ARCANE- PUBBLICATO IL TRAILER UFFICIALE

Dopo le clip uscite nei mesi precedenti e le varie speculazioni, ecco che finalmente nel week-end, per la gioia di milioni di fans, è stato rilasciato il primo trailer ufficiale della nuova serie TV targata Riot Games: Arcane. La serie verrà resa disponibile il 7 novembre alle ore 3.00 CET tramite Netflix in tutto il mondo e in Cina su Tascent Video.

La serie dallo stile grafico disegnato a mano e animata dallo studio Fortiche, sarà divisa in tre atti, che verranno resi disponibili al pubblico sulla piattaforma Netflix rispettivamente il 7, 13 e 20 novembre, ognuno composto di 3 episodi. Il periodo scelto da Riot per il lancio della serie non è casuale, verrà mandata infatti in onda poche ore dopo la fine del Campionato Mondiale di League of Legends, competizione di fine stagione più attesa dalla community di LoL.

Il perché di questa scelta ci viene dato direttamente dal CEO di Riot Nicolo Laurent: “ Per celebrare questo momento, vogliamo mettere i giocatori al centro di un’incredibile esperienza di lancio. I Mondiali e Arcane si uniranno per formare una festa globale fatta di competizioni, intrattenimento e community, in un modo totalmente nuovo. Una sorta di super weekend per i giocatori.”

A darci la loro opinione in delle recenti interviste, sono stati anche i co-creatori della serie Alex Yee e Christian Linke, i quali hanno spiegato su cosa si focalizzerà la serie e quale messaggio vorranno trasmettere al pubblico con questo prodotto. L’idea alla base sarà quella del dualismo/parallelismo, basato in primis sul confronto tra Piltover e Zaun, due città del mondo di Runeterra, molto vicine geograficamente, ma agli antipodi sotto ogni altro aspetto. In secundis verranno messe a confronto, con particolare enfasi sulla tematica della famiglia e del dovere, e costituendo quindi l’elemento cardine della serie, due figure ben note nel mondo di League of Legends, due improbabili sorelle, la scatenata Jinx e la risoluta Vi. Ad accompagnare queste due figure nella loro odissea familiare e nel loro viaggio introspettivo, ci saranno altri campioni a noi noti, come Vicktor, Jayce e Caitlyn. Stando alle dichiarazioni degli autori i campioni ci verranno presentati non come una mera copia presa dalla Landa degli Evocatori, ma potrebbero avere delle differenze dovute all’adattamento televisivo.

Sono stati inoltre rilasciati ufficialmente i nomi dei doppiatori che daranno voce ai protagonisti della serie animata:

  • Vi – Hailee Steinfeld – Letizia Scifoni
  • Caitlyn – Katie Leung – Chiara Gioncardi
  • Jayce – Kevin Alejandro – Emanuele Ruzza
  • Silco – Jason Spisak – Guido Di Naccio
  • Jinx – Ella Purnell – Margherita De Risi
  • Mel – Toks Olagundoye – Benedetta Degli Innocenti
  • Vander – JB Blanc – Massimo Bitossi
  • Viktor – Harry Lloyd – Emiliano Coltorti

Fonte: Riot Games

Serie Amazon SIGNORE DEGLI ANELLI – first look e data di uscita

L’ancora senza titolo serie ambientata nel mondo del Signore degli Anelli, una delle produzioni originali Amazon più attese di sempre, debutterà ufficialmente su Prime Video venerdì 2 Settembre 2022.

Insieme alla data di uscita, gli Amazon Studios hanno rilasciato una prima immagine ufficiale tratta dalla serie, che sarà ambientata nella Seconda Era della Terra di Mezzo. Gli eventi della serie si svolgeranno infatti migliaia di anni prima di quelli riportati da J. R. R. Tolkien ne Lo Hobbit e nella trilogia del Signore degli Anelli, e vedranno come protagonisti personaggi “sia familiari che nuovi, che si trovano ad affrontare la a lungo temuta ricomparsa del male nella Terra di Mezzo.”

Amazon Studios

Il rilascio della prima immagine è legato al termine della produzione, avvenuto dopo aver concluso le riprese in Nuova Zelanda. I fan hanno subito teorizzato che la serie sarà ambientata a Valinor, dal momento che la foto mostra quelli che sembrano essere i Due Alberi.

Questo progetto rappresenta un enorme investimento da parte di Amazon nella sua piattaforma streaming Prime Video. Pare che il costo di produzione della prima stagione soltanto si aggiri intorno ai 465 milioni di dollari. Per meglio far capire quale immensa impresa creativa sia stata intrapresa dagli Amazon Studios, basti pensare che, stando a quanto venne riportato, l’ultima stagione del Trono di Spade costò 15 milioni di dollari a episodio (anche se il budget originale era di 5 milioni a puntata).

Il cast principale della serie include: Cynthia Addai-Robinson, Robert Aramayo, Owain Arthur, Maxim Baldry, Nazanin Boniadi, Morfydd Clark, Ismael Cruz Córdova, Charles Edwards, Trystan Gravelle, Sir Lenny Henry, Ema Horvath, Markella Kavenagh, Joseph Mawle, Tyroe Muhafidin, Sophia Nomvete, Lloyd Owen, Megan Richards, Dylan Smith, Charlie Vickers, Leon Wadham, Benjamin Walker, Daniel Weyman, e Sara Zwangobani. 

Gli showrunner e produttori esecutivi della serie sono J.D. Payne e Patrick McKay.

“Come dice Bilbo, ‘Ora penso di essere abbastanza pronto per un altro viaggio'” affermano Payne e McKay. “Vivere e respirare l’atmosfera della Terra di Mezzo per diversi mesi è stata l’avventura di una vita. Non vediamo l’ora che anche i fan possano fare lo stesso.”

La serie, in arrivo l’anno prossimo su Prime Video, sarà disponibile in più di 240 paesi e territori.

Netflix: Ecco tutte le nuove uscite di questa prima settimana di giugno!

Una nuova settimana è alle porte e nel giro di poche ore giugno arriverà. Con l’inizio dell’estate, Netflix sta per rilasciare una mostruosa quantità di uscite, una delle più grandi di quest’anno, con un gruppo di entusiasmanti programmi e serie originali Netflix. Il 1 giugno verranno aggiunti alla piattaforma titoli come: The Big Lebowski, The Terminal e Million Dollar Baby.

Il più grande evento della settiman, tuttavia, non arriverà fino a questo venerdi, quando Sweet Tooth debutterà con la sua live-action su Netflix, dopo svariati anni di problemi sulla sua lavorazione. Originariamente su Hulu, la piattaforma streaming ha permesso Robert e Susan Downey di poter trasmettere la serie anche su Netflix, con ben 8 episodi.

Ecco un elenco di tutte le serie che arriveranno su Netflix questa prima settimana di giugno.

Lunedì 31 maggio:

  • Dirty John: The Betty Broderick Story
  • The Parisian Agency: Exclusive Properties

Martedì 1 giugno:

  • Abduction
  • American Outlaws
  • Bad Teacher
  • Ben & Holly’s Little Kingdom
  • Black Holes
  • CoComelon, Season Three
  • Crase 2 the Grave
  • Downton Abbey
  • Flipped
  • Fools Rush In
  • Gold Statue
  • Happy Endings, Seasons One through Three
  • I Am Sam
  • Love Jones
  • Million Dollar Baby
  • Ninja Assassin
  • Seven Souths in the Skull Castle
  • Sniper: Legacy
  • Stand by Me
  • Super Monsters: Once Upon a Rhyme
  • The Adventures of Sonic the Hedgehog, Season One
  • TheBest Man
  • The Big Lebowski
  • The Meddler
  • The Platform, Season Three
  • The Terminal
  • The Wedding Guest
  • The Wind
  • Welcome Home
  • What Women Want

Mercoledì 2 giugno:

  • 2 Hearts
  • Alone
  • Carnaval
  • Kim’s Convenience, Season Five

Giovedì 3 giugno:

  • Alan Saldana: Locked Up
  • Creator’s File: GOLD, Season One
  • Dancing Queens
  • Myriam Fares: The Journey
  • Pretty Guardian Sailor Moon Eternal The Movie, Season One
  • Summertime, Season Two
  • The Girl and the Gun

Venerdì 4 giugno:

  • Breaking Boundaries: The Science of Our Planet
  • Feel Good, Season Two
  • Human: The World Within
  • Sweet Tooth, Season One
  • Sweet & Sour
  • Trippin’ with the Kandasamys
  • Xtremo

Sabato 5 giugno:

  • Kitty Love: An Homage to Cats

(I titoli contrasegnati in verde sono originali Netflix)

Le novità in arrivo su Netflix per la fine di Aprile

Dopo gli annunci della scorsa settimana, questa volta Netflix sta ridimensionando un po’ il contenuto originale. Tecnicamente l’ultima settimana del mese, la piattaforma rilascerà anche alcuni dei suoi più grandi prodotti dell’anno: qualità non quantità, giusto? Se ti trovi in ​​queste parti del web, probabilmente sarai più interessato a Shadow and Bone, l’adattamento live-action della serie fantasy di Leigh Bardugo che arriva sulla piattaforma venerdì.

In Shadow and Bone, un’orfana di nome Alina Starkov – interpretata qui da Jessie Mei Li (Last Night in Soho) – riceve inconsapevolmente il potere di sfruttare l’energia del sole. Prodotta da artisti del calibro di Eric Heisserer (Arrival) e Shawn Levy (Free Guy), la serie è interpretata anche da Ben Barnes, Freddy Carter e Amita Suman di The Punisher. Finora, Netflix ha ordinato una stagione di otto episodi adattando il primo libro della serie.

Giovedì, Stowaway (Estraneo a Bordo) entra in servizio e introduce i fan a un enorme fantasy fantascientifico con Anna Kendrick, Toni Collette, Shamier Anderson e Daniel Dae Kim. Nel film, l’equipaggio di un’astronave si imbatte in un clandestino sulla loro nave nel bel mezzo di un viaggio su Marte.

Continua a scorrere per vedere tutto il resto che ci sarà su Netflix questa settimana.

Serie TV, cosa esce su Netflix ad aprile 2021

Il 21 aprile “Zero”: un adolescente timido con lo straordinario potere dell’invisibilità lotta per difendere il suo quartiere anche se vorrebbe fuggire per realizzare i propri sogni

Il 23 aprile “Tenebre e ossa”: forze oscure cospirano contro la cartografa orfana Alina Starkov, dotata di un potere straordinario che potrebbe cambiare il destino del suo mondo dilaniato dalla guerra.

Il 30 aprile “Suburbia Killer”: diventato un assassino per sbaglio, un uomo precipita in un buco nero. Quando pensa di aver trovato l’amore e la libertà, una telefonata lo fa ripiombare nell’incubo.

Film, cosa esce su Netflix ad aprile 2021

Martedì 20 aprile:

  • Lady Bird
  • Il Filo Nascosto

Giovedì 22 aprile:

  • Stowaway, Estraneo a bordo
  • Dora e la città perduta

Venerdì 23 aprile:

  • Aquaman

Sabato 24 aprile:

  • Tutto il mio folle amore

Giovedì 29 aprile:

  • L’apparenza delle cose

Venerdì 30 aprile:

  • I Mitchell contro le macchine

Documentari, cosa esce su Netflix ad aprile 2021

Il 22 aprile “David Attenborough: La vita a colori”: scopri un mondo che è stato a lungo nascosto ai nostri occhi.

American Gods, niente quarta stagione per la serie

American Gods non tornerà per una quarta stagione”, così Starz ha annunciato con un comunicato ufficiale a THR (The Hollywood Reporter ), la sua decisione di non proseguire con la serie TV, basata sull’opera di Neil Gaiman con protagonisti gli dei Nuovi e Antichi in America.

Una fonte vicina alla rete ha citato le valutazioni “poco brillanti” e il basso numero di ascolti del finale della terza stagione, come fattori che hanno certamente influenzato la decisione dell’azienda. Rispetto al finale della prima stagione, che aveva riscontrato un forte successo, il numero di spettatori per il finale di stagione è sceso del 65%.

Durante le sue tre stagioni, American Gods ha avuto quattro diversi showrunner, i quali hanno tutti lasciato la serie a causa di opinioni diverse sulle decisioni riguardanti la trama, problemi di budget per la portata della storia e tensioni tra Fremantle e le scelte creative di Gaiman. Elementi che potrebbero aver avuto un peso nella drastica decisione di portare avanti la serie.

Tuttavia, c’è una buona notizia per i fan di American God, rimasti appesi e curiosi di sapere come finirà la battaglia fra gli dei d’America, e che ruolo avrà in tutto questo Shadow Moon. La casa produttrice Fremantle sembra sia in trattativa con Starz per un potenziale evento cinematografico necessario a concludere la serie e risolvere eventuali misteri lasciati irrisolti. Starz tuttavia, ancora non ha dato comunicazioni ufficiali in merito.

Nel gennaio 2021, Gaiman, da produttore esecutivo della serie, condivise il suo entusiasmo per l’ultima stagione, affermando quanto la serie fosse fedele, piena di drammi e emozioni, verità contrapposta al soprannaturale, con performance uniche. Probabilmente ciò che che per l’autore inglese sembrava fosse un ottimo prodotto artistico, non è stato così per il grande pubblico e la critica, che ha lasciato l’amaro in bocca non solo a Gaiman, ma a tutti coloro che avevano creduto nell’opera.

FONTE: CBR.com

The Last of Us: la prima stagione della serie HBO, sarà un adattamento del primo gioco.

L’attesissima serie targata HBO su The Last of Us, baserà la prima stagione sui fatti narrati nel primo capitolo del 2013 di Naughty Dog. Il primo arco narrativo risulterà fedele e familiare sotto molti aspetti, tuttavia la serie potrebbe discostarsi dal gioco per alcune svolte inaspettate, di cui però non conosciamo ulteriori dettagli. Nonostante questa notizia possa far storcere il naso ai fan più incalliti, lascia ben sperare la notizia che l’adattamento di The Last of Us della HBO, è stato scritto e prodotto da Craig Mazin (ideatore della serie Chernobyl), insieme a Neil Druckmann, direttore creativo, co-regista e co-sceneggiatore della serie di videogiochi Last of Us.

In una recente intervista con IGN, Druckmann ha spiegato che lui e Mazin “hanno parlato a lungo” di come la prima stagione della serie HBO avrebbe coperto gli eventi del primo videogioco Last of Us, ponendo come cardine fondamentale di sceneggiatura, le “basi filosofiche della storia”, che hanno la priorità per quanto riguarda la scrittura dell’adattamento. “Per quanto riguarda le cose superficiali, come dovrebbe [un personaggio] indossare la stessa camicia a quadri o la stessa maglietta rossa? Potrebbero o non potrebbero apparire, è molto meno importante per noi rispetto a capire chi sono queste persone e il fulcro del loro viaggio “.

Druckmann ha continuato spiegando come anche i fan e tutti coloro che conoscono il videogioco, rimarranno comunque sia sorpresi degli episodi della serie, dei dialoghi e la sceneggiatura. “È divertente vedere i miei dialoghi dai giochi negli script della HBO”, ha detto. “A volte si discostano notevolmente per ottenere un effetto migliore, perché abbiamo a che fare con un mezzo diverso”.

Sviluppato da Naughty Dog e pubblicato da Sony Computer Entertainment, The Last of Us è stato originariamente rilasciato in esclusiva per PlayStation 3 nel giugno 2013, rimasterizzato successivamente per PlayStation 4 l’anno successivo. Il gioco consente ai giocatori di prendere il controllo di un contrabbandiere di nome Joel, che deve scortare Ellie attraverso gli Stati Uniti post-apocalittici. Il sequel, The Last of Us Part II, è stato pubblicato in esclusiva per PS4 nel giugno 2020, ambientato cinque anni dopo gli eventi del primo gioco, dove sarà Ellie uno dei due protagonisti giocabili, l’altro è un nuovo personaggio chiamato Abby.

Stando a quanto dice la sinossi ufficiale dell’adattamento televisivo della HBO:

“Basato sul videogioco acclamato dalla critica The Last of Us, sviluppato da Naughty Dog esclusivamente per le piattaforme PlayStation®, la storia si svolge vent’anni dopo che la civiltà moderna è stata distrutta. Joel, un sopravvissuto incallito, viene assunto per portare di nascosto Ellie, una ragazza di 14 anni, fuori da un’oppressiva zona di quarantena. Quello che inizia come un piccolo lavoro diventa presto un viaggio brutale e straziante, poiché entrambi devono attraversare gli Stati Uniti e dipendono l’uno dall’altro per la sopravvivenza”

Scritto da Craig Mazin e Neil Druckmann, The Last of Us della HBO è una co-produzione con Sony Pictures Television e vede nel cast Bella Ramsey interpretare Ellie e Pedro Pascal come Joel. Il regista Kantemir Balagov dirigerà l’episodio pilota della serie.

FONTE: CBR.com

Fleabag – Come amare un prete ed essere ricambiate

Perdonatemi, lo so, un titolo del genere è molto riduttivo, e ora che siete qui potrei anche dirvi che forse non è nemmeno del tutto vero, vi voglio lasciare il dubbio perché dovete scoprirlo guardando questo capolavoro. Capolavoro tragicomico, con sfumato di black humor, ideato da quella pazza di Phoebe Waller-Bridge, che volenti o nolenti avete già visto all’opera: ha creato una prima serie intitolata Crashing (in cui si può apprezzare già lo stile di Fleabag, ma in maniera più acerba); attualmente sta lavorando su Killing Eve; ha dato la voce a L3-37 in Solo: A Star Wars Story; ha partecipato qua e là in opere di livello come Broadchurch e The Iron Lady; recentemente l’abbiamo vista insieme a Harry Styles nel video di Treat People With Kindness; infine è stata una degli scrittori di 007 – No Time to Die, insieme a Cary Fukanaga (ideatore e regista di Maniac – Come affrontare il dolore senza droghe che abbiamo visto in un altro articolo). A questo aggiungo che nel 2022 interpreterà Jane Smith nella serie Mr. e Mrs. Smith basata sull’omonimo film ormai storico.

FLEABAG

La serie inizialmente non era concepita in due stagioni, anzi, non era proprio concepita come serie. L’idea di Fleabag si narra che sia nata da una sfida che un amico di Phobe le ha lanciato, sfidandola appunto a creare un personaggio da rappresentare in un pezzo di stand-up comedy. Su questo personaggio Phoebe hai poi basato uno spettacolo teatrale (sul quale si basa a sua volta la prima stagione), che le è valso un Fringe First Award. E la serie, secondo i piani di Phoebe, sarebbe dovuta finire lì, ma come ha spiegato poi si è resa conto che la storia avrebbe meritato un continuo, continuo che le ha dato con una seconda stagione fatta uscire a tre anni di distanza.

Per farvi capire quanto sia stata importante quesa serie, prima di raccontarvi a grandi linee la trama, andiamo a vedere i premi ottenuti. Già la prima stagione ha fatto razzia di nomination e vittorie, tra le quali anche un BAFTA come miglior attrice protagonista; ma l’esplosione del successo è giunta con la seconda stagione che, oltre a tutti i premi già vinti con la prima stagione, è valsa ben 11 nomination agli Emmy con ben 6 vittorie, e 2 vittorie su 3 nomination ai Golden Globes.

LINGUA ORIGINALE O ITALIANO?

Mi rendo conto che adesso le aspettative sono alte, ma ne prendo la piena responsabilità, vedrete che non rimarete delusi. A patto però che la guardiate in lingua originale. Non voglio sembrare uno di quegli hipster con la puzza sotto il naso che guarda dall’alto in basso chi non guarda i film di Kusturica, e in lingua originale per giunta; ma in questo caso il suggerimento di guardare la serie in inglese lo devo fare, e vi spiego anche il perché. Phoebe è un’attrice incredibile, e per la particolarità del personaggio (punto cardine della serie in quanto protagonista) non è stato facile doppiarla. Se in lingua originale abbiamo un personaggio brillante, cinico ma incredibilmente divertente; in italiano rimarremo con una semplice spocchiosa. A questo va aggiunto il british humor intrinseco nel modo di parlare dei personaggi, altro dettaglio “lost in translation”. Quindi fidatevi, guardatela in lingua originale.

TRAMA

Veniamo a noi. Fleabag, il nome della protagonista, parla di una ragazza londinese alle prese con la vita e le sue difficoltà, come tutti noi. A questo però viene aggiunto un trauma irrisolto e una disinibizione spiccata per quanto riguarda il sesso, elementi che fanno da motore per la trama. Esatto, avete già capito che l’entrata in scena di un prete affascinante (Andrew Scott) diventerà un problema. Torniamo indietro però, non vedremo Anrew fino alla seconda stagione. La prima stagione, solo apparentemente incentrata maggiormente su sketch comici che sulla trama, mostra l’ambiente e i problemi in cui Fleabag deve navigare; abbiamo una sorella più grande (Sian Clifford) completamente realizzata ma altrettanto stressata dalla vita e dalla famiglia che ha costruito col marito (Brett Gelman); un padre apatico (Bill Paterson), che sembra non avere molta confidenza con le proprie figlie e che ha trovato una nuova compagna (niente meno che Olivia Colman) dopo la morte della moglie, nonché madre delle figlie.

La seconda stagione in fatto di contenuti non cambia molto, matura ogni aspetto della prima. Ma anche in questo caso mi devo fermare perché non voglio anticipare nessun dettaglio. Ancora però non mi sento di aver risposto alla domanda “perché dovrei guardare questa serie?”, quindi aggiungerò un altro tassello al mosaico.

LA QUARTA PARETE

Phoebe si rivolgerà spesso a noi spettatori, rendendoci di fatto un personaggio implicito della serie. E come Kevin Spacey in House of Cards usa questo stratagemma per raccontarci quali sono i suoi pensieri, Phoebe lo usa magistralmente per aggiungere humor e momenti ilari a situazioni che ne richiedono la totale assensa.

A questo va aggiunta anche l’impeccabile scrittura della trama, che inserisce tutti i dettagli nel posto giusto, e trova sempre l’escamotage migliore per raccontare un avvenimento. Insomma Fleabag è uno di quei grandi capolavori he vanno assolutamente visti almeno una volta nella vita; nel suo genere, ma potremmo parlare in generale, è qualcosa di mai visto e infatti la critica ne ha riconosciuto l’importanza. In Fleabag chiunque può rivedersi per un motivo o l’altro e questo è un altro grande pregio della serie.

Noi come sempre vi aspettiamo qui per il post maratona (perché fidatevi, con gli episodi da venti minuti ciascuno verrà automatico). Condividete con noi cosa vi ha lasciato questa serie, diteci cosa ne pensate e se avete altri spunti di rilfessione non esitate a dondividerli con noi. La sezione commenti è tutta vostra!

Maniac: come affrontare il dolore senza droghe

Se siete fra quelli che pensano che Netflix non abbia molto da offrire in fatto di contenuti originali (soprattutto se si parla di commedie), beh, non posso darvi torto. Personalmente penso che questa sezione del catalogo stia rallentando un po’ troppo, rischiando di cadere nel banale (cosa che non può permettersi di fare viste le proposte dei competitors). Ma attenzione, non sto dicendo che tra gli originali Netflix di questo tipo non ci sia niente di interessante, anzi sono molti i titoli che ho amato alla follia, tanto per citarne qualcuno: Crashing, Master of None, Lovesick (originariamente Scrotal Recall) e, se possiamo inserirli nella categoria, il capolavoro che tutti conoscono come Bojck Horseman e After Life di Ricky Gervais. Mi raccomando guardateli tutti.

mi trovo spesso a frugare, a ritroso, nel catalogo. Ecco come ho ritrovato Maniac.

Quello che intendo dire è che, da quel che vedo, ultimamente Netflix si sta focalizzando su altri generi e tematiche che, tranne qualche scintilla, non riescono nemmeno a impattare come grandi nomi di altri competitors. Per questo mi trovo spesso a frugare, a ritroso, nel catalogo. Ecco come ho ritrovato Maniac, serie di cui mi sono prima innamorato, poi dimenticato, come tutte le migliori sotrie d’amore non corrisposte.

MANIAC

Maniac, del 2018, è vagamente un remake dell’omonima serie TV norvegiese del 2014 scritta da Patrick Somerville e Cary Fukanaga, che si occupa anche della regia. Fukanaga (tra i suoi lavori Beasts of no Nation, No Time to Die e True Detective) si trova a dirigere un cast d’eccezione che vede come protagonisti Emma Stone (Annie Landsberg) e Jonah Hill (Owen Milgrim), mentre tra i personaggi secondari Sonoya Mizuno (Azumi Fujita) e Justin Theroux (James Mantleray). Partiamo col dire che Fukanaga ha fatto un lavoro eccezionale come d’altronde era prevedibile: ha preso Hill e ne ha tenuto a bada la componente comica, centellinandone la quantità; con la Stone vabeh, credo abbia avuto poco da lavorare, nel 2018 era già una star grazie a La La Land (2016); infine Theroux, incredibile, inaspettato, saprà rendere il proprio personaggio carismatico, nonostante il personaggio stesso.

Trama

Annie Landsberg e Owen Milgrim sono due estranei che prendono parte al test di una nuova droga per curare la depressione senza alcun effetto collaterale, sotto la supervisione di due dottori, James Mantleray e Azumi Fujita. La promessa fatta ai protagonisti è quella di veder risolti tutti i problemi legati ai propri problemi psichiatrici; ma ovviamente l’esperimento porterà a risvolti inaspettati.

È con queste premesse, più tendenti al dramma che alla commedia, che la serie di 10 episodi prende il via. L’ambientazione e il tenore dello show sono delineati nel primo episodio, il pilota, nel quale si capiscono molte cose, dal carattere dei personaggi allo stile scenografico che ci accompagnerà per tutti gli episodi: molto retro-futuristico, a partire dal titolo della serie, omaggio a quello della IBM; ma non mancano omaggi e citazioni ad altri capolavori dello stesso genere. Capiamo subito che Annie è una ragazza che soffre di disturbo borderline di peronalità, che si manifesta principalmente nella relazione con la madre e la sorella. Owen invece è un ragazzo apatico e schizofrenico che non riesce ad inserirsi nella propria famiglia, facoltosa e numerosa, decidendo così di vivere indipendentemente.

Anche i due dottori hanno delle backstories che li caratterizzano, ma non voglio raccontarvele qui, perché la mia speranza è che guardiate la serie per scoprire tutte la chicche e i dettagli lasciati qua e là da Somerville e Fukunaga. Per lo stesso motivo non mi addentrerò nemmeno all’interno dei singoli episodi, tutti da assaporare personalmente, carichi di fine comicità, dramma, azione e totale pazzia (ovviamente). Ma questo non deve distogliere dalle tematiche che la serie cerca di evidenziare.

Tematiche

La serie è molto più profonda di quanto voglia far credere. Ci sarebbe molto di cui parlare ma come provo a scrivere qualcosa mi rendo conto che non sarebbe possibile senza fare spoilers, e allora parlerò in generale, non vi racconterò del computer integrato nel laboratorio (omaggio ad HAL 9000, ma forse più simile al sistema operativo di Her) e non vi parerò nemmeno dello sviluppo dei personaggi. Non vi parlerò di cosa succede ogni singola volta che i protagonisti prendono la nuova droga.

E allora dovrò parlarvi del fatto che la serie vuole evidenziare come ogni persona ha dentro di sé qualche trauma, piccoli o grandi che siano, e non c’è nessun modo di risolverli se non affrontandoli. “La droga non è la risposta” è troppo scontata come tematica, anche se ovviamente è implicita, e infatti la serie si immerge su tematiche più profonde; tutto grazie alle capacità del binomio cast e regia, senza i quali (persone giuste nei posti giusti) non sarebbe uscito lo stesso risultato.

Quindi fatemi una promessa, non dimenticatevi di Maniac. Recuperatela immediatamente se già non l’avete fatto. L’originale Netflix ha molto da insegnare, vi lascerà con una sana dose di nostalgia per quello che avete vissuto insieme ai personaggi e come ogni serie che si rispetti vi lancerà in una ricerca online di indizi per le successive settimane. Sarà qui che potrete condividete la vostra opinione, saremo lieti di leggerla!

STAR WARS: scelto Mena Massoud di Aladdin come Ezra Bridger per la serie Ahsoka

Si dice che Star Wars abbia scelto Mena Massoud di Aladdin per il ruolo di Ezra Bridger nella prossima serie di Ahsoka. Massoud in precedenza si è esibito in modo ammirevole nella versione del 2019, quando Aladdin ha incassato oltre un miliardo di dollari al botteghino. Da allora, l’attore non ha avuto molto da fare. Questo sarebbe un enorme impulso dato che Ezra è un personaggio molto amato dai fan, proprio come Ahsoka. Una di quelle inclusioni dell’universo animato di Star Wars che le persone hanno apparentemente chiesto per fare il salto al live-action sin dai primissimi giorni di Star Wars Rebels. La Disney non ha ancora commentato le voci o qualsiasi segnalazione, ma nei prossimi anni la compagnia aumenterà la produzione per le offerte Disney +. Se il casting finisce per essere vero, ciò aumenterebbe notevolmente l’hype di Ahsoka.

L’attore originale di Ezra, Taylor Gray, spera che qualunque cosa accada al personaggio, le persone apprezzino qualunque sia la nuova direzione. Ha parlato con Hidden Remote della fine di Rebels e di quanto gli piacerebbe vedere un ritorno.

“Penso che sia stato un grande finale sacrificale e ha concluso la storia; Lothal è al sicuro ed Ezra è diventato completo come Jedi e ha imparato la via dei Jedi attraverso l’altruismo”, ha detto Gray in riferimento al destino di Ezra. “Ho grandi speranze che torni: è cresciuto fino a diventare un formidabile Jedi e sappiamo che è là fuori da qualche parte tra i Purrgil nello spazio profondo.” “Mi è piaciuto così tanto lavorare con il cast e la troupe, avevamo un fantastico gruppo di persone ed era un ambiente così divertente in ogni registrazione”, ha anche detto. “Anche gli eventi in cui interagivamo con i fan erano / sono fantastici. È bello sentire i sentimenti delle persone che guardano e scambiano storie su Star Wars e sui nostri personaggi, è incredibile quanto le persone ci tenessero. Sono molto grato di aver avuto quest’esperienza. “

“Ahsoka, una nuova serie originale, interpretata da Rosario Dawn e ambientata nella linea temporale di The Mandalorian sta arrivando su Disney Plus”, ha condiviso l’account Twitter ufficiale dello show poco dopo l’annuncio di Kennedy.

I SIMPSON – storia di una serie che non fa più ridere

I Simpson, creazione geniale scaturita dalla matita squattrinata di Matt Groening, con sostenitori in ogni parte del globo e trasmessi in ogni lingua possibile ed immaginabile. Nel 1989 il pubblico impazzì alla vista della prima famiglia disfunzionale della tv, rappresentata con il colore giallo, un colpo di genio per evitare che la serie passasse in secondo piano. La famiglia gialla ha stravolto il mondo della tv andando a soppiantare serie famosissime come i Walton e mettendo fine ad un modo di fare televisione ormai superato. Addirittura una figura istituzionale ed influente come Bush si distaccò dal modo di essere dalla famiglia di Springfield, che considerava pericoloso.

Ai Simpson va anche attribuito sicuramente il fatto di aver infranto per la prima volta il sottile confine del politically correct, dando così il via libera ad altre serie odierne. Infatti solo grazie ai Simpson, l’animazione per adulti, con serie come South park, i Griffin, Rick e Morty e Bojack Horseman, ha potuto proliferare studiando le dinamiche degli episodi di Groening e spingendosi sempre più all’eccesso, ma il successo dei Simpson rimane ai più un territorio inesplorato.

I Simpson nell’arco degli anni ci hanno emozionato e ci hanno fatto riflettere, ci hanno fatto entrare nella loro famiglia facendosi sentire parte di loro. Come dimenticare l’episodio “Mister Spazzaneve” (9×3) una puntata iconica dove Homer si lancia nella carriera di spazzaneve. Il suo successo e la concorrenza con Barney fanno rinascere l’amicizia tra i due. ah il giubbotto di Homer, quello di mr spazzaneve, da lì in poi apparirà in ogni episodio in cui Homer apre il suo armadio. Oppure come non citare il toccante episodio “E con Maggie sono 3” (13×6), episodio in cui Homer prima si licenzia dalla centrale nucleare per andare a fare il suo lavoro dei sogni, ovvero lavorare al bowling, ma ci torna poi strisciando dopo la nascita della piccola Maggie per motivi economici, da citare sicuramente la bellissima scena finale dove Homer trasforma con le foto di Maggie la targa affissagli da Mr Burns sulla postazione da “Don’t forget, you are here ferver” a “Do it for her”. Altro episodio che sicuramente va citato è “Lisa sogna il blues” (6×1) dove conosce lo squattrinato ma talentoso Gengive sanguinanti Murphy, oppure “Il quartetto vocale di Homer” (1×4) che vede le due hit “Bimba e a bordo” e “Addio bella Miami” dei Re Acuti, composti da Homer, Skipper, Barney e Apu, scalare le classifiche musicali fino al concerto finale sul tetto della taverna di Boe come i Beatles sul tetto della Apple Records.

Insomma i Simpson ci hanno emozionato e ci hanno fatto riflettere, ma la vera domanda è “Perché non fanno più ridere?”. Secondo alcuni la risposta ce la danno direttamente gli autori in un episodio, “Lo show di Grattachecca e Fichetto e Pucci”, episodio dove i piani alti di canale 6 cercano di risollevare l’ormai appiattito programma di Grattacheccha e Fichetto con l’inserimento di un terzo personaggio, Pucci, scatenando l’ira dei fan in rivolta con la messa al bando della new entry. Ed è proprio qui che Lisa ci fornisce la risposta alle lamentele dei fan per il calo qualitativo che i Simpson stanno attraversando: 

“Il fatto è che non c’è nulla di sbagliato nello show di Grattachecca e Fichetto. Funziona come sempre. Ma dopo tanti anni i personaggi ovviamente non possono avere li stesso impatto di una volta”.

Gli autori, detto in parole povere affermano che non è lo show ad essere calato di qualità, ma il pubblico ad essere cambiato. Anche lo stesso Groening si esprime sulla questione e afferma che: 

“La gente paragona gli episodi odierni con i ricordi dei suoi preferiti, quando ancora il programma riusciva a sorprenderli. Bisognerebbe avere una mentalità aperta, ma per certe persone è impossibile. La nostalgia obnubila la mente.”

Nelle prime stagioni la trama di ogni episodio faceva riflettere e con il passare degli episodi i Simpson maturano, e riescono a raggiungere questo scopo anche con battute e sequenze comiche no sense. Oggi invece questa linea guida sembra un po’ persa e le battute sembrano messe lì, incastrate a forza per farti ridere ad ogni costo, cosa che nelle prime stagioni non succedeva. Il cambio drastico di alcuni personaggi come Lisa,  che prima era attaccata a degli ideali e ora sembra una ragazzina che segue la moda o la tendenza del momento, e la scomparsa di altri, vedi Apu che è stato tagliato dalla serie a causa di accuse nei confronti dei produttori della serie che affermano:

“Apu è la caricatura degli indiani in America, è un personaggio costruito sulla base di stereotipi beceri”

La famiglia di Springfield ha perso quel tocco magico, quel qualcosa in più che ce la faceva guardare con occhi sempre pronti a colpi di scena e risposte a domande proposte nella serie che vanno a toccare tematiche molto importanti e delicate. Ma tutto quello che possiamo dire in conclusione è che:

“I Simpson non hanno la risposta a tutte le domande, il loro unico scopo è far si che noi ce le poniamo, perché il primo passo per trovare una risposta è porsi la domanda”

Noi ovviamente ci auguriamo che i Simpson riescano ad essere ancora una volta quella serie tv che ha stravolto il mondo dell’intrattenimento, e che possiamo guardala ancora con gli occhi di chi si aspetta di ridere con battute no sense ma anche di riflettere.