Firewatch: Un’esperienza visiva da togliere il fiato

Le persone attorno a noi sono tutte differenti l’una dall’altra. Possiamo ritrovare all’interno di ognuna le più divergenti e disparate opinioni e idee ma soprattutto soluzioni. Dopo un evento che ti lascia il segno, ci sono diverse strade che ognuno di noi, a seconda di come è caratterialmente, può decidere di percorrere. Una persona determinata e sicura di se può decidere di scegliere una delle vie più difficili, quella di continuare ad andare avanti, cercando di metabolizzare e superare il drammatico evento. Ma non tutti siamo così; Henry non fa parte di quel gruppo di persone. Henry non riesce a superare ciò che gli è successo e decide di scappare, scappare da tutti e da tutto, il più lontano possibile; in sostanza ha bisogno di un rifugio.


Scappare era l’unica soluzione per Henry


Foto di IGN Italia

Sapete, in America esiste un lavoro curioso, quello del guardaboschi , una specie di guardia forestale, addetta alla salvaguardia del bosco e al controllo tempestivo di incendi , che in territori come quello del Wyoming sono spesso frequenti in estate. Questi guardaboschi o “Firewatch” devono essere pronti ad ogni evenienza e controllare costantemente cosa accade all’interno delle foreste americane, perciò sono costretti a vivere, per mesi , su delle vedette all’interno dei boschi, senza avere contatti con la società al di fuori di qualche animale selvatico. Ed è proprio questo ciò che serve a Henry in questo momento: restare da solo.


Il guardaboschi: un lavoro importantissimo nelle caldi estati americane


Foto di TrueAchievement

La storia di Firewatch inizia con una sbronza, si esatto una sbronza, in cui il nostro brillissimo e giovane Henry incontra la bellissima Julia, all’interno di un bar. Da questo loro incontro un po’ stravagante i due iniziano a frequentarsi per poi innamorarsi. Dopo molti anni di relazione e di progetti i due decidono di sposarsi. La loro relazione è solamente arrivata al culmine della felicità, ma ciò che gli aspetta non è un futuro radioso e aureo, ma un inaspettato strapiombo , che avrebbe fatto crollare il loro meraviglioso rapporto. Con gli anni Julia ha sviluppato una forte demenza precoce facendole, addirittura , dimenticare chi Henry fosse e quanto importante fosse per lei. Henry quindi decide di scappare, non riuscendo a reggere sulle proprie spalle il peso di quell’opprimente malattia . Nell’ estate del 1989, Henry decide di fuggire all’interno di uno dei luoghi più isolati d’America; Nel Parco Nazionale dello Shoshone nel Wyoming. Nel suo isolamento personale, Henry ,attraverso l’uso di un Walkie Talkie fa la conoscenza di Delilah, una veterana guardaboschi, che da un’altra vedetta, lo guiderà all’interno del bosco e lo aiuterà nei suoi primi giorni di lavoro e non solo. Da questo incontro radiofonico nei due si inizierà a creare un forte legame, che gli accompagnerà lungo tutto l’arco narrativo: Firewatch è la storia di un bizzarro rapporto a distanza, che si sviluppa nei mesi trascorsi all’interno del Wyoming. Il gioco salta in settimana in settimana, mettendoci di fronte a varie situazioni che dovremmo affrontare con l’aiuto di Delilah, che attraverso l’uso di un binocolo ci osserverà dall’altra parte del canyon, completamente isolata da noi. Riuscirai mai a incontrare Delilah? Ma qualcosa non va, sembra che qualcuno di misterioso stia nascondendo qualcosa… O forse  lo stai solo immaginando?


Cosa starà davvero accadendo all’interno del Parco Nazionale dello Shoshone nel Wyoming?


Foto di Games Paladins

Firewatch è un videogioco d’avventura in prima persona sviluppato da Campo Santo Productions e pubblicato da Panic nel 2016 per Playstation 4, Xbox One, Microsoft Windows e macOS. Nel 2017 è riuscito a vendere circa un milione di copie in tutto il mondo, portando il giocatore ad apprezzare le sue ambientazioni e la sua direzione artistica su cui il titolo punta molto. Un gameplay molto semplice, ma con una scenografia da togliere il fiato. Una luce ad hoc combinata alla maestosità dei paesaggi naturali americani, porteranno il giocatore ad innamorarsi di quei luoghi sperduti all’interno della natura selvaggia. Potremmo considerare  Firewatch come una narrazione investigativa in quanto dovremmo investigare all’interno della regione di nostra competenza, su strani fatti che stanno capitando nella foresta, aiutati da Delilah una compagna con cui potremmo parlare di lavoro , della vita e dei nostri sentimenti.


Nel 2017 Firewatch è riuscito a vendere più di 1 milione di copie in tutto il mondo


Foto di IGN Italia

Il gameplay di gioco è una delle pecche del titolo: un gameplay abbastanza lineare dove il nostro scopo sarà quello di girovagare lungo l’estesa mappa seguendo le missioni  presentateci da Delilah, che spesso porteranno il giocatore a percorrere le stesse aree in circolo, arrecando un forte senso di ridondanza e ripetitività . Se ci fosse stata, da parte degli sviluppatori, la decisione di dare al giocatore maggiore libertà, ma soprattutto maggiori aree esplorabili, il titolo ne avrebbe giovato, portando ad un’immersione quasi completa nei boschi del Wyoming. Anche se il gioco brulica di scorci da pelle d’oca, la mancanza di libertà, segna in modo negativo il titolo. Un altro lato negativo è la durata effettiva del gioco che non va a superare le 5 ore, rendendolo un titolo troppo corto per il costo e il potenziale che avrebbe potuto sprigionare davvero. Un punto positivo va però riconosciuto ai dialoghi all’interno della vostra avventura; ogni risposta , frase o affermazione che faremo potrà essere decisa da noi, ed essendo queste “opzioni” molto differenti tra loro, potremmo immedesimarci al meglio all’interno dei panni di Henry. Ovviamente ogni cosa che faremo avrà delle piccole conseguenze, che porteranno a diversi bivi all’interno della storia e a dei cambiamenti all’interno del nostro rapporto con Delilah, rendendo perciò il gioco molto variabile, da questo punto di vista. Tutto ciò funziona soprattutto grazie all’incredibile doppiaggio dei due personaggi principali Henry (doppiato da Rich Sommer) e Delilah (doppiata da Cissy Jones) che riusciranno a coinvolgere al meglio il giocatore all’interno delle sensazioni e delle emozioni che i personaggi provano.


Una mappa con poca libertà, ma con una direzione artistica da paura!


Foto di Gameplay Cafè

Dal punto di vista grafico e visivo Firewatch è un vero e proprio diamante grezzo. Anche se è caratterizzato da una grafica abbastanza cartoonesca, la combinazione dei colori della natura, insieme alle luci del sole creano meravigliosi scorci e paesaggi naturali realistici e quasi suggestivi. Per immortalare questi panorami mozzafiato, ci viene in aiuto la nostra macchina fotografica che ci permetterà di scattare delle bellissime foto, conservando così le nostre esperienze fatte. Degna di nota è anche la colonna sonora, che si adatterà perfettamente ad ogni luoghi in cui stiamo passeggiando, permettendo di creare ritmi incalzanti , ma anche sereni e pacati , che ti culleranno all’interno di quella fantastica e coloratissima natura.

Nelle vostre ore di gioco riuscirete a capire quanto isolato fosse davvero Henry che non incontrerà anima viva nei suoi mesi di lavoro, permettendovi di entrare in sintonia con le sue emozioni e di osservare con i vostri occhi, la vera solitudine e sofferenza che stava provando in quel momento. Gli sviluppatori sono riusciti ad utilizzare l’incontaminata foresta e i bellissimi paesaggi di montagna, per farvi capire quali fossero davvero i sentimenti e le sensazioni che Henry stava provando: Un uomo piccolissimo, quasi impotente davanti allo spettacolo della natura e ai suoi paesaggi mozzafiato.


Il gioco vi farà capire quanto piccoli siete rispetto al mondo che vi circonda


Foto di Nintendo

Consiglio questo gioco? assolutamente si! Se il vostro desiderio è quello di entrare a contatto con la natura e rifarvi gli occhi con dei paesaggi e delle ambientazioni straordinarie, allora quest’avventura è ciò che fa al caso vostro!

Guida all’acquisto monitor da gaming 2021

Il monitor è senza dubbio un componente principale per un pc, e deve avere determinate caratteristiche per performare al meglio senza particolari problemi.
Se stai cercando un ottimo monitor da gaming allora qui di seguito ti lascio dei monitor che noi di PopSpace riteniamo siano fra i migliori per rapporto qualità prezzo.

LG 24GN53A

Partiamo subito con uno dei migliori monitor per pc sia per prezzo, risoluzione e tempi di risposta. Stiamo parlando del LG 24GN53A che con il suo FullHD (1920×1080), display a LED, tecnologia AMDFreeSync, tempi di risposta che non superano 1 millisecondo e con l’ irrisorio prezzo che non va oltre i 180 euro, si aggiudica la medaglia d’oro per monitor economico. Dobbiamo soffermarci però sul lato posteriore dello schermo, il quale non convince moltissimo sotto il punto di vista estetico perché presenta un rialzo circolare che riprende tutta la parte centrale, con annesse uscite vicine agli attacchi per l’asta. Questo monitor è di fatto un insieme di economicità e professionalità messi assieme.

Samsung C24RG52FQU

La medaglia d’argento se la aggiudica il Samsung C24RG52FQU. Monitor della compagnia sudcoreana che assomiglia moltissimo al LG per caratteristiche, con una risoluzione FullHD (1920×1080), display a LED, tecnologia FreeSync con un prezzo al di sotto anche questo dei 180 euro. Un punto a favore del monitor è lo schermo ricurvo che permette una visione fino a 178° gradi e che ci permettere di avere un ottima proiezione dello schermo anche negli angoli estremi.
Piccola pecca è il tempo di risposta che si allunga fino a 4 millisecondi. Anche per questo monitor però, abbiamo una caratteristica estetica che lo penalizza sempre sul lato posteriore. Stavolta troviamo un enorme rientranza nella parte centrale con la funzione di proteggere le varie uscite dalla polvere, la quale però non permette ,a chi lo desiderasse, di poter attaccare il monitor ad aste esterne per una maggior mobilità.

MSI Optix G241

Passiamo poi a quello che ritengo sia personalmente uno degli schermi migliori per il gaming. MSI Optix G241 con risoluzione FullHD (1920×1080), meno di un millisecondo per i tempi di risposta e AMD FreeSync. Fino a qui tutto nella norma se non fosse che la multinazionale taiwanese ha voluto aggiungere al suo piccolo schermo una risoluzione dei colori del 20% maggiore a qualsiasi altro tipo di schermo. Ciò significa che vedrete i colori con una nitidezza unica, colorazione accesa e maggiori dettagli in game. Ma tutto ciò non basta. Infatti, per non farci mancare niente, questo monitor ha un pannello IPS che elimina la distorsione dell’immagine e offre minime variazioni di colore quando visualizzate da angolazioni diverse. I pannelli IPS offrono anche immagini cristalline e ottimizzano istantaneamente il colore e la luminosità dello schermo per garantire la migliore esperienza visiva. I monitor generici di solito hanno una frequenza di sfarfallio di circa 200 volte al secondo, il che è impercettibile a occhio nudo, ma può causare affaticamento nel tempo. La tecnologia MSI Anti-Flicker offre un’esperienza visiva molto confortevole riducendo la quantità di sfarfallio. Ultimo ma non per importanza l’Optix G241 è ottimizzato per produrre meno quantità di luce blu visualizzata dal monitor, in modo da poter giocare per periodi di tempo più lunghi senza affaticamento agli occhi. Tutto stupendo, incluso il prezzo che sfiora i 260 euro.

AOC C24G1

Altra validissima alternativa è AOC C24G1 anche questo con una risoluzione FullHD (1920×1080), 1millisecondo di risposta ed il FreeSync Premium (per un gioco ancora più fluido). Troviamo anche qui una tecnologia Anti-Flicker per la riduzione dello sfarfallio dopo ore di sessione di gaming e una curvatura ampia tanto da garantirvi una immersione completa nello schermo. Opzione molto valida e diversa dalle altre perché grazie al suo braccio posteriore regolabile permette a chi gli sta davanti di poter alzare e abbassare a piacimento lo schermo senza particolare difficoltà. Il prezzo per questo piccolo gioiellino si aggira attorno ai 200 euro, ma possiamo trovarlo anche a meno.
Una piccola nota va fatta per i driver scaricabili per la personalizzazione dell’immagine. In fatti, direttamente sul sito della AOC, è possibile scaricare il G-MENU un’app all-in-one che offre il pieno controllo sul monitor direttamente dal PC, con tastiera e mouse. G-Menu di AOC offre tre diverse modalità ottimizzate per FPS, RTS e giochi di corse, attivabili con un solo clic del mouse per migliorare all’istante il tuo gameplay.

ROG Strix XG258Q

Passiamo poi ai veri mostri sacri del gaming ovvero il ROG Strix XG258Q . Questo non è un semplice monitor da gaming, è un portale tridimensionale che ti trasporta direttamente in game grazie al suo FullHd (1920×1080), 1 millisecondo di risposta, G-Sync e Adaptive-Sync,Anti-Flicker, Gameplus Tecnology (direttamente studiata in collaborazione con gamer professionisti) che permette di avere miglioramenti in game mai avuti che ti aiuteranno a sfruttare al meglio il tuo gioco, tecnologia Extreme Low Motion Blur per un gameplay fluido e ultrarealistico. Inoltre ha un aggiornamento a 240hz che lo rende un monitor due volte più veloce del normale, il tutto racchiuso in una cornice estetica emozionante e personalizzabile perché con la sua illuminazione Light Signature permette di creare e personalizzare gli effetti luminosi del monitor.
Tutto questo gli ha permesso di vincere svariati premi nel tempo sia per le performance che per la fluidità rendendolo ad oggi un monitor di altissimo livello. In vendita a 470 euro.

Predator XB3

Vincitore del Reddot Award 2019, il Predator XB3 viene rappresentato come il tipico schermo da veri professionisti che non si accontentano mai perché con la sua risoluzione 4k UltraHd (3840×2160), 1 millisecondo di risposta, altoparlanti integrati, compatibilità con VESA, Anti-Flicker, G-Sync, spettro di colori più ampio, Predator GameView (che permette una regolazione del colore), DarkBoost, GameView4 col quale hai a disposizione 3 modalità di gioco che comprendono Sport, Azione e Racing e fino a 280hz di refresh rate. Ultimo ma non per importanza, dal lato estetico abbiamo la più completa adattabilità alle nostre esigenze grazie al suo braccio che permette una personalizzazione dell’altezza del monitor stesso.
La cifra per questo gioiellino è ben più alta dei monitor presi in considerazione fino ad ora, ma viste le specifiche, possiamo capire il perchè dei suoi 899 euro.

Odissey 9

E possiamo finire in bellezza con un monitor col quale abbiamo già avuto a che fare ossia l’enorme Samsung Odissey 9, al quale abbiamo già dedicato un articolo : https://popspace.it/samsung-odissey-g9-un-monitor-rivoluzionario/

Immortals Fenyx Rising: la grande sorpresa di Ubisoft

Quando ho visto per la prima volta il trailer di annuncio di Immortals: Fenyx Rising, sono rimasto affascinato e colpito. Quel che vedevo era meraviglioso, stupendo, coloratissimo e affascinante, ma soprattutto mi richiamava fortemente alla mente uno dei titoli più meravigliosi ed indimenticabili che io abbia mai avuto la fortuna di giocare: The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Il titolo, prodotto da Ubisoft Québec (già autori dello splendido Assassin’s Creed: Odyssey) si è efficacemente nascosto, forse per non voler alimentare un hype spasmodico che negli ultimi tempi sta mietendo vittime (ehm ehm Cyberpunk 2077 ehm ehm). Una volta uscito però, critica e pubblico si sono ritrovati di fronte un titolo pieno di cuore, complesso, articolato e rifinito ad opera d’arte. Insomma, Immortals si è eretto fra i giganti, e ha saputo prendersi la sua gloriosa rivincita.

Fonte: Immortals Fenyx Rising Facebook page

Partiamo subito con una premessa: dire che Immortals assomigli a Breath of the Wild è come affermare che la cupola di San Pietro assomigli vagamente a quella del duomo di Firenze. La somiglianza, soprattutto in alcune meccaniche, è veramente palese, ed è ciò che aveva impensierito molti al primo trailer gameplay che era stato mostrato al pubblico. La verità è che Ubisoft ha sapientemente colto da altri titoli, ispirandosi tanto ad altri lavori, ma ha saputo compiere il passo ulteriore di amalgamarli efficacemente ad altri elementi propri, creando qualcosa di unico e ben differente, capace, in certi casi, addirittura di superare il materiale originale.

Evidentemente, dentro a Ubisoft Québec qualcuno è profondamente legato al mondo greco, perché dopo un Assassin’s Creed ambientato ai tempi della guerra del Peloponneso, in cui potevamo esplorare praticamente l’intera Grecia, isole comprese, ora, in Immortals: Fenyx Rising ci ritroviamo catapultati direttamente dentro la mitologia greca, nella immaginifica Isola d’Oro, un mondo fantastico e fatato, dove divinità, animali fantastici e eroi mitologici solcano le terre e vivono insieme. In questo luogo epico e misterioso noi interpreteremo Fenyx, eroe dalle umili origini che potremo personalizzare a nostro piacimento, e che dovrà cercare di sconfiggere il malefico Tifone, l’ultimo dei Titani, che ha dichiarato una guerra aperta all’Olimpo e a tutti i loro alleati, artefici della sconfitta di tutti i Titani.

L’avventura di Fenyx sarà narrata da un duo d’eccezione: Prometeo, colui che rubando il fuoco agli dei l’ha donato al genere umano, e Zeus, proprio colui che ha punito il coraggioso Prometeo, incatenandolo su di una rupe, a farsi mangiare (letteralmente) il fegato ogni giorno. Zeus e Prometeo, con le loro battute, le sagaci risposte e le continue vicendevoli provocazioni, strapperanno ben più di qualche risata al giocatore, sfondando molto spesso la quarta parete e rivolgendosi direttamente al giocatore, stabilendo inoltre il tono del racconto: una divertente ed epica impresa, che però non risparmia anche qualche momento più drammatico e di tensione; nella tradizione epica greca, d’altronde, poeti ed autori riuscivano a passare facilmente dalla gioia e dallo scherno, alla malinconia e alla tragedia insite nell’esistenza, e Immortals Fenyx Rising riesce sorprendentemente bene a catturare perfettamente questa ambivalenza di toni nella sua narrazione. La sensazione che trasmette Immortals è quella di una grande leggerezza, per donare al giocatore il piacere della scoperta, la soddisfazione della curiosità che viene sempre premiata.


Nella tradizione epica greca, d’altronde, poeti e autori riuscivano a passare facilmente dalla gioia e dallo scherno, alla malinconia e alla tragedia insite nell’esistenza, e Immortals Fenyx Rising riesce sorprendentemente bene a catturare perfettamente questa ambivalenza di toni nella sua narrazione


La mappa di gioco è coloratissima, splendida, variegata nelle sue zone, rigogliose ma ben definite l’una dall’altra, legate alle divinità che vi risiede: ecco dunque che nella Valle della Eterna Primavera saremo cullati da rigogliose vallate e dolci colline, figlie di Afrodite, mentre nella Tana della guerra attraverseremo i resti degli scontri e delle battaglie di Ares e così via. Ognuna di queste zone sarà affascinante da esplorare e dannatamente bella da vedere, con scorci mozzafiato dietro ogni angolo. Il caldo vento del mediterraneo accarezzerà l’isola, accompagnandoci ora verso una costruzione gigantesca, ora verso una montagna da scalare: dovunque lo sguardo arrivi, dove noi possiamo arrivare con un po’ di ingegno, pazienza e curiosità. E che sia cavalcando un fiero destriero (nell’isola si nascondono anche delle cavalcature leggendarie, ed alcune sorprese…) o librandoci nell’aria usando le ali di Dedalo, planando dolcemente verso la nostra prossima destinazione, l’Isola d’Oro ci riserverà sempre una ricompensa.

  • Le dodici fatiche di Fenyx

La bellezza dell’esplorazione è direttamente proporzionale alla frenesia degli scontri, realizzati ad opera d’arte; d’altronde non bisogna scordarsi che c’è un enorme Titano che sta minacciando di sterminare tutto ciò che gli olimpici hanno creato, e noi siamo la loro unica speranza! Creature mitologiche, soldati corrotti e bestie feroci saranno il nostro pane quotidiano, e saranno una sfida costante per Fenyx, armata però di tutto punto per difendersi a dovere. Partendo dal combat system di Assassin’s Creed Odyssey, Immortals: Fenyx Rising ne migliora tutti gli aspetti, rendendo Fenyx molto più mobile e veloce. Gli scontri si svolgeranno in volo e a terra, da vicino e da lontano, contro soldati e bestie enormi, e (quasi) sempre in inferiorità numerica. I nostri nemici saranno veramente variegati: mentre soldati corrotti ci attaccheranno da terra, grifoni ed arpie voleranno sopra le nostre teste, attaccandoci da lontano. Giganteschi ciclopi proveranno a calpestarci, mentre rabbiosi minotauri ci lanceranno interi alberi, e non voglio svelarvi nulla per quanto riguarda boss unici e creature leggendarie. Insomma, per una schiera di nemici così folta, sono necessarie armi adeguate.

Fonte: Immortals Fenyx Rising facebook page

E quali armi possono essere più adeguate, se non quelle dei più grandi eroi della mitologia greca? Armati della spada di Achille, potremo colpire con veloce efficacia, mentre con l’ascia di Atalanta sferzeremo colpi pesanti, che andranno a rompere la guardia dei nemici, lasciandoli storditi e quindi alla nostra mercé. L’arco di Odisseo ci permetterà di attaccare i nemici da lontano, il tutto condito da schivate e parate, che se eseguite al momento giusto ci permetteranno di rispondere con colpi ancora più potenti, aumentando il nostro contatore combo ed accrescendo quindi la forza di ogni singolo colpo. Grazie alla grande agilità di Fenyx, combatteremo dovunque, grazie un combat system agile, facile da comprendere ma difficile da padroneggiare e molto variegato. Alle armi tradizionali poi si aggiungono gli utilissimi parabraccia di Eracle, strumenti potentissimi che ci permetteranno di sollevare e lanciare oggetti altrimenti troppo pesanti per noi, e che si riveleranno utilissimi non solo in combattimento, ma anche nella risoluzione degli enigmi.


Grazie alla grande agilità di Fenyx, combatteremo dovunque, grazie un combat system agile, facile da comprendere ma difficile da padroneggiare e molto variegato.


  • Sfide per tutti i gusti

Un altro aspetto centrale di Immortals: Fenyx Rising sono gli enigmi. Prendendo a piene mani da Breath of the Wild, l’Isola d’oro sarà disseminata di sfide che testeranno ora la nostra velocità, altre volte la nostra resistenza, ma soprattutto il nostro ingegno. Questi stupendi enigmi infatti richiederanno a noi di utilizzare le nostre risorse sapientemente, sfruttando gli strumenti a nostra disposizione per trovare la soluzione e il nostro acume per superare l’ostacolo. E questo viene elevato all’ennesima potenza nelle Cripte del Tartaro, vere e proprie voragini da cui potremo accedere al Tartaro, un regno sospeso tra la realtà e il nulla assoluto, in cui dovremo superare delle sfide per ottenere le agognate ricompense, che siano fulmini di Zeus per aumentare la nostra resistenza, monete di Caronte – fondamentali per potenziare il parco di mosse a nostra disposizione ed aprirci la strada ai poteri divini – o l’ambrosia, per aumentare la nostra vita. Grande spazio è dato poi alla personalizzazione, data la presenza di una varietà gigantesca di armature, armi, archi e quant’altro, da recuperare negli scrigni che saranno sapientemente nascosti (o protetti) ad aspettarci in un angolo dell’isola.

E così, mentre la storia ci metterà di fronte ad alcune delle divinità più note del pantheon greco, Prometeo e Zeus ci accompagneranno, commentando le nostre azioni in modo ironico, aprendo interessantissime dissertazioni sulle storie che compongono la mitologia greca che noi vivremo sulla nostra pelle, o semplicemente prendendosi in giro vicendevolmente. Immortals riesce sapientemente a gestire il ritmo della narrazione, non annoiando mai e spingendo sempre il giocatore verso la prossima sfida, la prossima missione, la prossima epica impresa.

  • Un affresco coloratissimo

Una menzione infine sulla direzione artistica del titolo. La scelta di virare verso una grafica “cartoon” ha contribuito a rendere l’Isola d’Oro quel luogo fantastico, sospeso tra mito e realtà, che viene descritto nel corso della trama. Costruzioni mirabolanti si mescolano perfettamente con le vallate dorate, le dolci colline baciate dal sole, i dirupi scoscesi e le immense statue erette in onore delle divinità. Ben più di una volta, cullati dalla meravigliosa colonna sonora di Gareth Coker, ci troveremo a vagare fra i campi dell’isola, mossi solo da una fanciullesca voglia di scoprire cosa ci nasconda ancora questo stupendo titolo. Basta solo vedere la schermata iniziale, accolti dal meraviglioso brano “Heart of the Hero”, per spingerci ad imbarcarci in questa magica impresa.

Fonte: Ubisoft via techradar

In conclusione, ciò che Immortals: Fenyx Rising riesce a trasmettere, prima di tutto, è un genuino senso di avventura: nessuna indicazione sulla mappa, nessun obbligo su dove bisogna andare prima, ma solo la nostra curiosità a guidarci. L’Isola d’Oro ci inviterà caldamente fra le sue accoglienti vallate, e quanto noi vorremo esplorare, tanto il gioco ci ricompenserà. Nessuna scampagnata sarà inutile, alimentando il nostro senso di meraviglia e di ingenua voglia di scoprire. Come Breath of the Wild, Immortals riesce a far scomparire le barriere del videogioco, facendoci immergere in una vera epica avventura, fatta di scontri al cardiopalma, risate e sospiri di malinconia, e tanta epicità in salsa mitologica.

Lasciatevi stupire anche voi, e lanciatevi in questa epica impresa: l’Isola d’Oro aspetta solo voi!

The Long Dark: L’apocalisse silenziosa

Senti il freddo penetrarti fino alle ossa, i tuoi passi si fanno sempre più pesanti e la neve continua ad investire il tuo povero viso ormai quasi del tutto congelato. Ti addentri in questo dispersivo bianco mare, da cui svettano maestosi tronchi d’abete e imponenti pareti rocciose, con un solo obiettivo , quello di sopravvivere. Ma non credere che il freddo sia l’unico avversario che incontrerai nel tuo cammino ; Fame , sete e stanchezza saranno nemici sempre pronti ad attaccare quando meno te lo aspetti. Non stiamo parlando di mostri o umani, ma di avversari  invisibili che fanno più male di qualsiasi altro animale selvatico, nemici che ti corrodono dall’interno mostrandoti il volto dell’esonerabile morte. Il fiato si fa sempre più pesante, le tue gambe iniziano ad arrancare , ti mancano le forze… Questa è l’apocalisse silenziosa.


Questa è la vera natura dell’apocalisse silenziosa


Foto di Pinterest

La storia di The Long Dark ha origine nel 2013 quando , inizialmente, venne finanziato il progetto dello studio Hinterland , dal Canada Media Fund , ma non riuscendo a raggiungere la quota prevista venne lanciata una campagna kickstarter permettendo cosi al titolo di uscire nel 2014, in accesso anticipato , su Steam. Negli anni successivi il gioco approda anche su Xbox e successivamente nel 2017 sulle piattaforme Sony. Nell’arco di questi 7 anni il gioco è variato moltissimo: sono molteplici gli aggiornamenti , rilasciati da Hinterland Studio che, con i suggerimenti della community , sono andati ad apportare svariati cambiamenti. Il gioco infatti nasce come un sandbox dove il tuo unico scopo è quello di vagare per l’enorme mappa e cercare di sopravvivere al “nemico silenzioso” , ma nel 2018 viene aggiunta la modalità WINTERMUTE , una vera e propria modalità storia ad episodi.  Ma partiamo con ordine


The Long Dark nasce come sandbox , per poi anche approcciare ad una modalità storia


Foto di Videogiochi.com

Nella modalità sopravvivenza, si dovrà cercare di resistere e quindi di sopravvivere il più a lungo possibile , sfruttando tutto ciò che riuscirai a trovare all’interno della mappa di gioco. Dovrai combattere non solo contro la fauna locale, quindi lupi orsi o alci , ma soprattutto contro la natura stessa: rischio di ipotermia , la costante necessità di cibo o acqua, la stanchezza  e le bufere di neve, sono uno dei tanti nemici silenziosi che incontrerai. Infatti nel gioco dovrai stare attento principalmente a 5 parametri: La fame, la sete , la temperatura corporea, il sonno e le condizioni di salute del tuo personaggio. Tralasciare anche solo uno di questi aspetti può portare inevitabilmente alla morte.  Nella modalità sopravvivenza possiamo trovare ben 4 modalità di gioco che vanno a soddisfare, più o meno, tutte le esigenze di svariate tipologie di giocatore. Le modalità si suddividono in 4 ognuna con il suo livello specifico di difficoltà:

Pilgrim : Una modalità in cui la natura non sarà ostile, se non provocata, e le risorse nel tuo cammino saranno abbondanti , perfetta per i giocatori principianti. Questa modalità ti permetterà di addentrarti all’interno di questo mondo innevato , senza doversi troppo preoccupare della sopravvivenza. Potrai esplorare tutti gli stupendi paesaggi di un Canada incontaminato e molto selvaggio, in un viaggio dove verrai cullato dai suoni della natura e dai suoi maestosi panorami. Qui non sentirai la presenza della morte.

Voyaguer : Una modalità che va in contro, sia a chi vuole provare una vera esperienza di sopravvivenza e chi si vuole godere la natura che gli sta attorno. Ne troppo complicata ne troppo facile , le risorse non saranno scarse e la fauna ci attaccherà anche se di rado. Un’avventura che ti permetterà di scoprire le bellezze della natura canadese, mischiandosi anche ad una magnifica esperienza di sopravvivenza. Qui sentirai la morte camminare in lontananza

Stalker: Una modalità per giocatori esperti , che rispecchia la difficoltà di chi vuole addentrarsi nella vera sopravvivenza. Un mondo difficile e imprevedibile. Qui non avrai il tempo di pensare ai bellissimi paesaggi canadesi  e ne di soffermarti per scrutare i più piccoli particolari di quel bellissimo ambiente. Qui la morte camminerà sempre un passo dietro di te.

Interloper : Una modalità per giocatori veterani,  in cui niente sarà mai dalla tua parte, un livello di difficoltà molto elevato dove l’imprevisto è sempre dietro l’angolo pronto a trascinarti verso una morte più che certa. La fauna sarà sempre sulle tue tracce pronta a sbranarti e le risorse all’interno del mondo saranno scarsissime. Un’esperienza realistica dove nessuno viene risparmiato. Qui la morte camminerà sempre al tuo fianco.


Pilgrim, Voyaguer , Stalker e Interloper sono le 4 modalità sopravvivenza, dalla più facile alla più difficile


Foto di The Long Dark Wiki Fandom

La modalità Wintermute , cioè la modalità storia, si compone di ben 5 episodi di cui solamente 3 sono stati pubblicati. La storia gira attorno ad un pilota di zone estreme Will Mackenzie e ad una dottoressa Astrid Greenwood che dopo lo schianto del loro aereo per uno strano lampo, si separeranno nelle zone a nord del Canada. Mackenzie partirà alla ricerca della sua amica Astrid che lo porterà ad arrivare in una cittadina, di nome Milton, scoprendo qui, i danni causati dall’apocalisse silenziosa. Nel secondo episodio Mackenzie addentratosi nella bianca natura selvaggia incontra un cacciatore che a quanto pare potrebbe sapere qualcosa su Astrid. Nella terza puntata avviene un cambio di prospettiva: non saremo più Mackenzie ma Astrid che salvata da un personaggio misterioso arriverà a Pleasant Valley dove dovrà utilizzare le sue abilità da medico per aiutare i sopravvissuti del luogo. Riuscirà però Astrid a capire cosa sta realmente succedendo? Cosa sta accadendo in questi luoghi? Cosa è davvero questa apocalisse silenziosa?


La modalità storia si concentra sulla separazione dei due amici Mackenzie e Astrid nelle innevate montagne canadesi


Foto di Nintendo

Per dare quel brio in più , al già più che brioso titolo , troviamo un’altra modalità quella delle Sfide. Grazie a continui aggiornamenti da parte degli sviluppatori verranno aggiunte , oltre a quelle già predefinite, nuove sfide ogni tot mesi , che permetteranno di aumentare ancora di più la già grande variabilità e longevità del titolo. Queste sfide che dureranno all’incirca dalle 1 alle 3 ore , saranno delle vere e proprie challenge , ognuna con la propria difficoltà ,  che il giocatore dovrà affrontare senza ovviamente morire. Ogni singola sfida sarà l’una diversa dall’altra permettendo al videogiocatore di incontrare scenari sempre diversi: Come la sfida del Nomade in cui dovrai sopravvivere in 15 luoghi differenti per 3 giorni ognuno. Oppure la missione “Escape the Darkwalker” in cui dovrai cercare di sopravvivere il più possibile alla caccia del Darkwalker.  Possiamo dire che grazie a The Long Dark non ci annoieremo mai!


Oltre alla modalità storia e sopravvivenza abbiamo anche un altra modalità: Le sfide!


Foto di Wired

The Long Dark è un’avventura che ti permetterà di capire quando crudele sia il mondo che ci circonda. Niente la fuori avrà pietà di noi e nulla si prenderà la briga di salvarci. Ti farà capire quanto la natura sia bella , ma anche assassina. Sei solo, devi contare unicamente sulle tue forze. Ce la farai a combattere questa apocalisse silenziosa?

“School of Rock” il film che rese celebre Thomas Jacob: “Jack Black”

Siamo più popolari di Gesù Cristo adesso. Non so chi morirà per primo. Il Rock and Roll o il Cristianesimo. (John Lennon)

Quando sarò nella tomba, proverò una grande consolazione all’idea di essere stato l’anello di una lunga catena e di aver suonato del buon rock’n’roll. (Bruce Springsteen)

Per me il termine “rock’n’roll” non è assolutamente obsoleto. Significa libertà. Il rock non ha mai perso quel significato di libertà d’espressione. Credo che sia la cosa più liberatoria che esista al mondo. (Billie Joe Armstrong)

Film consigliato di oggi: “School of Rock”

School of Rock” è una commedia musicale uscita nel 2003 diretta da Richard Linklater (regista di “Boyhood”, film candidato all’Oscar nel 2014).

Jack Black, nei panni del musicista Dewey Finn, è fenomenale; il personaggio funziona non solo perché la parte è stata scritta e pensata appositamente per lui da Mike White (nella pellicola interpreta l’amico Ned), ma anche perché lui stesso si definisce un musicista rock. La carriera attoriale di Jack Black sarà spesso legata al mondo del rock, come ad esempio il film “Tenacious D e il destino del rock” del 2006.
Tenacious D è il gruppo musicale formato da Jack Black e Kyle Gass; sono principalmente noti per la loro fusione della musica rock con la commedia volgare (in Italia i Tenacious D hanno suonato nel 2020 al Lorenzini District di Milano).


Il film è un vero e proprio omaggio alla storia del rock anni 70; vengono riprese le movenze, lo stile e i testi dei più grandi artisti rock mai esistiti


È un’opera cinematografica che non si pone complicati obbiettivi, ma mira, attraverso una regia e una sceneggiatura semplice, senza troppe pretese, originale e divertente, a far ridere e a far riscoprire la passione per la musica.

Inoltre Jack Black è Jack Black, non dovrebbe esserci bisogno di dire altro. La sua solita “pazzia”, che mette in mostra attraverso le sue tipiche espressioni facciali (“alla Jim Carrey”) insieme alle movenze e alla sua estrema autoironia, lo rende perfetto per questo film.


Dewey Finn, alla fine, è semplicemente Jack Black che interpreta Jack Black


Trama: Dewey Finn, polemico e irriverente chitarrista, odia il sistema e ha una venerazione per il rock. Quando viene fatto fuori dalla sua band, Dewey si ritrova a dover affrontare una marea di debiti e una grave depressione. Quasi per caso si ritrova a fare da supplente in una classe di scuola elementare privata molto prestigiosa, diretta dalla signora Mullins. Dopo aver scoperto che i ragazzi hanno una buona propensione per la musica, Dewey decide di trasformare la sua classe in un gruppo rock.

(Fonte – Repubblica.it)

Led Zeppelin! Non ditemi che non li avete mai ascoltati… Jimmy Page, Robert Plant… Vi dicono niente? I Black Sabbath, AC/DC, Motörhead! Ah cosa vi insegnano in questo posto?!

Perché vedere questo film

Dewey è il classico ragazzo rimasto intrappolato dentro il corpo di un adulto, non riesce a rinunciare alle vecchie abitudini e a prendersi le sue responsabilità. Ciò che però lo rende particolare, oltre al suo modo di fare sopra le righe, è il suo smisurato amore per il rock.


La musica è infatti l’elemento su cui il film ruota maggiormente ed è interessante il modo in cui ognuno dei personaggi scopre se stesso tramite essa


Durante il film Dewey insegna ai ragazzi a credere in loro stessi, a non rinunciare alle proprie passioni, a coltivare un interesse, a non nascondersi e a non avere paura di rischiare per ciò in cui si crede.

Il film cerca anche di far capire come il sistema scolastico sia a volte troppo rigido e conservatore e di come ogni tanto ci sia bisogno di un po’ di sano e vecchio rock, perché l’arte, in questo caso la musica, non dovrebbe mai mancare nella vita dei ragazzi.

Il Rock non consiste solo nel fare urla e il gesto delle corna verso l’alto ma è soprattutto determinazione, passione, sacrificio, amore, rabbia e felicità. Non è una realtà che si limita solo a un tipo di persone ma, come questo film vuole dimostrare, tutti possono fare rock’n’roll.

Esisteva una maniera di fregare il potente e si chiama Rock ‘N Roll. Ma indovinate? Oh no! Il potente ha corrotto anche quello con una cosina di nome MTV!

Il film di Linklater è un’opera “leggera” che ti fa ridere e distrarre per un’oretta e mezzo circa ma allo stesso tempo ti lascia anche tanti spunti su cui riflettere.

Io, ad esempio, ho sempre considerato la musica come “il linguaggio dell’anima”; ascoltandola o creandola iniziamo un percorso emotivo che ci porta a conoscere e comprendere meglio le persone che siamo o che vorremmo essere. È qualcosa di inspiegabile ma che ognuno di noi alla fine comprende.

Che succede?

Ci scappa del rock, ciccio!

Non c’è vita senza musica e non c’è rock senza Jack Black!

Apex Legends: Trailer di lancio Stagione 8, Caos!

Ormai mancano poco più di 10 giorni all’arrivo della nuova stagione su Apex Legends e Respawn Entertainment ha già rilasciato il suo trailer di lancio.

Analizzando il trailer della nuova stagione, che si chiamerà “Caos!”, possiamo subito notare la spettacolare presentazione della nuova leggenda unita agli Apex Games ovvero Fuse, dove però, qualcosa andrà storto e Maggie (una vecchia conoscenza del nuovo arrivato) farà esplodere letteralmente tutto, compresa la nostra amata Kings Canyon.

Oltre a Fuse, la stagione 8 implementerà in gioco una nuova arma, il 30-30 Repeater, un fucile a leva originario di Salvo (il pianeta natale di Fuse) che avrà una potenza devastante, inoltre ci sarà un cambiamento radicale su Kings Canyon, dove grazie alle esplosioni ci saranno nuove aree di gioco.

Kings Canyon tornerà nella rotazione delle mappe il 2 Febbraio, giorno in cui uscirà la nuova stagione su tutte le piattaforme e, salvo imprevisti, anche su Nintendo Switch.

Ricordo inoltre che la Stagione 8 cade con l’anniversario dei due anni di Apex Legends, e secondo alcuni leak ci saranno grandi novità tra cui nuove modalità e eventi a tema collezionabili!

HADES: il signore degli Indie

Sono anni oramai che il mondo indie si è meritatamente ritagliato un palcoscenico importante: sempre più software house sono riuscite ad emergere dalla marea di studios indipendenti e i maggiori publisher hanno cominciato a osservare con occhio attento questi talentuosi studi di produzione indipendenti, spesso acquisendoli per consentire loro di produrre titoli sempre più ambiziosi, premiando la loro inventiva e la loro capacità di stupire. Nel corso dell’ultimo decennio molti sono stati i titoli indie capaci di imporsi sul mercato, rivaleggiando con titoli tripla A e colossi dell’industria, capolavori divenuti dei veri e propri “must-play”: da Hollow Knight a Dead Cells, da Undertale a Ori, fino al mai troppo elogiato Celeste. Ma nel 2020 c’è solo un gioco indie che è rimasto saldamente sulla bocca di tutti, e di cui si parlerà ancora per molto tempo, premiato ai Video Game Awards, vincitore di svariati premi fra cui “IGN Game of The Year”, e si chiama HADES.

  • Discesa negli inferi

Frutto dell’inventiva di Supergiant Games (già acclamati sviluppatori di classici come Bastion e Pyre), Hades è un rougelike action dinamico e frenetico dalla direzione artistica ispiratissima e accompagnato da un gameplay curato e rifinito nei minimi dettagli.  Nel gioco impersoneremo Zagreus, niente di meno che il figlio di Ade, signore dell’oltretomba, nella sua (apparentemente) interminabile missione di fuga dal regno dei morti, in un turbinio di azione, combattimenti ed esplorazione perfettamente bilanciato. Abbracciando pienamente la struttura classica dei rouge-like, dovremo farci strada tra una serie di livelli interconnessi creati proceduralmente, all’interno dei quali potremo trovare vari nemici, scrigni, ricompense, potenziamenti e sorprese inaspettate: il mondo di Hades risulta infatti essere fra i più ispirati mai creati per un titolo simile, pieno di vita, di personaggi indimenticabili e di scontri leggendari.


Hades è un rougelike action dinamico e frenetico dalla direzione artistica ispiratissima e accompagnato da un gameplay curato e rifinito nei minimi dettagli.


  • La bellezza degli inferi

Grazie ad una visuale isometrica, i livelli di gioco possono essere ammirati in tutto il loro splendore, prendendo vita come un enorme fumetto interattivo, una tavola dipinta sapientemente dove i colori, i chiaroscuri e gli scorci risultano semplicemente ammalianti: la cura riposta da Supergiant Games e dalla loro talentuosissima Art Director, Jen Zee, nella realizzazione artistica del titolo è magnifica, e vi costringerà inevitabilmente a trattenervi di più in una stanza al solo scopo di ammirarne la bellezza. Da pelle d’oca inoltre la colonna sonora curata da Darren Korb, che ci accompagnerà nella corsa per le sale dell’oltretomba: a brani atmosferici indimenticabili come “Good Riddance” si alterneranno pezzi pieni di energia e forza, come l’esaltante “In the Blood”. In Hades il ritmo però non vi lascerà mai fermi troppo a lungo, e proprio negli scontri il gameplay mostrerà tutta la forza, la complessità e la solidità del proprio combat system, in un vortice di schivate, attacchi leggeri e pesanti, magie e attacchi speciali che ci faranno veramente sentire come il semi-dio che impersoneremo.

Foto: Facebook SuperGiant Games page
  • Vivi. Muori. Ripeti.

Supergiant però ha deciso di compiere un passo ulteriore, alzando ancora la qualità dell’opera, e ampliando la struttura stessa del genere dei rouge-like. Certo, come da tradizione partiremo sempre dallo stesso punto, ed il game over sarà sempre molto frequente, ma mai come in Hades questo risulta essere essere un insegnamento. La ripetitività tipica del genere di appartenenza infatti non si farà mai sentire, e nessuna run che compiremo sarà inutile, perché ogni tentativo ci donerà non solo strumenti per potenziare il figlio di Ade, ma ci garantirà sempre una nuova scoperta, una nuova caratteristica, un nuovo tipo di livello da affrontare, un nuovo nemico da abbattere, un nuovo personaggio da conoscere. Numerosi infatti saranno i nostri compagni di viaggio, ognuno con una personalità ben definita, caratterizzato nel minimo dettaglio, e ci sarà chi ci donerà perle di saggezza, chi invece ci aiuterà donandoci potenziamenti od oggetti unici, e chi infine si limiterà a denigrarci con una battuta sferzante. Personaggi della mitologia greca ci accompagneranno, ci conforteranno e ci disveleranno i segreti che si annidano nell’aldilà. Personaggi ben noti come Achille, Teseo, Orfeo, ognuno con la propria storia, i propri passati, e le proprie missioni, in un grande calderone di storie indimenticabili, ora malinconiche, ora epiche. L’ attenzione degli sviluppatori nel plasmare questi personaggi è divina: chi vi scrive poi nutre un particolare affetto al mondo della mitologia greca, frutto di 5 anni di liceo classico, e Hades rende talmente tanta giustizia a questa tradizione, piena di malinconia, storie fantastiche ed amori impossibili, da farmi quasi venir voglia di riprendere i libri di scuola…


La ripetitività tipica del genere di appartenenza infatti non si farà mai sentire, e nessuna run che compiremo sarà inutile.


  • Famiglia Olimpica

Ma quale dipinto della mitologia greca potrebbe dirsi completo senza le sue divinità leggendarie, per definizione volubili, vendicative e (ambiguamente) generose? Nessuno! Ed infatti Hades, oltre al succitato signore del regno dei morti, conta al suo interno tantissime divinità, maggiori o minori, che saranno alleati o avversari sul cammino del principe degli inferi. Saranno infatti gli olimpici i nostri principali alleati (o forse no?) nella dura risalita verso la terra dei vivi, che ci manderanno dei veri e propri doni per rendere Zagreus più forte e resistente, donandoci abilità totalmente nuove, legate alla divinità che ce ne fa dono: ecco quindi che Zeus ci donerà il potere delle sue saette, Poseidone la burrascosa potenza dei mari, Atena la sua militare sapienza e così via. Non voglio farvi alcuno spoiler, perché questi doni sono veramente tanti, e si concretizzeranno in forme e modi davvero sorprendenti, ma sappiate che saranno fondamentali per riuscire ad affrontare i numerosissimi abitanti degli inferi, che su ordine del loro signore, Ade, proveranno in tutti i modi a fermarci.

Foto: Supergiant Games via Rock Paper Shotgun
  • La furia degli Inferi

Tra nemici normali, potenziati e incredibili scontri con boss veramente spettacolari, insomma, Hades promette ore ed ore di divertimento, mentre piano piano la trama si disvelerà di fronte a noi a poco a poco, stupendoci per la sua complessità, drammaticità e per gli inaspettati colpi di scena. La cura riposta da Supergiant Games anche nel comparto narrativo – spesso tralasciato nei rougelike in favore di una maggiore attenzione al puro gameplay – dona ad Hades ancora più profondità, e spingerà i giocatori ad esplorare le relazioni con tutti i personaggi che incroceranno, con esiti molto spesso sorprendenti. Il tutto poi è accompagnato da un tono volutamente dissacrante, che renderà ogni dialogo affascinante, divertente e spingerà quindi ogni giocatore ad ampliare la sua conoscenza su questi personaggi, grazie alle molteplici schede che ci racconteranno la storia di ogni personaggio, via via che impareremo a conoscerlo e ci dialogheremo.

  • Cantami o’diva, del divino Zagreus…

La grande potenza del gioco risiede infatti nella sua capacità di svelarsi a chi vorrà esplorarlo, a chi vorrà approfondire le storie degli abitanti degli inferi o delle divinità olimpiche: quello che alla prima partita sembra essere un gran caos, si disvelerà piano piano, assorbendo i giocatori e non mollandoli più, per ore ed ore ed ore di pura gioia videoludica. E qua decido di sorvolare sulla quantità di armi presenti, ognuna con un proprio stile di combattimento, alle possibilità di potenziamenti che renderanno Zagreus personalizzabile per ogni stile di gioco, sulle possibilità di modificare le armi stesse, creando varianti totalmente nuove, per non parlare infine dell’endgame incredibilmente vasto, complesso e soddisfacente. Sappiate solo questo: quando riuscirete a scappare per la prima volta dagli inferi, sarete solamente all’inizio di ciò che il gioco potrà offrirvi.

  • Gates of Hell

Insomma, Hades è senza alcun dubbio uno dei titoli più maestosi, magnifici e – mi sembra particolarmente adatto dirlo – divini di questo bistrattato 2020. Supergiant Games ha confezionato non solo uno dei titoli migliori dell’anno, non solo il loro miglior titolo, ma probabilmente il miglior roguelike mai realizzato, che si impone fra le pietre miliari del genere, e pone degli standard qualitativi a cui chiunque dovrà guardare se vorrà realizzare un ottimo roguelike. Il gioco è attualmente disponibile per pc e per Nintendo Switch (che si conferma ancora di più essere la macchina perfetta per giocare gli Indie), ma sono già quasi certe le versioni per Xbox e Playstation, per permettere ad ancora più giocatori di tentare la fuga dalle oscure tenebre dell’Aldilà. E ad un prezzo di soli 24,99 euro, sareste da rinchiudere nel Tartaro col simpaticissimo Ade se decideste di non approfittarne.

Perciò unitevi a Zagreus, e partite per questa epica impresa. Riuscirete a sfuggire alle grinfie della morte?

Video: Supergiant Games via YouTube

The Fighter di David O. Russell

Iniziamo col dire che vedere Rocky (Sylvester Stallone), combattere contro Apollo Creed fino allo stremo delle loro forze, sconfiggere il pugile russo Ivan Drago diventando così un simbolo patriottico americano, allenare il figlio di Creed per aiutarlo a vendicare il padre (Creed 2 – film del 2018 diretto da Steven Caple Jr.) e sentire quella classica colonna sonora mentre si allena salendo la scalinata che porta al Philadelphia Museum of Art è indubbiamente divertente e stimolante.


Ma i film sulla boxe non sono solo questo!


Film consigliato di oggi: “The fighter”

Un film del 2010 di David O. Russell (regista di “American Hustle” e “Il lato positivo”) che ha portato Christian Bale e Melissa Leo a vincere il premio Oscar.

Oltre allo straordinario lavoro attoriale di Bale, che si può notare non solo grazie alle sue doti espressive e comunicative ma anche dalla sua capacità di saper adattare il proprio corpo in base al ruolo e al personaggio (per questo film perse un terzo circa del suo peso, arrivando a pesare 66 kg), anche la recitazione dei personaggi secondari è sublime, ognuno di essi è scritto e strutturato bene. Melissa Leo nei panni della madre manager e Amy Adams nel ruolo di Charlene, la ragazza di Micky, riescono a rappresentare al meglio i vari conflitti che possono venirsi a creare all’interno di un nucleo familiare alquanto problematico, imperfetto, come non siamo abituati a vedere sullo schermo.

Trama: Il film racconta la vera storia di Dicky Eklund (Christian Bale), un pugile professionista trasformatosi in allenatore dopo una vita di crimini e droga, e del fratellastro “Irish” Micky Ward (Mark Wahlberg), che dopo aver abbandonato prematuramente la carriera di pugile, sotto la guida di Dicky, è diventato un campione nel mondo del pugilato.

(fonte – Repubblica.it)

Perché vedere questo film

Come ho già anticipato, questo non è il classico film sulla boxe, anche se, in parte, è comunque presente quella struttura classica che caratterizza questa tipologia di film, ovvero la iniziale decadenza del protagonista che piano piano si trasforma in ribalta. In realtà ciò che rende questo film diverso nel suo genere sono tutti quegli elementi secondari che ruotano intorno alla storia principale.


La caratterizzazione dei personaggi è geniale, in particolare i due fratelli pugili sono scritti e rappresentati divinamente


La carriera da pugile di Micky è in declino e la pressione della numerosa famiglia, soprattutto della madre e del fratello tossico non lo aiutano a rialzarsi; di forte impatto è la parte del film dove Dicky è in carcere e si disintossica, questa scena rappresenta a tutti gli effetti il fallimento e il declino di un uomo. La fidanzata Charlene gli fa capire che deve allontanarsi dalla famiglia per poter tentare di raggiungere la vetta ma quando ottiene un incontro per il titolo non riesce a fare a meno dei consigli del fratello.

Micky ha la possibilità di arrivare dove non sono arrivato io e ha bisogno di me

Significativa è infatti la scena dell’ultimo round, in cui Micky, anche se aveva escluso il fratello perché considerato dannoso, decide comunque di chiedergli aiuto e di grande rilievo fu il discorso motivazionale di Dicky.

Ripeti con me! Testa corpo testa corpo

David O. Russel vuole mostrarci sia come e quanto può essere determinato un uomo nel cercare di raggiungere il proprio sogno sia quanto esso può essere fragile durante tale percorso. Entrambi i due fratelli stavano piano piano soccombendo dinanzi alle loro fragilità ma poi, ritrovandosi, sono riusciti a tornare a lottare per quello in cui credono; l’uno al fianco dell’altro nell’amore per il pugilato.

CARCASSONNE, una pietra miliare dei boardgames

Pietra miliare dei giochi da tavolo, consacrato dai giocatori più esperti come uno dei puti di riferimetno nel mondo dei “GdT” moderni. Ha venduto milioni di copie nel mondo ed è il gioco perfetto per introdurre i novizi a questo tipo di giochi strategici, perchè Carcassonne è pura strategia.

Il gioco è ispirato all’omonima città medioevale francese (anche se il gioco è tedesco) che è circondata da grandi mura a protezione, e da qui le mura delle città.

All’intero della scatola si trovano 72 tessere quadrate in cartone che rappresentano diversi elementi della mappa:

  • Strade
  • Pezzi di città
  • Monasteri
  • Pascoli

(Nelle espansioni ci sono anche fiumi, locande e tanto altro). Oltre alle tessere ci sono degli omini in legno, detti meeples (da my people in inglese) che sono i segnalini per giocare sul tabellone, 8 a testa.

credit: BoardGameGeek

DINAMICA DI GIOCO

La dinamica di gioco è molto semplice, infatti tutto sta nel collocare sul tavolo una tessera pescata a caso dal mucchio e collocarla in senso logico per andare a creare una grande mappa. Ovviamente, ripeto che la tessera deve essere collocata in maniera logica per il gioco, ovvero, prolungare una strada o ingrandire una città, non puoi mettere una strada in mezzo ad una città o un fiume che attraversa una strada. Una volta collocata la tessera seguendo una strategia il passo successivo è occupare la strada, la città o il prato con il meeple rivendicandone i diritti di proprietà. Quando la nostra costruzione sarà completa, ovvero avremmo chiuso una città, una prateria o una strada, potremmo recuperare il nostro meeple e fare punti. I punti vanno in base a quante tessere compongono la nostra costruzione più i vari bonus (tipo lo scudo, che fa valere uno in più le tessere della costruzione). Non  è possibile occupare costruzioni di altri giocatori con il proprio meeple, ma via via, nel gioco, è possibile che delle costruzioni si uniscano tra lori andando a stabilire una comproprietà, che durerà solo fino alla chiusura della costruzione; in quel caso i punti andranno a chi ha il maggior numero di meeples sulla costruzione. In caso di parità si spartiscono.


La dinamica è semplice, più meeples piazzi nei posti giusti e più punti fai


Altro oggetto di punti sono i pascoli, ovvero, se durante la partita si decide di mettere un meeple disteso su un pascolo, il numero di città che si vedono con il meeple sono punti. (per “che si vedono” intendo le città raggiungibili e che non siamo ostacolate da una strada o da un fiume)

Insomma le meccaniche di gioco sono semplici e comprensibili a tutti, è il gioco perfetto per introdurre i novizi dei giochi da tavolo a questo mondo; ma occhio , può creare dipendenza, perchè il problema non è giocarci di continuo, ma è quando si viene a conoscenza delle miriadi di espansioni che sono a disposizione, ve lo posso garantire perchè ho il portafoglio vuoto e così tante strade (pescate) che posso competere con autostrade per l’Italia.

Munchkin e il mondo di Lovecraft: Munchkih Cthulhu

Le Stelle Sono Allineate… e i Munchkin stanno abbattendo le porte in luoghi dove l’Uomo Non Dovrebbe Andare. Ora sono Investigatori, Picchiamostri, Professori e Cultisti… e stanno uccidendo i mostri dei Miti di Cthulhu e prendono la loro roba.

Iniziano così le istruzioni del celebre gioco da tavolo Munchkin Cthulhu, gioco basato sull’originale Munchkin creato da Steve Jackson e molto ben illustrato da John Kovalic e Gommi. Munchkin è un gioco che presenta una scatola e delle carte di ridotte dimensioni; nella confezione alloggiano 280 carte e 4 pagine di regole del gioco.

Possono prendere parte al gioco da 3 a 6 giocatori. i giocatori  partono tutti dal livello 1 disarmati e senza classe (per segnare i livelli può andare bene un dado a 10 facce o un foglio di carta), vince il primo giocatore che arriva al livello 10 uccidendo un mostro. Munchkin in se per se è un gioco parodia dei giochi di ruolo come DnD. Per iniziare c’è bisogno che i due mazzi, uno con i tesori e uno con le porte, siano disposti e mescolati al centro del tavolo da gioco, o qualsiasi altra superficie sulla quale stiate giocando (a munchkin si può giocare ovunque). Ogni giocatore partirà con 4 carte, 2 porte e 2 tesori. Queste costituiranno il valore di attacco di ogni partecipante che si andrà a sommare con tutti gli equipaggiamenti e oggetti indossati o utilizzati, ricordandosi però che bisogna essere coerenti con la realtà: per usare le armi abbiamo solo 2 mani, quindi è possibile usare o un’arma a 2 mani o 2 ad una mano, si può indossare un solo paio di calzature, una sola armatura un solo elmo. Equipaggiarsi è facile, basta calare la carta davanti a sé, è possibile calare quante più carte possibili, non ci sono limiti di numero. Attenzione però al numero di carte in mano, è consentito tenerne fino ad un massimo di 5; nel caso in cui a fine turno se ne avesse in eccedenza, queste, andranno o scartate o donate al giocatore di livello più basso. Al centro della tavola, accanto ai due mazzi, andrà lasciato uno spazio apposito che sarà destinato alle carte classe “cultista”.


Il primo giocatore che arriva al livello 10 vince, un po’ come D&D.


Ora che si conoscono le regole base le danze si possono aprire: a turno, ogni giocatore andrà a cercare fortuna girando una carta porta, i risultati della girata possono essere 3:

  1. Esce un mostro che dovrà essere affrontato in combattimento;
  2. Esce una maledizione che maledirà il giocatore pescante;
  3. Esce una carta qualsiasi che può essere presa in mano.

In ogni caso, se non esce un mostro, il giocatore può decidere di andare a cercare guai, ovvero, decidere di affrontare un mostro calato dalla mano. Se la battaglia è vinta è possibile “svuotare la stanza” e quindi guadagnare punti e livelli a seconda dell’indicazione scritta sulla carta mostro appena sconfitto.

credit: Munchkin.raven

DINAMICHE DI COMBATTIMENTO

Il combattimento con i mostri è la parte più avvincente del gioco, ed è anche la parte principale di Munchkin. Le dinamiche sono basilari:

Viene sommato il valore del proprio livello con i punti aggiuntivi di eventuali bonus, classi ed equipaggiamenti, si sottraggono punti causati da eventuali maledizioni o penalità e si confronta il proprio livello con quello del mostro. Se il numero è superiore, il mostro viene sconfitto e si può andare avanti salendo di livello e guadagnando tesori (è indicato sulla carta), al contrario, se il livello del personaggio è inferiore a quello del mostro palesatosi dalla porta ci sono 2 alternative:

  1. Si chiede aiuto: letteralmente si chiede aiuto ad un altro giocatore di buon cuore che è disposto a dare una mano, ma in cambio di qualcosa come una ricompensa, un oggetto o un tesoro derivante dalla sconfitta del mostro, insomma si intavola una vera e propria trattativa per farsi dare una mano. Una volta stabiliti gli estremi dell’accordo i punti del giocatore aiutante si andranno a sommare ai punti di quello aiutato per sconfiggere il mostro.
  2. Si tenta la fuga: se nessuno è disposto a darci una mano e il livello del mostro è superiore da risultare imbattibile (gli altri giocatori possono aumentare il livello del mostro con carte potenziamenti) si lancia un D6; se il risultato è 5 o 6 si riesce a fuggire dallo scontro, altrimenti si subiscono le “brutte cose” indicate sulla carta.

Se il giocatore subisce le “brutte cose” può succedere qualsiasi cosa: dalla perdita di oggetti, alla perdita di livelli fino alla morte. tranquilli la morte non è definitiva, il giocatore rientra in gioco al turno successivo, conserva la sua classe e il livello, ma perde tutti quanti i suoi oggetti e le carte in mano, per poi pescarne 4 nuove.

Queste sono le regole base di Munchkin.

MUNCHKIN CTHULHU

credit: Lovecraft Arts & Sciences

Munchkin cthulhu è la variante Lovecraftiana del gioco, i mostri, le classi sono tutte ispirate ai mondi dello scrittore, infatti con le classi puoi diventare: un picchiamostri, un investigatore, un professore o un cultista; è possibile cambiare classe in qualsiasi momento, a patto che ci siano le condizioni per farlo. Un eccezione per i cultisti: una volta diventati adepti di Cthulhu non si può cambiare classe, a meno che non si utilizzi una carta che permetta di tornare indietro, come: “un improvviso colpo alla testa”. La particolarità dei cultisti è che si aiutano tra loro facendo guadagnare punti agli altri cultisti, quindi se sei un cultista e ce ne sono altri avrai punti bonus, 2 per ogni cultista presente in gioco, attenzione però, questa situazione può avere un risvolto negativo perché:

  1. Se tutti i giocatori sono cultisti tranne uno, quell’uno guadagnerà un livello bonus che può essere quello vincente;
  2. Se tutti i giocatori diventano cultisti la partita si interrompe e vince il giocatore con il livello più alto.

Tra le carte del mazzo esistono tutta una serie di pazzie che colpiscono un giocatore se pescate o se inflitte da un altro giocatore. Inoltre nel parco mostri troviamo dei mostri che finiscono in -GOTH i quali possono essere letteralmente aggiunti, durante il combattimento, ad altri mostri dello stesso tipo, così da rendere più difficile il combattimento.


Munchkin Cthulhu è la variante Lovecraftiana del gioco, i mostri e le classi sono ispirati ai suoi mondi, infatti puoi diventare un cultista o un picchiamostri


Nello stabilire le regole della partita è possibile adottare il “regolamento epico” che porta il livello da raggiungere da 10 a 20 per vincere. Ovviamente i primi livelli dovranno essere giocati normalmente, dopodiché i giocatori acquisiscono dei poteri “epici” in base alla loro classe, e a turno dovranno aprire non una, ma ben 2 porte con l’obbligo di risolvere entrambe. Con il regolamento epico la partita, inevitabilmente, diventerà più lunga ma più avvincente.

Le carte sono caratterizzate da simpatiche immagini fumettizzate, un po’ il punto forte di Munchkin, e possono rappresentare mucche che volano, galline con tentacoli, nonnine malefiche e strane pazzie, una di queste dice che devi tenere tutte le carte in gioco in ordine alfabetico ad esempio. (fiero del culto)

Insomma carte molto strane ma anche molto divertenti con regole ad interpretazione propria, infatti se non si è tutti d’accordo sull’effetto di una carta, il gioco suggerisce di parlarne rumorosamente insieme, ma l’ultima parola spetta al proprietario del gioco, insomma la situazione si risolve come nei campini di provincia tra bambini “Il pallone è mio e decido io”.

Munchkin è un gioco avvincente con molta interazione tra i giocatori, può succedere di tutto, dall’essere bersagliati da tutti perche si è il giocatore con il livello più alto, a formare alleanze segrete, a farsi un nemico per tutte le partite di Munchkin future, quindi non c’è un tattica predefinita per vincere perché è un gioco imprevedibile e noi vi consigliamo vivamente di giocarci. (a volte rovina le amicizie peggio del gioco di carte UNO)

Ah dimenticavo, e se nelle regole del gioco fosse scritto esplicitamente che è possibile barare ma senza essere visti? Voi che fareste?…

Fonti: Balena Ludens, sito ufficiale Munchkin

Fantastic Mr. Fox di Anderson

Il mondo cinematografico è tanto vasto quanto poco esplorato.

Pian piano nel tempo le grandi case di produzione hanno sempre di più accantonato il cinema d’autore per dare maggior spazio ai “blockbuster” come, ad esempio, i film della Marvel Cinematic Universe; sono film creati per un pubblico di massa e per questo possiedono un grosso budget. Tale scelta non è sbagliata o “cattiva”, anzi, grazie a questi film e ai loro introiti, le case di produzione possono permettersi, ogni tanto, di produrre opere cinematografiche di grande valore artistico. Ovviamente, desidererei più spazio per i film d’autore (film dove si può ammirare l’immenso lavoro  sulla recitazione e dove si può riconoscere l’impronta del regista e il suo messaggio) ma il cinema è anche intrattenimento e se queste scelte di marketing permettono poi di poter godere di tali film allora è giusto ogni tanto distrarsi con qualche battaglia galattica, con i supereroi o con il buon vecchio Dwayne Johnson che addestra mostri a suon di cazzotti.

Detto questo, è arrivato il momento di “esplorare”: per ogni genere ci sono dei diamanti nascosti e per ogni “blockbuster” ci sono film che affrontano lo stesso tema con una trama molto simile o addirittura uguale ma con alle spalle un lavoro di regia e attoriale che li rendono diversi, quasi unici (esempio il film della DC “Joker”)

Film consigliato di oggi: “Fantastic Mr. Fox”

Per quanto riguarda i film d’animazione mi sento di consigliare due film del regista  Wes Anderson:

L’isola dei cani” (2018) e specialmente “Fantastic Mr. Fox” (2009 – tratto da un racconto di Roald Dahl), realizzati con la tecnica in stop motion (una tecnica cinematografica di estrema difficoltà che si effettua con una lunga serie di scatti fotografici, con tale tecnica è stato realizzato anche il film “Nightmare Before Christmas” prodotto da Tim Burton).

“Fantastic Mr. Fox” ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 2 candidature a BAFTA, 2 candidature a Critics Choice Award.


Signora Fox: Tu sei veramente fantastico…

Mr. Fox: Ci provo!

Il film tratta magistralmente temi come quello del matrimonio e del rapporto padre figlio


Anderson attraverso la sua regia riesce a convergere il cammino di Mr. Fox e di suo figlio, il “diverso” Ash, protagonista quanto il padre. I due personaggi nel corso del film affronteranno un percorso che li porterà a maturare insieme e a ritrovarsi a vicenda.

Perché guardare questi film

Il montaggio e la caratterizzazione dei personaggi rendono questi due film innovativi e creativi, in particolare i primi piani, tipici dello stile di Anderson, sono spesso commoventi, come se riuscissero a parlare all’animo dello spettatore.

Non sono come i classici Disney, Pixar o Dreamworks dove si cerca di far arrivare al pubblico il messaggio morale del film attraverso la trama ma sono opere in cui la trama serve allo spettatore come mezzo per conoscere il personaggio principale. Viene sviscerato ogni aspetto del protagonista, il carattere, i pregi, i difetti, le sue sofferenze, le sue passioni, i suoi dubbi e le sue certezze, è l’elemento su cui il film ruota maggiormente.


Questi film non sono come i Disney, Pixar o Dreamworks


Nel film “Fantastic Mr. Fox” c’è un lavoro straordinario nella scrittura del protagonista, nella realizzazione dei costumi “all’inglese” (ispirati agli animali abbigliati dell’epoca vittoriana) e  nell’utilizzo dei colori e della luce  oltre al grande lavoro di doppiaggio di  George Clooney che dona a Mr Fox una sfumatura in più.

Trama: Il Signore e la Signora Fox conducono un’idilliaca vita famigliare insieme al figliolo Ash  e al giovane nipote Kristofferson, che è loro ospite. Ma, dopo tanti anni, questa esistenza bucolica si dimostra eccessiva per l’istinto selvaggio del Signor Fox, che torna alle vecchie abitudini di spregiudicato ladro di galline. Così facendo, però, mette a rischio non solo la sua amata famiglia, ma l’intera comunità animale.

(Fonte – Cooming Soon)

Signora Fox: Perché mi hai mentito?!

Mr. Fox: Perché sono un animale selvatico.

Signora Fox: Sì, ma sei anche un marito, e un padre!

È un film dove “istinto” fa da parola chiave ed è meravigliosa la scena dove la volpe, Mr. Fox, si ferma ad ammirare il lupo sulla montagna che non solo simboleggia l’arrivo dell’inverno ma anche quell’istinto primordiale di cui il protagonista sentiva la mancanza. Rappresenta inoltre, a mio parere, quell’antica purezza da cui ognuno di noi discende ma che, con il passare del tempo, affievolisce a causa della continua evoluzione dei tempi.

IT’S ABOUT TIME: Storia di un Bandicoot fortunato

Nel 1996, il mondo videoludico era in pieno fermento. Nintendo e SEGA si davano battaglia e tutti i videogiocatori del mondo assistevano affascinati a questa competizione che vedeva le rispettive mascotte dei due publisher, Mario e Sonic, tiranneggiare su tutto il mondo videoludico. In questi anni di grande produttività e sviluppo, SONY si preparava ad effettuare il suo ingresso nella game industry, e necessitava di una mascotte altrettanto carismatica e rappresentativa per poter sfidare i due colossi nipponici, che vantavano però molti più anni sulle spalle ed un legame oramai radicato con i videogiocatori di tutto il pianeta.

Chi altri sarebbe mai riuscito ad inserirsi in questo ambiente così elitario e selettivo, se non un Bandicoot irriverente e testardo?

Frutto dell’inventiva di Jason Rubin e Andy Gavin, fondatori della nota Naughty Dog, Crash Bandicoot vide la luce sulla prima, storica Playstation, conquistandosi un posto di diritto nella storia del videogioco. Il titolo nacque ispirandosi ai platform dell’era 16-bit come Donkey Kong Country, Mario e Sonic, con la differenza però che il protagonista si muoveva in un ambiente 3D, individuato dai due creator (a ragion veduta) come il futuro dei videogiochi. Ciò che subito fece presa sul pubblico fu innanzitutto Crash stesso: un Bandicoot scanzonato, cialtrone e confusionario ma dal
cuore d’oro, nato come ideale parodia dei due volti di Nintendo e Sega (non a caso le scarpe di Crash sono rosse, come quelle del porcospino blu), pronto a tutto per salvare i suoi amici e la terra dal perfido Dottor Cortex e da tutti i vari antagonisti della saga.

Inoltre, l’ambientazione del titolo fu curata e definita fin dalle prime battute dello sviluppo del gioco: teatro delle avventure di Crash infatti sono le cosiddette N’Sane Islands, delle isole fittizie facenti parte di un misterioso arcipelago a largo dell’Australia, piene di maschere Tiki, rovine di civiltà indigene, spiagge cristalline e
animali di tutti i tipi. Gavin e Rubin si concentrarono molto sull’aspetto artistico del titolo, dotandolo poi di una colonna sonora diventata leggendaria, grazie alla supervisione di Mark Mothersbaugh, membro dei DEVO, band new wave statunitense diventata particolarmente nota tra gli anni Settanta e Novanta, che riuscì a confezionare un’opera di pregevole fattura, che rifletteva magnificamente l’ambientazione australiana e il senso scanzonato e avventuroso del titolo.

IL SUCCESSO

Il gioco ebbe un enorme e (a tratti) inaspettato successo, frutto anche della furbizia degli sviluppatori:
mentre Nintendo scriveva la storia con il leggendario e rivoluzionario Super Mario 64 e SEGA si apprestava a inseguire la strada tracciata dalla casa di Kyoto (con molto meno successo, ahimè), Naughty Dog creò un titolo “semplice”, che conquistò tutti coloro che non volevano cimentarsi nelle avventure dell’idraulico baffuto, meravigliose ed indimenticabili, ma basate su meccaniche così innovative da risultare, almeno inizialmente, stranianti. Crash invece faceva della immediatezza la sua forza più grande, a partire dal suo gameplay, frenetico e veloce: nessun vasto mondo da esplorare, ma un corridoio da percorrere in un’unica direzione, che non lasciava spazio ad un’esplorazione vasta ed approfondita ma preferiva dare più importanza all’azione pura, fatta di salti, capriole, fughe rocambolesche da enormi macigni e corse a bordo di improbabili animali, per giungere infine alla conclusione del livello.

La telecamera non era libera, ma fissa, e siccome seguiva praticamente sempre Crash inquadrandolo da dietro ed evidenziando le sue gloriose natiche, in fase di programmazione il titolo fu scherzosamente battezzato “Sonic’s ass game”. Le
azioni che Crash poteva compiere erano figlie anch’esse della semplicità: la croce per saltare, quadrato per eseguire l’iconico “vortice”, che permette al marsupiale di attaccare gli avversari e distruggere le casse, e soprattutto tanta pazienza nel superare gli infidi ostacoli piazzati dagli sviluppatori. Crash infatti poteva subire pochi danni, e un solo errore costringeva il giocatore a tornare al precedente checkpoint, lasciando però libera scelta al player su quale santo “invocare” per sottolineare il proprio… disappunto.

Ad aiutare il povero marsupiale dalla pelle delicata però c’è Aku-Aku, una maschera Tiki benevola che concederà più resistenza al povero Crash e, se raccolta più volte di seguito, persino un’invincibilità temporanea; una vera manna dal cielo, soprattutto nei
livelli più complessi, dove la crudeltà degli sviluppatori raggiunge picchi di notevole cattiveria.

CRASH BANDICOOT 2

Grazie al grande successo commerciale raggiunto (nonostante già all’epoca si sottolineasse come il gioco non avesse innovato granché per il genere platform), si aprirono le porte alla produzione di un seguito, intitolato Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back. Uscito dopo un anno dal precedente titolo, questo seguito riprendeva esattamente dove si era interrotto il primo capitolo, aggiungendo nuovo materiale alla formula già collaudata del primo episodio. Crash, stavolta aiutato anche dalla
sorella Coco (che diventerà un personaggio sempre presente anche negli episodi successivi), deve confrontarsi ancora col temibile Cortex, per salvare la terra dal suo temibile piano di vendetta.

Iltitolo si presentava molto simile al primo episodio, ma con delle aggiunte significative che saranno replicate nel corso dei capitoli successivi: Crash adesso può contare su una scivolata, che gli permette di saltare più lontano e di passare sotto a determinati ostacoli, e di una elegantissima “panciata” che gli permette di rompere casse particolarmente resistenti.

Sulla scia del successo, Naughty Dog sviluppò un altro seguito, Crash Bandicoot 3: Warped, ed uno spin-off, ossia Crash Team Racing, dove i protagonisti della trilogia del marsupiale si sfidavano su macchine improbabili all’interno di tracciati tratti dai livelli dei giochi della serie principale, strizzando l’occhio al buon Mario Kart di casa Nintendo. Il terzo capitolo della serie segnò il punto più alto toccato dal nostro caro Bandicoot sotto l’egida di Naughty Dog; la formula oramai collaudata dei primi due capitoli veniva ulteriormente arricchita, con nuove mosse a disposizione di Crash, oggetti bonus, e mondi sempre più vari e colorati.

IL DECLINO DI CRASH

Purtroppo però, questo punto fu anche l’inizio del grande declino della
saga. Naughty Dog infatti, desiderosa di dedicarsi ad altro, vendette il franchise ad Activision, la quale continuò a sfornare titoli, ma fin da subito i giocatori avvertirono che qualcosa non andava. I titoli all’apparenza erano simili, ma meno colorati, meno ispirati, pieni di problemi tecnici e di bug. Crash non riusciva più a divertire come un tempo, e cedeva il passo ai giganti che stavano avanzando. La transizione da esclusiva Playstation a gioco multipiattaforma non giovò alle vendite, sempre più basse, ed il franchise cominciò a scomparire dai radar.

Per la fine della sesta generazione delle console, Crash era praticamente morto, ridotto a giochi per mobile, e dato oramai per spacciato. Vani furono i tentativi di riportare in vita il marsupiale, con più sviluppatori e publisher che provarono e fallirono nel cercare di innovare la saga e di attirare nuova attenzione sul nostro povero Bandicoot. La concorrenza era titanica, con i vari platform che, nel corso della generazione Playstation 2/Xbox/Gamecube si erano affacciati sul mondo videoludico, conquistando
pubblico e critica: se da una parte Mario e soci continuavano a comandare l’industria, i nuovi arrivati, come Spyro, Ratchet & Clank e Jak & Dexter (creati, guarda caso, proprio da Naughty Dog) avevano ottenuto un successo incredibile, diventando i veri nuovi protagonisti della scena Platform. Il nostro Crash invece si trovava nel dimenticatoio, oramai morente ed apparentemente
abbandonato dai propri sviluppatori. Quando tutto però sembrava finito, arrivò la svolta.

LA SVOLTA DEL MARSUPIALE

All’E3 2016 infatti, viene annunciata da Activision e Vicarius Vision, la Crash Bandicoot: N-Sane Trilogy Remake, un’operazione di remake grafico della trilogia dei titoli dedicati a Crash, in uscita per le console e pc di nuova generazione; fu il delirio. Il pubblico, che mai aveva totalmente dimenticato il marsupiale dallo sguardo furbesco, espresse tutto il proprio amore per il ritorno del suo beniamino, che si presentava, ben 20 anni dopo il suo esordio, a tornare più in forma che mai.

Gli sviluppatori poterono usufruire degli hardware moderni per rendere più belli che mai i titoli che avevano donato notorietà alla saga e, di fatto, costituito un pezzo di storia della prima console Sony.
Le N-Sane Islands non erano mai state così colorate, così particolareggiate, e l’operazione di remake costituì un successo commerciale non indifferente! Questo remake ebbe la fortuna di capitare in un’epoca in cui era esplosa la voglia, da parte dei videogiocatori, di cimentarsi in titoli più difficili rispetto agli standard moderni, diventati, in certi casi, troppo permissivi nei confronti dei videogiocatori e i titoli di Crash, con i suoi livelli “old-school” e la difficoltà tipica di un titolo di fine anni 90, erano ancora una volta, come nel 1996, al posto giusto al momento giusto. Visto il
successo di questa operazione Activision pensò bene di rendere il remake disponibile per ogni piattaforma possibile, eseguendo successivamente la stessa operazione anche per l’amatissimo Crash Team Racing, incontrando anche in questo caso il favore del pubblico, ma insistenti cominciarono a diventare le voci che vedevano in arrivo un titolo totalmente nuovo per il franchise.

Incaricati di compiere questo deciso passo in avanti, i talentuosi Toys for Bob, già noti nel settore per l’ottimo remake della trilogia di Spyro. Dopo anni di voci e rumors, alla fine, il 2 ottobre 2020, un nuovo capitolo della serie principale era pronto, un’avventura totalmente nuova, sequel diretto dei primi 3 capitoli usciti a fine anni 90, con un titolo che era tutto un programma: Crash Bandicoot 4, It’s About Time.

IT’S ABOUT TIME

L’avventura di Crash e Coco ricomincia dopo gli eventi di Crash 3: Cortex, Uka-Uka e il Dr. Tropy sono rinchiusi ancora nella prigione temporale in cui erano stati rinchiusi alla fine del titolo del 98’; riusciti a fuggire, starà ancora a Crash, Coco e agli altri comprimari fermarli ancora una volta, raccogliendo le 4 maschere quantiche, per chiudere le crepe spazio-temporali create dai malvagi dottori e salvare non solo il mondo, ma le varie dimensioni che adesso, nel caos, collidono.

Crash 4 risulta essere, senza ombra di dubbio, il capitolo migliore dell’intero franchise, che riesce in maniera perfetta ad unire la nostalgia alla voglia di innovare, portando in maniera decisa il brand di Crash Bandicoot in una nuova dimensione, più moderna ma sempre legata alle sue radici di platform anni 90. Il gioco all’apparenza è strutturato come tutti gli altri titoli, con un occhio particolare a Crash 3: una serie di livelli lineari di difficoltà sempre maggiore, diversamente tematizzati a seconda del mondo in cui sono ambientati, dove il nostro eroe dovrà raccogliere gemme, spaccare casse e superare ingegnosi ostacoli. Ciò che cambia però, è proprio nella formula:
nel gioco sono presenti, per la prima volta, livelli “secondari”, che presentano un gameplay dissimile da quello classico e pieno di sorprese, aggiungendo una varietà al titolo mai vista prima.

Ecco quindi comparire i “livelli flashback”, missioni gustosamente retrò in 2D estremamente complicate, oppure sezioni dove potremo impersonare personaggi totalmente inediti per il franchise, fra cui Tawna, la stessa Bandicoot che dovevamo salvare nel primo titolo, ma proveniente da un mondo parallelo e quindi ben lontana dalla stereotipata “damigella in difficoltà”, Dingodile, mutante incrocio tra un coccodrillo e un dingo, e lo stesso Neo Cortex! Ogni nuovo personaggio porta con sé un gameplay caratteristico notevolmente diverso rispetto ai fratelli Bandicoot, i quali a
loro volta potranno contare su nuove mosse, oltre alle classiche già viste nei precedenti capitoli: potranno correre sui muri, scivolare su binari (in maniera molto similare a quanto visto nel franchise di Ratchet & Clank), e soprattutto beneficiare dei poteri delle nuove maschere quantiche, che permetteranno di rallentare il tempo, cambiare la gravità dei livelli, eseguire vortici così potenti da permettere ai Bandicoot di superare voragini immense e di far comparire intere piattaforme per superare i livelli.

MAI DIMENTICATO

Insomma, Toys for Bob ha regalato quantità e qualità a questo nuovo titolo, senza
dimenticarci del sublime comparto artistico: ogni mondo esplorato sarà pieno di colori, luci, nemici distintivi, tutto realizzato a regola d’arte, regalando una N-sana soddisfazione per gli occhi, che diventa ancora più particolare nei livelli N-Vertiti, ovvero livelli già completati, ma adesso da affrontare al contrario, dalla fine all’inizio, e caratterizzati da particolari filtri grafici stupefacenti.

Insomma, Crash 4 è stato tutto ciò che i giocatori desideravano e molto, molto di più: Crash e la sua compagnia sono tornati, ed ora che ci affacciamo alla nuova generazione di Console, il futuro per i Bandicoot si presenta di nuovo come pieno di possibilità e di gloriose speranze, e se Activision sarà capace di coglierle, senza abbandonare questo franchise, così amato dall’ambiente videoludico, sarà
un futuro roseo. Ad oggi, tutto ciò che possiamo fare è goderci il ritorno del nostro irriverente marsupiale, cercando di prendere tutte quelle dannate casse che per troppi anni sono diventate impossibili da raggiungere: Crash is Back!