THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – spiegazione ep 4 [SPOILER]

The Falcon and the Winter Soldier è arrivato al quarto episodio, ciò vuol dire che ne mancano solo due alla fine della stagione, ma vediamo insieme cos’è successo.

ATTENZIONE SE ANCORA NON HAI VISTO L’EPISODIO NON CONTINUARE LA LETTURA, TROVERAI SOLO UN MARE DI SPOILER.

Se invece vuoi rinfrescarti la memoria su cosa è successo nell’ultimo episodio puoi leggere qua sotto.

L’episodio si apre con un flash back, una scena bellissima dove vediamo Bucky in Wakanda con la vice generale delle Dora Milaje che lo riprogramma in qualche modo e lo libera dalla personalità di Winter Soldier. Qui viene confermato e scopriamo finalmente il rapporto profondo che ha Bucky con il Wakanda, una scena molto toccante dove si vedono veramente le emozioni nude e crude del personaggio di Bucky.

Tornando ai giorni odierni la Dora Milaje da un ultimatum a Bucky, 8 ore prima di rapire Zemo.

Nel frattempo Sam, Bucky e Zemo sono a cercare informazioni su dove potrebbe svolgersi il funerale di Mamadani così da poter stabilire un contatto con Karli e cercare di farla ragionare. Mamadani era il pilastro centrale della società dei Flag Smasher, infatti dopo la morte sono tutti in lutto e Karli si carica sulle spalle tutto il gruppo proteggendolo e facendo un discorso molto toccante al funerale.

Ed è proprio al funerale che, grazie a Zemo, Sam riesce a parlare con Karli. La discussione è tranquilla, Sam condivide gli ideali di Karli ma non condivide la metodologia con cui li applica. Sembra quasi che Sam sia riuscito a convincerla stabilendo un rapporto con lei, tutto fantastico fino a quando arriva come al solito, il Fake Captain America a rovinare la festa

Karli si spaventa e scappa. Purtroppo per lei però si trova davanti Zemo che cerca di ucciderla ferendola con una pistola. Nel farlo riesce a prenderle le fiale del siero del supersoldato, rimane un attimo stupito nel vederle ma poi non ci pensa un attimo e le distrugge. Tutte tranne una che puntualmente viene notata da John Walker che zitto zitto la prende e se la intasca. 

Ora dovremmo spendere qualche parola su questa scena e chiedersi perché John Walker abbia preso quella fiala. In effetti lui non ha poteri, prende continue batoste da chiunque cerando di fare la cosa giusta uscendone sempre frustrato, e più volte si interrogherà sul da farsi: usarla o no? Più avanti lo vedremo perché prima fanno la loro apparizione ufficiale le cazzutissime Dora Milaje, le guerriere Wakandiane, che irrompono nella casa di Zemo e pestano letteralmente tutti lasciandosi sfuggire però il loro obbiettivo, Zemo, che fugge da un tunnel in bagno come el Chapo.

Ma Karli e i Flag Smasher cosa stanno facendo? Karli sta chiamando la sorella di Sam al telefono minacciandola perché vuole incontrare Sam, e ci riesce. Infatti poco dopo Sam si presenta da Karli insieme a Bucky e gli chiede di unirsi a lei ma, vengono interrotti nuovamente da fake Captain America che fa irruzione nell’edificio dei Flag Smasher. 

Le scene che seguono sono molto concitate e succedono due cose che svoltano completamente l’episodio ai fini di una trama che sta prendendo una direzione sempre più bella: 

Per prima cosa Battlestar viene rapito, John Walker si incazza e davanti ad un incredulo Sam rivela i suoi poteri da super soldato. Da qui possiamo dedurre che abbia usato quella fiala di siero chi si era intascato. E che vi devo dire, lo sapevo che John non era onesto.

Come seconda cosa accade l’irreparabile, Battlestar nel tentativo di difendere John da una coltellata di Karli Morgenthau, rimane ucciso dopo aver preso una botta pazzesca dalla stessa Karli. Tutto questo scatena l’ira di John Walker che incazzato nero parte all’inseguimento dei Flag Smasher, ne recupera uno e lo uccide in maniera brutale con lo scudo di Cap in pubblica piazza davanti a tante persone, che ovviamente riprendono tutto con il telefono.

Una scena che non avremmo mai voluto vedere, il nuovo simbolo degli Stati Uniti che si sporca le mani di sangue in pubblica piazza. L’interrogativo che viene subito dopo è automatico: Cosa farà John Walker ora?

Secondo me un simbolo com’è diventato John dovrebbe rinunciare allo scudo e alla carica di Cap dopo la brutalità della quale si è macchiato. Ma se ho capito anche solo un poco com’è fatto non lascerà lo scudo molto facilmente e Sam e Bucky dovranno levarglielo con la forza.

Di conseguenza, sempre secondo il mio parere, si creeranno due fazioni: John contro tutti, perché Sam e Bucky potrebbero riuscire a trovare un accordo con Karli Morgenthau in modo da fermare l’ira vendicativa di John Walker.

[RECENSIONE] Vigor GK50 Low Profile & Clutch GM50

Vigor GK50 Low Profile

La Vigor GK50 Low Profile è una tastiera da gaming di MSI, caratterizzata per il suo “basso profilo”, per il quale risulta avere una minore corsa della pressione dei tasti, e anche lo spessore degli stessi è stato ridotto. Nella scatola troviamo la tastiera stessa, il cavo USB coperto dal nylon intrecciato per renderlo più resistente, ed il connettore placcato oro per maggior prestazioni e minore latenza. Inoltre è presente anche la clip per rimuovere i tasti, e due tasti “CTRL” e “ALT” di riserva, i quali sono meno concavi degli altri. La tastiera risulta effettivamente di buona fattura, con materiali ottimi (vedi la cover in alluminio sotto i tasti) e la colorazione RGB dei LED è completamente personalizzabile, sia direttamente dalla tastiera, sia dal software Dragon Center. Anche le animazioni che si possono attivare triggerati dalla pressione dei tasti sono veramente accattivanti, come tutto il design da gaming al quale ormai ci ha abituato MSI.

La vera peculiarità di questo prodotto però è appunto il “low profile”, il quale potrebbe piacere come non, installato tramite gli Switch Kailh Low Profile bianchi (la tastiera si trova in commercio anche con la versione rossa e blu di questi switch). In primis il sound è diverso da una normale tastiera meccanica, infatti è più silenziosa e, per intendersi, è una via di mezzo fra il rumore emesso da una tastiera a membrana e una meccanica standard. Ovviamente la corsa e lo spessore ridotto portano l’utente ad eseguire una digitazione più rapida, come anche il fatto che i tasti siano più ravvicinati fra di loro rispetto ad una tastiera normale. Ciò porta ad un minore controllo durante la pressione, a discapito della rapidità, cosa che può tornare comoda, ad esempio in un gioco di tipo FPS. Al contrario, per gli amanti del controllo, risulterà più scomoda, ed in questo caso se ne sconsiglia l’acquisto. Per quanto riguarda il prezzo, la tastiera in questione si trova intorno ai 100€ sul mercato italiano.

Clutch GM50

Esiguo nelle dimensioni, il Clutch GM50 è un mouse da gaming “da tutti i giorni”, non troppo sofisticato rispetto ad altri modelli, con un buon grip sia lateralmente che nell’ergonomia quando lo si impugna. Il sensore ottico PMW-3330 raggiunge i 7200 DPI, selezionabili tramite il tasto dedicato posto accanto alla rotella dello scrolling, anche questa molto precisa e rapida durante l’utilizzo. Troviamo poi, sul lato sinistro, i due tasti extra, che ormai sono praticamente installati su tutti i mouse di questa categoria. Gli switch OMRON poi assicurano fino a 20 milioni di click di durabilità. I LED RGB posti nella parte inferiore e sulla rotella si possono poi programmare solitamente tramite il software Dragon Center, non ci sono quindi combinazioni di tasti per editrarli, come invece avviene sulla tastiera. Per il resto non c’è molto altro da aggiungere, a parte il design classico della serie gaming di MSI, e che fondamentalmente è un mouse come tanti altri sul mercato, non si differenzia sotto nessun punto di vista, tranne per l’affidabilità che offre qualsiasi prodotto MSI. Il mouse si trova sui 60€ nel mercato italiano.

The Binding of Isaac Repentance: Ecco il DLC finale della saga e i suoi contenuti!

Dopo sei anni, The Binding of Isaac: Rebirth ha finalmente rilasciato la sua espansione finale (anche se la precedente avrebbe dovuto essere l’ultima). Repentance è un enorme DLC, che aggiunge un sacco di novità, andando inoltre a migliorare e aggiornare il precedente capitolo.  Non hai idea di quanto io stia soffrendo nel scrivere questo approfondimento quando potrei essere immerso all’interno di quelle stanze piene di sangue, sterco e abomini, intento a schivare quelle dannate lacrime di sangue.


Un DLC pieno di novità, aggiornamenti e cambiamenti sempre ricoperti di sangue, sterco e adomini


Questa nuova espansione Repentance aggiunge:

  • Almeno 130 nuovi oggetti
  • 2 nuovi personaggi sbloccabili Bethany e Jacob & Esau(di cui Jacob & Esau in realtà sono letteralmente due personaggi in uno (si esatto dovrai essere talmente bravo da riuscire a schivare tutte quelle lacrime con due personaggi insieme)).
  • 8 nuove aree esplorabili
  • 100 nuovi nemici
  • 25 nuovi boss
  • Miglioramento del layout delle stanze 
  • Cambiamento stilistico e un rimodernizzamento generale
  • Un nuovo boss finale insieme al suo nuovo finale

Tantissime aggiunte che ti faranno rimanere attaccato allo schermo


Foto di Everyeye

E ovviamente molti segreti nascosti che ancora non sappiamo! Tutto ciò è stato realizzato anche grazie all’aiuto degli sviluppatori dietro Antibirth, una mod free-to-play del gioco, di cui Repentance prende molto spunto.

Oltre a tutto ciò aggiunge una vera e propria modalità co-op, con la possibilità di decidere un secondo personaggio al posto di quegli insulsi fantasmini. Ma ahimè il multiplayer cooperativo è ancora unicamente in locale , anche se supporta Steam Remote Play online.


Finalmente una vera e propria modalità co-op!


Foto di Rock Paper Shotgun

Le note dove vengono mostrati i vari cambiamenti da Afterbirth + e Repentance sono enormi, righe su righe di cambiamenti, variazioni aggiunte e molto altro! Tantissimi oggetti, stanze, nemici e meccaniche sono state ottimizzate, ribilanciate e rielaborate, rendendo così il gioco molto più godibile, non solo agli occhi, ma anche al gameplay. Un’altra feature importante di questo nuovo aggiornamento è il suo rinnovato sistema di sinergie che permette la combinazione di migliaia di effetti degli oggetti. Questo renderà ancora più estesa la già gigantesca longevità del gioco, che già di suo può offrire migliaia ore di gioco. Prendetevela comoda perché non sarà assolutamente facile interiorizzare e imparare tutte queste nuove aggiunte apportate a  The Binding of Isaac.


Tantissime nuove sinergie possibili!


Questa a quanto pare è la vera fine di Rebirth. Edmund McMillen ha affermato in una FAQ che questo sarà l’ultimo DLC di Rebirth, aggiungendo che “il gioco continuerà ovviamente ad essere supportato, ma è ora di terminare una volta per tutte questo progetto durato 10 anni.” Anche se esiste effettivamente la possibilità di un seguito non è inesistente: Mcmillen ha dichiarato in un’intervista che “isaac 2 arriverà un giorno, ma non accadrà presto”.


Ma Isaac non si ferma qui!


THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – spiegazione ep 3 [SPOILER]

Siamo arrivati al giro di boa, il terzo episodio che segna la metà della serie, l’episodio più lungo di The Falcon and the Winter Soldier. 

SE ANCORA NON HAI VISTO L’EPISODIO NON CONTINUARE LA LETTURA, TROVERAI SOLO UN MARE DI SPOILER.

Se invece vuoi rinfrescarti la memoria su cosa è successo nello scorso episodio puoi cliccare qua sotto.

L’episodio comincia con uno spot del Comitato di Rimpatrio Globale che sembra si tutto rose e fiori impegnato ad aiutare le persone blippate, ma si scopre che in realtà fanno le cose con la forza bruta, perché la scena immediatamente successiva Vede John Walker nei panni del bulletto di quartiere.

Con questa scena viene quindi rimarcato che uno dei fili conduttori principali della serie sono le conseguenze del Blip su tutte le persone ritornate. Ricordo che sono passati solo pochi mesi dai fatti di Endgame

Ma l’episodio comincia veramente quando Sam e Bucky, in maniera abbastanza scontata, vanno a Berlino a far evadere Zemo di prigione, ci riescono, anzi ci riesce, perché Zemo fa tutto da solo praticamente. Finalmente abbiamo una visione un pò più ampia sul personaggio di Zemo, scopriamo il suo Background: è un barone, ricco, con tantissime macchine e un jet privato che usa insieme al nostro dinamic duo per volare a Madripoor (città dove tutto è permesso, piena zeppa di fuorilegge).

Ma che ci vanno a fare a Madripoor? Vanno a scoprire qualcosa in più sul siero del supersoldato, e qui succede il finimondo, in ordine:

  • Entrano in città con false identità, Sam come Tigre sorridente e Bucky come Winter Soldier. Zemo mantiene la sua identità perché è un volto noto e non molto ben accetto;
  • Dopo aver scazzottato mezzo locale riescono prima a farsi dire chi crea il siero e poi a far saltare la copertura grazie ad una telefonata di Sarah la sorella di Sam;
  • Diventano ricercati da 1k bitcoin;
  • Sharon Carter gli salva letteralmente il culo.

Ma andiamo con ordine, chi è che ha ricreato il siero? Presto detto, il dottor Wilfred Nagel. Tutto bellissimo ma chi è? Wilfred Nagel proviene dal mondo dei fumetti ed è l’unico scienziato dopo Abraham Erskine ad aver ricreato il siero. Lo ricrea per conto di Power Broker (eccolo che rispunta fuori il suo nome) che a detta di Zemo è il giudice, la giuria e il boia di tutta Madripoor.

Ma facciamo un attimo un passo indietro, perché spunta fuori dal nulla la bellissima Sharon Carter che si è autoesiliata a Madripoor (dove non esiste l’estradizione) per sfuggire al mandato di cattura emanato dagli USA dopo gli eventi di Civil War. E qui si vede come gli Avengers hanno ricevuto un trattamento da privilegiati, mentre Sharon (persona normale) invece no. Comunque, diventata una trafficante d’arte molto rinomata a Madripoor, riesce a far incontrare il magico trio con il Dottor Wilfred Negal, che prima spaventato dall’irruzione nel laboratorio, e poi cosciente di chi fossero i tre, rivela a Sam, Bucky e Zemo che egli stesso ha prodotto solo 20 fiale di siero e Karli Morgenthau gliele ha rubate tutte.

Ora ci sarebbe da aprire una piccola parentesi sulla creazione del siero 2.0, perché non è il siero normale che da super forza e pompa le cavie. Questa nuova versione di Neagall è un siero più raffinato, più dinamico che non cambia minimamente la forma fisica di chi lo assume. Vediamo infatti l’esempio lampante di Karli che a primo impatto sembra un’innocua ragazzina ma da un momento all’altro potrebbe attaccare al muro chiunque.

Ma vi chiederete: Com’è stato creato il Siero di Neagall? Ve lo dico subito, dopo essere uscito dal fallimento dell’Hydra e dell’esperimento Winter Soldier, il nostro dottore viene reclutato dalla C.I.A. che possedeva campioni di sangue di una cavia (il povero Isaiah Bradley) che aveva al suo interno tracce di siero del supersoldato. Grazie a queste Neagall è riuscito a isolare il siero e a produrlo in buona quantità ma non prima di sparire e riapparire alle dipendenze del losco Power Broker, che gli ordina di produrne altro.

Tornando al laboratorio la situazione si fa calda perché i cacciatori di taglie hanno scovato i nostri eroi e senza motivo Zemo, trovata una pistola, uccide il dottor Neagall per poi sparire nel nulla dopo un’espolsione. So cosa avete pensato:


“Ecco lo sapevo, era scontato, Zemo è cattivo, non ci si poteva fidare”


Ma purtroppo devo dire che chi ha pensato una cosa così che è un malpensante perché, vestito con la sua maschera da cattivo dei fumetti, come il migliore dei supereroi Zemo piomba dall’alto e salva Sam, Bucky e Sharon. Infine si dirigono a Riga in una casa di Zemo (una delle tante del barone) per rintracciare i Flag Smasher.

Dopo averli salutati Sharon dice una frase alla sua assistente molto sospettosa: “abbiamo un grosso problema”. Quasi come se, il fatto che Sam Bucky e Zemo siano sulle tracce del siero, possa creare intralcio a Sharon. Che abbia qualcosa a che fare con Power Broker?

Ma i Flag Smasher che fine hanno fatto? Durante l’episodio li vediamo in tre momenti:

  • Il primo a Riga dove Karli assiste alla morte di Madani, non sappiamo chi sia ma pare fosse molto importante per lei
  • Il secondo mentre si rendono conto che, morto il dottor Neagall ed essendo loro in possesso delle ultime fiale di siero, si trovano in una posizione di vantaggio rispetto a Power Broker che andrà prima o poi ad elemosinargliele.
  • Il terzo momento in cui vediamo i Flag Smasher, sembrerebbe che stiano compiendo un’azione di bene, ovvero rubare delle provviste per i profughi al GRC, e qui vi dico la verità ho pensato: ma allora Karli non è cattiva, i Flag Smasher fanno del bene… mi sono dovuto ricredere perché poco dopo Karli fa esplodere una bomba e uccide parecchie persone, giustificandosi dicendo: “è l’unico linguaggio che capiscono”. N’somma una personcina molto pacata.

Nel frattempo il nostro magico trio: Sam, Bucky e Zemo è a Riga, Bucky rimane un attimo indietro rispetto agli altri perché nota per terra un ciondolo molto tecnologico e di aspetto familiare, sembra un rilevatore, infatti lo segue e in un vicolo molto appartato incontra una guerriera Wakandiana che dichiara di essere lì solo ed unicamente per Zemo. Presumibilmente per ucciderlo.

Posso provare a rispondere all’ultima domanda perché è la più interpretativa: Sappiamo ben poco del tempo che ha trascorso Bucky in Wakanda, le uniche informazioni che abbiamo è che gli hanno dato asilo, lo hanno in qualche modo riprogrammato liberandolo dalla personalità di Winter Soldier, gli hanno donato un cazzutissimo braccio in vibranio e lo hanno soprannominato The White Wolf. Quindi Bucky ha un profondo legame col Wakanda e magari, sentendosi un pò Wakandiano anche lui, vuole vendicare la nazione uccidendo Zemo per l’assassinio di re Tchaka.

L’episodio si conclude come di consueto con un bel colpo di scena, ma non prima, come abbiamo già detto, di averci posto parecchi interrogativi: Che fine fa Sharon? Karli è un nuovo villan? Chi è questo maledetto Power Broker? E ultimo ma non meno importante: Bucky è ancora legato al Wakanda?

L’unica paura che possiamo avere per questa serie è che stiano introducendo troppi nuovi personaggi che alla fine non verranno mai approfonditi per mancanza di tempo, ed è un peccato. Per il resto è un’ottima serie che continua a riconfermare quanto Sam e Bucky siano una coppia divertente e che funzioni a meraviglia, come nella scena della macchina a Madripoor, ma stavolta a ruoli invertiti, che richiama Captain America Civil War.

Insomma, per scoprire cosa succederà possiamo fare tutte le ricerche del mondo, ma l’unica cosa certa è aspettare il prossimo episodio e sono sicuro che i Marvel Studios non ci deluderanno.

[ RECENSIONE ] MSI Summit E15 | il notebook business compatto ma potente

MSI ha da poco presentato il suo nuovissimo Summit E15, un laptop di classe business che racchiude in soli 1,6 kg di scocca un processore Intel Core i7 di 11° generazione, nel particolare un Tiger lake i7-1185G7, 4 core e 8 thread, con una frequenza base di 3.00 GHz che sfiora i 4,80 GHz in Turbo Boost, e 12 MB di cache. Il processore è dotato della scheda video integrata Intel Iris X, ma MSI ha pensato di aggiungere anche una scheda video dedicata Geforce GTX 1060Ti da 4GB in DDR6, necessaria per eseguire software grafici che richiedano prestazioni più importanti e, perchè no, anche del buon gaming. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa offre questa macchina.

Materiali / Finiture

La prima cosa che notiamo è il materiale in alluminio della scocca. Lo chassis è veramente sottile e estremamente leggero, molto piacevole al tatto e permette una buona dissipazione del calore. Il colore grigio scuro lo rende veramente elegante, e rispecchia tutto ciò che si possa volere da un laptop di classe business. Molto accattivanti anche le finiture in bronzo che contornano il touchpad, ma anche la finitura in simil-carbonio posta sopra le prese d’aria del dissipatore. Interessante il fatto che si possa inclinare il coperchio del monitor di 180°, e che non sia necessario sorreggere con la mano la parte inferiore per aprirlo. Per quanto riguarda la tastiera è retroilluminata, e restituisce un buon feedback di digitazione, inoltre i tasti sono ben distanziati fra di loro.

Note negative

Unica cosa che fa storcere un po’ il naso è la ‘plasticosità’ del touchpad, il quale è ridotto nelle dimensioni rispetto a cosa siamo abituati a vedere nei nuovi portatili di ultima generazione, e nell’utilizzo di tutti i giorni restituisce un feedback leggermente cheap, che sinceramente non mi aspettavo da una macchina di questo livello. Altra cosa che può dare fastidio è il fatto che sulla scocca tende a rimanere le impronte delle dita quando lo si tocca, soprattutto nella parte inferiore sotto la tastiera, quando si digita e si appoggia i palmi delle mani, spesso dopo rimangono gli aloni, cosa che esteticamente non è molto gradevole.

Monitor

Il monitor in questione è un 15.6″ UHD (3840*2160), 4K Thin Bezel, Adobe 100%, con tecnologia TruePixel che include un alto ratio di DPI, cosa che lo fa somigliare molto ai Retina Display di Apple. Molto gradevole nell’utilizzo, con colori veramente vividi, e ottimo anche per l’utilizzo di software grafici e di video editing. Inoltre avendo una diagonale così piccola ma una risoluzione decisamente alta, è praticamente impercettibile all’occhio umano la dimensione dei singoli pixel. Molto interessante anche il gamut Adobe 100%, che assicura un ottimo spazio di colori. Esiste anche un’altra versione di questa macchina, con schermo multi-touch da 1080p, che personalmente non ritengo utile per farne un uso professionale.

Porte I/O

Il Summit E15 è dotato di:

  • 2 Porte USB 3.2 di tipo A
  • 1 lettore di card MicroSD
  • 1 porta jack 3,5mm audio/mic
  • 1 HDMI 4K 60Hz
  • 2 Porte USB Type-C Thunderbolt 4.0

Generalmente le porte in dotazione sono sufficienti ad un utilizzo per tutti i giorni, infatti l’unica cosa che potrebbe mancare è la porta Ethernet (per questioni di spazio), ma grazie alle Thunderbolt si può facilmente collegare dei dongle, e quindi aggiungere qualsiasi tipo di porta necessaria al nostro workflow. Inoltre le due USB-C sono entrambe dotate di tecnologia PowerDelivery, e quindi si può ricaricare il portatile indifferentemente dalla porta scelta, con il suo alimentatore da ben 90Watts che permette anche la ricarica rapida.

Archiviazione e RAM

Troviamo allestita una SSD da 1TB NVMe, veramente ottima nella velocità sia in lettura che scrittura. Infatti ciò si nota anche semplicemente nell’avvio o nello sblocco dallo stato di stand-by, che avviene praticamente in tempo reale. Inoltre la quantità di archiviazione da 1TB è veramente soddisfacente. Per quanto riguarda la RAM troviamo 32GB in DDR4 da 3200 MHz, suddivisi in 2 banchi da 16GB. Veramente ottima, e ci permette tranquillamente di utilizzare software pesanti, e di tenerne aperti molteplici contemporaneamente senza incappare in scomodi rallentamenti.

Batteria & Consumi

La batteria in dotazione integrata e non sostituibile è da ben 80Wh, 16 ore di utilizzo dichiarate, dotata di ricarica rapida, e grazie al software MSI Center for Busniess & Productivity si può andare a gestire i consumi in maniera intelligente. Infatti all’interno di questo programma proprietario troviamo ben 4 scenari diversi che vanno a limitare o aumentare le prestazioni in base a ciò che necessitiamo in quel momento. In modalità “bilanciata” comunque si arriva tranquillamente a fine giornata senza dover per forza ricaricare il laptop più di una volta, facendone ovviamente un utilizzo “da ufficio”, senza eseguire software pesanti a livello grafico.

Sblocco & Sicurezza

Molto interessanti i sensori che MSI ha allestito su questo portatile, infatti troviamo sia il sensore di impronte digitali posto nella parte superiore sinistra del touchpad, sia il sensore Infrarossi per il riconoscimento facciale posto accanto alla webcam. Entrambi i sensori sono compatibili con lo standard Fido2 e quindi utilizzabili con WindowsHello. Sono veramente rapidi nel riconoscimento, infatti nell’utilizzo quotidiano si tende a scordarci di inserire la password, poiché appena si apre il coperchio il laptop ci riconoscerà veramente istantaneamente.

Webcam

La webcam allestita è da 720p… che dire, mi aspettavo qualcosina di più, sopratutto di questi tempi, dove le call di lavoro sono cosa veramente frequente, e per quanto costa questa macchina una 1080p sarebbe stato il minimo, a mio modesto parere.

Considerazioni finali

Volendo esprimere un mio parere personale, dando per scontato che se ne faccia un utilizzo professionale, questa macchina è veramente ottima, e rispetta tutti i canoni e requisiti che si possa richiedere da un prodotto di questa fascia. Lo sblocco è immediato grazie ai sensori di riconoscimento, la fluidità generica del sistema è veramente di alto livello anche sotto stress, e non arranca se si utilizzano software pesanti. Lo si porta tranquillamente a giro, visto il peso veramente minimo e le dimensioni ridotte. L’autonomia è soddisfacente e l’estetica è molto accattivante. Unica nota che non mi ha convinto per niente è il touchpad… ne potevano allestire uno migliore, stesso discorso vale anche per la webcam. Acquisto consigliato? Si, ma dipende: visto il prezzo (si trova dai 2000 ai 2500€) è un’ottima macchina per l’uso professionale, ma se dovete farne un utilizzo ‘da ufficio’ (navigare sul web, mail, pacchetto office, etc.) sul mercato si trovano prodotti che possono soddisfarvi senza dover per forza investire così tanti soldi.

Dove acquistare

Sotto trovate i link per acquistarlo direttamente sul sito di Ollo Store, che ringraziamo per averci dato in prova questo fantastico prodotto.

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DOOM 3 VR – La Recensione dello sparatutto infernale in VR

L’approccio di Bethesda al mondo VR attualmente è costellato di adattamenti. Dopo un Doom (2016) adattato alla realtà virtuale, e dopo The Elders Scrolls: Skyrim VR, ora è toccato a Doom 3, storico capitolo del famosissimo franchise del Doom-Marine. Forse il capitolo che meglio pareva potersi sposare con la realtà virtuale, Doom 3 si scontra però con un adattamento che ne limita molte delle potenzialità. Ma andiamo con ordine.

Doom 3, originariamente uscito nel 2004, fu un enorme successo di critica e pubblico. Riproposto varie altre volte sulle nuove console nel corso degli anni, il gioco ha sempre continuato a convincere. L’approccio scelto da Id Software per il titolo, meno adrenalinico ma più votato all’horror-action, con una grande attemzione data alla fase esplorativa e alle ambientazioni, aveva rilanciato fortemente il franchise del Doom-guy agli inizi del nuovo millennio. Anche confrontandolo con i meravigliosi ultimi capitoli del franchise, Doom 3 rimane comunque un ottimo titolo, e sopratutto un’esperienza differente rispetto agli altri capitoli della saga. La scelta di adattare questo titolo alla realtà virtuale quindi, data l’enorme mole di successo riscossa da Doom Eternal, pareva logica e interessante, ma si è scontrata con alcuni problemi non indifferenti.

Fonte: Id Software

Il gioco di per sè rimane estremamente convincente: longevo e profondo, Doom 3 VR – che ricomprende anche le espansioni Resurrection of Evil e The Lost Missionrisulta ancora divertente ed appasionante, grazie alla sua formula ben rodata e perfezionata, che non sfigura a più di 15 anni dalla sua uscita. La possibilità di esplorare le occlusive e soffocanti strutture d Mars City utilizzando un visore VR aumenta notevolmente il senso di ansia che proviamo nel corso della partita, e ogni scontro che affronteremo sarà più immersivo e terrificante che mai. Alcune aggiunte di gameplay poi, come la presenza di tutti i dati di cui avremo bisogno – salute, armatura – sul polso dominante del nostro personaggio, o la possibilità di accendere e spegnere una torcia comodamente attaccata alle nostre bocche da fuoco, sono ben accette, ed aumentano sicuramente il senso di immedesimazione che proveremo nel corso di tutta la nostra avventura. Il lavoro effettuato sull’audio del titolo poi dona al gioco una rinnovata potenza, che ci tiene sempre costantemente sulle spine. I problemi però, coinvolgono proprio l’aspetto legato all’adattamento di un titolo di quasi 20 anni fa, ad una periferica nuova e molto differente dal classico gioco su televisore/monitor.

Innanzitutto, il movimento della visuale è decisamente macchinoso e ciò risulta essere un grande problema, considerando la nostra costante necessità di guardarci attorno per rispondere alle minacce presenti. Si può optare per una formula che permette di avere degli scatti regolabili, di circa 15 gradi di visuale, o una modalità libera che però viene afflitta costantemente da un cono d’ombra se si decide di ruotare la visuale troppo rapidamente. Il risultato, in entrambi i casi, è un costante senso di spaesamento, che rende davvero poco godibile l’esperienza generale. Disattivare la “vignettatura” della visuale inoltre è possibile, ma aumenta vertiginosamente il senso di malessere legato alla motion sickness, rendendomi impossible usufruire di un titolo già molto complicato per il sottoscritto, perciò fra i due mali è stato scelto quello minore. Inoltre, al giocatore non verrà permesso di utilizzare i controller Playstation Move se non attraverso la periferica Playstation Aim, che naturalmente non tutti possiedono; in alternativa, il giocatore potrà utilizzare il sensore di movimento del controller, con risultati poco soddisfacenti. L’utilizzo del controller e del suo sensore di movimento costringe ad una serie di movimenti poco comodi e non precisi, portando il numero di colpi sbagliati a salire vertiginosamente in pochissimo tempo; l’utilizzo del Playstation Aim invece migliora la precisione ma, come accade spesso in queste riconversioni, costringe a tenere delle posizioni innaturali e faticose, che sfiancano e non riescono a trasmettere un feedback convincente ed immersivo. Dal lato motion sickness invece, che rimane un aspetto assolutamente soggettivo (e considerando ahimè la mia pesante sofferenza della suddetta) Doom 3 VR personalmente è stato un lungo patire: a differenza di tanti altri titoli moderni in VR, che presentano delle caratteristiche di gameplay che vengono incontro a noi, poveri giocatori dallo stomaco debole, Doom 3 Vr ripropone la (quasi) identica esperienza del 2004, ed il mio stomaco non si è ancora ripreso.

Fonte: Id Software

In conclusione, Doom 3 VR per Playstation VR non è un titolo insufficiente, perchè quando tutto va per il verso giusto, il gioco funziona. Il problema è che questi momenti sono pochi, e spesso intervallati da situazioni in cui dovremo muoverci affannosamente per cercare di confrontarci con le minacce in arrivo e combattere contro i problemi di telecamera. In un particolare momento storico in cui gli FPS in realtà aumentata offrono delle esperienze davvero convincenti, come l’ottimo Blood and Truth, sempre per PlayStation VR, o il Half Life Alyx per PC, Doom 3 VR risulta essere solamente un lavoro di conversione sicuramente godibile, ma pigro e poco ispirato, salvato solo dalla indiscutibile qualità del titolo che viene adattato, dalla presenza di entrambi i DLC – che allungano la longevità di un titolo già lungo tra le 11 e le 15 ore da solo – e dal prezzo di vendita, appena 19,99 euro. Per molti fan del brand, questa esperienza sarà meravigliosa e permetterà di riscoprire con nuovi occhi un titolo famoso e molto apprezzato, ma l’impressione che si ha, è che ci si sia limitati ad eseguire un diligente compitino, sicuramente sufficiente, ma che manca di quel pizzico di coraggio in più che avrebbe permesso al gioco di rinnovarsi davvero.

To The Moon [Recensione]: L’ultimo desiderio di un uomo

Sapete sono venuto a conoscenza di questo particolare lavoro che, attraverso l’utilizzo di una apparecchiatura “encefa-tecno-robe” è possibile viaggiare attraverso i ricordi delle persone, modificandoli e alterandoli a proprio piacimento. Pensa a tutte le potenzialità che potrebbero scaturire da una tecnologia di questo calibro: potresti far credere ad un uomo di essere stato la persona più importante del mondo, il presidente degli stati uniti, essere uno chef di fama mondiale oppure far diventare un uomo astronauta portandolo addirittura sulla Luna.. si proprio sulla Luna.

Foto di Nintendo

Pensate alla possibilità di realizzare i propri sogni unicamente all’interno della vostra mente


Mi prendo la briga di considerare To The Moon, come una delle migliori storie sentimentali dell’universo videoludico. Tra la sua profonda e ben curata trama e un’avvolgente melodia musicale, To The Moon ci insegna che non c’è bisogno di una gigantesca casa videoludica con schiere di sviluppatori pronti a rendere grafica e gameplay perfetti, quando il tuo unico obiettivo è trasmettere un sentimento genuino come l’amore.


To The Moon: una delle migliori storie sentimentali dell’universo videoludico


Il titolo di cui parliamo oggi, To The Moon, viene sviluppato nel 2011 dallo studio canadese FreeBird Games guidato dallo sceneggiatore e sviluppatore Kan Gao che attraverso l’uso del nostro amato e forse anche un po’ anzianotto, RPG Maker, è riuscito a creare questa magnifica avventura per PC e in seguito per Nintendo Switch. Attraverso una delicatezza ma soprattutto una gentilezza che ha dell’incredibile, accompagnata da una musica da togliere il fiato, Kan Gao ci narrerà le vicende di due scienziati che rivivranno la storia d’amore di una ormai lontana coppia di cui, per sfortuna, ne rimangono solo i ricordi.

Foto di Nintendo

To The Moon viene sviluppato da FreeBird Games con a capo lo sceneggiatore Kan Gao


Ciò che rende davvero fantastica la narrazione, oltre alla sua accuratezza, laboriosità e profondità, è questo suo piacevole e assolutamente non forzato continuo alternarsi di comicità, tristezza e sentimentalismo. Non mancheranno certo quelle scene tristi da fiumi di lacrime, ma dovrete spesso vedervela con Neil, la spalla comica di quest’avventura, che di punto in bianco demolirà quella triste e sconsolata atmosfera con battute rompi-ghiaccio, strappandoti così un bel sorriso e alleggerendovi quella dispiacevole malinconia. Ma sicuramente l’elemento sentimentale sarà quello prevalente e dominerà su tutti gli altri aspetti. Quindi aspettatevi una storia particolarmente amorosa.

Foto di Instant-Gaming.com

Ciò che rende particolare il titolo è questo suo continuo alternarsi di comicità, tristezza e sentimentalismo


La storia raccontata da questa incantevole avventura grafica parte da un incidente. Si esatto con un incidente stradale. Per evitare di uccidere un povero scoiattolo i due co-protagonisti si “schianteranno” contro un albero senza però ferirsi. Con questa scena facciamo la conoscenza dei due dottori: Neil Wats un uomo impaziente, con la battuta sempre pronta e decisamente pigro e Eva Rosalene una donna gantile, premurosa ma forse un po’ testarda, entrambi dipendenti all’impresa Sigmund. Questa ditta si occupa, attraverso l’uso di avanzate tecnologie, di rivivere e modificare i ricordi dei pazienti in procinto di morte, così da realizzare, unicamente nei loro ricordi, il loro più importante sogno. Usciti dall’auto i due si accorgeranno di essere molto più vicini alla casa del nuovo paziente di quanto si aspettassero. In questo loro incarico contreranno l’anziano John, ormai in fin di vita, il cui desiderio finale è quello di andare sulla Luna…si esatto sulla Luna! Una vera gatta da pelare per i nostri cari scienziati, che si addentreranno all’interno dei ricordi di John per riuscire ad impiantare in lui questo suo strambo desiderio. Nel farlo incontreranno River, sua moglie ormai defunta. Con lo scavare sempre più a fondo nei ricordi del paziente Eva e Neil scopriranno alcuni segreti che circondano la storia d’amore dei due.

Foto di Nerdvil

La storia narra dei due scienziati Neil e Eva che si addentreranno all’interno dei ricordi dell’anziano John


Viaggiare tra i ricordi di una persona che ha vissuto tutta la sua vita non è una passeggiata e i nostri due dottori lo sanno più che bene: per passare da una fascia temporale a quella più passata è necessario un oggetto che ricolleghi quel determinato periodo al suo precedente. Ma non è assolutamente finita qua. Questi oggetti “link” potranno essere sbloccati rivivendo momenti particolari della vita di John o interagendo con oggetti che troverai negli scenari dei suoi ricordi. Questo permetterà al giocatore di non avere unicamente un’avventura punta e clicca e al tempo stesso di immergersi ulteriormente nella vita passata di John, che piano piano svelerà i suoi più bui misteri. Dopo essere riusciti a sbloccare questo determinato oggetto dovrai affrontare un piccolo e semplice puzzle per completare il processo che ti permetterà di passare al ricordo successivo. Affronterai un viaggio a ritroso nella memoria di John che nell’arco di 5/6 ore ti permetterà di rivivere l’intera vita di un singolo uomo, ormai a corto di tempo…

Foto di Weird Worm

Per viaggiare attraverso i ricordi di John, Neil e Eva hanno bisogni di alcuni “Oggetti-Link”


Sicuramente ciò che colpisce di To The Moon non è la grafica, ma qualcosa che negli ultimi anni ormai è andata molto a scemare, cioè la trama: nulla togliere ai videogiochi più moderni che sfoggiano un comparto grafico e sonoro da paura, tuttavia To The Moon insegna come basti un unico e competente sceneggiatore/scrittore per stupire e lasciare a bocca aperta il proprio pubblico. Gao è riuscito attraverso l’uso di un engine ormai del tutto antiquariato a sfoggiare una trama da paura, con colpi di scena usati alla perfezione, rendendo così To The Moon un piccolo “gioiellino”.

Foto di I cercatori di Atlatide

Quello che rende questro gioco un “gioiellino” è la sua trama e sceneggiatura


Se tutto ciò renderebbe questo titolo un piccolo “gioiellino”, l’elemento che permette a questo gioco di brillare più che mai è la sua musica. Con l’aiuto di Laura Shigihara, Kan Gao è riuscito a creare una soundtrack a dir poco strepitosa e da pelle d’oca, capace di trasmettere ogni singola emozione dei personaggi e di incanalarla attraverso un dolce e geniale piano che ci accompagnerà lungo l’intera opera.


Ma l’elemento che fa brillare questo “gioiellino” è la sua musica


Ma ahimè, nulla è perfetto e questo vale anche per To The Moon. A malincuore all’interno del titolo possiamo riscontrare un po’ di difetti tecnici e molti dei quali evitabilissimi: un grosso problema è la mancanza di un vero e proprio menù dei settings. Potrà essere aperta una tendina con il tasto F1 ma si potranno unicamente cambiare i comandi di gioco, senza nessuna possibilità di cambiare risoluzione. Oltre a questo difetto che manterrà la risoluzione del gioco non corretta, i comandi in-game saranno spesso ostici e di difficile utilizzo rendendo così il gioco a volte frustrante. Con questi difettucci e qualche laggatina ogni tanto il gioco resta comunque del tutto godibilissimo.


Nulla è perfetto e questo vale anche per To The Moon


To The Moon sarà letteralmente un roller-coaster di emozioni che penetreranno all’interno del vostro cuore. Un’avventura ,-romantica-, breve ma intensa che vi consiglio caldamente.

THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – spiegazione ep 2 [SPOILER]

Finalmente è uscito il secondo episodio di The Falcon and the Winter Soldier, episodio sicuramente pieno di azione e con diverse rivelazioni, ma non tutte alla luce del sole. Infatti alcuni riferimenti vanno ricercati attentamente all’interno e in questo articolo proveremo a tirarli tutti fuori e a fare chiarezza.

ATTENZIONE SE NON HAI VISTO L’EPISODIO DI THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER NON CONTINUARE LA LETTURA, TROVERAI SOLO UN MARE DI SPOILER.

Se invece ti sei perso cosa è successo nel primo episodio puoi recuperare qua sotto.

L’episodio inizia con il simpaticissimo John Walker… no scusate sono troppo di parte ricomincio. L’episodio si apre con John Walker, e presumibilmente sua moglie, nello spogliatoio del suo vecchio liceo dove viene celebrato in diretta TV il ritorno di Captain America: CAP IS BACK. Lo vediamo attanagliato dai dubbi di non riuscire a sopportare il peso del titolo di Captain America. Prima di presentarsi al mondo viene sostenuto dal suo amico Lemar Hoskins.

Durante la presentazione in diretta scopriamo che il passato di John è costellato di azioni eroiche: 3 medaglie al valore, missioni di controterrorismo e recupero ostaggi. Il suo corpo è stato studiato dall’MIT ed è risultato di gran lunga superiore alla media, per questo è stato scelto com nuovo Captain America. La domanda sorge spontanea quindi: che sia anche John un super uomo? Se si, dove ha preso questi poteri? La faccenda è un pò losca.

Ma ora parliamo di un evento che attendevamo tutti dallo scorso episodio: finalmente Sam e Bucky si incontrano e neanche a farlo apposta sono subito a litigare. Il motivo della discussione non è neanche da chiedere, ovviamente Bucky ce l’ha con Sam perché ha dato via lo scudo di Steve. Comunque durante la discussione si scopre, grazie al buon Sam, che i Flag Smasher non sono isolati ma hanno collegamenti con altri gruppi terroristici in tutta Europa, e qui viene fuori l’esilarane scena del trailer dove Sam e Bucky discutono sul fatto che i maghi non esistano, ma Sam lo rincalza dicendogli che Doctor Strange è uno stregone, ovvero un mago senza cappello. Doctor Strange è ovunque.

Piccolo off topic, Bucky dice di aver letto il Signore degli Anelli non appena uscito nel 1937 PAZZESCO.

Comunque, the dinamic duo è diretto a Monaco. Sam e Bucky non smettono mai di becchettarsi, il che è veramente divertente perché sono proprio una bella coppia che funziona bene insieme. A Monaco Parte un mega inseguimento per fermare i Flag Smasher che pare abbiamo rubato dei medicinali. Purtroppo il nostro duo preferito non ne esce bene perché Bucky prende un bel cazzottone da Karli Morgenthau.

Chi è? Ve lo dico subito, è la leader dei Flag Smasher ma soprattutto sembra che sia dotata di super forza, ma non solo lei, anche tutti gli altri componenti della banda, insomma in questi due episodi spuntano super uomini ovunque. Karli Morgenthau proviene dal mondo dei fumetti dove originariamente era un uomo chiamato KARL MORGENTHAU alias FLAG SMASHER: combattente per la libertà che voleva liberare la terra dall’oppressione del dominio delle nazioni.

Ma la presentazione di personaggi nuovi non finisce qui, perché durante l’inseguimento intervengono John Walker (non riesco a chiamarlo Captain America) e il suo assistente (così sembrerebbe) Lemar Hoskins. Questo Lemar non è nientemeno che Battlestar. Ma chi è? È un amico e compagno d’esercito di John, facente parte dei Bold Urban Commando, che nei fumetti si è sottoposto, sempre insieme a John, al processo di Power Broker per acquisire la super forza. Ripeto, la faccenda dei poteri di John è un pò losca.

Comunque nell’inseguimento non la sfanga nessuno e anche John e Battlestar prendono i cazzottoni. Scopriamo che John Walker è mandato e comandato dal comitato di rimpatrio globale.

Karli Morgethau

Cambio scena, i Flag Smasher sono scappati e trovano rifugio da un sostenitore della loro causa. Si tutto bellissimo per Karli, hanno la merce, sono scappati ma le arriva un messaggio non troppo piacevole che la minaccia di morte; che sia Power Broker?

Intanto Sam e Bucky volano a Baltimora a trovare una vecchia conoscenza di Bucky: Isaiah che nei fumetti è conosciuto come Black Captain America. Mamma mia non smettono di saltare fuori nuovi personaggi in questo episodio, ma Isaiah in particolare andava citato perché scopriamo che anche lui è un super soldato e ha pestato Bucky nel 1951 in Korea. Quindi facciamo un riepilogo:

Super soldati: John Walker, Battlestar?, Bucky, tutti i Flag Smasher e Isaiah.

Sembra quasi che dopo la scomparsa dalla scena di Cap la Marvel abbia voluto tirare fuori super soldati a nastro.

Isaiah

Torniamo a noi, Bucky viene arrestato perché ha saltato una seduta dalla psicologa ma viene rilasciato grazie all’influenza politica di John Walker. Prima di uscire dal commissariato però Sam e Bucky devono fare una chiacchierata con la psicologa per riuscire a chiarire tutte le scorie e le incomprensioni che si sono lasciati dietro dopo i fatti di End game. Un momento molto serio e bello dove vengono fuori le emozioni di entrambi: Bucky è arrabbiato perché Cap confidava in Sam e se Sam ha fallito allora anche lui sente di aver fallito; mentre Sam dice semplicemente di aver fatto quello che più riteneva giusto e chiede a Bucky di accettarlo.

Usciti dalla stazione di polizia si trovano a parlare con John Walker e Battlestar che gli propongono di collaborare per fermare i Flag Smasher. Ma rifiutano e qui viene fuori tutto il marcio di John Walker, ora capiamo chi è veramente, perché dopo il rifiuto ricevuto diventa un vero e proprio bulletto di quartiere e dice a Bucky e Sam di non mettergli i bastoni tra le ruote in tono minaccioso. Posso dire che mi sta sulle palle?

Intanto i Flag Smasher Riescono a scappare da Power Broker, ma chi è? Forse è meglio dire cos’è: nei fumetti Power Broker è un’azienda fondata da Curtiss Jackson dove il dottor Karl Malus aumenta la forza fisica dei clienti a livelli sovrumani dietro pagamento. Il processo era molto pericoloso perché la maggior parte dei pazienti moriva o rimaneva deformata per colpa della droga iniettata. Sempre nei fumetti Power Broker ha dato i poteri a John Walker e Battlestar, che succeda anche nella serie? Spero proprio di si.

Il finale dell’episodio come al solito è veramente eclatante e fa rimanere di stucco, infatti Sam e Bucky si trovano a discutere sul da farsi per rintracciare i Flag Smasher, e per farlo decidono di farsi aiutare da una nostra vecchia conoscenza: ZEMO.

Tutto sommato l’episodio è veramente piacevole, pieno di rivelazioni che si notano solo dopo un’attento rewatch. LA coppia Sam e Bucky funziona veramente bene, l’alchimia la collaborazione è veramente bella. Ora all’inizio della serie sembra che non possano riconciliarsi, ma sono sicuro che lo faranno e verranno fuori degli episodi veramente interessanti.

THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – chi è il nuovo Captain America, John Walker: US Agent

ATTENZIONE SE NON HAI VISTO IL PRIMO EPISODIO DI THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER NON CONTINUARE LA LETTURA, CI SONO MOLTI SPOILER.

Se hai già una polemica aperta con i Marvel Studios per il nuovo Captain America questo è il posto giusto per te. Oltre alla scioccante notizia del nuovo Cap 2.0 le bad news non finiscono qua, infatti dopo aver saputo che Chris Evans non tornerà nell’MCU lo showrunner di The Falcon and the Winter Soldier ha confermato che John Walker non solo avrà un ruolo di spicco nella serie (comprensibile) ma avrà diverse ramificazioni nell’MCU nei prossimi anni.

Se ti sei perso la spiegazione del primo episodio di The Falcon and the Winter Soldier puoi recuperare qua:

Ma procediamo step by step, chi è John Walker?

John Walker nella veste del nuovo Captain America viene presentato con un discorso trionfale alla fine dell’episodio, dove viene detto che gli Stati Uniti hanno un disperato bisogno di un nuovo simbolo da seguire, una nuova figura che incarna i valori del patriottismo americano. In realtà il personaggio di John Walker proviene dal mondo dei fumetti, infatti qui è meglio noto con il nome di US Agent. Walker non è mai stato un vero e proprio eroe, è più un antieroe perché la sua bussola non è mai ferma su una sola direzione ed è sempre in bilico tra il bene e il male.

John Walker sta incontrando una realtà in cui il paese e la vita ti sfideranno in un modo che sconvolge e cancella i tuoi privilegi” ha detto recentemente Spellman in un’intervista. “La verità è che la vita non è giusta e solo essere il migliore e fare ciò che è giusto non significa che il tuo viaggio andrà di conseguenza. Quindi, John Walker dovrà affrontare dei tempi difficili come essere umano”.

Comunque tornando al tanto amato nuovo Captain America, si fa per dire, il personaggio di US Agent è stato creato nel 1976 da Mark Gruenwald e Paul Nearly, ideato per essere una figura in contrasto con Steve Rogers che incarnava i valori del patriottismo americano.

Le sue origini avvengono dopo la guerra in Vietnam, arruolatosi però non combatte mai visto il periodo storico senza conflitti. Acquisisce i suoi poteri grazie ad un villan chiamato Power Broker, il quale elargisce poteri a chi può permettersi di pagarli. Quindi Walker inizia a usare i suoi poteri sbeffeggiando Captain America (Steve Rogers).

Riesce a diventare un eroe in sostituzione di Captain America in seguito ad un attacco terroristico simile a quello degli accordi di Sokovia dopo il quale Steve Rogers si ritira. Però come dicevamo non rispecchia i valori del patriottismo americano e usa anche metodi non troppo consoni per difendere gli americani.

Speriamo che questo personaggio sarà interessante e congeniale per la serie, anche perchè nei nostri cuori non potrà mai sostituire il vero Cap.

THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – spiegazione episodio 1 [SPOILER]

Il primo episodio della nuova serie Marvel The Falcon and the Winter Soldier è uscito oggi su Disney +, cerchiamo di capire insieme che direzione vuole prendere la Marvel dopo il successo di WandaVision.

ATTENZIONE SE ANCORA NON HAI VISTO L’EPISODIO NON CONTINUARE LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO, È PIENO DI SPOILER.

L’episodio si apre con un Sam visibilmente commosso mentre, vestito di tutto punto, ripone lo scudo di Captain America nella sua custodia, mentre in sottofondo riecheggiano le parole che si sono detti Sam e Cap alla fine di Avengers End Game. E qui il cervello inizia a macinare, e il primo interrogativo viene a galla: Cap è morto? Ci potrebbe stare come no, anche perché l’ultima volta che lo abbiamo visto aveva i suoi annetti eh.

Comunque siamo sicuri che non vedremo più Chris Evans (Captain America) nell’MCU.

Vogliamo ricordare che gli eventi che si svolgono in questa serie sono ambientati 6 mesi dopo gli eventi di Endgame e circa 5 mesi dopo quelli di WandaVision. Notizia rivelata ieri dai Marvel Studios.

E qui iniziamo ad avere già il primo tema portante dell’episodio: le conseguenze dopo il blip. Le persone che dopo 5 anni di buio devono tornare a fare i conti con la realtà, un pò come i nostri Sam e Bucky che sono alle prese con una lenta riabilitazione alla vita di tutti i giorni.

Ma torniamo a Falcon, Sam si trova in missione in Tunisia per un recupero di un comandante americano rapito dalla LIF, una banda di criminali molto abile con le tute alari, infatti il recupero avviene in volo, tra pallottole e esplosioni di elicotteri.

Dopo il recupero Sam si ritrova al prendere un caffè con il sergente Torres il quale gli parla di un’associazione criminale chiamata: Flag Smasher, i quali operano seguendo il credo del mondo unito senza confini. Detto in parole povere dietro questo slogan ci sta la credenza che il mondo fosse migliore quando c’era il blip.

La scena successiva vede Sam a Whashington che tiene un discorso molto toccante su Cap e su cosa ha rappresentato per l’America, non solo come simbolo ma anche come uomo. Durante il discorso rifiuta pubblicamente lo scudo donandolo al museo in onore di Captain America. Giusto per non farci mancare altri eroi Sam ha un discorso con War Machine sul perchè del rifiuto ad ereditare lo scudo.

Ok va bene tutto, ma cap? Che gli è successo? Ndo sta? È morto? E in tutto questo Bucky dov’è?

Detto fatto, lo diciamo subito, Bucky sta letteralmente prendendo a cazzotti dei criminali senza avere coscienza di sé, infatti sembra che sia nella sua personalità da Winter Soldier, è vestito da Winter Soldier e dopo aver ucciso una persona pronuncia le famose parole: Hail Hydra; credo quindi che non ci siano più dubbi su quale personalità Bucky abbia. Dopo questo uccide a sangue freddo un rappresentante di una società di consulenza. 

Quindi dobbiamo preoccuparci perché Bucky è tornato ad essere Winter Soldier e quindi è tornata in qualche modo L’Hydra? Per ora direi di no perché fortunatamente si sveglia ed era solo un brutto sogno. Scopriamo che sta andando da una psicologa, anche molto irriverente che cerca di reinserirlo nella società con metodi abbastanza strani come la lista del perdono dopo aver ricevuto la grazia dal governo americano.

Qui si scopre che dagli eventi della battaglia con Thanos Bucky ignora i messaggi di Sam, quindi sono sei mesi che non si vedono.

Ma la vita di Bucky sembra tranquilla, vive a Brooklin, ha come amico un anziano signore giapponese, Yori che ha bene o male la sua età, peccato che lui sia in forze nonostante i suoi 106 anni, che ha perso il figlio Yakashima in una situazione misteriosa (classico insabbiamento) fuori dall’America. Dopo un breve appuntamento con una cameriera di un ristorante Bucky si rende conto che il consulente che ha ucciso in passato (il sogno) in realtà, COLPO DI SCENA, era il figlio di Yori.

Nel frattempo Sam è in Louisiana da sua sorella e dai suoi nipoti che cercano di riceve un prestito per mandare avanti l’attività di famiglia invece di vendere la barca a cui tengono tanto. Sam cerca di far valere la sua autorità di Falcon per riceverlo, ma a niente serve perché le leggi sono cambiate e i prestiti vengono dati a chi ha delle garanzie.

Qui esce uno degli interrogativi che mi sono sempre chiesto fin da quando leggo i fumetti della Marvel, quindi parecchi anni: MA CHI PAGA I SUPEREORI??

In realtà, e vi stupirete, nessuno paga i supereori. Va bene direte voi, gli Avengers stavano in una base supermegaultra tecnologica con tutti i confort del mondo pagata da Tony Stark (pace all’anima sua), ma in realtà i supereroi non hanno uno stipendio e nessuno li paga. L’unica fonte di reddito che hanno sono le donazioni di persone che vogliono aiutarli e che li agevolano negli affari. Ora che gli Avengers non servono più nessuno dona più e Sam è al verde. Quindi a niente vale il suo status da eroe per prendere un prestito. Ha preso un bel palo in faccia dalla realtà.

Ma nel frattempo, il nostro caro Torres (quello all’inizio dell’episodio) si trova in Svizzera ad un raduno dei Flag Smasher. Gli arriva un messaggio sul telefono con scritto: CORRI! e da qui si scatena il putiferio, la banca accanto viene svaligiata, le persone si mettono delle maschere, iniziano a correre e appare dall’alto un super uomo dotato di super forza che letteralmente scaraventa via come un moscerino Torres. Ma chi è? È un super soldato? Risponde agli ordini di Zemo? Ancora non lo sappiamo.

L’episodio comunque procede tranquillo senza troppi colpi di scena, abbiamo una panoramica di quali sono le situazioni di Bucky e Sam e i primi interrogativi vengono a galla. Ma non è finita, alla Marvel piace mettere i colpi di scena solo alla fine degli episodi, lo abbiamo visto spesso in WandaVision. Infatti sul finale dell’episodio Sam ascolta un discorso di una carica di stato Statunitense mentre parla del bisogno di un simbolo, l’America ha bisogno di una guida da seguire e un esempio da prendere… ECCO A VOI IL NUOVO CAPTAIN AMERICA ! 

È inaccettabile che qualcuno brandisca lo scudo di Cap, nessuno può farlo, nemmeno Sam ha deciso di farlo nonostante gli fosse stato donato da Cap stesso. Questo più che Captain America sembra al massimo la brutta copia, e non me ne voglia Kevin Feige ma non è nemmeno così bello, cioè le ragazze mi capiranno (se leggono) siamo passati da da Chris Evans a questo. L’unica cosa che ora ci resta da fare è capire chi è questo nuovo Captain America e perchè sia stato messo lì. Che sia un altro super soldato stile Steve Rogers al quale hanno iniettato il siero? Ci potrebbe stare anche perché Winter Soldier è stato creato da un simil siero, visto che non sono riusciti a riprodurlo perfettamente, ma gli U.S.A sono i fautori di Captain America e hanno la formula del siero.

Comunque per noi il solo e unico Cap rimarrà sempre Steve Rogers e i degni eredi sono le persone a lui più care, ovvero, Sam e Bucky.

THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – tutte le apparizioni di Falcon nell’MCU

Prima che Sam Wilson (Falcon) faccia coppia con Bucky Barnes (Winter Soldier) per un nuova avventura in The Falcon and the Winter Soldier, andiamo a ripercorrere tutti i passi che ha mosso il nostro Falcon nell’MCU.

Per la prima volta lo vediamo in quella che doveva essere una corsa mattutina con Cap (Steve Rogers) in Captain America: The Winter Soldier. Da ricordare una frase che cap ripete continuamente a Sam dopo che lo supera almeno una decina di volte a corsa: “alla tua sinistra”. Finendo poi per essere interrotti da Natasha Romanoff (Black Widow) per portare Cap in missione Lemurian star. Ma Sam, prima della partenza, si è assicurato che Cap aggiungesse una colonna sonora alla sua lista di imperativi per adattarsi alla vita moderna.

Lo vediamo poi in aiuto di Natasha e Steve in fuga da Shield e Hydra ,periodo in cui ha fatto esordire anche il suo Jetpack Falcon, che ha usato durante il suo ruolo come pararescue nell’Air Force.

Successivamente vedremo Sam ad una celebrazione alla torre dei Vendicatori dopo la cattura dell’ultima base Hydra. Ma solo dopo la battaglia con Ultron a Sokovia, è riuscito a conquistare un posto come membro tra gli Avengers.

Inizialmente il debuttante Sam era incaricato di sorvegliare la base degli Avengers mentre tutto il team era in missione. L’esperienza non è andata benissimo visto che ha avuto un incontro non troppo piacevole con Ant-Man.

In seguito a questo episodio Falcon è diventato un Avenger a tutti gli effetti ed ha svolto la sua prima missione ufficiale a Lagos, tendando di abbattere Rumlow (Captain America: Civil War) sappiamo tutti poi com’è andata: il disastro accidentale di Wanda e la civil war tra team cap e team tony dopo l’attentato alla firma degli accordi di Sokovia. Dopo aver radunato una squadra tra cui: Wanda, Occhio di Falco e Ant-Man, Falcon insieme a cap e Bucky ha cercato di rubare un Quinjet a Berlino, sacrificandosi e facendosi catturare così che cap e Bucky potessero scappare.

Lo troviamo poi nella grande battaglia di Wakanda dopo che i Figli di Thanos hanno attaccato la terra per rubare la gemma della mente a Visione (Infinity War). Sam combatte insieme agli Avengers e all’esercito delle tribù del Wakanda. Purtroppo come ben sappiamo non riescono a fermarli e Thanos spazza via metà della popolazione dell’universo, compreso il nostro Sam.

Cinque anni dopo, dopo che gli Avengers rimasti sono riusciti a raccogliere tutte le gemme dell’infinito in varie linee temporali attraverso il regno quantico, riescono a riportare in via tutte le persone scomparse a causa del Blip. E in questo episodio diciamo che Sam è la riconferma che tutto ha funzionato. Infatti, Cap durante lo scontro con Thanos quando tutto sembra ormai perduto e gli si para di fronte un esercito gigantesco di nemici, nel suo comunicatore sente una frase familiare: “Alla tua sinistra”. Questo vuol dire una cosa sola, Sam è tornato, ma non da solo, è tornato con un super esercito composto da tutti gli eroi della terra uniti per sconfiggere Thanos una volta per tutte.

L’ultima volta che vediamo Sam nell’MCU è alla fine di Endgame, quando insieme a Bucky e Hulk aspettano che Cap che torni dal viaggio temporale per riportare ogni gemma al suo posto. Ma non vedendolo tornare inizia a preoccuparsi. Non tutto però è perduto perché, poi Bucky gli indica in lontananza un uomo anziano seduto su una panchina, scoprendo poi che si trattava di Cap che, una volta tornato nel passato, aveva deciso di vivere quella vita che aveva sempre sognato invecchiando con Peggy. In una scena bellissima Cap anziano consegna il suo scudo ad un Sam visibilmente scosso, come un vero e proprio passaggio ufficiale di testimone del titolo di Captain America.

Vedremo nuovamente Sam insieme a Bucky nella nuova serie The Falcon and the Winter Soldier in uscita il 19 marzo, dove speriamo di scoprire chi sarà il nuovo Captain America.

Fleabag – Come amare un prete ed essere ricambiate

Perdonatemi, lo so, un titolo del genere è molto riduttivo, e ora che siete qui potrei anche dirvi che forse non è nemmeno del tutto vero, vi voglio lasciare il dubbio perché dovete scoprirlo guardando questo capolavoro. Capolavoro tragicomico, con sfumato di black humor, ideato da quella pazza di Phoebe Waller-Bridge, che volenti o nolenti avete già visto all’opera: ha creato una prima serie intitolata Crashing (in cui si può apprezzare già lo stile di Fleabag, ma in maniera più acerba); attualmente sta lavorando su Killing Eve; ha dato la voce a L3-37 in Solo: A Star Wars Story; ha partecipato qua e là in opere di livello come Broadchurch e The Iron Lady; recentemente l’abbiamo vista insieme a Harry Styles nel video di Treat People With Kindness; infine è stata una degli scrittori di 007 – No Time to Die, insieme a Cary Fukanaga (ideatore e regista di Maniac – Come affrontare il dolore senza droghe che abbiamo visto in un altro articolo). A questo aggiungo che nel 2022 interpreterà Jane Smith nella serie Mr. e Mrs. Smith basata sull’omonimo film ormai storico.

FLEABAG

La serie inizialmente non era concepita in due stagioni, anzi, non era proprio concepita come serie. L’idea di Fleabag si narra che sia nata da una sfida che un amico di Phobe le ha lanciato, sfidandola appunto a creare un personaggio da rappresentare in un pezzo di stand-up comedy. Su questo personaggio Phoebe hai poi basato uno spettacolo teatrale (sul quale si basa a sua volta la prima stagione), che le è valso un Fringe First Award. E la serie, secondo i piani di Phoebe, sarebbe dovuta finire lì, ma come ha spiegato poi si è resa conto che la storia avrebbe meritato un continuo, continuo che le ha dato con una seconda stagione fatta uscire a tre anni di distanza.

Per farvi capire quanto sia stata importante quesa serie, prima di raccontarvi a grandi linee la trama, andiamo a vedere i premi ottenuti. Già la prima stagione ha fatto razzia di nomination e vittorie, tra le quali anche un BAFTA come miglior attrice protagonista; ma l’esplosione del successo è giunta con la seconda stagione che, oltre a tutti i premi già vinti con la prima stagione, è valsa ben 11 nomination agli Emmy con ben 6 vittorie, e 2 vittorie su 3 nomination ai Golden Globes.

LINGUA ORIGINALE O ITALIANO?

Mi rendo conto che adesso le aspettative sono alte, ma ne prendo la piena responsabilità, vedrete che non rimarete delusi. A patto però che la guardiate in lingua originale. Non voglio sembrare uno di quegli hipster con la puzza sotto il naso che guarda dall’alto in basso chi non guarda i film di Kusturica, e in lingua originale per giunta; ma in questo caso il suggerimento di guardare la serie in inglese lo devo fare, e vi spiego anche il perché. Phoebe è un’attrice incredibile, e per la particolarità del personaggio (punto cardine della serie in quanto protagonista) non è stato facile doppiarla. Se in lingua originale abbiamo un personaggio brillante, cinico ma incredibilmente divertente; in italiano rimarremo con una semplice spocchiosa. A questo va aggiunto il british humor intrinseco nel modo di parlare dei personaggi, altro dettaglio “lost in translation”. Quindi fidatevi, guardatela in lingua originale.

TRAMA

Veniamo a noi. Fleabag, il nome della protagonista, parla di una ragazza londinese alle prese con la vita e le sue difficoltà, come tutti noi. A questo però viene aggiunto un trauma irrisolto e una disinibizione spiccata per quanto riguarda il sesso, elementi che fanno da motore per la trama. Esatto, avete già capito che l’entrata in scena di un prete affascinante (Andrew Scott) diventerà un problema. Torniamo indietro però, non vedremo Anrew fino alla seconda stagione. La prima stagione, solo apparentemente incentrata maggiormente su sketch comici che sulla trama, mostra l’ambiente e i problemi in cui Fleabag deve navigare; abbiamo una sorella più grande (Sian Clifford) completamente realizzata ma altrettanto stressata dalla vita e dalla famiglia che ha costruito col marito (Brett Gelman); un padre apatico (Bill Paterson), che sembra non avere molta confidenza con le proprie figlie e che ha trovato una nuova compagna (niente meno che Olivia Colman) dopo la morte della moglie, nonché madre delle figlie.

La seconda stagione in fatto di contenuti non cambia molto, matura ogni aspetto della prima. Ma anche in questo caso mi devo fermare perché non voglio anticipare nessun dettaglio. Ancora però non mi sento di aver risposto alla domanda “perché dovrei guardare questa serie?”, quindi aggiungerò un altro tassello al mosaico.

LA QUARTA PARETE

Phoebe si rivolgerà spesso a noi spettatori, rendendoci di fatto un personaggio implicito della serie. E come Kevin Spacey in House of Cards usa questo stratagemma per raccontarci quali sono i suoi pensieri, Phoebe lo usa magistralmente per aggiungere humor e momenti ilari a situazioni che ne richiedono la totale assensa.

A questo va aggiunta anche l’impeccabile scrittura della trama, che inserisce tutti i dettagli nel posto giusto, e trova sempre l’escamotage migliore per raccontare un avvenimento. Insomma Fleabag è uno di quei grandi capolavori he vanno assolutamente visti almeno una volta nella vita; nel suo genere, ma potremmo parlare in generale, è qualcosa di mai visto e infatti la critica ne ha riconosciuto l’importanza. In Fleabag chiunque può rivedersi per un motivo o l’altro e questo è un altro grande pregio della serie.

Noi come sempre vi aspettiamo qui per il post maratona (perché fidatevi, con gli episodi da venti minuti ciascuno verrà automatico). Condividete con noi cosa vi ha lasciato questa serie, diteci cosa ne pensate e se avete altri spunti di rilfessione non esitate a dondividerli con noi. La sezione commenti è tutta vostra!

Daniel Radcliffe non è solo “Harry Potter”

Oltre alla saga di “Harry Potter” ci sono alcuni film con Daniel Radcliffe protagonista che meritano di essere visti:


“Swiss Army Man” – 2016


Una commedia a tratti drammatica diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert in cui Daniel Radcliffe ha un ruolo ai limiti dell’assurdo e dello sconvolgente.

Trovatosi su di un’isola deserta, Hank Thompson (Paul Dano), stanco di una perpetua solitudine, decide di togliersi la vita. Quando è sul punto di impiccarsi intravede un corpo esanime sul bagnasciuga (Daniel Radcliffe) e successivamente scopre che il cadavere ha delle capacità incredibili.

Trailer di “Swiss Army Man”

Un film che riesce a sorprendere lo spettatore con una sceneggiatura originale e un montaggio dinamico ben realizzato. La grande interpretazione dei due protagonisti aiuta il film a non cadere sul banale riuscendo poi a realizzare forti scene drammatiche contornate da una comicità mai vista prima.

Amore, amicizia, morte e solitudine, questi sono i temi principali affrontati nel corso del film ed è incredibile il modo in cui un “cadavere” e un “pazzo giovane naufrago” riescano ad arrivare al fulcro di questi temi e a toccare il cuore di chi guarda questa surreale commedia.


What If” – 2014


Il film di  Michael Dowse è tratto dalla rappresentazione teatrale “Toothpaste and Cigars” di T.J. Dawe e Michael Rinaldi.

Una commedia romantica che sorprende non per via di una sceneggiatura complessa e articolata ma piuttosto perché coinvolge lo spettatore attraverso una storia semplice e soprattutto sincera.

Wallace (Daniel Radcliffe), reduce da una relazione finita male, diventa il miglior amico di Chantry (Zoe Kazan), fidanzata da cinque anni. Malgrado l’attrazione e la chimica tra di loro i due protagonisti capiscono rapidamente che non possono cominciare una relazione d’amore perché Chantry è già fidanzata. Decidono quindi di continuare a frequentarsi solo come amici ma scopriranno che non sarà così semplice resistere all’amore.

Trailer di “What if”

La storia dei due protagonisti è a tratti prevedibile ma non per questo non è in grado di far emozionare. Il film non vuole basarsi sui colpi di scena ma mira a mettere in luce i sentimenti, quelli puri e semplici.

La forte alchimia tra Daniel Radcliffe e Zoe Kazan rende ancora più emozionante questo “prevedibile” amore.

Il film, oltre al lato romantico, è dotato anche di un forte lato comico ricco di battute pungenti e scene divertenti.


“Horns” – 2013


Basato sull’omonimo romanzo scritto da Joe Hill, “La Vendetta del Diavolo“, è stato adattato al grande schermo dal francese Alexandre Aja.

Il film racconta la storia di “Ig” Perrish (Daniel Radcliffe) che, dopo aver bevuto e festeggiato, si risveglia nei pressi del luogo dove la fidanzata è stata ritrovata violentata e uccisa. Diventa così il sospettato principale e i giorni seguenti scopre anche di avere delle corna dotate di strani poteri che utilizzerà per vendicarsi e scoprire chi è il vero responsabile.

Trailer di “Horns”

Un horror – splatter che prende anche la strada del teen drama, con un’ambientazione simile a quella di “Twilight” e un Daniel Radcliffe idolo dei giovani.

“Horns” non è un film perfetto, è eccessivamente lento in alcune parti e troppo pretenzioso, con una sceneggiatura che non sempre funziona ma che riesce egregiamente a valorizzare il protagonista.

Daniel Radcliffe lascia occhiali e bacchetta e si cala perfettamente nei panni di un ragazzo adulto che si trova a fare i conti con un tipo di magia molto diversa da quella che ci ha fatto abituare a vedere.

THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER – Doctor Strange nella nuova serie Marvel?

Il nuovo mini trailer di Falcon and the Winter Soldier è uscito ieri. Oltre a darci qualche immagine in più sulla serie ci mostra una conversazione tra Bucky e Falcon che odora di spoiler.

La conversazione tra i due recita questo:

  1. Falcon: potrebbero essere una parte dei Big three
  2. Bucky: Quali Big three?
  3. Falcon: Androidi, alieni e maghi
  4. Bucky: Non esistono
  5. Falcon: esistono assolutamente
  6. Bucky: no non esistono, non ci sono maghi
  7. Falcon: Doctor Strange
  8. Bucky: è uno stregone
  9. Falcon: un stregone è un mago senza cappello

Che sia questo uno spoiler sulla presenza del nostro Doctor Strange?

Ultimamente va di moda per la Marvel inserire Doctor Strange nei trailer, vedi nel video promo del finale di stagione. Speriamo che questa sia la volta buona per rivederlo finalmente nell’ MCU prima del terzo capitolo in uscita nel 2022.

Maniac: come affrontare il dolore senza droghe

Se siete fra quelli che pensano che Netflix non abbia molto da offrire in fatto di contenuti originali (soprattutto se si parla di commedie), beh, non posso darvi torto. Personalmente penso che questa sezione del catalogo stia rallentando un po’ troppo, rischiando di cadere nel banale (cosa che non può permettersi di fare viste le proposte dei competitors). Ma attenzione, non sto dicendo che tra gli originali Netflix di questo tipo non ci sia niente di interessante, anzi sono molti i titoli che ho amato alla follia, tanto per citarne qualcuno: Crashing, Master of None, Lovesick (originariamente Scrotal Recall) e, se possiamo inserirli nella categoria, il capolavoro che tutti conoscono come Bojck Horseman e After Life di Ricky Gervais. Mi raccomando guardateli tutti.

mi trovo spesso a frugare, a ritroso, nel catalogo. Ecco come ho ritrovato Maniac.

Quello che intendo dire è che, da quel che vedo, ultimamente Netflix si sta focalizzando su altri generi e tematiche che, tranne qualche scintilla, non riescono nemmeno a impattare come grandi nomi di altri competitors. Per questo mi trovo spesso a frugare, a ritroso, nel catalogo. Ecco come ho ritrovato Maniac, serie di cui mi sono prima innamorato, poi dimenticato, come tutte le migliori sotrie d’amore non corrisposte.

MANIAC

Maniac, del 2018, è vagamente un remake dell’omonima serie TV norvegiese del 2014 scritta da Patrick Somerville e Cary Fukanaga, che si occupa anche della regia. Fukanaga (tra i suoi lavori Beasts of no Nation, No Time to Die e True Detective) si trova a dirigere un cast d’eccezione che vede come protagonisti Emma Stone (Annie Landsberg) e Jonah Hill (Owen Milgrim), mentre tra i personaggi secondari Sonoya Mizuno (Azumi Fujita) e Justin Theroux (James Mantleray). Partiamo col dire che Fukanaga ha fatto un lavoro eccezionale come d’altronde era prevedibile: ha preso Hill e ne ha tenuto a bada la componente comica, centellinandone la quantità; con la Stone vabeh, credo abbia avuto poco da lavorare, nel 2018 era già una star grazie a La La Land (2016); infine Theroux, incredibile, inaspettato, saprà rendere il proprio personaggio carismatico, nonostante il personaggio stesso.

Trama

Annie Landsberg e Owen Milgrim sono due estranei che prendono parte al test di una nuova droga per curare la depressione senza alcun effetto collaterale, sotto la supervisione di due dottori, James Mantleray e Azumi Fujita. La promessa fatta ai protagonisti è quella di veder risolti tutti i problemi legati ai propri problemi psichiatrici; ma ovviamente l’esperimento porterà a risvolti inaspettati.

È con queste premesse, più tendenti al dramma che alla commedia, che la serie di 10 episodi prende il via. L’ambientazione e il tenore dello show sono delineati nel primo episodio, il pilota, nel quale si capiscono molte cose, dal carattere dei personaggi allo stile scenografico che ci accompagnerà per tutti gli episodi: molto retro-futuristico, a partire dal titolo della serie, omaggio a quello della IBM; ma non mancano omaggi e citazioni ad altri capolavori dello stesso genere. Capiamo subito che Annie è una ragazza che soffre di disturbo borderline di peronalità, che si manifesta principalmente nella relazione con la madre e la sorella. Owen invece è un ragazzo apatico e schizofrenico che non riesce ad inserirsi nella propria famiglia, facoltosa e numerosa, decidendo così di vivere indipendentemente.

Anche i due dottori hanno delle backstories che li caratterizzano, ma non voglio raccontarvele qui, perché la mia speranza è che guardiate la serie per scoprire tutte la chicche e i dettagli lasciati qua e là da Somerville e Fukunaga. Per lo stesso motivo non mi addentrerò nemmeno all’interno dei singoli episodi, tutti da assaporare personalmente, carichi di fine comicità, dramma, azione e totale pazzia (ovviamente). Ma questo non deve distogliere dalle tematiche che la serie cerca di evidenziare.

Tematiche

La serie è molto più profonda di quanto voglia far credere. Ci sarebbe molto di cui parlare ma come provo a scrivere qualcosa mi rendo conto che non sarebbe possibile senza fare spoilers, e allora parlerò in generale, non vi racconterò del computer integrato nel laboratorio (omaggio ad HAL 9000, ma forse più simile al sistema operativo di Her) e non vi parerò nemmeno dello sviluppo dei personaggi. Non vi parlerò di cosa succede ogni singola volta che i protagonisti prendono la nuova droga.

E allora dovrò parlarvi del fatto che la serie vuole evidenziare come ogni persona ha dentro di sé qualche trauma, piccoli o grandi che siano, e non c’è nessun modo di risolverli se non affrontandoli. “La droga non è la risposta” è troppo scontata come tematica, anche se ovviamente è implicita, e infatti la serie si immerge su tematiche più profonde; tutto grazie alle capacità del binomio cast e regia, senza i quali (persone giuste nei posti giusti) non sarebbe uscito lo stesso risultato.

Quindi fatemi una promessa, non dimenticatevi di Maniac. Recuperatela immediatamente se già non l’avete fatto. L’originale Netflix ha molto da insegnare, vi lascerà con una sana dose di nostalgia per quello che avete vissuto insieme ai personaggi e come ogni serie che si rispetti vi lancerà in una ricerca online di indizi per le successive settimane. Sarà qui che potrete condividete la vostra opinione, saremo lieti di leggerla!

WANDAVISION – qual è il futuro di White Vision?

L’ultimo episodio di Wandavision ha visto White Vision (creazione dello S.W.O.R.D.) riacquistare i suoi ricordi grazie a Visione rosso, per poi volare via e non saperne più niente.

ATTENZIONE L’ARTICOLO CHE STAI PER LEGGERE È PIENO DI SPOILER, QUINDI SE ANCORA NON HAI VISTO IL FINALE DI STAGIONE DI WANDAVISION NON CONTINUARE.

Se invece vuoi rinfrescarti la memoria (come White Vision) su cosa è successo puoi leggere qui sotto la spiegazione del finale di stagione.

Dopo la fuga di White Vision da Westview nell’ultimo episodio di Wandavision non ci sono delle informazioni ufficiali su dove potrebbe essere andato il sintezoide, ma noi vogliamo provare lo stesso a ipotizzare cosa gli è successo. Nota bene, quelle che leggerai sono nostre supposizioni (non prenderle come verità assoluta).

COSA È SUCCESSO A WHITE VISION 

Dopo aver tentato di eliminare Wanda (scopo per il quale è stato creato) White Vision ha affrontato un’emozionante battaglia con Westview Vision (Visione rosso) finendo in una biblioteca pubblica. Qui i due sintezoidi sono finiti a parlare dell’esperimento mentale della Nave di Teseo per capire chi effettivamente fosse tra loro il vero Visione, White Vision? Il corpo reale fatto di carbonio? O Westview Visione? Costrutto mentale frutto dei ricordi di Wanda?

Inizialmente le due versioni di Visione affermavano entrambe di essere il vero Visione, salvo poi, dopo una breve discussione, concludere che nessuno dei due lo fosse. Tuttavia White Vision è stato guidato verso la sua versione originale dopo che Westview Visione gli ha sbloccato le banche dati (ovvero tutti i ricordi). In una scena molto bella dove White Vision ha ripreso coscienza di se, risvegliandosi in qualche modo dove i suoi occhi sono ritornati “umani” (molto simili a quelli del vero Visione). Dopo di che, prima di volare via ha dichiarato “I Am Vision”.

Come dicevo non c’è ancora una fonte ufficiale che ci dice dove White Vision è finito effettivamente, ma potremmo fare una comparazione con altri personaggi dell’MCU che sono spariti dopo un evento traumatico. Per esempio Hulk; Hulk sparisce alla fine di Avengers: Age of Ultron, non c’è stato modo di sapere dove fosse andato fino a che non è riemerso in Thor: Ragnarok.

TEORIE

La prima teoria che abbiamo ipotizzato è che White Vision, schiacciato dal peso dei ricordi, sia andato a togliersi la vita. Questo pensiero avrebbe un senso logico dato che il suo scopo finale era quello di uccidere il vero Visione. Ora che è lui il vero Visione, potrebbe aver compiuto la sua missione. Ma direte: com’è possibile che uno dei personaggi dell’MCU si tolga la vita solo per la sua programmazione? In effetti potrebbe succedere, perché, come dimostrato da Bucky, riconquistare i ricordi non nega necessariamente la programmazione installata. Bucky ogni volta che sente determinate frasi torna ad essere il Soldato D’inverno (Winter Soldier). Questo varrebbe anche per White Vision, dato che il suo corpo non ha mai avuto la sensibilità della gemma della mente. Di conseguenza la sua scomparsa potrebbe essere un gesto disperato ed eroico per non permettere allo S.W.O.R.D di riprendere il controllo.

Rendiamoci comunque conto che White Vision, una volta recuperati i suoi ricordi, ha appreso di essere passato dal Visione degno di Mjöllnir, al Visione riprogrammato per uccidere l’amore della sua vita Wanda. Un peso inimmaginabile.

La seconda teoria è che White Vision potrebbe essere tornato in Wakanda. Perché in Wakanda? Questo luogo potrebbe avere un significato particolare per lui visto che è dove Thanos lo ha ucciso scardinandogli dalla fronte la gemma della mente. Inoltre in Wakanda vive Shuri, la sorella di Tchalla (Black Panthern) che sapeva come estrarre da White Vision la gemma della mente senza ucciderlo. Tutto questo grazie alla tecnologia Wakandiana.

La terza teoria è che potrebbe essere tornato alla base degli Avenger, anche se non sappiamo effettivamente in che stato sia, visto che, dopo i fatti di End Game era stata completamente rasa al suolo. La base Avenger, o insomma il luogo stesso, è speciale per Visione visto che è il posto dove ha iniziato a instaurare il suo rapporto con Wanda.

Se ti sei perso chi è White vision e come è stato creato puoi scoprirlo qui sotto.

QUINDI DOV’È FINITO?

White Vision, anche se potremmo tronare a chiamarlo Visione visto che è l’unico nell’MCU, potrebbe aver preso la decisione di allontanarsi volontariamente per non incrociare la strada con Wanda fino a quando non ne sarebbe stato degno e avesse riscoperto la sua dignità.

Qualunque sia il destino futuro di Visione in ultima analisi vogliamo prendere in considerazione una dichiarazione di Paul Bettany (attore che interpreta Visione) che ha detto: “il viaggio fondamentale di Visione consiste nell’imparare ad essere umani”. Questo vale per Visione come per White Vision. 

Che sia quindi sulla strada giusta che porta alla sua umanità? Non lo sappiamo purtroppo e per scoprire la verità non possiamo fare altro che aspettare i prossimi film/serie Marvel.

Siamo comunque abbastanza sicuri che rivedremo Paul Bettany nell’MCU dopo le sue ultime dichiarazioni, visto che vuole continuare a scavare nel personaggio del quale se ne è parlato veramente poco:

“Voglio dire, questo è il punto, giusto? Non ho mai avuto una persona cara da perdere … non so cosa sia il dolore perché non ho mai avuto una persona amata da perdere”, ha detto Bettany. “C’è così tanto di cui parlare con lui perché sono passati dieci minuti qui, dieci minuti là, nei film”, aggiunge. “Ora stiamo solo iniziando a rimuovere alcune cose”.

E voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti.