Benvenuti nella nostra categoria di articoli a tema recensioni film, serie TV e videogame su www.popspace.it. Siamo qui per offrirti le recensioni più aggiornate e dettagliate sui titoli che ami. Sia che tu sia interessato a film, serie TV o videogame, troverai informazioni approfondite e opinioni imparziali per aiutarti nelle tue scelte.
Le nostre recensioni film coprono una vasta gamma di generi, dalle commedie agli action movie, dai film d’animazione ai thriller. Siamo appassionati di cinema e desideriamo condividere con te le nostre opinioni sui film più attesi e le ultime uscite.
Per quanto riguarda le recensioni serie TV, ti terremo aggiornato sulle nuove stagioni delle tue serie preferite, offrendoti un’analisi delle trame, dei personaggi e della qualità della produzione. Ti forniremo anche suggerimenti su nuove serie da scoprire e binge-watch.
Per gli amanti dei videogame, troverai recensioni dettagliate sui giochi più recenti per console, PC e dispositivi mobili. Saremo onesti e obiettivi nel valutare le meccaniche di gioco, la grafica, la trama e l’esperienza generale offerta da ciascun titolo.
Ecco alcuni esempi di recensioni film, serie TV e videogame di fama mondiale che potresti trovare su www.popspace.it:
Recensione del film “Avengers: Endgame”: Un’epica conclusione della saga degli Avengers, che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Valuteremo l’azione, la trama e le performance degli attori per aiutarti a capire se questo film è all’altezza delle aspettative.
Recensione della serie TV “Game of Thrones”: Una delle serie TV più popolari di tutti i tempi, seguiremo la trama intricata, discuteremo i personaggi principali e valuteremo la qualità complessiva delle otto stagioni.
Recensione del videogioco “The Last of Us Part II”: Un gioco di avventura post-apocalittica molto atteso, esamineremo la grafica, la trama, il gameplay e daremo un’opinione sulla sua rilevanza nel panorama videoludico.
Recensione del film “La La Land”: Un omaggio ai musical classici, esploreremo la colonna sonora, le performance degli attori e la regia per darti un’idea di questo film vincitore di numerosi premi.
Recensione della serie TV “Stranger Things”: Una serie di successo ambientata negli anni ’80, analizzeremo il fascino retro, la trama avvincente e il cast di giovani talenti.
Questi sono solo alcuni esempi di recensioni film, serie TV e videogame che potrai trovare su www.popspace.it. Siamo qui per aiutarti a prendere decisioni informate e fornirti consigli sulle ultime novità dell’intrattenimento. Esplora la nostra categoria di articoli a tema recensioni e troverai sicuramente contenuti che ti appassioneranno.
Durante la nuova presentazione del 20 aprile, Apple ha fatto vedere nuovi ed innovativi prodotti. Partiamo subito con il nuovo AirTag: AirTag invia un segnale Bluetooth sicuro che può essere rilevato dai dispositivi nelle vicinanze in “Trova la mia rete”. Questi dispositivi inviano la posizione del tuo AirTag ad iCloud, quindi puoi andare all’app “FindMy” e vederlo su una mappa. L’intero processo è anonimo e crittografato per proteggere la tua privacy. Ed è efficiente, quindi non devi preoccuparti della durata della batteria o dell’utilizzo dei dati. Semplice e sicuro, dotato di un comodo portachiavi è possibile acquistarlo dal 30 di Aprile a 29$ singolarmente oppure con i bundle da 4 dispositivi per 99$.
Successivamente è stato presentato anche il nuovo Ipad Pro in due diverse dimensioni da 11″ e 12.9″(quest’ultimo con Liquid Retina XDR). I vari modelli saranno acquistabili con capacità da 128Gb/256Gb/512Gb/1TB/2TB e avranno: Chip Apple M1 CPU a 8 core con 4 core ad alte prestazioni e 4 core ad alta efficienza Motore neurale a 16 core 8 GB di RAM sui modelli con 128 GB, 256 GB o 512 GB di spazio di archiviazione 16 GB di RAM sui modelli con 1 TB o 2 TB di spazio di archiviazione. Sarà possibile registrare video in 4k a 60fps senza nessun tipo di problema con l’autofocus e il tracciamento automatico del viso. I prezzi si aggirano attorno ai 799$ per 11″ e 1099$ per 12.9″
Passiamo poi all Apple TV 4k; presentato in due diverse capacità (da 32Gb e 64Gb) viene venduto assieme al telecomando, ridimensionato e riadattato alle esigenze del cliente. Infatti potremmo semplicemente controllare tutto da remoto grazie a: Tecnologia wireless Bluetooth 5.0 Trasmettitore IR Connettore Lightning per la ricarica Batteria ricaricabile che fornisce mesi di durata della batteria con una singola carica (con un utilizzo quotidiano tipico) Ricarica tramite USB al computer o adattatore di alimentazione (venduto separatamente) Controlla la TV o il ricevitore tramite IR o CEC 3
Per quanto riguarda le uscite abbiamo: HDMI 2.14Wi ‑ Fi 6 802.11ax con MIMO dual band simultaneo (2,4 GHz e 5 GHz) FiloGigabit Ethernet Tecnologia wireless Bluetooth 5.0 Ricevitore IR Alimentatore incorporato
Per il prezzo della nuova tv ci aggiriamo intorno ai 179$ per la versione da 32gb, mentre 199$ per quella da 64gb.
Ultimo ma non per importanza è stato presentato il nuovo iMac da 24″ con 4.5K di risoluzione display. Sarà disponibile come tutti i nuovi prodotti dal 30 Aprile con diverse capacità di archiviazione (da 256 Gb o da 512Gb) All’interno avremo: Chip M1 CPU a 8 core con 4 core ad alte prestazioni e 4 core ad alta efficienza GPU a 7 core Motore neurale a 16 core Fotocamera FaceTime HD 1080p con processore del segnale di immagine M1 Sistema a sei altoparlanti ad alta fedeltà con woofer a cancellazione di forza Ampio suono stereo Supporto per audio spaziale durante la riproduzione di video con Dolby Atmos Tre microfoni di qualità da studio con elevato rapporto segnale / rumore e beamforming direzionale Supporto per “Hey Siri”
Per quanto riguarda invece le porte sul retro dello schermo, ci saranno due porte Thunderbolt / USB 4 con supporto per: DisplayPort Thunderbolt 3 (fino a 40 Gb / s) USB 4 (fino a 40 Gb / s) USB 3.1 Gen 2 (fino a 10 Gb / s) Thunderbolt 2, HDMI, DVI e VGA supportati tramite adattatori (venduti separatamente)
Assieme al iMac Pro verrano venduti anche il Magic Mouse e la Magic Keyboard, l’ adattatore da 143W, cavo da 2 metri e Cavo da USB-C a Lightning. Per quanto riguarda il prezzo avremo la possibilità di potere scegliere: 1299$ per la versione basica da 256Gb 1499$ per la versione da 256Gb con due uscite USB 3.0 aggiuntive ed il Touch Id sulla tastiera ed una porta per il Gigabit Ethernet 1699$ per la verisione da 512Gb con le due uscite USB 3.0 aggiuntive ed il Touch Id sulla tastiera ed una porta per il Gigabit Ethernet.
MSI ha da poco presentato il suo nuovissimo Summit E15, un laptop di classe business che racchiude in soli 1,6 kg di scocca un processore Intel Core i7 di 11° generazione, nel particolare un Tiger lake i7-1185G7, 4 core e 8 thread, con una frequenza base di 3.00 GHz che sfiora i 4,80 GHz in Turbo Boost, e 12 MB di cache. Il processore è dotato della scheda video integrata Intel Iris X, ma MSI ha pensato di aggiungere anche una scheda video dedicata Geforce GTX 1060Ti da 4GB in DDR6, necessaria per eseguire software grafici che richiedano prestazioni più importanti e, perchè no, anche del buon gaming. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa offre questa macchina.
Materiali / Finiture
La prima cosa che notiamo è il materiale in alluminio della scocca. Lo chassis è veramente sottile e estremamente leggero, molto piacevole al tatto e permette una buona dissipazione del calore. Il colore grigio scuro lo rende veramente elegante, e rispecchia tutto ciò che si possa volere da un laptop di classe business. Molto accattivanti anche le finiture in bronzo che contornano il touchpad, ma anche la finitura in simil-carbonio posta sopra le prese d’aria del dissipatore. Interessante il fatto che si possa inclinare il coperchio del monitor di 180°, e che non sia necessario sorreggere con la mano la parte inferiore per aprirlo. Per quanto riguarda la tastiera è retroilluminata, e restituisce un buon feedback di digitazione, inoltre i tasti sono ben distanziati fra di loro.
Note negative
Unica cosa che fa storcere un po’ il naso è la ‘plasticosità’ del touchpad, il quale è ridotto nelle dimensioni rispetto a cosa siamo abituati a vedere nei nuovi portatili di ultima generazione, e nell’utilizzo di tutti i giorni restituisce un feedback leggermente cheap, che sinceramente non mi aspettavo da una macchina di questo livello. Altra cosa che può dare fastidio è il fatto che sulla scocca tende a rimanere le impronte delle dita quando lo si tocca, soprattutto nella parte inferiore sotto la tastiera, quando si digita e si appoggia i palmi delle mani, spesso dopo rimangono gli aloni, cosa che esteticamente non è molto gradevole.
Monitor
Il monitor in questione è un 15.6″ UHD (3840*2160), 4K Thin Bezel, Adobe 100%, con tecnologia TruePixel che include un alto ratio di DPI, cosa che lo fa somigliare molto ai Retina Display di Apple. Molto gradevole nell’utilizzo, con colori veramente vividi, e ottimo anche per l’utilizzo di software grafici e di video editing. Inoltre avendo una diagonale così piccola ma una risoluzione decisamente alta, è praticamente impercettibile all’occhio umano la dimensione dei singoli pixel. Molto interessante anche il gamut Adobe 100%, che assicura un ottimo spazio di colori. Esiste anche un’altra versione di questa macchina, con schermo multi-touch da 1080p, che personalmente non ritengo utile per farne un uso professionale.
Porte I/O
Il Summit E15 è dotato di:
2 Porte USB 3.2 di tipo A
1 lettore di card MicroSD
1 porta jack 3,5mm audio/mic
1 HDMI 4K 60Hz
2 Porte USB Type-C Thunderbolt 4.0
Generalmente le porte in dotazione sono sufficienti ad un utilizzo per tutti i giorni, infatti l’unica cosa che potrebbe mancare è la porta Ethernet (per questioni di spazio), ma grazie alle Thunderbolt si può facilmente collegare dei dongle, e quindi aggiungere qualsiasi tipo di porta necessaria al nostro workflow. Inoltre le due USB-C sono entrambe dotate di tecnologia PowerDelivery, e quindi si può ricaricare il portatile indifferentemente dalla porta scelta, con il suo alimentatore da ben 90Watts che permette anche la ricarica rapida.
Archiviazione e RAM
Troviamo allestita una SSD da 1TB NVMe, veramente ottima nella velocità sia in lettura che scrittura. Infatti ciò si nota anche semplicemente nell’avvio o nello sblocco dallo stato di stand-by, che avviene praticamente in tempo reale. Inoltre la quantità di archiviazione da 1TB è veramente soddisfacente. Per quanto riguarda la RAM troviamo 32GB in DDR4 da 3200 MHz, suddivisi in 2 banchi da 16GB. Veramente ottima, e ci permette tranquillamente di utilizzare software pesanti, e di tenerne aperti molteplici contemporaneamente senza incappare in scomodi rallentamenti.
Batteria & Consumi
La batteria in dotazione integrata e non sostituibile è da ben 80Wh, 16 ore di utilizzo dichiarate, dotata di ricarica rapida, e grazie al software MSI Center for Busniess & Productivity si può andare a gestire i consumi in maniera intelligente. Infatti all’interno di questo programma proprietario troviamo ben 4 scenari diversi che vanno a limitare o aumentare le prestazioni in base a ciò che necessitiamo in quel momento. In modalità “bilanciata” comunque si arriva tranquillamente a fine giornata senza dover per forza ricaricare il laptop più di una volta, facendone ovviamente un utilizzo “da ufficio”, senza eseguire software pesanti a livello grafico.
Sblocco & Sicurezza
Molto interessanti i sensori che MSI ha allestito su questo portatile, infatti troviamo sia il sensore di impronte digitali posto nella parte superiore sinistra del touchpad, sia il sensore Infrarossi per il riconoscimento facciale posto accanto alla webcam. Entrambi i sensori sono compatibili con lo standard Fido2 e quindi utilizzabili con WindowsHello. Sono veramente rapidi nel riconoscimento, infatti nell’utilizzo quotidiano si tende a scordarci di inserire la password, poiché appena si apre il coperchio il laptop ci riconoscerà veramente istantaneamente.
Webcam
La webcam allestita è da 720p… che dire, mi aspettavo qualcosina di più, sopratutto di questi tempi, dove le call di lavoro sono cosa veramente frequente, e per quanto costa questa macchina una 1080p sarebbe stato il minimo, a mio modesto parere.
Considerazioni finali
Volendo esprimere un mio parere personale, dando per scontato che se ne faccia un utilizzo professionale, questa macchina è veramente ottima, e rispetta tutti i canoni e requisiti che si possa richiedere da un prodotto di questa fascia. Lo sblocco è immediato grazie ai sensori di riconoscimento, la fluidità generica del sistema è veramente di alto livello anche sotto stress, e non arranca se si utilizzano software pesanti. Lo si porta tranquillamente a giro, visto il peso veramente minimo e le dimensioni ridotte. L’autonomia è soddisfacente e l’estetica è molto accattivante. Unica nota che non mi ha convinto per niente è il touchpad… ne potevano allestire uno migliore, stesso discorso vale anche per la webcam. Acquisto consigliato? Si, ma dipende: visto il prezzo (si trova dai 2000 ai 2500€) è un’ottima macchina per l’uso professionale, ma se dovete farne un utilizzo ‘da ufficio’ (navigare sul web, mail, pacchetto office, etc.) sul mercato si trovano prodotti che possono soddisfarvi senza dover per forza investire così tanti soldi.
Dove acquistare
Sotto trovate i link per acquistarlo direttamente sul sito di Ollo Store, che ringraziamo per averci dato in prova questo fantastico prodotto.
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L’approccio di Bethesda al mondo VR attualmente è costellato di adattamenti. Dopo un Doom (2016) adattato alla realtà virtuale, e dopo The Elders Scrolls: Skyrim VR, ora è toccato a Doom 3, storico capitolo del famosissimo franchise del Doom-Marine. Forse il capitolo che meglio pareva potersi sposare con la realtà virtuale, Doom 3 si scontra però con un adattamento che ne limita molte delle potenzialità. Ma andiamo con ordine.
Doom 3, originariamente uscito nel 2004, fu un enorme successo di critica e pubblico. Riproposto varie altre volte sulle nuove console nel corso degli anni, il gioco ha sempre continuato a convincere. L’approccio scelto da Id Software per il titolo, meno adrenalinico ma più votato all’horror-action, con una grande attemzione data alla fase esplorativa e alle ambientazioni, aveva rilanciato fortemente il franchise del Doom-guy agli inizi del nuovo millennio. Anche confrontandolo con i meravigliosi ultimi capitoli del franchise, Doom 3 rimane comunque un ottimo titolo, e sopratutto un’esperienza differente rispetto agli altri capitoli della saga. La scelta di adattare questo titolo alla realtà virtuale quindi, data l’enorme mole di successo riscossa da Doom Eternal, pareva logica e interessante, ma si è scontrata con alcuni problemi non indifferenti.
Fonte: Id Software
Il gioco di per sè rimane estremamente convincente: longevo e profondo, Doom 3 VR – che ricomprende anche le espansioni Resurrection of Evil e The Lost Mission – risulta ancora divertente ed appasionante, grazie alla sua formula ben rodata e perfezionata, che non sfigura a più di 15 anni dalla sua uscita. La possibilità di esplorare le occlusive e soffocanti strutture d Mars City utilizzando un visore VR aumenta notevolmente il senso di ansia che proviamo nel corso della partita, e ogni scontro che affronteremo sarà più immersivo e terrificante che mai. Alcune aggiunte di gameplay poi, come la presenza di tutti i dati di cui avremo bisogno – salute, armatura – sul polso dominante del nostro personaggio, o la possibilità di accendere e spegnere una torcia comodamente attaccata alle nostre bocche da fuoco, sono ben accette, ed aumentano sicuramente il senso di immedesimazione che proveremo nel corso di tutta la nostra avventura. Il lavoro effettuato sull’audio del titolo poi dona al gioco una rinnovata potenza, che ci tiene sempre costantemente sulle spine. I problemi però, coinvolgono proprio l’aspetto legato all’adattamento di un titolo di quasi 20 anni fa, ad una periferica nuova e molto differente dal classico gioco su televisore/monitor.
Innanzitutto, il movimento della visuale è decisamente macchinoso e ciò risulta essere un grande problema, considerando la nostra costante necessità di guardarci attorno per rispondere alle minacce presenti. Si può optare per una formula che permette di avere degli scatti regolabili, di circa 15 gradi di visuale, o una modalità libera che però viene afflitta costantemente da un cono d’ombra se si decide di ruotare la visuale troppo rapidamente. Il risultato, in entrambi i casi, è un costante senso di spaesamento, che rende davvero poco godibile l’esperienza generale. Disattivare la “vignettatura” della visuale inoltre è possibile, ma aumenta vertiginosamente il senso di malessere legato alla motion sickness, rendendomi impossible usufruire di un titolo già molto complicato per il sottoscritto, perciò fra i due mali è stato scelto quello minore. Inoltre, al giocatore non verrà permesso di utilizzare i controller Playstation Move se non attraverso la periferica Playstation Aim, che naturalmente non tutti possiedono; in alternativa, il giocatore potrà utilizzare il sensore di movimento del controller, con risultati poco soddisfacenti. L’utilizzo del controller e del suo sensore di movimento costringe ad una serie di movimenti poco comodi e non precisi, portando il numero di colpi sbagliati a salire vertiginosamente in pochissimo tempo; l’utilizzo del Playstation Aim invece migliora la precisione ma, come accade spesso in queste riconversioni, costringe a tenere delle posizioni innaturali e faticose, che sfiancano e non riescono a trasmettere un feedback convincente ed immersivo. Dal lato motion sickness invece, che rimane un aspetto assolutamente soggettivo (e considerando ahimè la mia pesante sofferenza della suddetta) Doom 3 VR personalmente è stato un lungo patire: a differenza di tanti altri titoli moderni in VR, che presentano delle caratteristiche di gameplay che vengono incontro a noi, poveri giocatori dallo stomaco debole, Doom 3 Vr ripropone la (quasi) identica esperienza del 2004, ed il mio stomaco non si è ancora ripreso.
Fonte: Id Software
In conclusione, Doom 3 VR per Playstation VR non è un titolo insufficiente, perchè quando tutto va per il verso giusto, il gioco funziona. Il problema è che questi momenti sono pochi, e spesso intervallati da situazioni in cui dovremo muoverci affannosamente per cercare di confrontarci con le minacce in arrivo e combattere contro i problemi di telecamera. In un particolare momento storico in cui gli FPS in realtà aumentata offrono delle esperienze davvero convincenti, come l’ottimo Blood and Truth, sempre per PlayStation VR, o il Half Life Alyx per PC, Doom 3 VR risulta essere solamente un lavoro di conversione sicuramente godibile, ma pigro e poco ispirato, salvato solo dalla indiscutibile qualità del titolo che viene adattato, dalla presenza di entrambi i DLC – che allungano la longevità di un titolo già lungo tra le 11 e le 15 ore da solo – e dal prezzo di vendita, appena 19,99 euro. Per molti fan del brand, questa esperienza sarà meravigliosa e permetterà di riscoprire con nuovi occhi un titolo famoso e molto apprezzato, ma l’impressione che si ha, è che ci si sia limitati ad eseguire un diligente compitino, sicuramente sufficiente, ma che manca di quel pizzico di coraggio in più che avrebbe permesso al gioco di rinnovarsi davvero.
Sapete sono venuto a conoscenza di questo particolare lavoro che, attraverso l’utilizzo di una apparecchiatura “encefa-tecno-robe” è possibile viaggiare attraverso i ricordi delle persone, modificandoli e alterandoli a proprio piacimento. Pensa a tutte le potenzialità che potrebbero scaturire da una tecnologia di questo calibro: potresti far credere ad un uomo di essere stato la persona più importante del mondo, il presidente degli stati uniti, essere uno chef di fama mondiale oppure far diventare un uomo astronauta portandolo addirittura sulla Luna.. si proprio sulla Luna.
Foto di Nintendo
Pensate alla possibilità di realizzare i propri sogni unicamente all’interno della vostra mente
Mi prendo la briga di considerare To The Moon, come una delle migliori storie sentimentali dell’universo videoludico. Tra la sua profonda e ben curata trama e un’avvolgente melodia musicale, To The Moon ci insegna che non c’è bisogno di una gigantesca casa videoludica con schiere di sviluppatori pronti a rendere grafica e gameplay perfetti, quando il tuo unico obiettivo è trasmettere un sentimento genuino come l’amore.
To The Moon: una delle migliori storie sentimentali dell’universo videoludico
Il titolo di cui parliamo oggi, To The Moon, viene sviluppato nel 2011 dallo studio canadese FreeBird Games guidato dallo sceneggiatore e sviluppatore Kan Gao che attraverso l’uso del nostro amato e forse anche un po’ anzianotto, RPG Maker, è riuscito a creare questa magnifica avventura per PC e in seguito per Nintendo Switch. Attraverso una delicatezza ma soprattutto una gentilezza che ha dell’incredibile, accompagnata da una musica da togliere il fiato, Kan Gao ci narrerà le vicende di due scienziati che rivivranno la storia d’amore di una ormai lontana coppia di cui, per sfortuna, ne rimangono solo i ricordi.
Foto di Nintendo
To The Moon viene sviluppato da FreeBird Games con a capo lo sceneggiatore Kan Gao
Ciò che rende davvero fantastica la narrazione, oltre alla sua accuratezza, laboriosità e profondità, è questo suo piacevole e assolutamente non forzato continuo alternarsi di comicità, tristezza e sentimentalismo. Non mancheranno certo quelle scene tristi da fiumi di lacrime, ma dovrete spesso vedervela con Neil, la spalla comica di quest’avventura, che di punto in bianco demolirà quella triste e sconsolata atmosfera con battute rompi-ghiaccio, strappandoti così un bel sorriso e alleggerendovi quella dispiacevole malinconia. Ma sicuramente l’elemento sentimentale sarà quello prevalente e dominerà su tutti gli altri aspetti. Quindi aspettatevi una storia particolarmente amorosa.
Foto di Instant-Gaming.com
Ciò che rende particolare il titolo è questo suo continuo alternarsi di comicità, tristezza e sentimentalismo
La storia raccontata da questa incantevole avventura grafica parte da un incidente. Si esatto con un incidente stradale. Per evitare di uccidere un povero scoiattolo i due co-protagonisti si “schianteranno” contro un albero senza però ferirsi. Con questa scena facciamo la conoscenza dei due dottori: Neil Wats un uomo impaziente, con la battuta sempre pronta e decisamente pigro e Eva Rosalene una donna gantile, premurosa ma forse un po’ testarda, entrambi dipendenti all’impresa Sigmund. Questa ditta si occupa, attraverso l’uso di avanzate tecnologie, di rivivere e modificare i ricordi dei pazienti in procinto di morte, così da realizzare, unicamente nei loro ricordi, il loro più importante sogno. Usciti dall’auto i due si accorgeranno di essere molto più vicini alla casa del nuovo paziente di quanto si aspettassero. In questo loro incarico contreranno l’anziano John, ormai in fin di vita, il cui desiderio finale è quello di andare sulla Luna…si esatto sulla Luna! Una vera gatta da pelare per i nostri cari scienziati, che si addentreranno all’interno dei ricordi di John per riuscire ad impiantare in lui questo suo strambo desiderio. Nel farlo incontreranno River, sua moglie ormai defunta. Con lo scavare sempre più a fondo nei ricordi del paziente Eva e Neil scopriranno alcuni segreti che circondano la storia d’amore dei due.
Foto di Nerdvil
La storia narra dei due scienziati Neil e Eva che si addentreranno all’interno dei ricordi dell’anziano John
Viaggiare tra i ricordi di una persona che ha vissuto tutta la sua vita non è una passeggiata e i nostri due dottori lo sanno più che bene: per passare da una fascia temporale a quella più passata è necessario un oggetto che ricolleghi quel determinato periodo al suo precedente. Ma non è assolutamente finita qua. Questi oggetti “link” potranno essere sbloccati rivivendo momenti particolari della vita di John o interagendo con oggetti che troverai negli scenari dei suoi ricordi. Questo permetterà al giocatore di non avere unicamente un’avventura punta e clicca e al tempo stesso di immergersi ulteriormente nella vita passata di John, che piano piano svelerà i suoi più bui misteri. Dopo essere riusciti a sbloccare questo determinato oggetto dovrai affrontare un piccolo e semplice puzzle per completare il processo che ti permetterà di passare al ricordo successivo. Affronterai un viaggio a ritroso nella memoria di John che nell’arco di 5/6 ore ti permetterà di rivivere l’intera vita di un singolo uomo, ormai a corto di tempo…
Foto di Weird Worm
Per viaggiare attraverso i ricordi di John, Neil e Eva hanno bisogni di alcuni “Oggetti-Link”
Sicuramente ciò che colpisce di To The Moon non è la grafica, ma qualcosa che negli ultimi anni ormai è andata molto a scemare, cioè la trama: nulla togliere ai videogiochi più moderni che sfoggiano un comparto grafico e sonoro da paura, tuttavia To The Moon insegna come basti un unico e competente sceneggiatore/scrittore per stupire e lasciare a bocca aperta il proprio pubblico. Gao è riuscito attraverso l’uso di un engine ormai del tutto antiquariato a sfoggiare una trama da paura, con colpi di scena usati alla perfezione, rendendo così To The Moon un piccolo “gioiellino”.
Foto di I cercatori di Atlatide
Quello che rende questro gioco un “gioiellino” è la sua trama e sceneggiatura
Se tutto ciò renderebbe questo titolo un piccolo “gioiellino”, l’elemento che permette a questo gioco di brillare più che mai è la sua musica. Con l’aiuto di Laura Shigihara, Kan Gao è riuscito a creare una soundtrack a dir poco strepitosa e da pelle d’oca, capace di trasmettere ogni singola emozione dei personaggi e di incanalarla attraverso un dolce e geniale piano che ci accompagnerà lungo l’intera opera.
Ma l’elemento che fa brillare questo “gioiellino” è la sua musica
Ma ahimè, nulla è perfetto e questo vale anche per To The Moon. A malincuore all’interno del titolo possiamo riscontrare un po’ di difetti tecnici e molti dei quali evitabilissimi: un grosso problema è la mancanza di un vero e proprio menù dei settings. Potrà essere aperta una tendina con il tasto F1 ma si potranno unicamente cambiare i comandi di gioco, senza nessuna possibilità di cambiare risoluzione. Oltre a questo difetto che manterrà la risoluzione del gioco non corretta, i comandi in-game saranno spesso ostici e di difficile utilizzo rendendo così il gioco a volte frustrante. Con questi difettucci e qualche laggatina ogni tanto il gioco resta comunque del tutto godibilissimo.
Nulla è perfetto e questo vale anche per To The Moon
To The Moon sarà letteralmente un roller-coaster di emozioni che penetreranno all’interno del vostro cuore. Un’avventura ,-romantica-, breve ma intensa che vi consiglio caldamente.
Spalancando gli occhi capisci che qualcosa non va, c’è qualcosa di strano…L’unica cosa che i tuoi occhi riescono a scrutare è un imponente e soffocante oblio; una distesa infinita di un mare nero come la pece, che si estende in tutte le direzioni. Non sai dove ti trovi e non ricordi nemmeno come ci sei arrivato…ma pensandoci bene l’unica cosa che ricordi in questo momento è il tuo unico nome. Muovendoti all’interno di quello oblio riesci ad intravedere nella tua mente qualche memoria di un mondo passato, ma non riuscendo a ricollegarle in modo concreto, restano unicamente dei ricordi frammentati. La cosa certa è che sai di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante…
The stars in the sky are going out. One by one.
But no one notices it. No one can stop it.
I’m racing to the last place where there is still hope.
I need to make it before…before it too late.
Sounds of agony will quickly fade.
The world will be destroyed. Even the memonry of it will be gone.
And even if there is absolutely no chance of bringing it all back…
There will always be someone who is willing to do the impossible.
In a place without space. Without time. Without memories.
L’unica cosa certa è che sai di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante…
Foto di Eurogamer.it
Possiamo considerare Loop Hero l’unione di molteplici tipologie di vecchi videogiochi, che con il passare degli anni hanno perso il loro smalto e di conseguenza la loro popolarità. Loop Hero permette a giochi come questi, ormai quasi del tutto dimenticati, di rinascere attraverso una bella spolverata non più negli anni 90 ma bensì degli anni 20 del 2000. Con la sua grafica molto retro, permette ai giocatori di teletrasportarsi all’interno di un RPG fantasy che riprende temi e difficoltà di quei anni ma rimodernizzati per essere allettanti e in linea con i gusti del 2021. Loop Hero per quanto sia incredibilmente semplice e con meccaniche quasi basilari, è stranamente troppo avvincente, considerando che per la maggior parte del tempo giocherete senza usare le mani.
Loop Hero l’unione di molteplici giochi retro
Foto di Softpedia News
Sviluppato da Four Quarters e pubblicato da Devolver Digital, il 4 marzo 2021, Loop Hero lega insieme un RPG fantasy, ad elementi di un Roguelike, attraverso l’uso in gioco, di un mazzo di carte. La storia di Loop Hero narra le vicende di un eroina intrappolata all’interno di un mondo senza fine e senza memoria. Gli abitanti di queste terre vivono all’interno di un caos costante, ignari di tutto ciò che li ha preceduti prima dell’arrivo di questo oblio. Ma quest’eroina riesce in qualche modo a mantenere memoria del mondo passato, nonostante l’incantesimo del Lich, un mostro che attraverso il suo potere ha eliminato tutti i ricordi dell’umanità e ridotto il mondo in quell’oblio di vuoto e desolazione.
La nostra eroina riesce in qualche modo a mantenere i ricordi del mondo passato
Foto di cublikefoot
Il gameplay di gioco, come già citato, è molto semplice: scelta una delle 3 classi (guerriero, delinquente o negromante), invierai il tuo eroe in una spedizione in loop su una strada deserta circondata dal vuoto totale. Mentre il tuo piccolo eroe a 8bit percorrerà in modo automatico la strada, avrai la possibilità, attraverso l’uccisione dei mostri che incontrerai in questo circuito di pietra, di sbloccare delle carte come il cimitero, il villaggio o la palude con cui potrai costruire, passo dopo passo, il tuo “Dungeon” e creare così ogni volta un’avventura nuova e mai ripetitiva. Queste carte apporteranno alla mappa dei cambiamenti al gameplay del gioco, come ad esempio delle modifiche alle statistiche del personaggio oppure la probabilità di far spawnare nemici all’interno del circuito che, appena incrociati lungo il tuo cammino, dovrai affrontare in una battaglia automatica: lupi, ragni giganti, non-morti e vampiri saranno solo alcuni dei nemici che cercheranno di trascinarti con loro nell’oblio.
Attraverso le carte del tuo mazzo potrai costruire il tuo “Dungeon”
Foto di Gamepur
Ogni run, qui su Loop Hero, sarà come un test: cosa succederebbe se posizionassi questo cimitero vicino a un nido di ragni? Il mio eroe potrebbe sopravvivere ad un attacco di un branco di lupi? Mi conviene davvero posizionare il castello dei vampiri qui? Ed è proprio questo ciò che rende Loop Hero differente da tutti i titoli da lui preceduti: all’interno della formula “Trial & Error” si accosta una premeditata strategia che può variare ogni volta a seconda delle carte. Anche se non potrai decidere chi, come e quando attaccare, questa componente casuale data dalla presenza delle carte renderà ogni avventura singolare e totalmente diversa dalle altre. L’unica cosa che puoi fare è cercare di costruire un ambiente in cui potrai riuscire a sopravvivere il più a lungo possibile per farmare oggetti e infine battere il boss del capitolo.
Ogni run di Loop Hero sarà come un nuovo esperimento
Loop Hero diventa un gioco di strategia e tattiche indirizzate alla perfezione e alla cura di quel circolo vizioso, che giorno dopo giorno, loop dopo loop, scaglierà contro il nostro eroe nemici sempre più forti e numerosi. E occhio! Se pensi di rendere una passeggiata il circolare percorso, così da rendere la tua avventura meno impegnativa, ti sbagli di grosso: il boss, che spawnerà all’interno del campfire, non aspetterà i tuoi porci comodi e non si farà problema a disintegrarti in 3 mosse. Ovviamente vale l’effetto contrario: se renderai il tuo percorso troppo duro, spavaldo e impaziente di guadagnare XP, anch’esso non si farà problemi a prenderti a pesci in faccia. Una difficoltà non troppo esagerata ma neanche troppo semplice, che permette al giocatore di apprendere dai suoi errori, ma anche capace di non fargli perdere la pazienza.
Una difficoltà che punisce, ma anche che premia
Foto di Softpedia News
Ma l’attenzione nella tattica di gioco non si fermerà unicamente al decidere dove piazzare cosa; un altro dettaglio fondamentale che si impone davanti al nostro eroe è l’equipaggiamento. In questo gioco l’equipaggiamento è qualcosa di molto variabile, infatti ogni giorno sbloccherai oggetti sempre più forti e con combinazioni di potenziamenti sempre differenti. Durante il corso della tua avventura sarai quasi sempre costretto a fermare lo scorrere del tempo per riflettere sui cambiamenti da apportare alla tua attrezzatura. Potenziare la mia velocità di attacco o puntare tutto sulla difesa? Questi pensieri saranno molto comuni all’interno delle tue run, ma attenzione, una volta cambiato un determinato pezzo di equipaggiamento esso non sarà più recuperabile e verrà distrutto. Una meccanica che mi è difficile da digerire: anche se con il passare del tempo otterremo oggetti sempre più forti, avrei preferito avere una gestione dell’inventario più ampia e versatile e sicuramente avrei preferito riuscire a tenere gli oggetti cambiati dal mio equipaggiamento. Anche se, onestamente, posso capisco questa scelta degli sviluppatori, perché va a implementare quel pizzico di pepe che rende l’avventura più ansiogena. Perciò fate molta attenzione alle scelte che farete all’interno di quel loop infernale.
Loop Hero mischia strategia tattiche e azione tramite le modifiche dell’equipaggiamento
Foto di Overclockers Club
I mostri che sconfiggerai e le carte terreno che posizionerai ti permetteranno di ottenere risorse con le quali potrai costruire e potenziare le strutture al campo base: all’interno del campo base avrai la possibilità di costruire edifici come l’armeria, la fucina , la drogheria e molti altri, che permetteranno al giocatore di sbloccare nuove abilità, potenziamenti e carte da posizionare. All’interno di questa parte “statica” del gioco ho avuto come l’impressione che mancasse qualcosa, che fosse effettivamente molto spoglia: infatti all’interno del “villaggio” non potrai far altro che costruire e potenziare le strutture senza però avere un’interazione con molte di esse, andando così ad escludere una parte di strategia importante che poteva arricchire l’immersività del gameplay.
Il villaggio sarà il luogo in cui potrai potenziare il tuo personaggio
Foto di Everyeye.it
Tuttavia il gioco riesce in qualche modo a mantenerti attacco allo schermo: il desiderio di scoprire la grande varietà di abilità sbloccabili all’interno della vostra run, sarà come una droga che non vi permetterà di prendere nemmeno un sospiro di sollievo. Però a mio malgrado, queste abilità non saranno distribuite in modo totalmente uniforme durante il gioco e con il passare delle ore di gioco, questa curiosità e voglia di scoprire andrà a scemare sempre di più. Questa diminuzione però viene colmata dall’assenza, forse fin troppo accentuata, di spiegazioni e aiuti: sarà difficile che ti venga spiegato come sbloccare una determinata abilità ma andando avanti con le ore di gioco non vorrai far altro se non giocare ancora per scoprire tutti i dettagli di questo titolo.
Il desiderio della scoperta poterà il giocatore a tenere la faccia incollata allo schermo
In conclusione Loop Hero è un gioco, dalla durata di circa 30/40 ore, rinfrescante e innovativo, che mischia momenti di pianificazione e azione, in un ambiente gotico pixelloso, ma non per questo non godibile agli occhi del giocatore. A supportare tutto ciò abbiamo anche una colonna sonora e un sound design ben studiati, che vi permetteranno di immergervi più profondamente all’interno di quell’oscuro oblio. Pur avendo ovviamente dei difetti, come qualche calo di FPS e qualche meccanica un po’ ostica , non posso che consigliarvi di acquistare e provare questo titolo.
Quando uscì originariamente nel 2013, ammetto di non essere riuscito ad apprezzare fino in fondo Super Mario 3D World: il titolo non aveva nulla di male, anzi, ma l’uscita ravvicinata di Super Mario 3D Land – ed una somiglianza ben più che marcata – non mi avevano fatto innamorare di quel gioco, che nel corso degli anni successivi si era portato dietro la pesante croce di unico titolo di Mario da me non completato, nemmeno fino ai titoli di coda. Di certo non aveva aiutato nemmeno la sua uscita sulla sfortunata WiiU, ed un generale senso di disappunto legato ad un titolo da cui, probabilmente, ci si aspettava l’impossibile: salvare la morente console. È dunque una fortuna che Nintendo, per celebrare i 35 anni del suo meraviglioso idraulico baffuto, abbia deciso di riproporre proprio 3D World, per far riscoprire al mondo questa gemma perduta, e da molti ingiustamente ignorata, accompagnandola però con un ulteriore, fiammante contenuto, interamente nuovo: Bowser’s Fury. Come se la sarà cavata questa avventura mariesca, dopo 8 anni? E come sarà questo misterioso Bowser’s Fury? Seguitemi per scoprirlo!
3D World: Un gioiello rispolverato
Partiamo subito con il dire una cosa: Mario non invecchia. Il tempo non si applica ai titoli di Mario, che sono apprezzabili ora come al tempo della loro uscita, ovviamente chiudendo un occhio su qualche elemento figlio del tempo della loro uscita (sto guardando proprio te, telecamera ingestibile di Super Mario 64…). Super Mario 3D world non fa alcuna eccezione, ma anzi, giova del tempo passato dall’uscita del suo diretto predecessore, Super Mario 3D Land: questa riedizione infatti permette di godere di questo Mario come fosse una vera novità rispetto alla sua originale uscita.
Insieme a Peach, Luigi e Toad, Mario deve salvare la Princifata “Sprixie”: il Regno delle Fate è stato attaccato dagli sgherri di Bowser, il quale sta rapendo tutte le principesse fate che vi abitano rinchiudendole in un barattolo. Saltando dentro un magico tubo trasparente, i nostri eroi quindi partiranno per questa nuova avventura, nel tentativo di mettere i bastoni fra le ruote al malefico carapace spinato, più agguerrito che mai.
fonte: Nintendo via Ilvideogiocatore.it
Super Mario 3D World, così come 3D Land, puntava a rappresentare il perfetto punto d’incontro fra i capitoli in 3D e i capitoli in 2D. Di fatto, questa unione è perfettamente riuscita. Gli ambienti tridimensionali donano profondità e complessità rinnovate alla classica struttura dei capitoli in due dimensioni dell’allegro idraulico baffuto. La telecamera del gioco è isometrica, modificabile secondo però uno schema fisso, e non libera come negli altri capitoli tridimensionali del brand. Il sistema di controllo non è analogico, bensì strutturato in otto direzioni principali, così da semplificare il mantenimento di una traiettoria retta. La corsa non è gestita dalla sola inclinazione del control stick, bensì – come negli episodi bidimensionali – viene attivata dalla pressione di un pulsante: ci sono due fasi distinte di accelerazione, una iniziale e una, più potente, che si aziona dopo qualche istante. Gli stessi salti sono diversi dal solito: rimane quello in lungo, scompare quello triplo, ed è piuttosto importante quello a rimbalzo, attivabile colpendo terra con le natiche e, poco dopo l’impatto, schiacciando l’apposito bottone. In generale sono balzi più finalizzati alla praticità che alla libertà, funzionali ma lontani dalla morbidezza ed eterogeneità di Super Mario Odyssey.
Fonte: Nintendo via SE Computer
La gestione dei power-up è molto diversa dagli altri Super Mario tridimensionali, rispecchiando di più l’anima bidimensionale del gioco. Se nei titoli 3D infatti la normalità è che i potenziamenti siano areali, quindi azionabili in un singolo territorio, in Super Mario 3D World possono essere trasportati, se non si viene colpiti, perfino da un livello all’altro. Potreste concludere l’intero gioco sotto forma di Tanuki, in teoria. Più simili agli abituali power-up sono i copricapo, dei blocchi da infilare in testa che consentono di innalzarsi in aria come un elicottero, o di sparare; questi, a differenza dei costumi, scompaiono al tramontare di ogni stage. Sottolineiamo come, non certamente in maniera nascosta (viene pubblicizzato ovunque, copertina compresa), questo gioco sia andato vicino più di ogni altro Mario tridimensionale a creare un power-up simbolico come quelli classici (fungo, fiore, stella e foglia), e cioè la campana che trasforma in Mario Gatto: la tuta felina permette di artigliare i nemici, ma soprattutto di arrampicarsi (su Switch più che su Wii U) a ogni parete del gioco… bandierina finale compresa.
fonte: Mario WikiFandom
Ogni livello è immaginabile come un autoconclusivo universo tematizzato, spesso caratterizzato da un particolare elemento di gameplay, che siano particolari nemici od ostacoli. Ogni livello quindi presenta un inizio ed una fine ben preciso, lasciando il concetto di esplorazione e libertà figlio dei Mario in tre dimensioni, ed abbracciando il modello più immediato dei titoli bidimensionali.
Questi mini-mondi sono piccoli gioielli di level design, creati con una cura quasi maniacale. Questi risultano dunque complessi, divertenti e estremamente appaganti, con una difficoltà sempre crescente ma mai frustrante. Che siano i livelli principali o gli splendidi livelli di Captain Toad (che hanno perfino dato luce ad un titolo ad hoc, uscito originariamente su WiiU e poi riprosto anch’esso su Switch), la cura e l’attenzione riposta in ogni singolo angolo risulta sorprendente, soprattutto se parametrata alla mole dei contenuti, davvero gigantesca ed entusiasmante. Fra collezionabili, livelli principali, extra, segreti e bonus, ne avrete da giocare!
Questi mini-mondi sono piccoli gioielli di level design, creati con una cura quasi maniacale.
A differenza della verisone originale per WiiU, la versione Switch poi ha aumentato la velocità dei personaggi, rendendo il gioco più dinamico, e abbassato leggermente la visuale, per aumentare il senso di verticalità del gioco. Al tempo stesso però l’assenza del pad touch del WiiU ha costretto Nintendo a reinventare le sezioni in cui veniva usata questa feature, che non risulta meno scomoda, ma sicuramente meno intuitiva.
Tutto il titolo è affrontabile in multigiocatore fino a 4 giocatori, in una simpaticissima via di mezzo fra una coop e una partita competitiva, ed i livelli rispecchiano questa scelta, il che rende ancora più strabiliante il lavoro effettuato in termini di level design: ciascun percorso può essere attraversato da uno a quattro giocatori, senza che il ritmo ne venga danneggiato. Ottenere un risultato del genere implica un raffinatissimo artigianato, una maestria rara. Inoltre, è presente una modalità online, che permette dunque di giocare in coop anche con 3 amici lontani da noi, feature che soprattutto in questi freddi tempi di pandemia, non può che far piacere.
Fonte: Nintendo via Venturebeat.com
Dal punto di vista artistico, 3D World risulta essere una vera gioia per gli occhi: i suoi 60fps ipergranitici accompagnano una avventura immersa in colori sgargianti, paesaggi ispiratissimi e meravigliose costruzioni architettoniche, ognuno con la propria anima e i propri elementi caratteristici, creando dei mini-universi dall’ispirazione senza fine, capaci di sorprendere ancora dopo svariate ore di gioco. Se proprio devo trovare un limite a questo capitolo, questo deriva dall’inevitabile paragone con Super Mario Odyssey, l’ultimo capitolo in ordine di uscita: le animazioni di Mario e compagni, nonché il motore grafico (nonostante il gradito innalzamento della definizione a 1080p), per quanto assolutamente di rilievo, non possono essere paragonati alla meraviglia dell’odissea mariesca, ancora oggi senza dubbio la migliore veste grafica mai vista in un’avventura del caro idraulico.
Trovare un difetto a Mario 3D world insomma, risulta complicato. Il gioco stupisce ed eccelle sotto ogni punto di vista, ma potrebbe scontentare qualcuno: esso si trova infatti nel mezzo fra l’esplorazione profonda e avventurosa dei titoli 3D e l’immediatezza e il ritmo dei titoli in 2D. Personalmente ho apprezzato questa variante mediana, ma la stessa potrebbe tranquillamente scontentare chi non si accontenta di una “via di mezzo” e preferirebbe una direzione ben più definita.
Trovare un difetto a Mario 3D world insomma, risulta complicato. Il gioco stupisce ed eccelle sotto ogni punto di vista, ma potrebbe scontentare qualcuno: esso si trova infatti nel mezzo fra l’esplorazione profonda e avventurosa dei titoli 3D e l’immediatezza e il ritmo dei titoli in 2D
Bowser’s Fury: un occhio al domani?
Dal canto suo invece, Bowser’s Fury rappresenta un’esperienza totalmente nuova e completamente diversa dal gioco rimasterizzato del 2013. Questa espansione infatti è decisamente più simile ad un’avventura 3D di Mario, volta all’esplorazione libera, caratterizzata da una telecamera libera e da una più grande ampiezza nella struttura dei livelli, con alcune peculiarità che però hanno reso questo add-on molto più interessante di quanto mi aspettassi.
Attirato da una strana melma oscura, Mario si ritrova catapultato in un misterioso arcipelago dove la sua nemesi di sempre, Bowser, semina caos e distruzione, più infuriato che mai. Bowser Junior cerca disperatamente aiuto, poiché suo padre, a causa della melma, non è più in sé e suo figlio non riesce a calmarlo. Starà quindi a questa improbabile alleanza aiutare Bowser a ritornare in sé: cattivo si, ma di certo non così tanto!
Fonte: Nintendo via digitalspy.com
Bowser Junior sarà nostro compagno di scorribande per tutta l’avventura, aiutandoci contro i nostri avversari ed usando il suo magico pennello (tornato dopo Super Mario Sunshine) per colorare le pareti delle isole e donarci così degli utilissimi power-up: un altro giocatore potrà impersonare il simpatico draghetto, che sennò sarà controllato da un’IA che imposteremo direttamente noi, in base a quanto aiuto vogliamo che ci sia dato.
Ogni isola nasconderà dei “solegatti”, paragonabili alle stelle di Super Mairo 64 o alle lune di Odyssey: nostro compito sarà ovviamente di raccoglierne più possibili, per liberare la Gigacampana, che ci permetterà di confrontarci ad armi pari con il minaccioso Re dei Koopa. Queste piccole isole sono meravigliosi piccoli livelli, ognuno caratterizzato da una particolare feature di gameplay, che sia una struttura particolarmente verticale, un particolare ostacolo o un particolare power-up, ma si modificheranno ogni volta, a seconda di quale solegatto dovremo raccogliere, rendendo il percorso già affrontato nuovamente inedito, e annichilendo così il senso deja-vu. Avremo quindi la possibilità di affrontare più volte lo stesso percorso, ma perseguendo una sfida diversa, ritrovandoci quindi sempre coinvolti in un nuovo livello. Questo tipo di struttura “aperta” ma con percorsi ben definiti mi ha entusiasmato, perché sembrava una vera e propria trasposizione della classica mappa di gioco di un qualunque capitolo bidimensionale (à la Super Mario World), articolata però in una struttura tridimensionale effettiva, con livelli quindi dal più ampio respiro e che si prestano tranquillamente alla sperimentazione e alla curiosità del giocatore, abbattendo la classica separazione fra la scelta del livello da affrontare ed il livello stesso.
Avremo quindi la possibilità di affrontare più volte lo stesso percorso, ma perseguendo una sfida diversa, ritrovandoci quindi sempre coinvolti in un nuovo livello.
L’altra grande novità che ho letteralmente adorato non poteva che essere Bowser: tutta la nostra avventura gira intorno al furioso carapace, ora in una versione simil-Kaiju, gigantesco e torreggiante. Riposando al centro della mappa, l’esplosione della furia del tartarugone segna un netto cambiamento nei toni e nel ritmo dell’avventura: la mappa si modifica totalmente mentre Bowser ci lancerà contro tutta la sua rabbia, con lapilli di lava ed esplosioni letteralmente ovunque. Accompagnato da un esaltante tema che ricorda molto più un Doom qualsiasi che un titolo di Super Mario, fuggire dalla furia del Re dei Koopa – o sfruttarne gli attacchi per disvelare i segreti delle isolette… – risulta essere un’esperienza esaltante, che culmina nella incredibile boss-fight fra Bowser e Mario, per l’occasione in versione “Gatto Super Saiyan”; nulla di troppo complesso, sia chiaro, ma pur sempre una battaglia che vi rimarrà bene in testa.
Fonte: Nintendo via Jioforme.com
Bowser’s Fury difatto utilizza lo stesso motore grafico di Super Mario 3D World, portandosi dietro però alcuni problemi. In modalità portatile il titolo scende a 30fps, e anche in modalità dock, nelle fasi più concitate i 60 frame non rimangono per nulla stabili, portando ad alcuni momenti di reale confusione che minano l’esperienza di gioco. Un peccato poi non aver utilizzato il motore grafico di Odyssey, che avrebbe sicuramente reso più giustizia alle splendide isole dell’arcipelago dove Mario si muoverà nel corso della sua avventura. Anche la durata è discreta, ma ovviamente varierà a seconda di quanto vorrete approfondirla: per completare Bowser’s Fury al 100%, vi ci vorrà un tempo compreso fra le 4 e le 10 ore di gioco.
In Conclusione
Super Mario 3D World era un capolavoro già al tempo della sua uscita. Un titolo rifinito, curato, pieno di amore, che donava genuino divertimento e appagamento ad ogni suo livello, che però, uscendo su WiiU, era stato ingiustamente ignorato da una grande fetta di pubblico; risulta quindi intelligente e sensata la riproposizione del gioco sulla Switch, che macina numeri di vendita da record ogni giorno. Questa ri-edizione aumenta la qualità della definizione, velocizza il titolo ma al tempo stesso inevitabilmente rinuncia ai controlli touch che al tempo erano comodissimi su WiiU, arricchendosi al tempo stesso però con Bowser’s Fury, un’esperienza appagante e soprattutto innovativa, che chissà non sia un indizio sulle future strade che intraprenderà Nintendo per le avventure di Mario & Co. Il titolo risulta così essere imperdibile, soprattutto per coloro che non si siano mai avventurati in questo particolare capitolo della saga principale, potendosi poi godere la furia di Bowser, la classica ciliegina sulla torta. Al netto di un motore grafico oramai sorpassato, seppur estremamente godibile, e di una fluidità claudicante su Bowser’s Fury dunque, non posso fare altro che consigliarvelo assolutamente!
Forse uno dei monitor più attesi in termini di tempo, nel senso che è stato annunciato da Samsung al CES di Las Vegas ed è uscito sul mercato ben 6 mesi dopo; oggi parliamo di uno dei migliori monitor da gamign che ci siano in circolazione: Samsung Odissey G9.
Odissey G9 è un monitor, aiutatemi a dirlo, ENORME, nel vero senso della parola, si presenta in tutta la magnificenza racchiusa nei 49”, che, insieme al suo aspetto 32:9, lo rendono un monitor super immersivo pensato apposta per il gaming. Supporta l’HDR10+ ed ha una risoluzione Dual Quad High Definition DQHD da 5120×1140 pixel. Il refresh rate è pazzesco, infatti raggiunge i 240Hz che permettono una fluidità di gioco che in pochi hanno.
Le 4 caratteristiche principali sono:
Curvatura: 1000R, l’ultima frontiera della tecnologia dei monitor curvi
Risoluzione eccellente: QLED, HDR1000 e risoluzione DQHD
Dual QHD display, con il formato 49 pollici è come avere a disposizione 2 ampi monitor accanto
Infinity core Lighting design che aggiunge un tocco di stile.
MIGLIORI GIOCHI
Avendo un monitor così performante ed immersivo non è difficile trovare giochi da adatti a Samsung Odyssey G9, ma noi vogliamo consigliarvene qualcuno:
Giochi di guida, sicuramente Formula 1 è il primo gioco da provare su questo monitor, che, grazie alla curvatura ci fa sembrare di essere nell’abitacolo della vettura.
Giochi di guerra, non sto neanche a dirlo, Warzone è perfetto, vedrete arrivare nemici da ogni dove ma avrete anche più possibilità di individuarli.