha stabilito che Gainax deve restituire un prestito di 100 milioni di ¥ (circa 643.000 dollari) concesso dallo Studio Khara.

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Altri problemi legali sono arrivati nel 2019, quando il regista rappresentante Tomohiro Maki è stato arrestato per aver commesso atti indecenti nei confronti di un’attrice vocale e l’anno successivo è stato condannato a due anni e mezzo di carcere, secondo quanto riportato da Anime News Network.

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Catarsi e Redenzione: il terzo finale di Neon Genesis Evangelion

Thrice Upon a Time, ovvero “c’erano tre volte”, il film conclusivo di Neon Genesis Evangelion, è uscito ormai da più un mese. Abbiamo dovuto aspettare 8 anni dall’uscita del precedente film, 13 se si conta dall’inizio della saga Rebuild, e 26 dalla prima messa in onda della serie. Una gestazione lunghissima del regista Hideaki Anno, che regala agli appassionati un terzo finale in grande stile carico del suo percorso umano e autoriale, recuperando ed evolvendo gli elementi storici della serie che diventano il nucleo su cui si regge l’intero film.

Evangelion ha sempre avuto un significato speciale per gli appassionati. Molti ne hanno apprezzato i misteri, alcuni hanno ritrovato sé stessi nei protagonisti, altri ancora si sono fatti travolgere dalla visione del regista. Non è un’opera che può restare indifferente se le si apre il proprio cuore. La sua conclusione è un avvenimento che verrà ricordato a prescindere dai gusti personali, data l’importanza che il franchise ha avuto per l’animazione mondiale e non solo.

Togliersi un peso

Ciò che ha sempre contraddistinto la serie sono state la narrazione oscura e criptica, lasciata spesso all’interpretazione dello spettatore, insieme al dubbio ed al disorientamento, elementi che il regista sfrutta per catapultarci all’interno di un’allegoria dell’incomprensione tra gli esseri umani. L’incapacità dei protagonisti di aprire i propri cuori e di comunicare con il prossimo è perno e fondamento su cui poggia l’intera trama.

In questo Thrice Upon a Time è spiazzante. Sperimentiamo insieme ai protagonisti, atmosfere inedite: la narrazione si fa più chiara (per quanto sempre surreale), meno ansiogena e meno “epilettica”, accompagnandoci dall’inizio e dandoci gli strumenti per capire ciò che ci circonda.

I nostri children attraversano una crescita che li porta ad essere più sinceri tra loro e onesti con sé stessi. Finalmente gli viene dato del tempo per capire, crescere, decidere, diventare adulti. Possibilità che all’interno dell’universo narrativo viene anche rappresentata tramite la rottura quella chiamata maledizione degli EVA, ma che non possiamo fare a meno di associare al fenomeno reale della fuga dalla realtà che affligge tantissimi ragazzi.

L’unica cosa che può fare un padre per un figlio è dargli una pacca sulla spalla, oppure può ucciderlo

Evangelion è sempre stata una storia di genitori e figli. È proprio dai genitori, intesi come figura archetipica, che nascono i mali dei protagonisti. In questo caso Anno, che ci aveva abituato alla figura del “genitore carnefice”, ci mostra delle figure genitoriali positive, che si caricano sulle spalle i figli e le loro paure. La redenzione di questi personaggi rispetto ai peccati commessi nelle opere precedenti ha una funzione catartica anche per noi spettatori.

Infatti la sensazione è quella di averci tolto il peso della visione pessimistica cui eravamo affezionati. Il regista in questo caso grida veramente AMore nel cuore del mondo. Ci dice che non esistono solo padri terribili e madri indifferenti, ma che è possibile anche il contrario, demolendo al tempo stesso quella loro aura di onnipotenza per lasciare invece spazio all’umanità.

Leggendo tra le righe

L’entità di questa operazione possiamo comprenderla appieno se si considera il percorso umano del regista accanto a quello autoriale. Se la serie ed il film The End of Evangelion sono state le opere che lo hanno consacrato, ma anche quelle legate maggiormente alla sua sofferenza personale, i Rebuild, e soprattutto Thrice Upon a Time, sono stati l’occasione per poter raccontare nuovamente quelle storie alla luce della propria crescita interiore. L’autore ci comunica questa sua crescita proprio tramite quella dei suoi personaggi, che maturano insieme alla serie stessa facendole acquisire un significato ancora più grande.

Infine, al termine di quest’incredibile percorso, quei vuoti tra le persone che ci sembravano incolmabili, quelle distanze che ci sembravano irraggiungibili, vengono semplicemente riempiti da una parola d’affetto, da una dichiarazione d’amore, da un’ammissione di colpa. In questo finale Hideaki Anno demolisce le mura dell’animo umano, mostrandoci la consapevolezza che essere amati ci è concesso. Un messaggio che può sembrare banale, ma che, in realtà, è di una potenza straordinaria.

Goodbye, all Evangelions