Chris Evans torna nell’MCU, ma nei panni di chi?

Chris Evans torna nell'MCU ma nei panni di chi

Sappiamo che Chris Evans farà il suo ritorno in pompa magna all’interno dell’MCU, ma chi interpreterà? E chi non dovrebbe interpretare?

Chris Evans ha fatto il suo debutto nell’MCU in Captain America – Il primo Vendicatore (2011). Da allora, ha interpretato il personaggio in altri 10 film, concludendo il suo arco narrativo (o almeno così pensavamo) in Avengers: Endgame del 2019.

Negli ultimi minuti del film, Steve viaggia indietro nel tempo per trascorrere il resto della sua vita con Peggy Carter (Hayley Atwell), per poi ricomparire nel presente come un uomo anziano. La serie Disney+ del 2021 The Falcon and the Winter Soldier ha poi accennato alla morte di Steve, ufficializzando la fine del suo mandato all’interno dell’MCU.

Il ritorno di Evans nell’MCU nel 2026 con Avengers: Doomsday ha spinto i fan a chiedersi, con trepidazione e preoccupazione al tempo stesso, se la star tornerà a vestire i panni di Steve Rogers/Captain America.

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La portata e l’identità del suo ruolo in Avengers: Doomsday è attualmente sconosciuta. Non è da escludere che Evans torni a vestire i panni di Capitan America. La vera domanda è se questa sia una buona idea o meno. Dopotutto, il finale di Endgame è stato un addio ai due pionieri dell’MCU, Steve Rogers e Tony Stark.

Al momento l’MCU ha già un nuovo Capitan America, il Sam Wilson di Anthony Mackie. Il suo primo film da protagonista, Captain America: Brave New World, è in uscita il 12 febbraio 2025. Anche se il coinvolgimento di Mackie in Doomsday non è ancora confermato, avrebbe senso che Capitan America fosse in prima linea a difendere la Terra dal Dottor Destino.

La presenza di Evans nei panni di una qualche versione di Capitan America (visto che il multiverso è ancora aperto, nel bene e nel male) potrebbe mettere in ombra il passaggio di testimone che la Marvel sta preparando da anni per Sam Wilson.

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In più, l’elemento nostalgia ha già giocato un ruolo estremamente rilevante nella produzione di Avengers: Doomsday, dal momento che sarà Robert Downey Jr. a interpretare il Dottor Destino. Rivedere “Tony” e “Steve” insieme sul grande schermo potrebbe essere emozionante, purché non sia tutto quello che il film ha da offrire.

Puntare sulle sue vecchie glorie (nemmeno così vecchie, visto che le abbiamo salutate 5 anni fa) invece di sfruttare le molte star che ancora hanno molto da offrire all’interno dell’universo cinematografico della Marvel sembra denotare una mancanza di ispirazione da parte degli Studios, i cui prodotti negli ultimi anni hanno già sofferto un calo negli ascolti.

Il ritorno di Evans nell’MCU arriva dopo la sua breve apparizione come Johnny Storm/La Torcia Umana nel film Deadpool e Wolverine (2024). Quel cameo è stato un tocco piacevolmente inaspettato, visto che non interpretava il personaggio dei Fantastici Quattro da quasi vent’anni.

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Non possiamo nemmeno escludere che scelgano di sfruttare questo suo personaggio, recentemente tornato dall’universo Fox. Potrebbero contrapporlo alla nuova Torcia Umana dell’MCU, che sarà interpretata da Joseph Quinn in The Fantastic Four: First Steps, Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Anche questa ipotesi sarebbe però tirata, visto che Johnny è stato disintegrato da Cassandra Nova.

Rimane sempre la possibilità che, come RDJ, Evans appaia come un personaggio mai visto all’interno dell’MCU. Questo potrebbe essere un buon compromesso tra nostalgia e novità, senza intaccare l’eredità di Steve Rogers. L’uscita di Avengers: Doomsday è prevista per il 1º maggio 2026, quindi potremmo saperne di più molto presto.

Inspo

OPPENHEIMER, il biopic sul Prometeo del ‘900 – [Recensione]

Oppenheimer recensione copertina

Recensione del nuovo biopic di Nolan, Oppenheimer, il fisico che ha lavorato alla bomba atomica e ha diretto il progetto Manhattan.

Wow, wow, wow! Questa è stata la mia principale reazione durante la visione del film! Il nuovo blockbuster di Cristopher Nolan risolleva il regista dopo un periodo di pellicole non molto riuscite, aggiungendo alla sua filmografia uno dei migliori film degli ultimi 5 anni. Ma andiamo per gradi.

Oppenheimer è un’opera tratta dal romanzo di Bird e Sherwin “Oppenheimer, Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica”, a cui Nolan si è fondamentalmente ispirato per raccontare la storia di uno dei personaggi più controversi di tutto il ‘900: Robert J. Oppenheimer. Fisico di successo, ma con impulsi a tratti omicidi in gioventù, Robert affronta un viaggio alla scoperta della pietra che, sollevata, scopre il serpente che distruggerà nel 1945 Hiroshima e Nagasaki, insieme a 210.000 morti e 150.000 feriti.

Il film è essenzialmente tre ore di dialoghi che però abbracciano un ventaglio ampio di personaggi interpretati tutti da un cast stellare, azzeccato anche nei ruoli di sfondo. Il ritmo dei dialoghi segue quello del flusso dei pensieri del dottor Oppenheimer, che all’inizio, preso dai suoi nuovi studi nella fisica quantistica, è tormentato da repentine visioni di un mondo oltre la realtà, mentre via via che si accorge di quello che sta facendo e di come sta cambiando il mondo, diventa sempre più riflessivo e pensieroso.

La trama ci presenta un alternarsi di linee temporali diverse, all’inizio quasi disorientanti ma che dopo poco rivelano l’intento di un intreccio che andrà a convergere in un finale realmente accaduto, districato magistralmente dagli sceneggiatori. La storia narrata si concentra principalmente sulla psicologia del protagonista, interpretato egregiamente da Cillian Murphy, ormai attore affermato che ha sempre lavorato bene con Nolan, di cui il pubblico ha oramai imparato ad apprezzare le doti recitative, soprattutto la mimica degli occhi, in questa pellicola usata molto sapientemente nella parte finale.

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Il film ha sicuramente tanti altri personaggi a cui fa affidamento la trama ma essenzialmente, lo dice il titolo, si esplora il cammino di un uomo che nella sua professione, ha dovuto scontrarsi con un mondo che da un lato non gli competeva, da un lato non era pronto ad affrontare, diventando addirittura quasi un politico. L’impianto visivo e acustico messo in scena permette un’esperienza totale delle fasi cruciali di uno degli eventi più importanti della storia della scienza del ‘900, di cui Oppenheimer è stato l’ammaestratore. Il sonoro merita un oscar per come hanno saputo sfruttare i silenzi e i rumori assordanti, accompagnato da una regia e un montaggio mostruosi e una colonna sonora in stato di grazia di Goransonn.

Elogio va anche a Robert Downey J., il quale finalmente rivela le sue capacità attoriali sfruttabili non solo per i supereroi ma anche per film di spessore, grazie a una performance brillante per un personaggio capace di farsi odiare dal pubblico tale da offuscare per un attimo le motivazioni per cui lui accusa Oppenheimer. Nolan infatti, pare evidente, non rimane neutrale sulla sua figura, nonostante riesca in modo magistrale a rappresentare un uomo per come storicamente era, esprime implicitamente un giudizio su uno degli artefici principali del progetto Manhattan, il quale ha portato a una delle catastrofi più controverse della storia per cui l’America non ha ancora scontato la pena.

La mia lettura del film, il cui scopo principale è raccontare la storia di un uomo, non dare un messaggio preciso, prevede una opinione personale a priori. Nolan ci mostra come un fisico non sia un politico, come vediamo nella scena agghiacciante con Truman, come l’uomo è fragile e spesso ingenuo. Oppenheimer non era certo una persona qualunque, la sua vita fuori dalla professione era tanto travagliata quanto trascurata, piena di ferite e problemi. Un genio che di fronte al progresso e alla paura ha preso delle scelte che forse non gli competevano. Noi non sappiamo cosa significhi aver vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale, se la paura di quello che avrebbero potuto fare i nazisti o i giapponesi potesse essere una giustificazione.

Certo è che Nolan evidenzia più volte le motivazioni a favore e contro e, riflettendo con un amico mi sono accorto, si schiera, dando alla luce un’opera che a fine visione ti lascia un enorme macigno sulla coscienza, sulla schiena e nella pancia, tanto che continui a pensarci, continui a pensare alla scena finale con uno dei dialoghi più belli del film, quello tra Oppenheimer e Einstein, che lascia spazio a domande da elaborare e digerire per sempre, fino a che l’umanità non troverà una soluzione a questa questione ancora scottante in tempi di guerra come i nostri.

Oppenheimer recensione

In conclusione, il film merita una visione anche solo per l’impianto tecnico e la maestria di chi ci ha lavorato. Una storia narrata magistralmente che racchiude la vita di un uomo ancora oggi controverso la cui opinione del pubblico mondiale è tuttora spaccata in due, affrontata egregiamente da un regista, Nolan, che non si limita a presentare la questione in quanto tale, ma ne racconta gli aspetti più salienti per una lettura più profonda di una storia vera che ha ancora tanto da insegnare all’umanità.

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