MOBILE GAMING – accessori utili per una migliore esperienza

Con l’avvento dei nuovi telefoni, anche l’esperienza del gaming si sta spostando su questa nuova piattaforma, che ormai da anni siamo abituati ad avere costantemente fra le mani.

Il mobile gaming è di fatto molto in voga soprattutto per chi, come i veri gamer, non smetterebbe mai di giocare al proprio gioco preferito. Ma è anche vero che un semplice telefono non può dare un’esperienza videoludica abbastanza immersiva quindi, vi possiamo consigliare dei piccoli gadget per il telefono, esclusivi per il gaming.

Siete abituati al pad e sul telefono vi trovate male?
Nessun problema, esistono i pad per smartphone che permettono di collegarsi direttamente al cellulare e rimanere solidi tramite appositi attacchi che sono adattabili ad ogni tipo di telefono. Un controller su tutti è il pad ufficiale di Xbox che ha la possibilità di potersi collegare direttamente al vostro telefono ed essere utilizzato come vero e proprio joystick.
Ma la cosa che più aiuta l’esperienza di gioco è l’ 8Bitdo Mobile Gaming Clip che si adatta a qualsiasi tipo di telefono col quale giocate. Basterà infatti collegare il pad al telefono, inserire il telefono e lo stesso pad negli appositi incastri e godervi la sessione di gaming.


Se invece preferite tenere il telefono fra le mani, ci sono piccoli accessori che possono essere attaccati e rimossi con molta facilità. Sto parlando di Sunlera W6 che grazie ad appositi tasti fisici, permette di eseguire più movimenti in game allo stesso tempo rendendo il vostro telefono un vero e proprio joystick. Molto comodi e utili soprattutto se non si vuole portare dietro il pad.


Simile ma altrettanto utile è il BESTZY che ridimensionerà il vostro telefono in un vero e proprio joystick a tutti gli effetti. Adattabile e tutti gli smartphone, permette un impugnatura migliore che amplierà la vostra esperienza di gioco.


Un problema che colpisce molti mobile gamer è la batteria del telefono stesso che molte volte finisce per rovinare il gioco. Niente paura, esistono i Power Bank che permettono una ricarica veloce e duratura durante le vostre sessioni di gioco. Raccomandato è Charmast Power Bank che con i suoi svariati attacchi, permetterà di ricaricare più telefoni simultaneamente. E’ provvisto anche di un monitor che vi segnalerà la percentuale di batteria rimanente, molto utile se non si vuole rimanere totalmente senza energia.


Altro componente di spessore sono le cuffie che possono essere implementate nell’esperienza videoludica. Su queste ci siamo precedentemente espressi con un articolo esclusivo a riguardo.

Loop Hero: un mondo senza memoria

Spalancando gli occhi capisci che qualcosa non va, c’è qualcosa di strano…L’unica cosa che i tuoi occhi riescono a scrutare è un imponente e soffocante oblio; una distesa infinita di un mare nero come la pece, che si estende in tutte le direzioni. Non sai dove ti trovi e non ricordi nemmeno come ci sei arrivato…ma pensandoci bene l’unica cosa che ricordi in questo momento è il tuo unico nome. Muovendoti all’interno di quello oblio riesci ad intravedere nella tua mente qualche memoria di un mondo passato, ma non riuscendo a ricollegarle in modo concreto, restano unicamente dei ricordi frammentati. La cosa certa è che sai di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante…

The stars in the sky are going out. One by one.

But no one notices it. No one can stop it.

I’m racing to the last place where there is still hope.

I need to make it before…before it too late.

Sounds of agony will quickly fade.

The world will be destroyed. Even the memonry of it will be gone.

And even if there is absolutely no chance of bringing it all back…

There will always be someone who is willing to do the impossible.

In a place without space. Without time. Without memories.


L’unica cosa certa è che sai di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante…


Foto di Eurogamer.it

Possiamo considerare Loop Hero l’unione di molteplici tipologie di vecchi videogiochi, che con il passare degli anni hanno perso il loro smalto e di conseguenza la loro popolarità. Loop Hero permette a giochi come questi, ormai quasi del tutto dimenticati, di rinascere attraverso una bella spolverata non più negli anni 90 ma bensì degli anni 20 del 2000. Con la sua grafica molto retro, permette ai giocatori di teletrasportarsi all’interno di un RPG fantasy che riprende temi e difficoltà di quei anni ma rimodernizzati per essere allettanti e in linea con i gusti del 2021. Loop Hero per quanto sia incredibilmente semplice e con meccaniche quasi basilari, è stranamente troppo avvincente, considerando che per la maggior parte del tempo giocherete senza usare le mani.


Loop Hero l’unione di molteplici giochi retro


Foto di Softpedia News

Sviluppato da Four Quarters e pubblicato da Devolver Digital, il 4 marzo 2021, Loop Hero lega insieme un RPG fantasy, ad elementi di un Roguelike, attraverso l’uso in gioco, di un mazzo di carte. La storia di Loop Hero narra le vicende di un eroina intrappolata all’interno di un mondo senza fine e senza memoria. Gli abitanti di queste terre vivono all’interno di un caos costante, ignari di tutto ciò che li ha preceduti prima dell’arrivo di questo oblio. Ma quest’eroina riesce in qualche modo a mantenere memoria del mondo passato, nonostante l’incantesimo del Lich, un mostro che attraverso il suo potere ha eliminato tutti i ricordi dell’umanità e ridotto il mondo in quell’oblio di vuoto e desolazione.


La nostra eroina riesce in qualche modo a mantenere i ricordi del mondo passato


Foto di cublikefoot

Il gameplay di gioco, come già citato, è molto semplice: scelta una delle 3 classi (guerriero, delinquente o negromante), invierai il tuo eroe in una spedizione in loop su una strada deserta circondata dal vuoto totale. Mentre il tuo piccolo eroe a 8bit percorrerà in modo automatico la strada, avrai la possibilità, attraverso l’uccisione dei mostri che incontrerai in questo circuito di pietra, di sbloccare delle carte come il cimitero, il villaggio o la palude con cui potrai costruire, passo dopo passo, il tuo “Dungeon” e creare così ogni volta un’avventura nuova e mai ripetitiva. Queste carte apporteranno alla mappa dei cambiamenti al gameplay del gioco, come ad esempio delle modifiche alle statistiche del personaggio oppure la probabilità di far spawnare nemici all’interno del circuito che, appena incrociati lungo il tuo cammino, dovrai affrontare in una battaglia automatica: lupi, ragni giganti, non-morti e vampiri saranno solo alcuni dei nemici che cercheranno di trascinarti con loro nell’oblio.


Attraverso le carte del tuo mazzo potrai costruire il tuo “Dungeon”


Foto di Gamepur

Ogni run, qui su Loop Hero, sarà come un test: cosa succederebbe se posizionassi questo cimitero vicino a un nido di ragni? Il mio eroe potrebbe sopravvivere ad un attacco di un branco di lupi? Mi conviene davvero posizionare il castello dei vampiri qui? Ed è proprio questo ciò che rende Loop Hero differente da tutti i titoli da lui preceduti: all’interno della formula “Trial & Error” si accosta una premeditata strategia che può variare ogni volta a seconda delle carte. Anche se non potrai decidere chi, come e quando attaccare, questa componente casuale data dalla presenza delle carte renderà ogni avventura singolare e totalmente diversa dalle altre. L’unica cosa che puoi fare è cercare di costruire un ambiente in cui potrai riuscire a sopravvivere il più a lungo possibile per farmare oggetti e infine battere il boss del capitolo.


Ogni run di Loop Hero sarà come un nuovo esperimento


Loop Hero diventa un gioco di strategia e tattiche indirizzate alla perfezione e alla cura di quel circolo vizioso, che giorno dopo giorno, loop dopo loop, scaglierà contro il nostro eroe nemici sempre più forti e numerosi. E occhio! Se pensi di rendere una passeggiata il circolare percorso, così da rendere la tua avventura meno impegnativa, ti sbagli di grosso: il boss, che spawnerà all’interno del campfire, non aspetterà i tuoi porci comodi e non si farà problema a disintegrarti in 3 mosse. Ovviamente vale l’effetto contrario: se renderai il tuo percorso troppo duro, spavaldo e impaziente di guadagnare XP, anch’esso non si farà problemi a prenderti a pesci in faccia. Una difficoltà non troppo esagerata ma neanche troppo semplice, che permette al giocatore di apprendere dai suoi errori, ma anche capace di non fargli perdere la pazienza.


Una difficoltà che punisce, ma anche che premia


Foto di Softpedia News

Ma l’attenzione nella tattica di gioco non si fermerà unicamente al decidere dove piazzare cosa; un altro dettaglio fondamentale che si impone davanti al nostro eroe è l’equipaggiamento. In questo gioco l’equipaggiamento è qualcosa di molto variabile, infatti ogni giorno sbloccherai oggetti sempre più forti e con combinazioni di potenziamenti sempre differenti. Durante il corso della tua avventura sarai quasi sempre costretto a fermare lo scorrere del tempo per riflettere sui cambiamenti da apportare alla tua attrezzatura. Potenziare la mia velocità di attacco o puntare tutto sulla difesa? Questi pensieri saranno molto comuni all’interno delle tue run, ma attenzione, una volta cambiato un determinato pezzo di equipaggiamento esso non sarà più recuperabile e verrà distrutto. Una meccanica che mi è difficile da digerire: anche se con il passare del tempo otterremo oggetti sempre più forti, avrei preferito avere una gestione dell’inventario più ampia e versatile e sicuramente avrei preferito riuscire a tenere gli oggetti cambiati dal mio equipaggiamento. Anche se, onestamente, posso capisco questa scelta degli sviluppatori, perché va a implementare quel pizzico di pepe che rende l’avventura più ansiogena. Perciò fate molta attenzione alle scelte che farete all’interno di quel loop infernale.


Loop Hero mischia strategia tattiche e azione tramite le modifiche dell’equipaggiamento


Foto di Overclockers Club

I mostri che sconfiggerai e le carte terreno che posizionerai ti permetteranno di ottenere risorse con le quali potrai costruire e potenziare le strutture al campo base: all’interno del campo base avrai la possibilità di costruire edifici come l’armeria, la fucina , la drogheria e molti altri, che permetteranno al giocatore di sbloccare nuove abilità, potenziamenti e carte da posizionare. All’interno di questa parte “statica” del gioco ho avuto come l’impressione che mancasse qualcosa, che fosse effettivamente molto spoglia: infatti all’interno del “villaggio” non potrai far altro che costruire e potenziare le strutture senza però avere un’interazione con molte di esse, andando così ad escludere una parte di strategia importante che poteva arricchire l’immersività del gameplay.


Il villaggio sarà il luogo in cui potrai potenziare il tuo personaggio


Foto di Everyeye.it

Tuttavia il gioco riesce in qualche modo a mantenerti attacco allo schermo: il desiderio di scoprire la grande varietà di abilità sbloccabili all’interno della vostra run, sarà come una droga che non vi permetterà di prendere nemmeno un sospiro di sollievo. Però a mio malgrado, queste abilità non saranno distribuite in modo totalmente uniforme durante il gioco e con il passare delle ore di gioco, questa curiosità e voglia di scoprire andrà a scemare sempre di più. Questa diminuzione però viene colmata dall’assenza, forse fin troppo accentuata, di spiegazioni e aiuti: sarà difficile che ti venga spiegato come sbloccare una determinata abilità ma andando avanti con le ore di gioco non vorrai far altro se non giocare ancora per scoprire tutti i dettagli di questo titolo.


Il desiderio della scoperta poterà il giocatore a tenere la faccia incollata allo schermo


In conclusione Loop Hero è un gioco, dalla durata di circa 30/40 ore, rinfrescante e innovativo, che mischia momenti di pianificazione e azione, in un ambiente gotico pixelloso, ma non per questo non godibile agli occhi del giocatore. A supportare tutto ciò abbiamo anche una colonna sonora e un sound design ben studiati, che vi permetteranno di immergervi più profondamente all’interno di quell’oscuro oblio. Pur avendo ovviamente dei difetti, come qualche calo di FPS e qualche meccanica un po’ ostica , non posso che consigliarvi di acquistare e provare questo titolo.

La nuova serie One Plus 9 verrà presentata il 23 marzo

One Plus ha annunciato una data di lancio ufficiale per i suoi prossimi Smartphone: la serie One Plus 9 sarà ufficialmente annunciata il 23 marzo alle 10:00 ET. Sta anche confermando una partnership con il produttore di fotocamere svedese Hasselblad per migliorare i sistemi di fotocamere degli smartphone.

Per ora le voci parlano di un One Plus 9 Pro con display curvo a 1440p 120Hz, ricarica rapida da 45W e ricarica wireless inversa. Sembrerebbe, grazie alla dicitura Series, sembrerebbe che One Plus presenterà più di un dispositivo alla fine del mese. C’è anche la conferma del 5G.

Per quanto riguarda la collaborazione con Hasselblad i dettagli sono molto promettenti. Le società hanno concordato un accordo triennale.

La serie 9 utilizzerà anche un nuovo sensore Sony IMX789 e offrirà l’acquisizione di immagini RAW a 12 bit. Una bella aggiunta per la post-elaborazione delle foto.

Fonte: The Verge.

WANDAVISION – vi spieghiamo le due scene post credit e i riferimenti

Ieri tra lacrime e stupore è arrivato il finale di stagione di WandaVision, serie Marvel che merita davvero una nota di merito per come è stata ideata e messa in pratica. In questo episodio a differenza dei precedenti ci sono non una, ma ben due scene post credit ricche di spunti per il futuro dell’MCU.

ATTENZIONE ! SE ANCORA NON HAI VISTO L’EPISODIO 9 DI WANDAVISION TI SCONSIGLIO ALTAMENTE DI CONTINUARE LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO PIENO DI SPOILER

Se invece non ti ricordi cos’è successo nell’ultimo episodio puoi rinfrescarti la memoria qui sotto.

PRIMA SCENA POST CREDIT

La prima delle due scene post credit si svolge a Westview, precisamente in quello che dovrebbe essere il centro, devastato dalla lotta a suon di magia mistica tra Wanda e Agatha. Hayward è stato arrestato (finalmente) mentre Monica e Jimmy Woo (qualcuno per favore riconosca la genialità di questo personaggio, lo amo) hanno un breve scambio di battute che puzza di futuro, facendo riferimento al ruolo che acquisirà Monica nell’MCU. Ma tranquilli il continuo della scena spiega tutto.

Monica viene portata nel cinema di Westview con la scusa di una riunione da un’agente che, con parecchio stupore, si rivela uno Skrull. Lo Skrull le dice che un vecchio amico della madre vuole parlarle e ha bisogno di vederla su (indica in alto quindi si riferisce allo spazio?).

Ora dobbiamo capire, anche se non dice il suo nome, se sta parlando di Nick Fury o di Captain Marvel.

Ma prendiamoci un attimo per capire molto velocemente cosa è successo a Monica: Andando avanti e indietro nell’anomalia di Wanda, Monica ha ricevuto abilità sovrumane. Nei fumetti  è conosciuta coma la seconda Captain Marvel che negli anni ha avuto diversi nomi: Photon, Pulsar e Spectrum.

Comunque questa scena post credit accenna forse a Secret Invasion; quindi vedremo Monica collaborare con  Nick Fury e un gruppo di Skrull? La serie vedrà dei ruoli in maniera diversa nell’MCU visto che gli Skrull sono buoni, a differenza dei fumetti dove sono cattivi.

Ma non finisce qui, la scena accenna forse anche a Captain Marvel 2? Monica durante i fatti di Westview ha ottenuto i suoi poteri, e poi cosa ne farà? Non lo sappiamo in realtà ma possiamo ipotizzare che andrà a risolvere dei problemi passati con Carol Denvers (Captain Marvel), magari con delle botte galattiche? Ma comunque Monica in cuor suo sa che Carol è l’unica che può aiutarla a gestire i suoi nuovi poteri.

SECONDA SCENA POST CREDIT: WANDA EREMITA

In questa scena vediamo Wanda seduta sui gradini di una capanna in mezzo al nulla tra le montagne. Ovviamente dopo quello che le è accaduto si è ritirata come gli antichi monaci per meditare ed imparare ad usare la sua magia. La telecamera si sposta da Wanda alla camera da letto dove, BOOM! Vediamo la proiezione astrale di Wanda che studia il Darkhold. Mentre sfoglia il libro si sentono le voci dei figli che chiedono aiuto in sottofondo.

Non ve lo devo neanche dire, poteri magici? Proiezione astrale? 2+2 = Doctor Strange in the Multiverse of Madness. La connessione è più che evidente, la storia di Wanda verrà approfondita nel secondo capitolo dedicato al nostro caro Steven Strange, pardon, Dottor Steven Strange.

Bene qui ci sono due cose da notare: la prima è che The Darkhold ha fatto ufficialmente i suo debutto nel Marvel Cinematic Universe. Il leggendario tomo stile Libro di Cagliostro. In realtà il libro era già apparto in Agent of SHIELD ma qui ha uno scopo diverso. 

Il libro è stato creato da un dio antico di nome Chton e apre un angolo nuovo dell’MCU a tema mistico.

La seconda cosa da notare è legata al nostro chirurgo di fama mondiale ma anche stregone supremo. Come ha fatto Wanda ad entrare nel piano astrale? E se Wanda è riuscita a fare tutto questo vuol dire che ha delle abilità pari o superiori allo stregone supremo?

In effetti ci sono prove le quali suggeriscono che la figura dello stregone supremo non abbia alcuna possibilità contro Scarlet Witch.

Come spiega Agatha, il Darkhold non solo dice che Scarlet Witch divorerà il mondo con la sua Magia del Caos ma dice anche: “la persona che ricopre quel ruolo è più potente dello stregone supremo”.

Analizzando i fatti e vedendo ogni singola abilità di ogni singolo eroe, dopo gli eventi di Westview possiamo affermare che Wanda è il personaggio più forte dell’MCU.

WANDAVISION – finale di stagione tra le lacrime [SPOILER]

Ebbene si siamo arrivati alla fine, episodio 9 di Wandavision, il finale di stagione.

Se ancora non hai visto l’episodio ti sconsiglio altamente di leggere questo articolo, è pieno di SPOILER.

E se sei rimasto indietro puoi legger cos’è successo nell’episodio 8 qui sotto, con tutte le spiegazioni.

LO SCONTRO

L’episodio inizia riprendendo la scena troncata dall’episodio 8, Agatha che dice a Wanda: “Tu sei Scarlet Witch”. Ma come la maggior parte dei cattivi, e per me questa cosa deve veramente finire, Agatha è una chiaccherona che non sfrutta i momenti giusti, infatti lascia scoprire a Wanda un piccolo grande segreto, ovvero che: lei è la strega più potente del mondo. Ah piccolo dettaglio, una delle abilità di Agatha è portare via i poteri alle streghe che non se li meritano. Da qui parte un bello scontro a suon di incantesimi e fasci di energia viola, rossi e macchine scaraventate in aria.

IL VERO VISIONE?

Nel frattempo compare White Vision che, prima tenta di schiacciare la testa di Wanda come un barattolo e poi prende una bella botta dal nostro Visione (quello rosso per intendersi) andando K.O. ma non per molto. Infatti dopo poco inizia un violento combattimento anche questo a suon di fasci di luce, cazzottoni e svanimenti fino a che, ritrovatisi in una biblioteca i due Visione, essendo uomini (se così si possono dire) di intelletto si mettono a parlare del perché sta succedendo tutto questo, sulla vera comprensione dell’io e su cosa sta accadendo ad entrambi. Visione (quello vero) spiega a White Vision che lui è un’arma controllata e non avrà mai libero arbitrio, ma in qualche modo, essendo un corpo fatto di carbonio i ricordi del vero Visione sono ancora dentro di lui sotto forma di dati, solo che non può accedervi. Con un tocco magico Visione (rosso) ridona la memoria a White Vision che rimane visibilmente turbato e prima di volare via pronuncia. “Io sono Visione”. Da qui White Vision sparisce e non ricompare più, non abbiamo più sue notizie ma cercherò di capire dove possa essere finito.

STREGHE E RUNE

Ma tornando a Wanda e Agatha, le due streghe stanno ancora combattendo nei cieli di West View per la resa dei conti. Dopo che Wanda ha portato Agatha in una visione del suo passato a Salem per cercare di neutralizzarla, Agatha riesce a liberarsi e sembra che, una volta uscite da questa specie di visione e dopo aver lottato, Agatha abbia risucchiato completamente i poteri di Wanda. MA POI COLPO DI SCENA, Wanda è riuscita a creare delle rune tutto intorno così che Agatha non possa più fare incantesimi; “in un dato spazio, solo la strega che li lancia può usare la sua magia. Grazie per la lezione” dice Wanda. 

E da qui solo stupore per la scena che si presenta: Wanda libera tutto il suo potere, le spuntano le corna rosse sulla fronte, si veste magicamente di un costume veramente WOW e si rivela in tutta la sua magnificenza Scarlet Witch a pieni poteri, che priva Agatha della magia e la confina a Westview.

Nel frattempo Hayward viene fermato da Monica Rambeau che mette in mostra i suoi neonati poteri da Atom rimanendo illesa da una scarica di pallottole.

FINALE DI WANDAVISION

In vero stile altruistico, come lo è sempre stato, Visione dice a Wanda che è ora. Wanda porta a letto i bambini in una scena veramente toccante dicendogli: “ vi ringrazio per avermi scelto come vostra madre”. Dopo di che scende al piano terra della casa per salutare Visione.

In una delle scene più emozionanti di tutto l’MCU, finalmente scopriamo cos’è realmente Visione: Wanda gli dice che è il pezzo della gemma della mente che vive in lei, è un corpo di fili e sangue e ossa che lei ha creato, è la sua tristezza, la sua speranza ma soprattuto è il suo amore (e qui ero veramente sull’orlo di un pianto senza fine). Visione replica con una delle frasi più belle dette nell’MCU che rimanda ad una citazione di Bruce Banner in Infinity War:


Sono stato una voce senza corpo, un corpo ma non umano e ora un ricordo, diventato realtà. Chissà cos’altro potrò essere. Ci siamo già detti addio, quindi a rigor di logica… arrivederci amore


Dopo di che tutto inizia a sgretolarsi con il dissolversi della maledizione di Westview.

POST CREDIT

Nella prima scena post credit, Wanda viene convocata nel cinema di Westview da un agente della DOD per una riunione, rivelandosi poi uno Skrull. È stata mandata da una vecchia amica della madre indicando il cielo. Che sia l’incipit per l’apparizione di Monica in Captain Marvel 2 e in Secret Invasion?

Nella seconda scena post credit invece vediamo Wanda eremita in una casa in montagna mentre sorseggia una bevanda calda. Mentre lo fa, la telecamera entra in casa e si dirige in camera da letto e BOOOM, vediamo Wanda versione Scarlet Witch studiare un libro di incantesimi nel piano astrale (connessione con Doctor Strange) con le voci dei suoi figli in sottofondo.

CI PIACE O NO?

Che dire, come in tutte le cose ci sono degli alti e bassi, come prima serie direi che la Marvel ha fatto un gran bel lavoro con un finale di stagione veramente bello e strappalacrime che piace e mette d’accordo tutti. Tirando le somme è un’ottima serie che riesce a portarci dentro ai personaggi emozionandoci e facendoci porre tante ma tante domande su cosa sarà il futuro dell’MCU. Ma purtroppo questo finale non ha risposto a tutte le domande che abbiamo, ci ha lasciato con parecchi interrogativi e ha scardinato parecchie teorie veramente spettacolari delle ultime settimane come:

Esiste o no il multiverso? L’attore di Pietro Maximoff è stato preso a caso? Oppure: che fine ha fatto White Vision? Monica Rambeau diventerà una supereroina? E ancora: c’entra qualcosa Doctor. Strange?

Detto questo dobbiamo comunque considerare Wandavision, si la storia del lutto di Wanda, ma anche una sorta di prologo, se così possiamo dire, agli eventi di Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Se si riesce a vedere la serie in quest’ottica come incipit alla nuova fase Marvel è strabiliante e non ci sono limiti all’immaginazione di cosa possa accadere nei prossimi titoli

Questa è la storia di Wanda, del suo dolore, della sua incomprensione per i suoi poteri e della sua rinascita come Scarlet Witch; è una serie che umanizza il personaggio di Wanda a tal punto di riuscire a provare il suo dolore e le sue emozioni, soprattuto nella scena finale quando Visione svanisce si prova un senso di vuoto e paura del futuro ignoto inimmaginabile. Quindi se riuscite a guardare il finale di stagione in quest’ottica vi posso assicurare che rimarrete più che soddisfatti. Oltre a versare qualche lacrima, ma ben spesa tranquilli.

SPACE JAM 2 – Lebron James impazzisce dopo il primo sguardo al film

Dopo 25 anni dal primo Space Jam finalmente abbiamo un primo sguardo sul secondo capitolo di Warner Bros: Space Jam 2 a New Legacy che uscirà nelle sale e su HBO Max il 16 luglio. Lebron James è pronto a farsi carico della grossa eredità lasciatagli da Michael Jordan (protagonista nel primo film) dicendo:

“È qualcosa che Mike ha creato ed è suo, l’ho tenuto con molta responsabilità” Riferendosi al ruolo che dovrà interpretare nel film.

Lebron è letteralmente impazzito al primo sguardo del film, rimanendo esterrefatto e incredulo anche durante le riprese, dichiarando cose come: “mamma sto davvero girando Space Jam” ricordando la prima volta che ha indossato la nuova divisa della Tune Squad.

Il nuovo team è proprio: Anthony Davis e Lakers spostatevi proprio perché i compagni di Lebron saranno tutti i Looney Tunes. Ryan Coogler è rimasto entusiasta: “Quando guardiamo le parti del film con i brani, ti viene un sorriso  perché, se sei della nostra generazione, ti mancano quei momenti”. Mentre Malcom D. Lee, il regista, rendendosi conto della responsabilità nel portare avanti la tradizione del primo film ha detto: “Era molto importante per me essere tradizionale riguardo ai tratti dei Looney Tunes”

UNO SGUARDO ALLA TRAMA

Lebron e il figlio Dome (Cedric Joe) vengono trascinati in “Serververse”, una realtà virtuale della Warner 3000  di Al G (Don Cheadle). Il veterano dell’MCU (è stato War Machine). Non considera il suo personaggio un cattivo ma piuttosto un’intelligenza artificiale con un chip sulla spalla.

Con l’aiuto di Bugs Bunny, LeBron dovrà salvare suo figlio, e per tornare a casa, lui e i Looney Tunes dovranno svelare il misterioso piano di Al-G e vincere un’epica partita di basket contro le versioni super digitalizzate della NBA e le più grandi star della WNBA.

Noi non vediamo l’ora di vederlo, speriamo che il film sarà all’altezza del primo Space Jam e Lebron all’altezza di Michael Jordan; ma se l’interpretazione di Lebron nel film sarà anche minimamente paragonabile alla sua carriera cestistica allora non ci dobbiamo affatto preoccupare.

IL DIVIN CODINO – trailer del film Netflix

È uscito finalmente il trailer del film Netflix: Il Divin Codino, film che racconta la vita di Roberto Baggio, icona del calcio italiano. Il film uscirà sulla piattaforma Netflix il 26 maggio. Guarda il trailer.

Ne abbiamo parlato anche qua:

Lisa The Painful: I’egoistico viaggio di un padre

Se devo pensare ad un videogioco post-apocalittico, mi vengono in mente titoli come Fallout , Metro o Mad Max , in cui vieni teletrasportato all’interno di un mondo spietato, in totale rovina e privo di ormai qualsivoglia legge sia morale che giuridica, devastato da una minaccia globale come un virus mutagene o una guerra nucleare. Ecco prendete tutto ciò e cercate di accantonarlo in un angolo della vostra testa. Lisa: The Painful vi accompagnerà in un’avventura post-apocalittica fuori dai soliti schemi, ormai del tutto ridondanti e riscontrabili nei titoli sopracitati. In questo universo non combatterete per salvare il genere umano o per cercare di migliorare la situazione del pianeta, bensì combatterete per un puro egoistico desiderio scaturito, dopo uno strano flash, dalla totale scomparsa del genere femminile dalla Terra. Ma partiamo con ordine:


Lisa the Painful: Un post-apocalittico fuori dai soliti schemi


Foto di PNGio.com

Lisa, il primo capitolo della trilogia, poi in seguito rinominato Lisa: The First, esce il 9 ottobre del 2012, come gioco di esplorazione, in cui vi addentrerete all’interno del caos mentale di Lisa, una ragazza vestita di bianco, portata allo stremo dalle molestie sia verbali che sessuali da parte del suo squallido padre, che per non farla avere a nessuno, la tiene rinchiusa nella sua camera. Ma Lisa stanca ormai di tutto, riesce, si, a scappare,  ma nel suo mondo fiabesco. Un’avventura, relativamente corta e con non molto contenuto che mischia la follia creatasi all’interno del subconscio dell’ormai sfregiata Lisa con ambientazioni alquanto bizzarre e del tutto stravaganti.


Lisa the First: Un’avventura all’interno del subconscio della povera Lisa


Foto di MobyGames

Circa un anno dopo, il 14 novembre del 2013, lo studio americano indie Dingaling Productions, lancia una campagna kickstarter per la creazione di Lisa: The Painful, l’ipotetico sequel di Lisa: The First promettendo un’avventura post-apocalittica piena di stramboidi, pervertiti e ignoranti, all’interno di un mondo ormai sommerso dalla depravazione, dalla violenza e dalle droghe. Il 15 dicembre del 2014 Austin Jorgensen scrittore, sceneggiatore e sviluppatore del progetto riesce attraverso l’uso dell’RPG Maker VX e i 16.000$ ottenuti dalla campagna kickstarter a pubblicare Lisa: The Painful su Steam per Microsoft Windows, MacOS e Linux. Ma realmente di cosa parla Lisa?

Provate a pensare un mondo nel quale l’intero genere femminile scompaia da un momento all’altro, un mondo quindi destinato al fallimento e alla morte. Perversione, corruzione , immoralità sono solo alcuni degli elementi che accompagnano il mondo di Lisa The Painful: Il vizio incorreggibile delle droghe si è ormai diffuso a macchia d’olio all’interno di quelle lande desolate, in particolare l’uso della “Joy”, stupefacente capace di eliminare qualsiasi sentimento ed emozione, acquistabile tramite lo smercio di riviste porno, diventate moneta di scambio, con cui l’uomo può soddisfare i suoi sporchi bisogni. Ma c’è qualcuno , all’interno di questo macabro mondo che non pensa al futuro del pianeta e non si lascia abbindolare dall’allettante sete di lussuria e depravazione: Brad. Brad in tutto questo caos intravede in lontananza la sua seconda possibilità e cercherà in tutti i modi di portarla a termine, costi quel che costi.


Un mondo ormai devastato dalla depravazione e dalla droga


Foto di LisaRPGWiki-Fandom

La storia di Lisa: The Painful inizia come una classica storia americana, in cui un Brad bambino prende coraggio e decide eroicamente di proteggere i propri amici, finendo però, per essere pestato dai bulletti del quartiere, in un mondo nel quale non sembra essersi ancora diffusa la già citata piaga. Con il volto pieno di lividi e la maglietta strappata Brad si incammina lungo il non per nulla misero quartiere, in cui noteremo come la nostra casa sia l’unica trasandata e malmessa. Entrando nell’abitazione facciamo la conoscenza del padre di Brad, seduto su una poltrona a guardare la TV , presumibilmente ubriaco , ciò intuibile dalla quantità di bottiglie di alcool vuote attorno a lui. Alla vista della malconcia maglietta, in un impeto di rabbia, l’uomo scaglia contro Brad una bottiglia di vetro colpendolo nel viso, ordinandogli di allontanarsi dalla sua vista. Salendo in quella trascurata casa, incontriamo la piccolissima sorellina di Brad, che si presume essere Lisa, adagiata all’interno di una culla. Dopo aver controllato la propria sorellina, Brad entra in camera sua per poi accasciarsi a terra con il volto bagnato dalle lacrime, ponendo così fine al flashback sul suo passato e riportandoci all’interno di quel mondo ormai del tutto devastato. Qui osserviamo un Brad ormai già maturo che, all’interno di quelle lande desolate sente un gemito in lontananza, come se qualcosa o qualcuno stesse piangendo. Incuriosito dal quel flebile lamento Brad decide di indagare e sorprendentemente trova adagiata sul terreno una bambina, ancora all’interno delle proprie fasce, tutta sola. Brad non ci pensa due volte e prende la grande decisione di accudire la piccola neonata,  proprio come farebbe un padre, proprio come suo padre non fece… Portandola nel proprio rudere condiviso con i suoi amici d’infanzia , in gran segreto, decidono di tenere la bambina al sicuro costruendo sotto il pavimento una stanza sotterranea dove far vivere e proteggere la bambina. Tra momenti di gioia e di dolore, all’interno di quella caverna, passano i giorni e gli anni, accrescendo così, nelle coscienze degli amici il peso del loro segreto: avrebbero potuto salvare l’umanità dall’estinzione con l’aiuto della ragazza. Ma sarebbe davvero andata così? Cosa avrebbero potuto fare una mandria di selvaggi e arrapati uomini, venendo a conoscenza dell’esistenza della ragazzina? Per questo Brad vuole crescere la ragazza in gran segreto e proteggerla da qualsiasi malintenzionato a costo di andare contro la sopravvivenza della specie umana. Ma il sogno di Brad, un giorno viene infranto: qualcuno è riuscito a fare irruzione all’interno della casa rapendo così la piccola. Da qui parte la storia di un padre che egoisticamente, parte alla ricerca della sua piccolina.


Un’avventura che ti immedesimerà nei panni di un padre, Brad, alla ricerca della sua piccolina


Foto di The Koalition

All’interno di Lisa: The Painful gli scenari e i paesaggi del gioco , vanno a rappresentare un ambiente che riprende le fattezze di un Mad Max, cioè un mondo desolato e quasi marziano. Anche se la maggior parte dei luoghi che visiteremo sarà caratterizzato da una forte aridità e secchezza, tipiche dei deserti e dei territori riarsi, il gioco non si tratterrà dallo stupirci con cambi di ambientazione alquanto bizzarri, con territori paludosi e floridi, ma anche con scenari quasi non terrestri, mettendo in confusione la veridicità della realtà. Questa confusione però viene del tutto eliminata grazie, al ben pensato, sviluppo del mondo in 2D che, diversamente dai classici RPG in 3D e quindi spesso dispersivi, permette al giocatore non solo di esplorare lungo l’asse x ma anche lungo l’asse delle y riuscendo a creare scenari divertenti, poco ripetitivi e men che meno confusionari.


Un mondo di gioco 2D, desolato e quasi marziano


Foto di MobyGames

L’esplorazione di gioco si basa sulle scoperte delle Hub; sezioni di mappa da cui avremo la possibilità di scegliere varie strade da intraprendere che, alla loro conclusione, ci porteranno a trovare l’oggetto chiave necessario a triggherare determinati eventi, permettendoci così di proseguire con la storia e infine di arrivare alla prossima Hub. Ma posso assicurarti che l’avventura che percorrerai non sarà così semplice come potrebbe sembrarti: quel piccolo bocconcino è un obiettivo ormai comune a molti uomini e gang del posto che farebbero di tutto per mettere le proprie mani su quella ragazzina, ma Brad a costo di salvare la sua piccolina, si scontrerà con qualsiasi persona che cercherà di ostacolarlo. Il combact-system di Lisa: The Painful è un classico RPG a turni con, però, una caratteristica abbastanza innovativa: attraverso la combinazioni dei tasti W, A, S, D potremo far effettuare a Brad, e non solo, delle determinate abilità speciali che infliggeranno molto più danno dei normali cazzotti. Ad allievare il peso del combattimento, sarà possibile “reclutare” attraverso delle quest , scambio di denaro o semplicemente attraverso il dialogo, ben 30 personaggi tutti differenti tra loro, con caratteristiche e abilità completamente diverse, che permetteranno di eliminare nei combattimenti, quel senso di ripetitività che si poteva andare a creare. Ma non pensare di sentirti al sicuro solo grazie all’uso della forza; imboscate e trappole sono all’ordine del giorno su Lisa: The Painful facendoti capire quanto crudele e ingiusto sia il mondo che ti circonda.


Attraverso la combinazioni dei tasti W, A, S, D potremo effettuare abilità speciali


Foto di maxresdefault
Foto di Cyberspace and Time

Questo mondo così avverso non si farà scrupoli a porre davanti a Brad delle ardue scelte, che il giocatore si vedrà costretto a prendere. Ed è proprio qui che entra in gioco la mente geniale di Dingaling, che ci mostrerà come le opzioni che troveremo all’interno della nostra avventura non saranno scelte “guidate” o ovvie, ma veri e propri dilemmi che metteranno il giocatore in totale difficoltà: “salvare la vita della ragazza o la vita di un tuo compagno?” , una domanda del tutto scontata e che farebbe prendere al giocatore una strada già decisa e predestinata; per questo in Lisa: The Painful le proprie scelte non andranno a influenzare gli eventi futuri, se non per qualche dialogo, ma andranno a modificare il come percorrerai gli eventi che ti si pareranno davanti. Il gioco ti farà capire quanto estremamente soffocante possa essere prendere una decisione che non avresti mai voluto prendere nella tua vita. Decisioni troppo logorroiche gravanti sulle spalle di una sola persona, il povero Brad.


Un elemento che caratterizza Lisa: The Painful sono le sue estremamente ardue scelte


Foto di Destructoid

Nell’agosto del 2015 Dingaling Productions rilascia su Steam il terzo capito della saga di Lisa: Lisa The Joyful che permetterà al giocatore di continuare la storia interrotta alla fine del precedente capitolo. Un’avventura dalla durata di circa 3/4 ore che vi permetterà di svelare alcuni misteri che circondano il mondo di Lisa.


Lisa: The Joyful è il DLC che ti permetterà di scoprire più approfonditamente i segreti di quel bizzarro mondo


Foto di JUICE

In conclusione Lisa The Painful, pur avendo i suoi limiti come un comparto visivo intrigante, però, non supportato a dovere dal motore grafico, qualche calo di FPS durante gli spostamenti dovuto soprattutto dall’illuminazione dinamica e dalla presenza di molti oggetti a schermo e la presenza di troppi mortali precipizzi, va comunque premiato per la sua storia ben curata e profondamente studiata, ma soprattutto per la sua attenzione al dettaglio che rende Lisa: The Painful un gioco degno di nota. Sicuramente degna di nota è anche la soundtrack del gioco che spicca per la sua immensa variabilità e armonia che riesce a creare a seconda delle diverse situazioni: si passa da brani chill e quasi rilassanti fino ad arrivare a brani di elettronica pompati nelle casse. Anche se con i suoi difetti Lisa:The Painful è un piccolo capolavoro con delle caratteristiche decisamente peculiari che vi confonderà con sorrisi e, perchè no, anche con qualche lacrimuccia.


Un piccolo e peculiare capolavoro, con però qualche difetto


Ma voglio lasciarvi con questo mio dubbio, impiantatosi nella mia testa alla conclusione di Lisa The Painful: la quasi ossessione di Brad nel salvare la piccola e la sua tenacia nel combattere a testa bassa chiunque incontrasse nel suo cammino, hanno creato in me molta confusione. Ma Brad era davvero così tanto egoista? Ciò che ha fatto Brad è giusto o sbagliato, e chi ha davvero il diritto di deciderlo? Nel cercare di avere la propria seconda possibilità, Brad, ha davvero superato il limite? Qualcuno riuscirebbe davvero a giustificare ciò che Brad ha fatto? Se volete provare ad avere delle risposte vi consiglio caldamente di giocare quest’avventura che parla di un padre e della sua seconda chance.

Cuffie da gaming 2021. Guida all’acquisto

Stai cercando delle cuffie da gaming? Non sai dove sbattere la testa? Tranquillo, ti aiuterò a trovare il modello adatto a te.
Partiamo subito col chiarire che esistono diversi tipi di cuffie

  • Con il cavo: esteticamente non bellissimo e spesso infastidisce il giocatore ma molto buone quando si parla di qualità dell’audio.
  • Wireless: attraenti ed accattivanti sul lato estetico ma con una generica qualità media dell’audio e il persistente problema della ricarica
  • Con il microfono: utilissime per quando si vuole comunicare con i compagni di gioco senza ausilio di hardware esterni
  • Compatibilità: dobbiamo fare molta attenzione sotto il lato output e/o cavi USB per la compatibilità con altri driver

    Fatta questa breve spiegazione possiamo passare adesso alle cuffie:
  • HyperX Cloud Stinger: di certo le migliori sotto i 50 euro.
    Peso di poco inferiore ai 300 gr.
    Audio pressoché perfetto in tutti i giochi.
    Microfono incorporato con cancellazione del rumore esterno.
    Flessibilità e comodità allo stesso tempo con la possibilità di ruotare i padiglioni di 90°.
    Driver da 50mm che può assumere una posizione parallela alle orecchie, reindirizzando il suono direttamente all’interno dell’orecchio per avere una maggior qualità per il gaming.
    Ultimo ma non per importanza, sono compatibili con diverse piattaforme (dal PC, Xbox One, PS4, Wii e dispositivi moobili.
    L’unica pecca è il poco spazio che intercorre tra i due padiglioni, rendendo scomoda la tenuta a chi ha una testa più grossa.

  • Turtle Beach Atlas One: veramente ottime e anche queste sotto i 50 euro.
    Peso superiore ai 350 gr dato anche dalla fascia superiore rinforzata in metallo.
    Ottimo rapporto qualità prezzo.
    Audio molto buono.
    Padiglioni molto grandi e comodi grazie ai cuscinetti in memory foam pensate per chi porta gli occhiali in modo da alleggerire il contatto con gli occhiali.
    Driver da 40mm.
    Microfono flip-up che attiva il muto in automatico quando lo si alza.
    Ma se odiate il caldo allora evitatele. I cuscinetti, se pur comodissimi, portano al riscaldamento dell’orecchio in primis e della testa. Ottime per l’inverno come scalda orecchie ma pessime d’estate.
    Il microfono in game non è il massimo, ma per 50 euro sono un ottimo affare.

  • Corsair VOID ELITE: prezzo sotto i 75 euro.
    Peso inferiore a 400gr.
    Possibilità di controllare le luci RGB ai lati.
    I driver degli altoparlanti da 50mm rendono il suono vivido.
    Dolby Headphone 7.1.
    Software che permette la personalizzazione delle funzionalità delle cuffie.
    La vera chicca delle Corsair VOID PRO è il microfono unidirezionale che è stato testato per assicurare una comunicazione chiara e cristallina durante il gaming.
    Il tessuto dei padiglioni ha una rete in microfibra traspirante e memory foam che permette comodità e riduce l’accumulo di calore e umidità.
    Come già affermato, il peso di poco inferiore ai 400gr le portano ad essere le più pesanti da portare ma è a mio parere l’unico difetto di queste cuffie che tutto sommato sono davvero buone.

  • Corsair Virtuoso RGB: prezzo di fascia medio/alta che non sfiora i 200 euro.
    Dolby Headphone 7.1.
    Microfono professionale rimovibile.
    Padiglioni in memory foam e una coppia di driver per altoparlanti ad alta densità da 50mm con regolazione di precisione che offre il doppio della frequenza rispetto alle cuffie da gaming tradizionali.
    Struttura molto solida e stabile in alluminio lavorato accompagnata dal software di CORSAIR iCUE per personalizzare al meglio il tuo profilo audio.
    Come le sorelle minori, le Corsair Virtuoso RGB si differenziano dalle altre per il peso assai maggiore capibile dalle aste in alluminio utilizzate per il supporto superiore. Raggiungiamo infatti il chilo di peso

  • ASTRO Gaming A40 TR: prezzo al di sopra dei 200 euro.
    Peso inferiore a 400gr.
    Audio Dolby Sourround.
    Connessione con cavo.
    Microfono di alta qualità con possibilità di rimuoverlo.
    Vestibilità e finiture di qualità per il comfort più totale.
    Troviamo assieme alle cuffie il MixAmp Pro TR che permette di controllare e personalizzare l’audio di gioco. Il mixer aiuta il gamer nel modificare al meglio le impostazioni dell’audio per una coinvolgente esperienza uditiva.
    Se dobbiamo trovare una pecca per queste cuffie allora posso dirvi che i materiali utilizzati sono esteticamente brutti da vedere. Un mix fra plastica ed alluminio che fa storcere il naso a molti per l’estetica. Nota di merito invece per l’audio che è perfetto e personalizzabile per ogni tipo di gamer.

  • ASUS ROG THETA 7.1: prezzo inferiore ai 300 euro.
    Dolby Sourround 7.1 con woofer virtuale.
    Microfono AI per la cancellazione dei rumori.
    Illuminazioni laterali RGB personalizzabili.
    Comfort sapientemente studiato e progettato per un bilanciamento fra comodità e isolamento acustico.
    Tessuto dei padiglioni in tessuto studiato per il raffreddamneto rapido e per ridurre la pressione per chi porta gli occhiali.
    Auricolari in metallo e comandi istantanei che permettono di passare dal suono sourrand a quello stereo con un semplice pulsante one-touch.
    Tutto ciò rigorosamente cablato.

Videogiochi – Uscite Marzo 2021

L’arrivo di Marzo porta con sè un mese decisamente interessante per il panorama videoludico. Come la primavera scioglie le fredde giornate invernali, così il mese di marzo comincia a scaldare le nostre piattaforme vidoludiche, con uscite da seguire con occhio attento. Ve ne segnalo 4 assolutamente da non perdere:

  • Yakuza: Like a Dragon, 2 Marzo (PS5): dopo aver conquistato il pubblico di Xbox, l’ultima aggiunta dell’enorme franchise di SEGA sbarca anche su Playstation: con un sistema di combattimento aggiornato ed una trama tutta nuova, i fan della saga non aspettano altro che mettere le mani su questa nuovo, avvincente tassello dell’enorme mosaico della saga di Yakuza.
  • Crash Bandicoot 4: It’s About Time, 12 Marzo (PS5, Xbox Series X | S, PC, Switch): questa riedizione del quarto capitolo del bandicoot più famoso del mondo promette di portare tutta la follia, il divertimento e la difficoltà del gioco anche sulle console next-gen, usufruendo quindi appieno degli hardware più potenti. Inoltre, per tutti i possessori di Switch, sarà l’occasione per provare finalmente il miglior capitolo della serie. Con l’upgrade gratuito per i possessori del gioco su old-gen, non avete proprio scuse per rituffarvi in questa n’sana avventura!
  • Monster Hunter Rise, 26 Marzo (Switch): Dopo il definitivo sdoganamento del franchise al grande pubblico grazie al capitolo World, Monster Hunter torna con un nuovo, attesissimo capitolo, stavolta però in esclusiva Nintendo Switch. Il titolo promette di riprendere tutti gli aspetti che hanno reso World così amato, portando dietro però tante sorprese. Il gioco, una delle uscite più attese dell’intero anno, promette dunque di fare la felicità di tutti i cacciatori, ansiosi di nuove battaglie.
  • The Binding of Isaac: Repentace, 31 Marzo (PC): a 3 anni dal suo annuncio, l’avventura del povero Isaac arriverà finalmente al termine con quesa enorme espansione, l’ultima per il gioco, oramai diventato un vero e proprio “cult”. Con più di 100 nuovi nemici, più di 25 nuovi boss, 2 nuovi personaggi e ben 5000 nuove stanze, non resta che aspettare trepidanti questa incredibile, nuova avventura.

Inoltre, a Marzo usciranno anche:

  • Pixel Junk Raiders, 1 Marzo (Stadia)
  • Freud’s Bones, 1 Marzo (PC)
  • Tunche, 2 Marzo (PC, Switch, Xbox One, Xbox Series X|S)
  • Harvest Moon One World, 5 Marzo (Switch)
  • Apex Legends, 9 Marzo (Switch)
  • Monster Energy Supercross 4, 11 Marzo (PC, Switch, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S)
  • Pascal’s Wager Definitive Edition, 13 Marzo (PC)
  • Kingdoms of Amalur Re-reckoning, 16 Marzo (Switch)
  • Stubbs the Zombie in Rebel without a Pulse, 16 Marzo (Switch, PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S)
  • Marvel’s Avengers, 18 Marzo (PS5, Xbox Series X|S)
  • Plants vs Zombies: la battaglia di Neighbourville, 19 Marzo (Switch)
  • Sanity of Morris, 19 Marzo (PC, PS4, Xbox One)
  • Overcoocked: All you can eat!, 23 Marzo (PC, Switch, PS4, Xbox One)
  • Tales of the Borderlands, 24 Marzo (Switch)
  • It Takes Two, 26 Marzo (PC, Switch, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S)
  • Balan Wonderworld, 26 Marzo (PC, Switch, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S)
  • Tony Hawk’s Pro Skater 1+2, 26 Marzo (Switch, PS5, Xbox Series X|S)

Control. Il caos ordinato di Remedy

A New York la pioggia batteva umida sopra le pallide luci di una città troppo rumorosa per accorgersene. La fioca luce dei lampioni riusciva a malapena ad illuminare le grigie figure che si accalcavano sui marciapiedi, ognuna persa nei propri pensieri, in una giornata così simile a quelle precedenti. Tante grigie esistenze, in qualche modo somiglianti e non dissimili, che camminavano sotto una pioggia incessante, indistinguibili ad un occhio ordinario, ma di certo fra queste non rientrava Jesse Faden. Lei aveva vissuto tutto tranne che una vita ordinaria, e proprio a questa anelava, ad una vita nascosta fra le tante, di potersi permettere il lusso di perdersi fra i propri pensieri. Ma entrando in quell’enorme palazzo grigio di freddo cemento, Jesse sapeva che in qualche modo, questo non sarebbe mai successo. Era il momento di prendere il controllo, una volta per tutte.

  • Federal Bureau of Control

La storia dell”ultima fatica di Remedy, Control, è per certi versi curiosa: generalmente apprezzato al lancio – seppur non con eccessi di entusiasmo – sembra che, come il buon vino, più passa il tempo e più questo titolo risulti apprezzato, tanto che adesso, con l’uscita dell’edizione Ultimate per le console next-gen, il titolo venga considerato un vero “must-have“. Personalmente, avevo avuto modo di giocare a Control già nel 2019, rimanendone molto colpito, ma dopo averlo recuperato grazie al PS Plus in versione Ultimate, devo dire che ne sono rimasto sinceramente entusiasta.

Il titolo, a dire la verità, nella sua struttura non propone praticamente nulla di innovativo. Si tratta di un tps-arena estremamente frenetico, dove la nostra protagonista, Jesse, dovrà farsi strada fra orde di ex-impiegati del dipartimento, oramai presi dall’Hiss (un’entità sovrannaturale maligna che ha fatto mettere in quarantena tutto il Federal Bureau of Control, o FBC), in una struttura di gioco che rimanda ai più classici metroidvania: una mappa di gioco interconnessa che si evolve con noi, disvelando nuove zone e segreti via via che potenzieremo la nostra protagonista e le sue abilità.

Fonte: Remedy Entertainment

Pad alla mano, Control risulta veramente bello da giocare dunque: gli scontri sono entusiasmanti, impongono al giocatore di essere continuamente in offensiva ed in movimento, e sopratutto di usare tutte le risorse a disposizione. Jesse, infatti, avrà dalla sua parte vari strumenti di difesa, divisi in due specifiche categorie. Da una parte Jesse avrà a disposizione l’Arma di Servizio, l’arma del Direttore, che assume varie forme per garantire una modalità di fuoco differente: dalla normale pistola fino ad un potente lanciamissili, passando da un comodo fucile a pompa ed altre. Dall’altra parte invece, Jesse potrà utilizzare dei poteri paranormali che le permetteranno di avere la meglio sulle orde di nemici, divisi in abilità offensive, difensive e di movimento.

Queste abilità, i poteri e le armi, saranno totalmente potenziabili e modificabili con specifiche mod, che ci permetteranno di modificare parzialmente il nostro stile di approccio agli scontri, prediligendo ora queste abilità, ora queste altre. Una struttura quindi molto diffusa, che risulta però dannatamente efficace, sopratutto perchè realizzata con una cura ed un’attenzione fuori dal comune, per quanto non innovativa o stupefacente.

Ma è l’unica cosa che non stupisce, in Control.

Fonte: Remedy Entertainment
  • Welcome to the Oldest House

Control fa subito capire di essere un titolo fuori schema fin dalla sua introduzione. La Oldest House – così viene chiamato il quartier generale dell’FBC – è un enorme palazzo granitico di cui nessuno si stupisce più di tanto: perchè sono abituati a vederlo? No, perchè la Oldest House si fa vedere solo a coloro che la stanno cercando, che sanno della sua esistenza. Come tutto in Control, niente è come appare ad una prima occhiata, ed il titolo ha una clamorosa capacità di farvi dubitare di ciò che state vedendo con i vostri occhi.

La storia di Jesse è scritta con una cura francamente imbarazzante. La trama presenta tanti colpi di scena, ma ciò che lascia esterrefatti è la sua complessità nascosta, che ci viene disvelata piano piano, e solamente se avremo voglia di approfondirla fino in fondo. Notevoli sono infatti i media che ci racconteranno le vicende che circondano il misterioso FBC e il suo personale: da semplici documenti a fotografie sparse, da registrazioni audio fino a vere e proprie registrazioni video. Approfondire tutto è lasciato alla voglia del giocatore di esplorare ogni angolo, di completare incarichi secondari e intere sottotrame nascoste, lasciate alla volontà del giocatore di addentrarsi nei meandri della Oldest House.

Proprio la sede dell’FBC però è ciò che mi ha lasciato a bocca aperta per tutta la durata del gioco. Poche volte ho visto un’ambientazione creata con tanta cura, capace di trasmettere così tanta atmosfera. La Oldest House, essendo il luogo di ricerca degli eventi paranormali, è un Luogo di Potere, da cui il personale del Bureau può accedere al Piano Astrale, un altro piano dell’esistenza che viene analizzato e studiato, e a cui sono collegati sia gli Oggetti del Potere, oggetti legati al Piano Astrale, che hanno quindi particolari capacità di alterazione dello spazio, del tempo e della fisica del nostro piano dell’esistenza.

Fonte: Remedy Entertainment

La Oldest House presenterà al suo interno costruzioni architettoniche impossibili, scorci incredibili uniti a normali uffici e costruzioni artificiali, il tutto immerso in una costante atmosfera di inquietudine e mistero. Esplorare questa ambientazione lascia sempre esterrefatti, sorpresi e confusi, ma Control riesce sempre a farci sentire a casa in questo costante senso di stupore, di caos calmo, di impossibili realtà. E ogni volta che penseremo di averle viste tutte… rimarremo ancora una volta esterrefatti.

Tecnicamente poi, Control è una gioia. Sulla vecchia generazione di console, Control era legato ad un hardware che ne limitava la potenza, ma sulle console di nuova generazione, tutta la sua potenza viene sprigionata – ovviamente non raggiungendo mai il livello di un PC di alto profilo – lasciando a bocca aperta. Nel 2019 infatti, Control si dimostrò subito molto più avanti rispetto al resto della concorrenza: non solo proponeva il miglior Ray Tracing sul mercato, ma è la quantità di cose che faceva dietro le quinte a lasciare esterrefatti. Prendete il sistema di distruzione degli ambienti, per esempio, grazie al quale praticamente ogni oggetto può essere fatto a pezzi, e poi pensate a quanti di quegli oggetti sono presenti in ogni scena. Ogni scontro a fuoco diventa uno spettacolo di fisica. E adesso, sulla next-gen, il titolo finalmente riesce a raggiungere un livello qualitativo che gli rende giustizia.

Fonte: Remedy Entertainment

You’re the new Director.

Control, insomma, stupisce e conquista, ammalia e lascia confusi, ma sopratutto è un videogioco, ed è dannatamente divertente da giocare. Meno “esperimento” da parte di Remedy – la quale però non rinuncia ad alcune scelte autoriali che elevano il titolo ben al di sopra della media – che però qua sono maggiormente supportate da un gameplay solido e complesso, rispetto ad altri titoli precedenti come Quantum Break.

Un plauso infine ad una sezione in particolare, che sono sicuro rimarrà nella mia testa negli anni a venire: “Labirinto del Posacenere”, chi l’ha giocato, sa di cosa parlo e chi non l’ha fatto… beh che aspettate?

La grande potenza immaginifica si unisce ad un gameplay solido e profondo, e con l’attuale presenza sia sul Playstation Plus, sia sul GamePass di Microsoft, non avete davvero più scuse. Fate il vostro ingresso nella Oldest House, e prendete il controllo.

[ MANGA ] quello che vi consiglio – DEVILMAN

Per la rubrica “Manga che vi consiglio“, oggi faremo un grande passo rivolto verso il passato, risalente a ormai 49 anni fa, stiamo parlando di Devilman!

Devilman è un manga uscito nel lontano Giappone nel 1972 scritto e disegnato dal geniale Go Nagai, pubblicato per la prima volta su Weekly Shonen Magazine e raccolto in 5 volumi. In Italia è approdato nel ’91 e col passare degli anni ci sono state molte edizioni, quella che vi consiglio (vi lascerò il link per l’acquisto a fine articolo) è quella della casa editrice J-POP, completa in 5 splendidi volumi.

“Devilman” è infatti la storia di un liceale di nome Akira, un ragazzo timido e umile, spesso e volentieri fifone, tanto da subire passivamente le prepotenze dei bulli di quartiere, facendosi addirittura difendere dall’amica Miki. La vita di Akira era semplice e tranquilla finché il suo amico Ryo Saeba gli racconta degli studi del padre, un famoso scienziato ormai deceduto, venendo a conoscenza dell’esistenza dei demoni, creature mostruose e sanguinarie, nemici naturali della razza umana e ibernati dai tempi delle grandi glaciazioni milioni di anni fa.

I demoni, “gli antichi abitanti della Terra“, si sarebbero risvegliati e pronti a scatenare l’apocalisse per riprendersi la loro vecchia casa, ormai occupata da miliardi di “parassiti”: gli umani.

Akira, dimostrando un coraggio inaspettato, sarà proprio lui ad accettare e raccogliere “l’eredità oscura” lasciata dal padre di Ryo, accoglierà un demone dentro di sé diventando un umano con il corpo di un demone, un diavolo dal cuore umano, perché è questa l’unica speranza per l’intero genere umano… diventare un Devilman!

Un manga spietato, tragico, a tratti macabro, e non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, soprattutto per il protagonista, bene e male si mescolano, i demoni rivelano la propria umanità e gli uomini si tramutano in mostri, dove non esiste più un confine tra giusto e sbagliato.

fino a qui avete pensato di non aver niente a che fare con questa storia! Ma da qui in poi, l’inferno non sarà più il mio dramma personale, ma anche il vostro! Il dramma di tutta l’umanità!

Ma ciò che ha reso Devilman un pilastro portante nel mondo dei manga sono gli ultimi tre volumi: in poco più di 500 pagine, Go Nagai riesce a farci immergere in una versione del mondo apocalittica ma realistica allo stesso tempo, un’umanità oppressa e dilaniata dalle forze del male, persone che lottano tra loro per il solo sospetto che i loro cari e amici possano essere demoni dalle sembianze umane, e il giovane Akira, ormai diventato Devilman, che combatte sia contro gli antichi proprietari della Terra, sia in una guerra mentale contro se stesso. 

Leggere Devilman è sempre un’esperienza intramontabile, i disegni di Go Nagai sono originali e hanno uno stile del tutto proprio, anche se risultano un po’ datati e risentono il peso di quasi mezzo secolo sulle spalle… ma la sua grande potenza narrativa, il suo messaggio finale ed i riferimenti ed allusioni a temi artistici e religiosi ne fanno un vero classico del fumetto di tutti i tempi, che ha influenzato moltissimi anime e manga a venire.

Un’opera con la “O” maiuscola che non può mancare nelle vostre librerie, consigliata strettamente ad un pubblico adulto e “dallo stomaco forte”, completa in 5 volumi (disponibile anche un cofanetto che racchiude tutta la serie), per concludere, vi lascio qui sotto il link per l’acquisto… buona lettura!

Chi è e come è stato creato White Vision – scena post credit ep.8

Nell’episodio 8 di Wandavision c’è una scena post credit veramente d’impatto, un enorme momento finale che si collega ad alcune enormi paure dell’MCU e ad un grande arco fumettistico.

Questo episodio introduce la vera arma senziente dello SWORD, White Vision, che è pronto sicuramente per una resa di conti con il vero visione, quello generato da Wanda. L’introduzione del nuovo villan è veramente d’impatto.

Parlando dal punto di vista burocratico dell’MCU, l’emergere di White Vision è una specifica violazione degli accordi di Sokovia, ma scopriamo chi è e quali sono le sue origini.

Il progetto di Visione allo S.W.O.R.D. è stato chiamato Cararact, la parola non implica solo “visione imperfetta” ma suggerisce anche la rimozione di una certa lucentezza bianca dagli occhi. Esattamente l’effetto inquietante che fa il sintezoide Visione quando viene ucciso da Thanos in Infinity War. 

Ma torniamo al nostro caro direttore Hayward, molto scaltro nel far credere che Wanda abbia trafugato il corpo di Visione dal quartier generale dello S.W.O.R.D. al solo fine di diffamarla e giustificare il suo progetto per bypassare gli accordi di Sokovia e ricostruire Visione come arma devastante; perchè in fondo Cararact (Visione senz’anima) ha bisogno di una ragione per vivere, quindi Hayward sfrutta come arma il dolore di Wanda.

Nel lasso di tempo tra Endgame e WandaVision lo S.W.O.R.D. ha smontato e ricostruito Visione, usando appunto il potere di Wanda come pezzo finale del loro oscuro puzzle e riportandolo in vita in una figura perversa. Ma ci sono ancora interrogativi del come Cararact sia stato ricostruito, dato che nei fumetti il progetto era ad opera di Hank Pym.

COLORAZIONE BIANCA

La versione di Visione creata da Project Cataract è imperfetta, almeno agli occhi di Wanda (e dei fan dell’MCU). È, in effetti, una tabula rasa, legata intrinsecamente all’arco dei fumetti di Vision Quest creato da John Byrne alla fine degli anni ’80. Proprio come Visione è rinato senza emozioni e senza alcun legame alla sua “anima”, la versione dello S.W.O.R.D. è chiaramente ricostruita senza nessuna delle stranezze scomode della vera Visione come la moralità, l’umanità e la volontà di auto-scoperta. È una semplice macchina, programmata dai suoi creatori per mettere in atto missioni senza nulla che rendesse Visione più umano che robot. Come dimostra la sua morte in Infinity War Il colore di Visione è legato direttamente alla sua vitalità: quando muore perde il pigmento, quasi fosse prosciugato del suo sangue. L’implicazione agghiacciante è che la nuova SWORD Vision è un abominio senza vita.

La domanda più grande che rimane per questa Visione è come sia possibile la sua esistenza: ovviamente, è stato stabilito che, mentre Vision dipendeva dalla Gemma della mente, la sua vita non era interamente legata ad essa. Shuri sarebbe stato in grado di separare la Gemma dell’Infinito da lui senza ucciderlo, presumibilmente a costo di alcuni dei suoi poteri. Affinché lo S.W.O.R.D. possa replicare completamente Visione dalle sue parti originali, avrebbero bisogno di una nuova tecnologia per collegare insieme i pezzi del sintezoide smontati in modo specifico, o presumibilmente avrebbero bisogno della Culla della rigenerazione della Dr Helen Cho da Avengers: Age Of Ultron, e una scorta di vibranio per rattopparlo. In breve, la creazione di Visione era così specifica che è difficile immaginare che siano stati in grado di rifarla perfettamente. Il bianco, poi, è anche un cenno ad un processo incompleto che si traduce in una versione diversa di Visione che ha perso parti fondamentali di se stesso.

Ma com’è possibile che lo S.W.O.R.D. abbia riattivato Visione? L’ipotesi più plausibile che ci viene in mente riporta ad una citazione di Bruce Banner sulla creazione di Visione in Avengers: Infinity War: 


La tua mente è composta da sovrapposizioni. Jarvis, Ultron, Tony, io, la pietra. Tutti loro mescolati insieme.


Il tentativo di Banner di alleviare le preoccupazioni di Visione può essere diventata l’opportunità per qualcuno come Hayward di seguire la logica di creazione e di sovrapposizione di più intelligenze artificiali per riportare in vita Visione.

Film italiani da vedere su Netflix


“Il primo Re” – 2019


Il regista Matteo Rovere, dopo aver realizzato “Veloce come il vento” (consigliatissimo film presente su Netflix), decide di portare “Il primo Re” sul grande schermo, facendo scoprire al grande pubblico l’immensa bravura attoriale di Alessandro Borghi.

La pellicola racconta la storia dei fratelli Romolo e Remo e di come arrivano a fondare Roma. Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (Romolo) hanno fatto un incredibile lavoro, non solo perché hanno recitato con maestria in latino arcaico ma anche perché, tramite il linguaggio del corpo e la loro espressività facciale, sono riusciti a non far pesare allo spettatore la presenza di una lingua orami morta.

Violenza, passione, amore, rivalità, religione e predestinazione, tutti temi che nessuna produzione italiana è mai riuscita a inserire in un film come Rovere ha fatto con “Il Primo Re”. La fotografia, curata da Daniele Ciprì, da un valore in più al film: la luce naturale del sole che filtra tra gli alberi e il fuoco come unico elemento di luce contro le tenebre rendono il film crudo e spaventosamente vero.

Da evidenziare l’emozionante discorso di Remo nella parte iniziale del film in cui spicca la bravura di Borghi e il solenne discorso finale di Romolo nella parte conclusiva della pellicola.

Questi due monologhi valgono l’intera visione del film.


“Lo chiamavano Jeeg Robot” – 2015 


Abituati ormai agli Avengers e alla Justice League non abbiamo mai pensato a come potrebbe essere un supereroe italiano, un “Capitan Italia”.

Ci ha pensato Gabriele Mainetti con “Lo chiamavano Jeeg Robot” a risolvere il problema. Il ruolo del cattivo viene interpretato da Luca Marinelli, mentre Claudio Santamaria è il “Superman romano”. Entrambi eccezionali e convincenti nel rappresentare una sceneggiatura che non si vede spesso nella produzione italiana, abituata a proporre la solita commedia commerciale invece di rischiare con prodotti innovativi e originali come questo film.

Enzo Ceccotti (Gabriele Mainetti), un delinquente romano, entra in contatto con una sostanza radioattiva che gli dona una forza sovraumana. Così accoglie i nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente ma tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio.

Diversamente dai film della Marvel in “Lo chiamavano Jeeg Robot” non esiste il “politically correct” o una eccessiva censura; si vede finalmente il sangue e viene soprattutto mostrata la vera violenza in una immensa Roma che fa da palcoscenico alla storia del protagonista.


“Dogman” – 2018


Probabilmente uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, sicuramente del 2018; infatti è stato premiato al Festival di Cannes e ha vinto anche 7 Nastri d’Argento, 9 David di Donatello e 3 European Film Awards.

Il regista Matteo Garrone si è ispirato ad uno dei casi di cronaca più cruenti del nostro passato recente, la vicenda del Canaro della Magliana. I due protagonisti, Marcello Fonte e Edoardo Pesce, sono formidabili nel loro ruolo e riescono a dare al film un valore aggiunto non da poco.

Viene rappresentata un’Italia diventata terra di nessuno in cui vale solo la legge cane mangia cane. Garrone mostra la crudeltà e la sofferenza nella loro forma più pura, anche la spettacolare fotografia di Nicolaj Bruel evidenzia l’angoscia e il declino di un territorio quasi abbandonato.

Marcello (Marcello Fonte) gestisce un salone di toelettatura per cani; durante le sue giornate deve destreggiarsi tra il lavoro, la figlia Sofia e soprattutto fare i conti con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile da poco uscito di prigione e temuto da tutto il quartiere per i suoi atteggiamenti violenti.
Vittima di bullismo e soprusi, stanco di una vita di umiliazioni, Marcello decide di seguire Simoncino e di diventare il suo aiutante in una serie di rapine, finendo col tradire non solo se stesso ma anche i suoi compaesani. Il senso di colpa lo porterà ad autoaccusarsi, scontando così un anno di carcere, lontano dalla figlia. Quando ritorna decide di non farsi più mettere i piedi in testa e inizia a pensare a come vendicarsi.

Una storia che colpisce, che fa riflettere, che mostra una realtà a volte troppo sottovalutata e ignorata.

WANDAVISION – spiegazione episodio 8 [SPOILER]

Diciamocelo, più che Marvel la prima parte dell’episodio 8 di Wandavision sembra una fusione tra a Christmas Carol e Harry Potter e Harkness sembra davvero il fantasma del natale passato. Non mi fraintendete eh, è molto interessante ripercorrere il passato di Wanda anche perché si scopre finalmente l’origine dei suoi poteri e come sono morti i suoi genitori.

Il viaggio nel passato ripercorre diversi momenti dove si vede fin da subito la passione di Wanda per le Sitcom, il che si ricollega a tutti i cambi di scenario a Westview. Il viaggio nei ricordi è ad opera di Agatha così che possa scoprire come Wanda ha dato vita all’illusione di West View. 

Piccolo off topic, in questo episodio si scopre che Agatha è un’antica entità strega senza età che era viva quando Atlantide cadde. Ma nell’MCU la fanno risalire ai processi alle streghe di Salem del 1693 dove apparentemente era un metro canaglia di una congrega di streghe.

LA PASSEGGIATA NEI RICORDI

Come primo momento della passeggiata nei ricordi siamo in Sokovia quando i genitori di Wanda muoiono a seguito di un bombardamento con bombe Stark. Wanda e Pietro rimango intrappolati sotto le macerie e davanti a loro si pianta una bomba Stark che non esplode. Perché non è esplosa? Per Agatha Wanda ha tessuto un esagono di probabilità su di essa, interrompendo i meccanismi. Questi esagoni sono le prime manifestazioni dei poteri mistici di Scarlet Witch.

Il secondo momento vede Wanda e Pietro che si sono uniti all’Hydra, questa fase è molto interessante perché si scoprono finalmente le vere origini di Scarlet Witch. Infatti Wanda, nei laboratori dell’Hydra, ha un primo contatto con la gemma della mente la quale reagisce alla presenza di Wanda. All’interno intravede una figura misteriosa vestita con quello che sembra il costumei dei fumetti di Scarlet Witch; potrebbe essere la madre?. Ma la gemma della mente funge su Wanda come amplificatore dei poteri, la quale diventa più potente. Cioè vuol dire che i poteri di Wanda sono genetici quindi li possedeva già; prima si pensava che fosse una giovane strega il cui potere sarebbe diminuito con il passare degli anni.

Il terzo momento vede rapidamente Wanda al quartier generale degli Avengers, poco dopo i fatti di Sokovia, che parla con Visione. Wanda era in lutto per il fratello e Visione la confortò

Infine nel quarto e ultimo momento Agatha Harkness capisce finalmente perché Wanda è così potente. Wanda brandisce la magia del caos, una forza che si credeva fosse solo mitica, associata solo agli antichi dei (nei fumetti). Ma il quarto momento è la parte più interessante dell’episodio per due cose:

  1. Si scopre che Wanda non ha realmente fatto irruzione allo S.W.O.R.D. rubando il corpo di Visione, ma c’è una verità diversa coperta da Hayward. Infatti il direttore dello S.W.O.R.D. ha inizialmente esposto Wanda alla vista scioccante dei suoi ingegneri che smantellavano Visione. Le ha quindi poi suggerito di riportarlo in vita, ma Wanda ha rifiutato senza fare furti o resurrezioni. Quindi la domanda sorge spontanea, anzi più di una: che intenzioni ha lo S.W.O.R.D.? e com’è possibile che Visione  sia vivo all’interno dell’anomalia di West View? La risposta alla prima domanda non ce riusciamo ancora a darla, ma la risposta alla seconda la troviamo direttamente nell’episodio. Visione sembra che sia tornato in vita grazie a Wanda che, attraverso i suoi poteri, sfruttando tutta la sofferenza lo ricrea da 0.
  2. Agatha pronuncia per la prima volta nell’MCU il vero nome di Wanda: Scarlet Witch. Infatti sulla questione si è espresso Kevin Feige nel 2019 dicendo che lo show avrebbe:

“rivelato un nome che non sono nemmeno sicuro di aver ancora detto nell’MCU, ma abbiamo assolutamente un grosso problema nello show: Wanda è in realtà la Scarlet Witch. Cosa significa che lei è la Scarlet Witch? Ed è ciò in cui giochiamo in questo spettacolo, in modi che sono del tutto divertenti, del tutto divertenti, un po ‘spaventosi, e avranno ripercussioni per l’intera futura Fase 4 dell’MCU.”

POST CREDIT

Ma le sorprese dell’episodio non finiscono qua, infatti nella scena post credit si scopre che Visione è un costrutto magico, un essere creato dalla magia del caos di Wanda, senza fisicità; questa è la spiegazione del perché non può lasciare la bolla di West View. Intanto S.W.O.R.D. ha riparato il vero corpo di Visione ridandogli vita sfruttando il potere di Wanda. Ma non è il solito Visione, è una versione White come riferimento all’arco di fumetti di Byrne del 1989, Vision Guest, in cui Visione è stato smontato e restaurato. Il risultato è un sintezoide incolore e privo di emozioni che considerava la vita umana irrilevante.

Possiamo dire che questo episodio ha degli alti e bassi ma quello che ci chiediamo è: cosa succederà nell’ultimo episodio della stagione? 

Una teoria ce la da il nostro capo redazione, secondo lui il sintezoide privo di emozioni una volta entrato nella bolla si fonderà con il costrutto immaginario di Visione portandolo finalmente ad avere di nuovo un corpo.

E voi cosa ne pensate?

5 Anime da non perdere su Netflix

Ecco a voi 5 tra i migliori anime, che ci sentiamo di consigliarvi, presenti sulla piattaforma Netflix.

KISEIJU

In una normalissima notte in Giappone, iniziò a nevicare, ma non era neve… se prestate attenzione, vi accorgerete che quelli non sono dei normali dei fiocchi di neve. Sono parassiti alieni, simbionti, che hanno un precisa intenzione: sostituire l’uomo come specie dominante del pianeta Terra!

Shinichi, il nostro protagonista, è un ragazzo come tutti, tranquillo e anche un po’ imbranato. Ma durante quella notte di “neve” la sua vita cambiò. Un parasita alieno entra nel corpo di Shinichi, e si impossessa della sua mano destra. Nel frattempo altri esseri umani vengono posseduti dai parassiti alieni, diventando sanguinari assassini che non risparmiano nessuno, donne, uomini, bambini, intere famiglie vengono massacrate in orribili modi e nessuno riesce a capire il motivo di questi omicidi così brutali.

Shinichi, riuscito a bloccare il simbionte senziente nella sua mano destra, inizierà una lotta sanguinaria contro gli invasori, aiutato dal “suo nuovo amico” parassita che cercherà di proteggere a tutti i costi il corpo in cui alloggia.

DEVILMAN CRYBABY

Devilman Crybaby è un adattamento del manga di Go Nagai, una serie originale Netflix e diretta da Maasaki Yuasa, una rivisitazione di tutto rispetto dell’opera cartacea, uscita quasi mezzo secolo fa, mantenendo i messaggi e i temi chiave.

La storia ha come protagonista Akira Fudō, il quale viene informato dal suo migliore amico, Ryo Asuka, che i demoni esistono realmente e si sono risvegliati per riprendersi il mondo dagli umani. Per combattere tali mostruosità, Ryo riesce a far sì che Akira si unisca a un demone, Amon, dal quale erediterà anche i suoi poteri, per poter affrontare e distruggere i demoni in nome del genere umano.

Akira si trasforma così in Devilman, che possiede i poteri di un demone mantenendo l’animo umano. Una lotta continua per salvaguardare il genere umano, dove bene e male si mescolano, gli uomini mostreranno il proprio lato diabolico e i demoni il loro lato umano.

L’ATTACCO DEI GIGANTI

In un mondo dove l’uomo non è più in cima alla catena alimentare, gran parte dell’umanità è stata spazzata via e costretta a vivere racchiusa all’interno di enormi cinte murarie, L’Attacco Dei Giganti (Shingeki No Kyojin) è un anime fantasy-horror, dove il genere umano dovrà combattere per sopravvivere contro i Giganti, creature misteriose, alte anche più di 10 metri e divoratori di esseri umani.

La storia ruota intorno a Eren Jaeger e a sua sorella adottiva Mikasa Ackermann, le cui vite, tranquille e pacifiche all’interno della mura, vengono stravolte da un gigante che farà breccia nelle possenti mura difensive, distruggendo l’intera città e uccidendo sua madre.

Mosso dalla sete di vendetta Eren Jaeger, cercherà giustizia diventando un soldato del corpo di ricerca, e grazie alla sua eredità misteriosa inizierà una lotta per salvaguardare il destino dell’umanità.

MY HERO ACADEMIA

My Hero Academia è un anime tratto dall’omonimo manga di Kōhei Horikoshi, la storia ruota intorno a Izuku Midoriya, un semplice ragazzo da sempre appassionato di supereroi dove abita in un mondo molto simile al nostro ma con un semplice particolare: l’80% della popolazione mondiale è dotata di un potere, chiamato Quirk.

Izuku fa parte del restante 20% della popolazione, ovvero è un senza Quirk, ma la sua sfegatata passione per gli Heroes e il suo desiderio di diventare un eroe lo farà avvicinare ad All Might, il più potente Hero sulla faccia della terra e rinominato “il simbolo della pace“, il quale donerà al nostro protagonista un incredibile potere…

MADE IN ABYSS

Non lasciatevi intimorire dall’aspetto infantile e impacciato dei personaggi di Made In Abyss, quest’anime tratto dal manga di Akihito Tsukushi, racconta un’avventura ricca di azione e non risulta mai banale.

Siamo nella città di Ōsu, che si erge intorno ad un enorme buco nel terreno, chiamato Abisso, questa immensa voragine è l’unica parte del mondo non ancora esplorata dall’uomo, la quale racchiude manufatti magici, che vengono rivenduti in superficie, e resti di una civiltà passata.

In questa città, precisamente nell’orfanotrofio Belchero, conosciamo Riko, una bambina aspirante esploratrice dell’Abisso. Durante una delle sue quotidiane esplorazioni nel primo strato, Riko si imbatte in un robot senziente, di nome Reg. Col passare dei giorni emerge dalla voragine un palloncino, contente un messaggio: “ti aspetto in fondo all’abisso“, Riko fortemente convinta che il messaggio è da parte di sua madre, ormai in esplorazione da molti anni, decide insieme a Reg, di partire all’avventura, affrontando ostacoli, nemici e sfidando “la Maledizione dell’Abisso“.

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