SHE-HULK: prima stagione, la serie Marvel [Recensione]

Recensione She Hulk St

Recensione della prima stagione della nuova serie Marvel su Disney+ “She-Hulk”, con protagonista la cugina di Bruce Banner

È uscita la nona ed ultima puntata della nuova serie Marvel su Disney+ “She-Hulk”. Posso dire: finalmente!

Per me la peggior serie Marvel uscita fino ad adesso. Perché se la serie esordisce con una puntata tutto sommato interessante, nonostante il problema si risolva in una scena non mostrata, le successive sono un disastro su molti punti di vista. Il legal comedy che volevano presentare non ha personaggi secondari sviluppati, i casi delle singole puntate non sono interessanti, non ho mai riso a una singola battuta e non ho trovato nemmeno delle scene che mi fomentassero.

Ma soprattutto il problema di questa serie è il personaggio di She-Hulk. Troppo infallibile, con la vita troppo semplice, senza ostacoli nel suo cammino, e quando li incontra li supera senza troppi problemi. Non ha desideri, non ha bisogni, non si capisce insomma il punto di arrivo del suo cammino come supereroe. Deve convivere con la doppia forma? Deve decidere se essere She-Hulk o Jannifer? Deve accettare di essere una Hulk? Nell’ottava puntata, a mio avviso la migliore, si prova a mostrare il suo lato peggiore al mondo, ma con scarso successo, dato che non viene minimamente sviluppato nell’ultima. Era difficile mostrare un personaggio più fallibile? Anche perché a un supereroe perfetto non ci si affeziona nemmeno.

E so che magari molti mi diranno che è Jannifer quella con i problemi. Ma dai, è della combo che ci si affeziona, non di un solo alter ego. Le prime otto puntate preparano un finale da cui non sai cosa aspettarti. Tanti personaggi introdotti, pochi indizi chiari che presagiscono una conclusione poco efficacie. Non preparano infatti a un gran finale o lo scontro col cattivo, anche perché non si capisce chi è il villain. E poi il finale.

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La nona puntata alcuni l’avranno adorata, ma io l’ho odiata. Veramente una presa in giro, mi ha fatto pensare di aver sprecato il mio tempo. Forse a qualcuno sarà piaciuto vedersi qualche puntata così, per intrattenersi ma mi spiace io in una serie Marvel cerco qualcos’altro. È difficile chiedere una serie con una scrittura decente, un minimo appassionante, intrigante, coinvolgente? No, la supercazzolata finale. Cioè perché? Io lo sfondamento della quarta parete l’ho solo odiato, in tutta la serie. Fuori luogo, perculatorio, non divertente. Quando dice “preparatevi all’episodio filler”, come se gli altri non lo fossero stati!

 Peccato perché la serie aveva avuto ogni tanto, per caso, qualche spunto decente, come la questione della “Hulk donna” o la seduta psicologica di Abominio, oppure molte cose dell’ottava puntata. E anche Tatiana Maslavy non è stata malvagia come attrice, però il resto mi crolla tutto. Nemmeno avesse scene d’azione spettacolari o effetti speciali mozzafiato.

Quantomeno serie come Miss Marvel erano riuscite a creare un contesto intorno al protagonista interessante, figo, con personaggi sviluppati e trovate registiche notevoli. She-Hulk si limita ad accennare a personaggi spesso stereotipati e senza caratterizzazioni da invogliare lo spettatore a volerne sapere di più. E non riesco nemmeno a dire di voler vedere ancora questa She-Hulk. Perché dovrebbe interessarmene? La serie ha raccontato solo trame verticali e un’accennata trama orizzontale ogni tanto per sbaglio.

Se devo infatti provare a raccontare cosa raccontano queste nove puntate non saprei nemmeno andare avanti al “le origini di She-Hulk, la quale diventa avvocatessa e risolve casi”. Cosa racconta dunque questa serie? Quale è il messaggio? Perché dovrei vederla? E so che molti mi diranno che si tratta di una serie Marvel, ma io sono convinto che i supereroi abbiano ancora da dire qualcosa, siano ancora in grado di veicolare messaggi. E nel caso di She-Hulk non ci sono riusciti

In conclusione, la serie delude in tutti gli aspetti, non riesce a portare a casa la sufficienza, introducendo un protagonista troppo infallibile e dei personaggi secondari vuoti. Non riesce ad intrattenere nemmeno nei casi giudiziari su cui la serie dovrebbe reggersi. Per non parlare della comicità che non funziona nella maggior parte dei frangenti. Insomma, fa acqua da tutte le parti. Sconsigliata all’utente medio non interessato a recuperarsi l’MCU nel suo complesso.

Qui il sito ufficiale della Marvel per informazioni più ufficiose.

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I 10 Migliori Giochi Disegnati a Mano [Metacritic]

I Giochi con le Migliori Valutazioni su Steam

Ecco quali sono, secondo Metacritic, i 10 migliori video giochi disegnati a mano, da “Cuphead” a “Hollow Knight”, ad altri ancora!

Dopo oltre un decennio, l’iconica serie d’avventura Monkey Island è finalmente tornata con un sesto capitolo, intitolato Return to Monkey Island, la cui uscita è avvenuta il 19 Settembre. Questo nuovo capitolo, che si svolge subito dopo Monkey Island 2, ma riconosce anche gli eventi degli altri sequel, si avvale di uno stile artistico unico, disegnato a mano, che infonde nuova vita a questa serie di lunga data.

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Invece di cercare di rendere i loro giochi il più fotorealistici possibile, alcuni titoli moderni hanno creato mondi vibranti, immersivi e colorati utilizzando stili artistici che sono o sembrano disegnati a mano. Secondo Metacritic, i seguenti giochi in particolare ne sono un esempio eccellente.

10. Machinarium (2009) – 88

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Sviluppato dallo studio indie ceco Amanita Design, che ha creato altri titoli apprezzati come Happy Game e la serie Samorost, Machinarium è un’avventura punta e clicca del 2009, originariamente pubblicata come gioco Flash.

Ambientato in un mondo steampunk post-apocalittico popolato solo da robot, il gioco segue uno di questi robot, Josef, mentre cerca di salvare la sua ragazza, Berta, e di fermare la Confraternita del Cappuccio Nero.

Ad eccezione di alcuni tutorial all’inizio, l’intero gioco è raccontato da immagini piuttosto che da parole, scritte o parlate. Mentre Josef risolve enigmi e aiuta gli altri robot nella città che dà il titolo al gioco, vi immergerete in un mondo splendidamente dettagliato.

9. Ender Lilies: Quietus of the Knights (2021) – 88

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Tra i migliori Metroidvania a sfondo horror c’è il gioco dark fantasy del 2021 Ender Lilies: Quietus of the Knights, che ha come protagonista una donna affetta da amnesia di nome Lily.

Dopo essersi risvegliata in un santuario in rovina, viene avvicinata dallo spirito di un cavaliere, il quale le rivela che l’intero regno di Finis è stato maledetto da una pioggia incessante che trasforma ogni essere vivente in creature note come “Impuri”.

In qualità di ultima Sacerdotessa Bianca sopravvissuta, Lily ha la capacità di purificare le creature malate e di evocare gli spiriti purificati affinché combattano per lei. Utilizzando questi poteri, Lily dovrà viaggiare attraverso la terra per scoprire la fonte della pioggia. Oltre ad un gameplay divertente e approfondito, il gioco è ricco di animazioni fluide e di immagini cupe e mozzafiato.

8. Cuphead (2017) – 88

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Basato sui cartoni animati degli anni ’30, in particolare sull’animazione “Rubber hose” e sullo stile surrealista dei Fleischer Studios, Cuphead è un run-and-gun del 2017 in cui un massimo di due persone potrà controllare Cuphead o suo fratello, Mugman, mentre superano livelli, acquisiscono abilità e combattono boss.

Dopo aver perso una scommessa con il Diavolo, i due fratelli devono raccogliere le anime di altri individui per pagare i loro debiti.

Invece di limitarsi a riprodurre l’estetica dei cartoni animati degli anni ’30, gli sviluppatori hanno cercato di ricreare appieno gli stili dell’epoca utilizzando la tradizionale animazione cel disegnata a mano e gli sfondi ad acquerello. Combinando tutto questo con la colonna sonora jazz ed il filtro delle vecchie pellicole, Cuphead sembra davvero essere stato creato durante quel periodo.

7. I Was a Teenage Exocolonist (2022) – 89

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Uscito di recente, il 25 Agosto, I Was a Teenage Exocolonist è un RPG deck building in stile visual novel che segue la storia di unə protagonista personalizzabile che acquisisce la capacità di vedere le vite passate e i possibili futuri.

Come nel caso del sim di vita rurale Stardew Valley, questo gioco solarpunk prevede che chi gioca inizi una nuova vita in una piccola comunità, ma questa nuova vita ha come sfondo la colonia sul pianeta alieno Vertumna IV.

Mentre affronta l’adolescenza, ələ protagonista svilupperà le proprie abilità, scoprirà misteri e forse troverà anche l’amore. Tutte queste scelte si traducono in varie carte che possono essere utilizzate durante le battaglie. Per dare vita a questo mondo vibrante, il gioco si avvale di splendide immagini che ricordano i libri delle favole.

6. Hollow Knight (2017) – 90

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Uno dei videogiochi più iconici e più impegnativi da battere è Hollow Knight, un gioco Souls-like in 2D del 2017, che ha come protagonista un guerriero insettoide senza nome, conosciuto come il Cavaliere.

Dopo essere arrivato nella piccola città di Dirtmouth, il Cavaliere scopre le rovine di Hollownest, un tempo un regno fiorente prima che “l’Infezione” corrompesse ogni cosa.

Per fermare questa malattia sovrannaturale, il Cavaliere dovrà trovare ed uccidere i tre Sognatori, in modo da poter aprire la porta che conduce all’origine dell’Infezione e sconfiggerla. Sia questo gioco che il suo imminente sequel, Hollow Knight: Silksong, hanno ambienti straordinariamente dettagliati e personaggi dal design incantevole.

5. Gorogoa (2017) – 91

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Uscito verso la fine del 2017, Gorogoa è un puzzle game rilassante e premiato che parla di un ragazzo che incontra una bestia divina. Analogamente a Machinarium, questa storia non viene raccontata attraverso dialoghi o parole scritte, bensì attraverso le immagini e il gameplay.

Utilizzando una griglia rettangolare divisa in quattro, potrete risolvere gli enigmi manipolando i pannelli all’interno della griglia, spostandoli, sovrapponendoli, facendo clic su alcuni elementi e ingrandendoli o rimpicciolendoli.

Dall’inizio alla fine, il gioco presenta immagini meravigliosamente dettagliate, simili a quelle di un libro di fiabe, che veicolano facilmente una narrazione che fa riflettere.

4. Broken Sword: Director’s Cut (2010) – 91

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Pubblicato originariamente nel 1996, Broken Sword: Shadow of the Templars è un premiato gioco d’avventura punta e clicca, nonché il primo titolo della serie Broken Sword.

Il gioco segue le vicende di un giovane americano di nome George Stobbart che collabora con la fotoreporter francese Nicole “Nico” Collard per risolvere una serie di omicidi legati al conflitto aperto tra l’Ordine degli Assassini ed i Templari.

Anni dopo, il gioco ha ricevuto un remake arricchito intitolato Broken Sword: Director’s Cut, che introduce una nuova campagna in cui si può controllare Nico. Entrambe le versioni presentano uno stile artistico unico, disegnato a mano, che ha contribuito a distinguere questi giochi da altri titoli punta e clicca, anche se le sezioni aggiunte nella Director’s Cut contrastano fortemente con l’arte originale.

3. Hades (2020) – 93

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Sebbene tutti i giochi dello studio indie Supergiant Games, tra cui Bastion, Transistor e Pyre, siano caratterizzati da una bellezza artistica mozzafiato, il loro ultimo titolo: il premiato Hades ne è sicuramente l’esempio migliore.

In questo dungeon crawler d’azione roguelike, il protagonista Zagreus, figlio di Ade, scopre che sua madre è in realtà Persefone e decide di combattere attraverso gli Inferi fino alla superficie per incontrarla.

Oltre ai ben disegnati ambienti di gioco ed ai mostri, che contengono tutti piccoli dettagli che li fanno risaltare, i disegni e i ritratti dei personaggi sono memorabili e suggestivi. Anche semplicemente dal design di un personaggio si può imparare molto sulla sua personalità.

2. Raiders of the North Sea (2019) – 94

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Raiders of the North Sea è un gioco worker-placement del 2019, l’adattamento digitale del premiato gioco da tavolo del 2015 che porta lo stesso nome.

In questo gioco da tavolo di strategia a turni, controllerete un clan di vichinghi che naviga verso nuove terre in modo da poter razziare quelle zone e riportare tesori al capo tribù. A vincere è poi il clan con il maggior numero di punti.

Per farlo, bisogna piazzare e rimuovere i lavoratori da un piccolo villaggio sul tabellone. Questi permetteranno di ottenere i membri dell’equipaggio e le provviste necessarie per compiere le incursioni. Oltre ad un gameplay essenziale ma coinvolgente, questa versione digitale presenta uno stile artistico semplice che conferisce al gioco un certo carattere, senza però distogliere l’attenzione dal gioco stesso.

1. Meteorfall: Journey (2018) – 95

I Migliori Giochi Disegnati a Mano Metacritic

Ispirato a Dominion e Dream Quest, Meteorfall: Journey è un gioco roguelike deck-building per dispositivi mobili, il primo della serie Meteorfall.

Nei panni di diversi e singolari eroi, dovrete viaggiare per il mondo, combattere i nemici, sconfiggere diversi boss, trovare la Nukropolis, uccidere l’Uberlich e impedire alla meteora menzionata nel titolo di distruggere il mondo.

Con sei diversi eroi tra cui scegliere, sette boss da sconfiggere, oltre 150 carte da raccogliere e molti eventi unici in cui imbattersi, Meteorfall: Journey è già di per sé un’esperienza di gioco coinvolgente. Come se non bastasse, il gioco ha anche uno stile artistico cartoonesco che contribuisce ad immergere ancora di più chi lo gioca in questo stravagante mondo fantascientifico.

Fonte

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[Recensione] Girl from the Other Side – La positività delle maledizioni – Critical Hit

Recensione Girl from the Other Side – La positivita delle maledizioni Critical Hit

In questa recensione scopriremo Girl from the Other Side, un ottimo manga e scaveremo a fondo sul concetto di positività delle maledizioni

Nate negli anni dalle menti degli scrittori, le maledizioni sono un concetto molto astratto e sono sempre state cariche di una forte percezione negativa che puntava a intimorire e spaventare il lettore non appena sentiva anche solamente nominare tale parola. D’altronde, le maledizioni sono incantesimi negativi lanciati dalle streghe, nascoste nelle loro profonde e oscure paludi, o dagli stregoni, protetti nelle loro slanciatissime torri di pietra. Ecco, questa storia parla proprio di una maledizione, una maledizione esattamente come ve la immaginate: paurosa, deformante, dolorosa, ma soprattutto contagiosa. Eppure, se volessimo provare ad oltrepassare questo gradino di preconcetti, nel tentare di osservare cosa c’è dall’altra parte, cercando di sormontare davvero tutti questi elementi ostili, riusciremmo a vedere una luce in fondo a questo tunnel fatto di terrore e pregiudizio? Una luce c’è, un barlume di speranza esiste, anche per le maledizioni. Le maledizioni, infatti, per quanta paura possano fare, non sono sempre negative, non sono sempre portatrici di sciagure e terrore, ma possono essere anche messaggere di insegnamenti. E questo, “Girl from the Other Side” ce lo dimostra. Recensione

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Recensione Girl Other Side

Oggi, in questa nuova recensione per la categoria manga, parleremo di “Girl from the Other Side”, una serie che racchiude vari generi, dal drammatico fino al mistery-fantasy, composta da 11 volumi totali editi da J-Pop e scritta e disegnata da Nagabe. Nagabe è un mangaka giovanissimo che ha iniziato il suo percorso a ben 20 anni con il suo primo volume unico “Buchou wa Onee” nel 2013. Successivamente, grazie al suo particolarissimo tratto (di cui parleremo dopo), è riuscito a farsi un nome tutto suo e ad iniziare a pubblicare, nel 2015, “Girl from the Other Side”, opera a cui avrebbe poi lavorato per ben 7 anni. Grazie al successo di “GftOS”, che solo recentemente ha terminato la sua pubblicazione, Nagabe sta ora lavorando ad un altro progetto: un OVA di “GftOS” insieme ad un suo volume spin-off versione manga. Perciò, appena finirete di leggere questa recensione, vi consiglio di dare un’occhiata a qualsiasi materiale inerente che è uscito o che deve uscire. Adesso però io direi di iniziare questa nostra piccola avventura all’interno del mondo fantasy, ma anche molto dark, di Girl from the Other Side.

Innanzitutto, entriamo più in profondità per quanto riguarda la trama di questo manga, la quale ruota intorno ai nostri due protagonisti, Shiva, una bambina umana, ed il Maestro, una creatura dell’esterno. Sin dagli albori e dalla nascita dell’uomo, due sono stati i regni che costituivano il mondo: il regno interno ed il regno esterno, la luce e l’oscurità, la speranza ed il terrore, l’umanità e la maledizione. Ciò che rimaneva di questa umanità si nascose all’interno delle mura che delimitano i confini del regno interno. Nel momento in cui la storia ha inizio, sono sempre queste mura, erette secoli prima, a permettere di mantenere la calma tra le persone, separando l’umanità da questa terrificante maledizione, che terrorizza chiunque ne senta anche solo pronunciare il nome. Una maledizione perfida e terrificante che trasforma chiunque ne entri in contatto, anche solo chi ne venga sfiorato, in un estraneo. Gli estranei sono creature antropomorfe completamente nere, che portano con sé gli effetti della maledizione e ne diffondo la circolazione: perdita del tatto, dei sentimenti e della memoria, oltre alla perdita del dolore e del sollievo della morte. All’estraneo rimane unicamente l’agonia di essere vivo.

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Recensione Girl Other Side

È questo che da secoli spaventa gli umani del regno interno, ed è da questo che si nascondono. Tuttavia, in questo mondo fatto di paura e di ansia, ci sono due eccezioni. Fuori dalle mura, nel mondo esterno, in una casetta abbandonata di un villaggio di periferia, anch’esso ormai da tempo abbandonato, vivono Shiva, una bambina ancora umana, ed il Maestro, un uomo ormai maledetto che si prende cura di lei. Pur non potendosi toccare, tra scene di vita quotidiana e tanto mistero, si crea tra i due un rapporto molto stretto e quasi parentale, che però subirà una forte batosta a causa proprio di questa dannata maledizione. Riusciranno i due a rimanere insieme fino alla fine? O la maledizione ha qualcos’altro in mente per loro?

«Questa è la favola dell’oscura creatura e della bambina, che indugiano sul calar della sera, al confine tra il giorno e la notte»

Leggendo la trama, anche se mi appariva sicuramente come una storia molto particolare, certo non innovativa o mai vista prima, ma decisamente distintiva, pensavo che sarei stato principalmente catturato dagli avvenimenti e dalle peripezie a cui i due protagonisti sarebbero andati incontro. Invece non è stato cosi, è stato qualcos’altro a farmi innamorare di questa lettura e ad appesantirmi ma anche alleggerirmi il cuore, e cioè i personaggi: non sappiamo niente di loro due, sappiamo a malapena come si chiamano, eppure, grazie allo splendido character design, sia fisico ma soprattutto psicologico, del Maestro e di Shiva, non potrete non empatizzare e affezionarvi ad entrambi e al loro rapporto. È incredibile come tu venga subito scaraventato nella loro realtà senza mezze spiegazioni, eppure fin da subito vieni rapito semplicemente dal loro essere loro stessi. Tra scene di vita confortevoli e commoventi, l’evoluzione dei due personaggi e la scoperta delle loro radici vi farà rimanere incollati alle pagine di questa opera. La storia è solo un contorno, ben strutturato, dello sviluppo e della crescita che questi due personaggi affrontano durante le loro disavventure, e, perché no, anche nelle loro quotidiane piccolezze. Ho amato alla follia il Maestro, Shiva, il loro rapporto che va creandosi ed il modo in cui si amalgamano perfettamente l’uno con l’altro: la scherzosità della bambina si fonde perfettamente alla tontaggine dell’estraneo, la testardaggine dell’umana si unisce perfettamente alla pazienza del mostro e l’assenza di emozioni del Maestro viene colmata perfettamente da quel piccolo contenitore traboccante di emozioni che è Shiva. Passeggiate spensierate, merende sotto il cielo terso e litigate molto accese renderanno caldo il vostro cuore e leggera la vostra testa, facendovi innamorare di “GftOS”: sono proprio le cose semplici che fanno risplendere di bellezza e tenerezza questo manga.

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Recensione Girl Other Side

Una delle particolarità che salta subito agli occhi appena aperto il manga è proprio il suo disegno, che si allontana parecchio dai canoni classici giapponesi e tende la mano ad uno stile molto più occidentale, accostandosi molto a stili americani o europei. È un tratto che ha reso e che rende quest’opera sicuramente unica, e che ne ha permesso l’esplosione e la rapida diffusione: una linea decisa, squadrata e molto secca, quasi appuntita, che crea atmosfere molto realistiche ma soprattutto cupe, paurose e tenebrose, bilanciate però dalla splendida emotività dei personaggi. Si delinea in maniera netta questo grande contrasto tra nero e bianco, in cui scenari come fitte foreste, completamente annegati in un mare d’inchiostro nero, si mescolano a cieli infiniti o a praterie sconfinate bianchi come il latte. Un tratto molto dettagliato, realistico e concreto si fonde alla perfezione con scene di vita quotidiana, perfette per gelarti ma anche riscaldarti il cuore. Questo dualismo è marcato in modo molto evidente all’interno del manga: il nero, l’oscurità, la paura, in opposizione al bianco, la luce, la speranza, pone davanti a noi un tema fondamentale, ossia quello del cattivo invisibile. Nelle classiche storie per bambini (e non solo), il colore nero e l’oscurità sono sempre stati assimilati al cattivo di turno, sterminatore e distruttore di luce. Tuttavia, nonostante l’oscurità sia molto presente all’interno di questa storia, ecco, di cattivi qui non ne esistono. Pur essendoci sicuramente figure negative all’interno del manga, non sono riuscito davvero ad assegnare a qualcuno il ruolo dell’antagonista in questa storia. Ognuno ha i suoi ideali non totalmente errati o immorali, e ognuno ha una ragione specifica per portare a termine i suoi piani. Nessuno è davvero “il cattivo”.

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Recensione Girl Other Side

“Girl from the Other Side” è un manga pesante ma allo stesso tempo leggero, scorrevole, con buoni colpi di scena e con una trama ben curata che mi ha personalmente stupito. Ovviamente, come precedentemente affermato, a catturarmi davvero, oltre al tratto molto particolare, sono stati i personaggi ed il loro percorso lungo il cammino incontrato, e anche solo per questo vi consiglio caldamente di recuperarvi questa serie manga. Ma torniamo all’affermazione fatta all’inizio di questa recensione e rispondiamo alla seguente domanda: una maledizione può essere davvero positiva e portavoce di insegnamenti? Ebbene sì. “Girl from the Other Side” ci insegna ad accettare gli altri ma anche noi stessi, non per come si è esternamente ma per come si è internamente; la maledizione è solo uno strumento, il cui unico scopo è quello non di allontanare le persone, bensì quello di voler, tramite il superamento delle avversità che essa causa, unire le persone, rendendole schiave non dell’aspetto fisico ma di cosa si ha realmente dentro.

Per maggiori informazioni sul manga cliccate qui

Top 10 Libri YA 2022 Finora [Goodreads]

Top Libri YA Finora Goodreads

Ecco una lista dei top 10 “Libri YA 2022” pubblicati finora, secondo le recensioni degli utenti di Goodreads sotto questa categoria!

Questa top 10 è stata stilata secondo le categorie di Listopia di Goodreads, e i seguenti risultati sono i libri che figuravano sotto la categoria “YA Novels of 2022” (link diretto in fondo all’articolo).

Dal fantasy al mistero, dal thriller alle storie d’amore, ecco i 10 libri che tengono i posti in cima alle classifiche nel panorama dei romanzi YA (Young Adult) usciti finora nel 2022!

Attenzione: questo articolo “Top 10 Libri YA 2022 Finora” è aggiornata al 21 Agosto 2022. Buona lettura!

1. The Girl Who Fell Beneath the Sea – Axie Oh

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La patria di Mina, un tempo protetta dal Dio del Mare, viene devastata da tempeste mortali da generazioni. Per riaverne il favore, ogni anno una fanciulla viene gettata in mare, offerta in sposa a questa divinità, e quest’anno toccherà all’amata del fratello di Mina.

Per salvare il fratello, che si oppone a questa decisione, Mina si getta in mare al posto della sposa prescelta, e finisce catapultata nella città di dei e bestie, il Regno degli Spiriti. “Con l’aiuto di un misterioso giovane di nome Shin e di un gruppo eterogeneo di demoni, dei e spiriti, Mina si mette in viaggio per risvegliare il Dio del Mare e porre fine alle tempeste assassine una volta per tutte.

Ma non ha molto tempo: Un umano non può vivere a lungo nella terra degli spiriti. E c’è chi farebbe di tutto per impedire al Dio del Mare di svegliarsi…”

2. Nothing More to Tell – Karen M. McManus

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“Quattro anni fa, Brynn ha lasciato la Saint Ambrose School in seguito allo scioccante omicidio del suo insegnante preferito […] Il caso non è mai stato risolto. Ora che Brynn si sta trasferendo e sta iniziando il suo tirocinio da sogno in un programma televisivo true crime, è determinata a scoprire cosa è successo davvero.

I ragazzi che hanno trovato il signor Larkin sono la sua pista principale, e il suo ex migliore amico, Tripp Talbot, era uno di loro. Senza la sua testimonianza, gli altri due ragazzi avrebbero potuto essere accusati dell’omicidio del signor Larkin. Non hanno mai dimenticato quello che Tripp ha fatto per loro quel giorno. Così come lui non ha dimenticato che tutto ciò che ha detto alla polizia era una bugia.”

3. Daughter of the Moon Goddess (The Celestial Kingdom Duology, #1) – Sue Lynn Tan

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“Cresciuta sulla luna, Xingyin è abituata alla solitudine, ignara di essere tenuta nascosta dal temuto Imperatore Celeste che ha esiliato sua madre per aver rubato il suo elisir di immortalità. Ma quando la magia di Xingyin si risveglia e la sua esistenza viene scoperta, è costretta a fuggire dalla sua casa, abbandonando la madre.”

Camuffando la sua identità, si dirige verso il Regno Celeste, dove coglie l’opportunità di allenarsi con arco e magia a fianco del figlio dell’imperatore.

“Per salvare sua madre, Xingyin si imbarca in una pericolosa missione […] attraverso la terra e i cieli. Ma quando il tradimento incombe e la magia proibita minaccia il regno, Xingyin deve sfidare lo spietato Imperatore Celeste […], stringendo un pericoloso patto in cui è combattuta tra il perdere tutto ciò che ama o far precipitare il regno nel caos.”

4. Gallant – V. E. Schwab

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“Olivia Prior è cresciuta nella scuola femminile Merilance, e tutto ciò che ha del suo passato è il diario della madre, che sembra sfociare nella follia. Poi, una lettera invita Olivia a tornare a casa, a Gallant. Ma quando Olivia arriva, nessuno la sta aspettando. Ma Olivia non ha intenzione di lasciare il primo posto che sente come casa, non importa se suo cugino Matthew è ostile o se vede ghoul semidivini che infestano i corridoi.

Olivia sa che Gallant nasconde dei segreti ed è determinata a scoprirli. Quando attraversa un muro in rovina al momento giusto, Olivia si ritrova in un luogo che è Gallant, ma che non lo è. Il maniero è in rovina, i ghoul sono solidi e una figura misteriosa domina su tutto. Ora Olivia vede ciò che ha fatto scomparire generazioni della sua famiglia e da dove potrebbe provenire suo padre.

Olivia ha sempre voluto appartenere a qualche luogo, ma prenderà il suo posto come Priore, proteggendo il nostro mondo dal Padrone della Casa? Oppure prenderà il suo posto accanto a lui?”

5. These Deadly Games – Diana Urban

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“Quando Crystal Donavan riceve un messaggio su una misteriosa app con un video della sua sorellina imbavagliata e legata, accetta di stare al gioco dei rapitori. All’inizio, le fanno completare compiti bizzarri: rubare un test e infilarlo in un armadietto, cucinare brownies, fare uno scherzo telefonico.

Ma poi Crystal si rende conto che ogni compito ha lo scopo di ferire (e uccidere) i suoi amici, uno per uno. Ma se si rifiuta di giocare, il rapitore ucciderà sua sorella.”

“Mentre Crystal si trova a dover scegliere tra i suoi amici e sua sorella, deve scoprire la verità e trovare un modo per avere la meglio sul rapitore… prima che sia troppo tardi.”

6. Belladonna (Belladonna, #1) – Adalyn Grace

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Rimasta orfana da bambina, la diciannovenne Signa è stata cresciuta da tutori interessati più alla sua ricchezza che al suo benessere, e tutti sono scomparsi prematuramente. Gli unici parenti che le sono rimasti, gli eccentrici Hawthorn, vivono seclusi nella scintillante ma tetra tenuta di Thorn Grove.

“Quando lo spirito inquieto della madre appare sostenendo di essere stata avvelenata, Signa capisce che la famiglia da cui dipende potrebbe essere in grave pericolo e chiede l’aiuto di un burbero stalliere per dare la caccia all’assassino.”

“Tuttavia, la migliore possibilità che Signa ha di trovare l’assassino è un’alleanza con la Morte stessa, un’ombra affascinante e pericolosa che non è mai stata lontana dal suo fianco. Nonostante le abbia reso la vita un inferno, la Morte dimostra a Signa che il loro crescente legame può essere più potente – e più irresistibile – di quanto lei abbia mai osato immaginare.”

7. Only a Monster (Monsters, #1) – Vanessa Len

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Mandata a vivere a Londra con l’eccentrica famiglia della madre defunta, la sedicenne Joan è decisa a divertirsi. Lavora alla biblioteca storica di Holland House e ha perfino un appuntamento in programma.

Almeno finché non scopre che la sua famiglia è composta di mostri con terrificanti poteri nascosti, e che Nick, il ragazzo che le ha chiesto di uscire, è un leggendario cacciatore di mostri disposto a tutto per distruggerli.

“Mentre combatte contro Nick, Joan è costretta a lavorare con il bellissimo e spietato Aaron Oliver, erede di una famiglia di mostri che odia la sua. Dovrà abbracciare la sua mostruosità se vuole salvare se stessa e la sua famiglia.”

8. A Magic Steeped in Poison (The Book of Tea, #1) – Judy I. Lin

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“Per Ning, l’unica cosa peggiore della perdita della madre è sapere che è colpa sua. È stata lei a preparare inconsapevolmente il tè avvelenato che l’ha uccisa, tè […] che ora minaccia di portarsi via anche sua sorella Shu.

Quando Ning sente parlare di un concorso per trovare i più grandi shennong-shi del regno – maestri dell’antica e magica arte della preparazione del tè – si reca nella città imperiale per partecipare. Il vincitore riceverà un favore dalla principessa, che potrebbe essere l’unica possibilità per Ning di salvare la vita di sua sorella.

Ma tra le pugnalate alle spalle dei concorrenti, la sanguinosa politica di corte e un misterioso (e bellissimo) ragazzo con un segreto sconvolgente, Ning potrebbe essere quella davvero in pericolo.”

9. Bloodmarked (Legendborn, #2) – Tracy Deonn

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Questo è l’unico romanzo della lista che è un sequel! Vi lascio la trama del primo libro qui di seguito, Legendborn, invece che di Bloodmarked, così potrete decidere se è una saga che potrebbe destare il vostro interesse senza farvi spoiler!

“Dopo la morte della madre in un incidente, la sedicenne Bree Matthews non vuole avere nulla a che fare con i ricordi di famiglia o con la casa della sua infanzia. Un programma residenziale per liceali brillanti all’UNC-Chapel Hill sembra la fuga perfetta, finché Bree non assiste a un attacco magico la prima notte nel campus.

Un demone volante che si nutre di energie umane. Una società segreta di studenti cosiddetti “Legendborn” che dà la caccia alle creature. E un misterioso mago adolescente che si autodefinisce “Merlino” e che tenta – fallendo – di cancellare dalla memoria di Bree tutto ciò che ha visto.

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Il fallimento del mago sblocca la magia unica di Bree e un ricordo sepolto con una connessione nascosta: la notte in cui sua madre morì, un altro Merlino era all’ospedale. Ora che Bree sa che c’è qualcosa di più sulla morte di sua madre di quello che c’è scritto sul rapporto della polizia, farà di tutto per scoprire la verità, anche se questo significa infiltrarsi tra i Legendborn come uno dei loro iniziati.

Recluta Nick, un Leggendario autoesiliato con un proprio rancore nei confronti del gruppo, e la loro riluttante collaborazione li porta ad addentrarsi nei segreti della società e ad avvicinarsi l’uno all’altra. Ma quando i Legendborn si rivelano come i discendenti dei cavalieri di Re Artù e spiegano che sta per arrivare una guerra magica, Bree deve decidere fino a che punto spingersi per scoprire la verità e se usare la sua magia per distruggere la società o unirsi alla lotta.”

10. This Woven Kingdom (This Woven Kingdom, #1) – Tahereh Mafi

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Edit cr: Popspace

“Agli occhi di tutti, Alizeh è una serva qualunque, non l’erede da tempo perduta di un antico regno Jinn, costretta a nascondersi in bella vista.

Il principe ereditario, Kamran, ha sentito le profezie che preannunciano la morte del suo re. Ma non avrebbe mai potuto immaginare che la serva dagli occhi strani, la ragazza che non riesce a togliersi dalla testa, un giorno avrebbe sconvolto il suo regno ed il mondo intero.”

Fonte / Fonte

I 10 Migliori Film Teen LGBTQ+ [IMDb]

I Migliori Film Teen LGBTQ IMDb

Ecco la lista dei film che, stando ai dati di IMDb, rappresentano i migliori prodotti teen LGBTQ+ al momento disponibili!

Ci troviamo in pieno mese del Pride, il mese che mira a celebrare e a portare attenzione più che nel resto dell’anno alle vicende della comunità LGBTQ+. Ecco perché ho pensato di dedicare un articolo ad una lista di film (i migliori, secondo IMDb) che vedono come protagonisti membri teen della comunità LGBTQ+, con rappresentazioni positive e storie a lieto fine.

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Hollywood ha a lungo propinato narrative di carattere eterosessuale su grandi e piccoli schermi, in particolare negli spazi dedicati proprio ai giovani, ed è solo di recente che tentativi significativi di inclusione sono stati (e vengono) fatti con più frequenza.

Purtroppo la maggior parte di questi film, che provengono da una lista non stilata da me personalmente, presenta elementi di omofobia, che rappresentano sì la verità dell’esperienza LGBTQ+ ai giorni nostri, ma possono essere triggering per chi li guarda, quindi mi raccomando, fate attenzione.

10. Let it snow: Innamorarsi sotto la neve (2019) – 5.8

I Migliori Film Teen LGBTQ IMDb
Cr: Netflix

Un film originale Netflix pensato per le vacanze di natale: Let it snow: Innamorarsi sotto la neve si basa su un romanzo YA (young adult) scritto da una serie di co-autori, tra cui John Green (Colpa delle stelle). Come nel romanzo, il film segue le vicende di una serie di giovani protagonisti alle prese con una tempesta di neve la Vigilia di Natale.

Uno dei fili di trama ha come protagoniste Dorrie (Liv Hewson) e Kerry (Anna Akana). Dorrie ha una cotta per Kerry, la quale si trova proprio nel diner della prima. Anche a Kerry piace Dorrie, ma ha difficoltà a gestire i suoi sentimenti perché ha paura di come reagiranno i suoi amici una volta scoperto il suo orientamento sessuale.

9. G.B.F. (2013) – 5.8

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Cr: School Pictures

[T.W. outing] Brent (Paul Iacono) desidera più di ogni altra cosa entrare a far parte di uno dei gruppi di ragazze più popolari della scuola. L’unico problema è che i ragazzi non sono ammessi, così, dopo aver scoperto che avere un “migliore amico gay” (“gay best friend”, “G.B.F.”) va di moda tra le ragazzine, Brent decide di fare coming out al ballo della scuola per essere ammesso nel gruppo.

I problemi sorgono quando il migliore amico di Bren, Tanner (Michael J. Willett) viene outed e diventa anche lui uno dei “G.B.F.” del gruppo. Essere “outed” significa che qualcuno rende pubblico il tuo orientamento senza che tu stesso abbia potere decisionale. Si tratta di una tematica certamente problematica, e anche se il resto del film è relativamente leggero ho aggiunto un trigger warning all’inizio del paragrafo.

8. The Prom (2020) – 5.9

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Cr: Netflix

Questo musical originale Netflix inizia quando il ballo di una piccola cittadina americana viene cancellato dal consiglio quando viene scoperto che una coppia lesbica intende parteciparvi. La storia diventa virale e cattura l’attenzione di un gruppo di attori di Broadway, i quali decidono di andare personalmente al liceo per organizzare un ballo inclusivo per tutti.

The Prom non ha ricevuto le migliori recensioni al momento del suo rilascio, ma si tratta comunque di un film con un’accattivante colonna sonora che tocca temi molto importanti di discriminazione dei giovani membri della comunità LGBTQ+ da parte della scuola, che dovrebbe essere un luogo di crescita e non di repressione.

7. Crush (2022) – 6.1

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Cr: Hulu

Oltre ad essere il primo film teen LGBTQ+ creato da Hulu, Crush racconta la storia di Paige (Rowan Blanchard), una studentessa che è costretta ad unirsi al club di corsa per evitare guai ed avvicinarsi alla sua cotta (Isabelle Ferreira). Tuttavia, le cose cambiano quando comincia gli allenamenti e con essi comincia ad avvicinarsi ad un altro membro della squadra (Auli’i Cravalho), che guarda caso è la sorella della sua cotta.

Crush è uno dei film che mostrano con più autenticità la realtà dell’essere una teenager lesbica in una scuola a cui non importa. Un buon coming of age su tre giovani ragazze LGBTQ+ alle prese con la ricerca della loro identità e l’amore.

6. Alex Strangelove (2018) – 6.3

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Cr: Netflix

Alex Strangelove è una rom-com LGBTQ+ incentrata su Alex (Daniel Doheny), un teenager che inizia ad avere dubbi sul suo orientamento sessuale dopo aver incontrato Elliot (Antonio Marziale) ad una festa. A complicare le cose è il fatto che Alex si trova al momento in una relazione con la sua migliore amica Claire (Madeline Weinstein).

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C’è da dire che Alex finisce per tradire Claire, ma si tratta comunque di un film che esplora il cercare di capire i propri sentimenti e la propria sessualità in una storia teen a lieto fine.

5. L’altra metà (The Half Of It) 2020 – 6.9

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Cr: Netflix

Scritto e diretto da Alice Wu, questo film Netflix è un po’ più serio rispetto alle rom-com LGBTQ+ rilasciate nello stesso periodo. Ellie Chu (Leah Lewis) è una teenager riservata che viene incastrata nel dover aiutare Paul (Daniel Diemer), un giocatore di football della sua scuola, a conquistare la ragazza dei suoi sogni.

Il problema è che anche Ellie ha una cotta per lei. Mentre Ellie e Paul diventano amici, crescono anche i sentimenti della ragazza per Aster (Alexxis Lemire). Un triangolo amoroso in cui finalmente i ragazzi sono in minoranza.

4. La rivincita delle sfigate (Booksmart) 2019 – 7.1

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Cr: Eagle Pictures

Proprio prima di finire il liceo, Amy (Kaitlyn Dever) e Molly (Beanie Feldstein) si rendono conto di aver sprecato gli anni del liceo a studiare invece di divertirsi. Determinate a rimediare, le due decidono di fare tutte le cose divertenti che si sono perse, tra cui andare a una serie di selvagge feste di diploma.

Il film si concentra anche sulla sessualità di Amy, che inizia ad accettare il suo essere attratta dalle ragazze. L’orientamento sessuale di Amy non è il centro del film, il che è anche giusto dal momento che la sua sessualità non definisce Amy in quanto persona e non deve definire per forza tutta la sua vita, come quella di chiunque.

3. Vite nascoste (Get Real) 1998 – 7.5

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Cr: Simon Shore

Get Real è una commedia romantica britannica che è stata adattata da una commedia teatrale del 1992. Steven (Ben Silverstone) è un teenager in the closet che ha una cotta per l’atleta di punta della scuola, John (Brad Gorton). Quando le loro strade si incontrano, Steven inizia a chiedersi se John sia veramente etero come fa credere.

Alla fine i due iniziano a uscire insieme in segreto, il che li rende felici ma anche ansiosi, dal momento che hanno paura di essere scoperti. Get Real rappresenta uno sguardo autentico ad una parte della comunità LGBTQ+ negli anni ’90.

2. Tuo, Simon (Love, Simon) 2018 – 7.5

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Cr: Fox 2000 Pictures

[T.W. outing] Tuo, Simon è uscito nel 2018, ed ha “fatto la storia” in quanto primo film teen LGBTQ+ prodotto da un grande studio cinematografico. Da allora molte più storie teen LGBTQ+ sono state raccontate sul grande e piccolo schermo. Il film adatta un romanzo YA in cui il protagonista, Simon Spier (Nick Robinson) fa i conti con il proprio orientamento sessuale.

Quando Simon inizia una corrispondenza anonima con un altro studente gay della sua scuola, inizia a provare sentimenti per lui. Love, Simon è più una storia di coming out che d’amore, però tratta comunque temi importanti e vicini (nel bene e, purtroppo, nel male) all’esperienza di molte persone.

1. The Way He Looks (2014) – 7.9

I Migliori Film Teen LGBTQ IMDb
Cr: Lacuna Filmes

Alcuni dei migliori film LGBTQ+ di tutti i tempi non provengono da studi americani, e The Way He Looks ne è un brillante esempio. Inizialmente raccontata in uno short film, la storia è stata adattata in un film coming of age brasiliano.

Leonardo (Ghilherme Lobo) è un teenager cieco che desidera indipendenza e una relazione, la sua prima. Quando un nuovo studente arriva alla sua scuola, Leonardo inizia ad avere una cotta per lui. I due vengono scelti come partner per un progetto scolastico ed iniziano a conoscersi meglio.

Fonte

TOP 15 Episodi nella Storia della Televisione [IMDb]

TOP Episodi nella Storia della Televisione IMDb

Ecco i 15 episodi di serie tv meglio recensiti della storia, tra “Il Trono di Spade”, “Attack on Titan” e qualche titolo meno prevedibile!

Da serie high fantasy di successo come Game of Thrones ad avventure universali di Doctor Who, la televisione è un’eccellente mezzo per raccontare storie, e nell’era moderna le serie vengono apprezzate al pari dei film, se non di più.

Questa lista elenca i 15 episodi che, stando a IMDb*, rappresentano il meglio che questo medium di storytelling ha da offrire, con alcuni degli episodi migliori ai creati per la televisione. Mi raccomando, fate attenzione, CONTIENE SPOILER per le serie elencate!

15. Doctor Who – “Blink” (2007) – 9.8

TOP Episodi nella Storia della Televisione IMDb
Cr: BBC

Con il record di serie televisiva più longeva della storia, Doctor Who è un caposaldo della cultura pop britannica. Lo show è così antico che decine di episodi tra i più vecchi risultano mancanti e sono ormai considerati persi, dal momento che le tecniche di conservazione non erano così solide quando la serie ha cominciato ad andare in onda.

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Ironicamente, nell’episodio meglio recensito della serie il Dottore stesso non compare molto, dato che ha bisogno dell’aiuto di Sally Sparrow per non restare bloccato nel 1969. Il fulcro di “Blink” (in italiano “Colpo d’occhio”) è impedire agli Angeli Piangenti, che sono tra i mostri più pericolosi e spaventosi di tutta la serie, di prendere possesso del TARDIS.

14. LazyTown – “Robbie’s Dream Team” – 9.8

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Cr: Sjónvarpið

La serie per bambini LazyTown è forse il prodotto televisivo islandese con più risonanza di sempre. Il penultimo episodio dello show, intitolato “Robbie’s Dream Team”, vede l’iconico antagonista Robbie Rancido che ha l’idea di clonarsi per creare una squadra in grado di catturare finalmente l’atletico Sportacus.

Non era pensato per un pubblico di tutte le età, eppure l’episodio è riuscito ad attirare milioni di visualizzazioni grazie alla canzone diventata virale “We Are Number One”. Il meme divenne così popolare che portò all’attenzione del pubblico anche le condizioni dell’attore di Robbie, Stefan Karl Stefansson, che soffriva di cancro, e grazie a internet ci fu un significativo sforzo di beneficenza.

13. Rick and Morty – “A Ricklantide” (2017) – 9.8

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Cr: Adult Swim

Uno dei trope distintivi della serie Rick and Morty è il giocare con il concetto delle realtà alternative, e l’episodio “A Ricklantide” (“The Ricklantis Mixup”) ne è un eccellente esempio. L’episodio rivisita la famosa Cittadella dei Rick, dove milioni di Rick e Morty provenienti da universi alternativi hanno formato una loro società segreta.

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Alla fine dell’episodio, una versione malvagia di Morty prende controllo del posto. “A Ricklantide” ha vinto diversi riconoscimenti da parte di fonti differenti, come l’Annie Award per “Outstanding Achievement for Writing in an Animated Television.”

12. Person Of Interest – “If-Then-Else” (2015) – 9.8

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Cr: CBS

Person of Interest non è un titolo celebre come altri su questa lista, eppure, al momento del suo debutto, la serie si dimostrò così popolare che l’andata in onda di altre serie di alto profilo, come CSI, venne spostata per farle spazio.

L’undicesimo episodio della quarta stagione, dal titolo italiano “L’opzione giusta”, è il climax di una delle linee di trama più ricorrenti dello show. Qui, il protagonista John Reese e i suoi, con l’aiuto di The Machine, tentano di impedire all’intelligenza artificiale Samaritan di provocare un disastro economico di portata internazionale.

11. Chernobyl – “Vichnaya Pamyat” (2019) – 9.8

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Cr: HBO

Raccontare un evento storico sotto forma di film o serie tv risulta solitamente un’impresa impegnativa. I fatti devono essere corretti, ma allo stesso tempo, a meno che non si tratti di un documentario, bisogna anche saper catturare l’attenzione del pubblico.

La serie HBO Chernobyl è riuscita a fare entrambe le cose accuratamente, e l’elogio della critica che ha meritato ne è la prova. Il quinto ed ultimo episodio conclude il retelling di uno dei peggiori disastri della storia causati dall’uomo, facendo luce anche sui movimenti politici dietro ad esso.

10. Hannibal – “Mizumono” (2014) – 9.8

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Cr: NBC

Hannibal è una di quelle serie che non ha ricevuto molta attenzione mentre stava andando in onda, ma che è stata apprezzata da sempre più persone negli ultimi anni, ricevendo uno status quasi di serie cult, soprattutto da quando è stata cancellata.

“Mizumono” rappresenta il culmine della seconda stagione, e vede Will Graham e Jack Crawford che fanno la loro mossa finale contro il serial killer e cannibale Hannibal Lecter. Il piano crolla all’ultimo, ma i momenti che precedono il collasso sono tra i più scioccanti e carichi di tensione della serie.

9. The Office – “Finale” (2013) – 9.8

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Cr: NBC

La serie NBC The Office è uno degli show comici più osannati di tutti i tempi, e si merita un posto nella storia della televisione appresso ad altre serie come Friends e Seinfeld. Lo show cambia significativamente nel corso delle sue nove stagioni, ma mantiene sempre la stessa attrattiva.

L’intera serie si pone come un documentario sulle vita di un gruppo di lavoratori di un ufficio della Pennsylvania, e nell’ultimo episodio i personaggi vanno ad una presentazione del documentario cui a lungo hanno preso parte. Si è trattato di un modo introspettivo e giustamente meta per chiudere la serie.

8. The Mandalorian – “Capitolo 16: il salvataggio” (2020) – 9.8

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Cr: Disney+

Il finale della seconda stagione della serie Disney+ The Mandalorian è un turbinio di emozioni. L’episodio è stato anche criticato, soprattutto per l’effetto CGI usato per inserire un giovane Luke Skywalker (Mark Hamill) nel finale, ma rimane un episodio epico e ricco di emozioni.

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Gli ultimi momenti dell’episodio mostrano un Luke all’apice del suo potenziale nel suo uso della Forza, qualcosa che ax fan dell’universo di Star Wars era sempre mancato. Tuttavia è proprio il finale, con il saluto tra Mando e Grogu, il momento più commovente di tutte e due le prime stagioni.

7. Six Feet Under – “Everyone’s Waiting” (2005) – 9.9

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Cr: HBO

La serie HBO Six Feet Under ha colpito il pubblico per cinque stagioni con la sua trama brillantemente scritta su una famiglia che gestisce un’impresa di pompe funebri. Lo show ha vinto un totale di nove Emmy e viene spesso ricordata tra le migliori produzioni televisive degli anni 2000.

L’ultimo episodio, in italiano chiamato “Fino all’ultimo respiro”, contiene una lunga sequenza flash-forward che mostra le morti dei personaggi principali della serie. Come elemento centrale di tutto lo show, è calzante che sia il tema della morte a chiudere il cerchio, in una sequenza tragicamente bella e toccante.

6. Star Wars: The Clone Wars – “L’apprendista fantasma” (2020) – 9.9

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Cr: Disney+

La premiere di Star Wars: The Clone Wars è avvenuta nel 2008 su Cartoon Network, dove è andata in onda fino alla quinta stagione, mentre la sesta è stata pubblicata da Netflix. Lo show è stato poi spostato su Disney+, dove ha ottenuto una settima stagione nel 2020.

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Questo episodio di Clone Wars, dal titolo originale “The Phantom Apprentice”, vede due dei personaggi di Star Wars preferiti dal pubblico, Darth Maul e Ashoka Tano, e racconta i ruoli che hanno avuto dietro le quinte del terzo canonico capitolo della saga di Guerre Stellari, il tutto con una serie di battagli a colpi di spade laser.

5. Bojack Horseman – “Il panorama a metà strada” (2020) – 9.9

TOP Episodi nella Storia della Televisione IMDb
Cr: Netflix

Chi non ha familiarità con la serie Bojack Horseman potrebbe ritenerla uno show d’animazione satirico alla stregua di Family Guy o South Park, ma ciò non potrebbe essere più lontano dal vero. Anche se parte del cast è composta da animali antropomorfi, contiene aspetti emotivi e introspettivi degni di un romanzo di Hemingway.

In questo episodio, in originale intitolato “The View From Halfway Down”, Bojack sogna una festa a cui partecipano le persone che ha conosciuto nella sua vita e che sono venute a mancare. Dai toni crudi e amari, questo colpisce a fondo nel carattere misantropico di Bojack.

4. Mr. Robot – “407 Autenticazione proxy richiesta 407” (2019) – 9.9

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Cr: USA Network

Mr. Robot è la storia di un programmatore che ha difficoltà nei rapporti sociali che si unisce ad un gruppo anarchico di hacker. “407 Proxy Authentication Required” (titolo originale) non ha colpito il pubblico e la critica solo per lo storytelling, ma anche per i suoi meravigliosi visual e per le eccellenti coreografie.

L’intero episodio si svolge tra due sole stanze, come una commedia teatrale, ed è perfino diviso in atti. Si può paragonare in un certo senso ad una versione moderna di Nodo alla gola di Alfred Hitchcock.

3. Game Of Thrones – “La battaglia dei bastardi” (2016) – 9.9

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Cr: HBO

Nonostante il finale del Trono di Spade abbia deluso non pochi degli appassionati spettatori, alcuni degli episodi precedenti sono stati tra i più acclamati nella storia della televisione. L’episodio dal titolo originale “Battle Of The Bastards” vede un epico scontro tra due dei personaggi più carismatici della serie.

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Trattandosi di uno dei peggiori antagonisti fin dall’inizio, vedere John andare in guerra contro Ramsey ha tolto molte soddisfazioni ax fan. La straordinaria coreografia delle scene di combattimento poi rende il tutto ancora più memorabile.

2. Attack On Titan – “Il coraggioso” (2019) – 10.0

TOP Episodi nella Storia della Televisione IMDb
Cr: Wit Studio

L’attacco dei giganti non è solo un anime. Come serie si è infatti innalzata ad un livello che trascende il genere stesso. L’azione ed il pathos dell’episodio “Il coraggioso” (“Hero” in originale) sono stati semplicemente incalcolabili.

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In esso, il Comandante Erwin guida una squadra in una missione suicida contro il Gigante Bestia in modo da distrarlo e permettere a Levi di scatenare tutta la sua furia cogliendolo alla sprovvista. Si tratta di una sequenza innegabilmente epica, che si trova nel Pantheon dei momenti anime di serie acclamate come Cowboy Beebop e Neon Genesis Evangelion.

1. Breaking Bad – “Declino” (2013) – 10.0

TOP Episodi nella Storia della Televisione IMDb
Cr: AMC

Breaking Bad è uno degli show più acclamati dalla critica di sempre, non dovrebbe perciò sorprendere che uno dei suoi episodi si sia guadagnato una valutazione a pieni voti. Ogni minuto della sua quinta ed ultima stagione è assolutamente pieno di azione e pathos, e questo episodio ne è il culmine.

In questo episodio, in lingua originale chiamato “Ozymandias”, troviamo la tragica fine di quasi sette anni di storytelling. Hank viene ucciso da una gang di naz*sti e Jesse viene catturato. La famiglia White collassa una volta per tutte e Walt è costretto a lasciare il paese. C’è chi la ritiene l’ora migliore mai prodotta per la televisione.

*Questa lista è stata aggiornata da Tanner Fox in data 17/04/2022

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[Recensione Manga] Randagi: Cosa significa essere davvero un Randagio

Recensione Manga Randagi Cosa significa essere davvero un Randagio

Siamo spesso portati a dare per scontato tantissime cose che riceviamo quotidianamente quasi in modo incondizionato.

Materialmente potremmo visualizzarle in un tetto sulla testa e una tavola sempre imbandita, oppure più astrattamente nell’amore da parte dei nostri genitori, nel sostegno dei propri amici, o addirittura nella prospettiva di futuro roseo. Tutto ciò sono elementi che ci aiutano a percorrere la nostra vita e ci sorreggono lungo quella traversata sul filo sottile, fatto di gioia e di dolore, chiamato vita. Ma chi non avesse tutto ciò? Come potrebbe riuscire, passo dopo passo, ad andare avanti? Amici miei, parliamoci seriamente, la propria ed unica volontà a continuare ad andare avanti è solo una mera e ridondante illusione, che non può fermare una persona dalla propria caduta, soprattutto quando la vita decide di tirarti addosso tutta la merda di questo mondo. Ma è davvero cosi?

Se cerchiamo su wikipedia il significato di randagio, ci verrà rigurgitato sullo schermo il classico risultato, impeccabile e quasi impassibile, che recita come da manuale: “Randagio, animale privo di un padrone o di un rifugio”. Oltre a ciò wikipedia accenna, nella sua definizione, al randagio non solo come animale ma anche come persona: “Randagio, persona costretta dalle necessità o dalle traversie della vita a non aver mai una dimora fissa”. Però riguardando attentamente questa frase, non posso non negare di storcere il naso, ritenendola a mio parere abbastanza incompleta. Wikipedia, come ovviamente dovrebbe fare, visualizza il randagio nella sua realtà materiale, nel suo mondo razionale e ben definito, ma non si sofferma sulla parte astratta e mentale che rende un randagio tale. Un randagio non è solo colui che non possiede una fissa dimora ma, a mio parere, si definisce anche con chi non riceve quegli elementi essenziali citati prima che costruisco e formano una persona nel corso della sua vita, e questo cari lettori, lo si capisce bene all’interno del manga che vi sto per raccontare.


Ecco il vero significato di Randagio


Come potete aver già capito, oggi parlerò di Randagi, una serie di manga composta da 4 volumi totali, edita da J-Pop e scritta e disegnata da Keigo Shinzo. Alle vostre orecchie potrebbe suonarvi nuovo come autore, perché effettivamente questo giovane mangaka è abbastanza sconosciuto qui in Italia, ma comunque è riuscito a farsi un nome grazie alla sua delicatezza con cui disegna, ma al tempo stesso alla sua profondità con cui scrive le sue storie. Randagi infatti è la sua ultima opera in ordine di uscita, ma da prendere sicuramente nota ci sono anche Tokyo Alien Brothers, un manga di 3 volumi in cui assisteremo alle avventure di due alieni mandati in ricognizione a Tokyo e Midori no Hoshi composto da 4 volumi totali che racconta la storia di Takaichi un pilota di cargo spaziale, schiantatosi su un pianeta alieno. Ma ovviamente non siamo qui per parlare di tutte le opere di Shinzo. Direi di iniziare questo nostro piccolo viaggio, che dite? Forse vi ho già preso troppo tempo. Prima però piccolo reminder a questo articolo che se foste fan di manga potrebbe interessarvi.


Keigo Shinzo, un giovane mangaka con un tratto delicato e una scrittura profonda


Per quanto personalmente mi siano eccessivamente piaciuti questi 4 volumi, non posso che ritenere la sua trama alquanto banale: storie come questa si sono viste in tutte le salse e una narrazione del genere è qualcosa di abbastanza “semplice”, passatemi il termine. Ma ovviamente non sarei qui a raccontarvi di Randagi, se non ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che rende unica questa storia. Prima di passare a questo argomento però, forse sarebbe opportuno se effettivamente vi raccontassi la storia di Randagi: Nella gigantesca metropoli di Tokyo, che con i suoi neon fluorescenti, le sue sale gioco da 7 piani e i suoi chioschetti marci di ramen, dove i salaryman trangugiano birra e divorano spiedini di carne non proprio identificata, la vita sembra perfetta, sembra scorrere liscia come l’olio, si proprio di l’olio di cui sono ricoperti quegli spiedini. Se questo ai nostri occhi occidentali può sembrare il paradiso, beh sicuramente può esserlo, chi mai non vorrebbe vivere una vita di svago a Tokyo, metà turistica di tantissime persone. Ma ovviamente come può essere l’eden per alcuni, non lo sarà per tutti, d’altronde può esistere paradiso senza inferno? Sarebbe troppo utopistico dire di si e l’ispettore Yajime Yamada lo sa benissimo. Yamada, ispettore di polizia, è intento a liberare Tokyo, la nostra amata e tanto osannata Tokyo, da questa malattia pestilenziale diffusa ormai per molti vicoli della gigantesca città, rappresentata dallo sfruttamento minorile in squallidi bordelli, o per gli amici “centri massaggio”. Yamada però non è solo un poliziotto, è anche un padre, o almeno, lo era. Dopo la morte della figlia e il divorzio dalla moglie, il nostro ispettore si è trasformato in un guscio vuoto, con nulla tra le mani, se non un lavoro ben retribuito e una casetta in periferia. Il suo volto spento e ormai vacuo, però una sera d’inverno si riaccende. In un blitz di uno dei soliti disgustosi “centro massaggi” tra le svariate ragazze minorenni all’interno dell’edificio, Yajime scorge in particolare una ragazzina di soli 16 anni, Shiori Umino, scappata di casa da una madre violenta, che spaventosamente assomiglia tantissimo alla figlia scomparsa. Dopo quel momento Yamada non potrà più togliersi dalla testa Umino e deciderà egoisticamente di salvarla da quella vita sbandata e pericolosa in cui è stata costretta a rifugiarsi, questo per riuscire in futuro ad non avere nessun rimpianto. Oppure, sarà Umino a salvare Yamada?


Riusciranno Umino e Yamada a salvarsi da quell’inferno?


Ecco tenete bene a mente queste due ultime frasi perché sono cardini importanti della psicologia con cui è stato concepito Yamada e fanno di lui un personaggio molto interessante. Nulla togliere ovviamente a Umino certamente, una ragazza forte e quasi indistruttibile che combatte con le unghie e con i denti, ma che al suo interno risiede un forte senso di solitudine, che ovviamente non può essere mostrato perché potrebbe rivelarsi vulnerabile ai diavoli che infestano Tokyo. Shiori è una ragazza sola e abbandonata al corso inesorabile degli eventi, in quella città che però di paradiso per lei non ha nulla.  Anche per Yamada questa città accecante non ha in serbo niente, non ha nessun eden da mostrargli; niente può colmare quel vuoto che lo sta divorando dall’interno, niente può fermare quel dolore che Yamada sta provando e niente e nessuno riuscirà mai a riportare indietro sua figlia, ma questo Yajime lo sa bene. Sorrisi finti, espressioni vacue, occhi assenti incavati all’interno di un uomo stanco e a pezzi. Ma Yamada pur avendo questo suo tedio dentro il suo cuore farebbe di tutto per riottenere quella pace e quella spensieratezza che condivideva con sua figlia un tempo. Ed è questo pensiero puramente egoistico che muove le redini di questo personaggio e che porta Yamada a salvare Shiori: non la salva perché in difficolta, non la salva perché ha bisogno di una figura famigliare che la sostenga, ma perché semplicemente il fato ha voluto farla somigliare alla sua defunta figlia. Il nostro protagonista è un uomo e un padre a metà che pur di “non avere più rimpianti” decide arbitrariamente di avere una seconda possibilità, con una povera ragazza disposta a tutto pur di avere quegli elementi essenziali che la porterebbero a non essere più una randagia. Anche fingere.


Shiori una ragazza indistruttibile e Yamada un gentile ma egoistico guscio vuoto


Ciò che quindi mi ha fatto amare questo manga, come potete ben intuire non è la sua storia di per se, ma come essa viene raccontata e di come si presenta agli occhi del lettore. Il modo in cui Shinzo con i suoi disegni riesce a penetrare nell’anima e nelle viscere del lettore è qualcosa di estremamente commovente e a volte anche straziante, ma che riesce a far risplendere questa opera nel miglior modo possibile. Il tratto dolce, pulito e tenue rende ogni scena adorabile e leggera in modo da non affaticare troppo gli occhi del lettore anche se, in contrasto con l’uso abbastanza costante di spazi bianchi, non mancheranno tavole dettagliate e ricche di piccoli particolari che andranno a bilanciare quella “vuotezza” data dal bianco. L’ampio uso di tavole bianche, è sicuramente ben studiato da Shinzo perché spesso rilette l’interiorità del personaggio stesso e mette in mostra quanto, fra sorrisi finti e sguardi vacui, in fondo all’interno di ogni personaggio, non ci sia nulla, portando alla luce il guscio vuoto che in realtà sono. Ma tutto ciò come già detto non va ad escludere la presenza di fini e soavi dettagli che vanno ad arricchire, non solo scenari, ma soprattutto i volti dei personaggi, in particolare quelli dei protagonisti. È davvero incredibile come Shinzo con l’unico uso della mano riesca a creare volti dal così forte significato, scaraventandoci addosso così tante emozioni che, come una freccia, colpiscono perfettamente il nostro cuore. Ma attenzione se da una parte Shinzo, con la sua mano gentile pervade il suo intero racconto con sentimenti come tristezza abbandono devastazione, insieme anche a qualche sprazzo di gioia e tranquillità, dall’altra troviamo come “un’altra”mano; una mano sporca, pesante e quasi distruttiva, che nei momenti seri e cupi si lascia andare a tratti più spessi e caotici spennellando alla perfezione le emozioni di rabbia e collera, che i personaggi stanno provando


Un tratto delicato e gentile, ma anche deciso all’occorrenza


Quindi oltre a questo suo tratto leggero, ma anche deciso, che contraddistingue il titolo di Shinzo, ci sarebbe anche un altro elemento, o per meglio dire, una parte più personale del mangaka, che risulta essere la sua “mano giovanile”. L’aria che si respira all’interno di questo manga è un’aria fresca e sicuramente al passo coi tempi, derivata dalla giovane età di Shinzo che ci scaraventa addosso ambientazioni, personaggi, vestiti ma soprattutto tematiche attuali del Giappone. Sicuramente quando si è giovani si hanno più energie, si è più disposti a tirarci su le maniche e a combattere per i propri ideali e per i problemi che interessano il singolo, ma anche la collettività. Shinzo oltre ad intrattenere il pubblico, con una bella storia, vuole mostrarci un po’ di quella sua volontà e quello slancio che ribollono ancora nelle sue vene, facendoci partecipi delle problematiche che affliggono il Giappone e più nello specifico Shinzo stesso. Questo suo grido di denuncia porta il lettore a riflettere e a vedere Tokyo, insieme all’intero Giappone, non più come il paradiso terrestre, ma come un qualsiasi stato della Terra, in cui pullula corruzione, disagio e malessere. Il primo dei problemi che grava sulle spalle di Keigo è sicuramente lo sfruttamento e prostituzione minorile, che levita attorno a questa cultura totalmente malsana della venerazione del corpo minorenne femminile. Oltre a questo terribile problema Shinzo ne collega uno più contemporaneo e che di solito, nella svariata lista di problematiche di cui è colpevole il Giappone, passa sempre sotto banco, cioè quello dei social. È incredibilmente assurdo visualizzare che non solo questa orrenda cultura del corpo non si trovi unicamente per strada, magari nei locali imbucati in qualche vicolo buio, ma sia anche sotto gli occhi di tutti, cioè nei social. Il mangaka mette fortemente in mostra come sia diffuso questo problema e di quanti carnefici ne facciano parte. Dal salaryman più pacato allo studente di università, moltissimi utilizzano i social per ottenere carne giovane da poter utilizzare a loro piacimento, in cambio del loro cibo,della loro acqua e del loro tetto sotto cui ripararsi. Non vi devo nemmeno stare qui a dire quanto questo “luogo virtuale” non sia rose e fiori, tant’è che trai i disegni e le tavole del manga si scorge ampliamente quanto questo luogo sia malsano, ma soprattutto quanto sia comune. La facilità con cui una ragazza possa entrare all’interno di questo terrificante tunnel è qualcosa che fa gelare il sangue. Infine Shinzo decide, nascosto tra le righe dei dialoghi e dei disegni della sua opera, in un modo molto velato, di porre una forte critica, che si insinua all’interno di un po’ tutti i giapponesi, sulla generale mancanza di empatia fusa insieme ad una rigidità sociale profondamente radicalizzata. Il nostro caro mangaka ci vuole far osservare quanto la società giapponese, in questo caso, ponga sugli occhi dei suoi cittadini un bel paio di paraocchi, che portano il nipponico medio a far buon viso a cattivo gioco. Se da una parte devi mostrare, anche fingendo, di essere una animale sociale, integrandoti e facendoti inculcare nella testa gli interessi e i piaceri che la società ti obbliga a seguire, dall’altra l’unica cosa che ti deve importare non è nient’altro se non del proprio giardino. La società mi dice che questo vestito non è bello? Sicuramente sarà così. La società mi dice che non devo dire determinate cose? Sicuramente non le dirò. Se la società mi dice che chi scappa di casa, da una madre abusiva, è sicuramente per un capriccio e lo fa perché ancora immatura, allora sarà sicuramente così. Sono proprio questi sicuramente che premono sulle spalle di Shinzo e di cui sinceramente ci vuole parlare.


Queste sono alcune delle problematiche che gravano sulle spalle di Shinzo


Alla fine dei conti Randagi è un’opera che, attraverso la sua semplicità, è riuscita a colpirmi davvero molto e ha scaturito all’interno di me, moltissimi sentimenti. Felicità, tristezza, rabbia, egoismo, ma anche speranza, saranno alcune delle forti emozioni che questo manga riuscirà sicuramente a farvi provare. Questa serie da 4 volumi è una lettura che vi consiglio caldamente di recuperare. Una storia leggera che vi strapperà sicuramente un sorriso, ma probabilmente anche qualche lacrimuccia, affiancata da un disegno dolce, delicato ma anche deciso. Oltre a ciò potrete toccare quasi con mano e conoscere svariate tematiche che Keigo Shinzo mette in risalto ed entrare in contatto con alcune problematiche che affliggono il Giappone.


Una lettura leggera ma allo stesso tempo straziante


Ma quindi rispondiamo alla domanda fatta molto prima, all’inizio di questa recensione. Ma chi non avesse tutto quello di cui una persona normale ha bisogno per sopravvivere? I randagi non hanno solo bisogno di una casa sotto cui stare, ma hanno soprattutto bisogno di un elemento fondamentale: la felicità di essere vivi. E chi può essere, se non qualcuno che esso stesso la sta cercando, la persona migliore da cui ottenere questa felicità I randagi sono solo persone a pezzi, che se pur devastante dal corso degli eventi, riescono in qualche modo a completarsi a vicenda ed è questo che Shinzo ci vuole raccontare; una storia di due randagi che si completano, nel bene e nel male.

Se siete arrivati fino in fondo, bravi, e come “ricompensa” vi propongo questo altro manga molto interessante, lo trovate qui in questo articolo

Il PC da GAMING IDEALE per iniziare con FORTNITE ! Qualità OTTIMA e prezzo SUPER

In questo articolo andremo a recensire il nuovo Ollo Computers G1F Gaming, un assemblato realizzato da Ollo Computers dedicato principalmente al gaming base, con un rapporto qualità prezzo veramente eccellente. Ma iniziamo dalla componentistica.

CPU/GPU

Il processore in questione è un Ryzen 5 2600, da 3.9Ghz, che si presta molto bene a ciò che dovrà fare questa macchina, ovvero il gaming. Non dalle prestazioni esasperate, ma molto più che sufficienti per questo carico di lavoro. La cosa interessante però è la scheda video, una Nvidia GT 1030 da 2 GB GDDR5, che a primo impatto può sembrare datata e low-end, talmente tanto da sottovalutarla, quando in realtà può tranquillamente digerire videogames di ultima generazione.

Attenzione però: non aspettiamoci risultati delle sorelle maggiori. è una scheda video del 2016 di fascia medio-bassa, dalla quale non si può pretendere prestazioni super, come altissimi FPS o giocare su monitor in 4K. Detto ciò però, in questo periodo storico veramente povero di prodotti in commercio, è un’ottima soluzione. Ovviamente tutta questa configurazione prevede un pubblico che si sta approcciando al mondo del gaming su pc, e che quindi non ha alte pretese, ma che comunque ha voglia di sperimentare senza invetrire cifre esorbitanti.

In particolar modo questa scheda video si comporta molto bene con Fortnite in modalità “performance” (che trovate nelle impostazioni del gioco stesso), con il quale riesce a mantere 130fps stabili. Vi lascio qui un video (https://www.youtube.com/watch?v=_5566Z3Z5po&t=647s) dove potete notare l’ottimo risultato.

RAM

La RAM allestita è formata da 2 banchi HyperX Fury da 3200 MHz da 4 GB l’uno (quindi 8 GB), disposti in Dual Channel, in modo da avere le massime prestazioni disponibili, e soddisfano tranquillamente il carico di lavoro in gaming.

ALIMENTATORE, SCHEDA MADRE & SSD

L’alimentatore in questione è un Cooler Master da 500 watt, sufficiente per questa configurazione. Troviamo poi una scheda madre da gaming Asus Prime A520M in taglia Micro-ATX e un’ottimo SSD Kingston A2000 da 500GB NVMe, che assicura massima velocità nei caricamenti. Infine il case, iTek SPACIRC XO Mid-Tower, molto basic, ma per il prezzo che ha questa configurazione direi che non si può pretendere di più. Ed esteticamente in realtà non è niente male.

CONSIDERAZIONI FINALI

Personalmente, come sopra ho accennato, consiglio questa configurazione a chi ha intenzione di approcciarsi al mondo del gaming su pc ed è alle prime armi. Ovviamente da una configurazione simile non ci si può aspettare prestazioni esagerate, ma a questo prezzo, ovvero 700 € circa, non si può trovare di meglio. Molto interessante il fatto di usare una scheda video un po’ datata, che però soddisfa la richiesta dell’utente, ottimizzata per un uso di fascia media, ma che promette un frame rate in gioco soddisfacente senza però chiederle dettagli troppo alti. Il mercato in questo periodo storico è veramente scarico di materiale, per ovvi motivi, e quindi è diventato complicatissimo trovare componentistiche di nuova generazione. Di conseguenza questa è una configurazione che per i giorni d’oggi è veramente ben studiata, e che può essere la scelta giusta per una vasta gamma di utenti, sopratutto chi non necessita di una macchina dalle prestazioni esagerate.

[RECENSIONE] NZXT H700i Case premium e di design

L’H700i è un case Premium di NZXT della famiglia H, che rispetto a tanti altri case, oltre all’estetica, racchiude molte altre features, che adesso andiamo a vedere insieme nel dettaglio. Partiamo quindi ad analizzare i materiali, che sono parte fondamentale in un case.

Materiali e Qualità

Essendo un case premium (e visto anche il prezzo) è normale aspettarsi una buona qualità nei materiali, e sotto questo punto di vista saremo soddisfatti in pieno. Infatti troviamo praticamente solo alluminio e vetro temperato, eccetto per i filtri anti-polvere posti di fronte alle ventole, che sono realizzati in plastica, come anche qualche guida per il cable management posta sul retro. Perfino le gabbie per gli HHDs e SSDs sono realizzati in metallo e con un intelligente meccanismo di blocco, con il quale si può velocemente montare gli slot, senza dover per forza utilizzare viti e cacciaviti. Anche il pannello frontale in vetro temperato è ben realizzato, e il coperchio posteriore che nasconde il cable management non ha viti ma uno sblocco con molla per smontarlo e rimontarlo molto velocemente.

Estetica e AirFlow

Anche l’occhio vuole la sua parte, ed in questo caso de gustibus non disputandum est. Ma volendo essere oggettivi, oltre ad essere accattivante, non si notano imperfezioni, ma soltanto un design estremamente minimalistico e pulito, come tutte le serie di NZXT. Spigoli accentuati e un look cubico che è un buon compromesso fra uno stile gaming e uno professionale. Insomma, una giusta via di mezzo che potenzialmente potrebbe essere ciò che un utente cerca durante la progettazione di una nuova postazione, ma non vuole esagerare troppo con design da gaming estremi. Molto interessante in questa versione del case è l’Airflow: le ventole frontali non hanno una presa d’aria diretta, ma bensì un coperchio che convoglia l’aria ad una rete in metallo posta su entrambi i lati del case, sia frontalmente che nella parte superiore. Essendo un case Mid-Tower, ciò non va ad inficiare sulle prestazioni, poiché lo spazio è molto ampio, e la quantità d’aria scambiata fra l’esterno e l’interno è molta.

I/O

Per quanto riguarda le porte pre-allestite, troviamo due USB 2.0, due USB 3.1, porta jack audio, porta jack mic ed il tasto di accensione. Il tutto posto sulla parte superiore del case. Il pulsante di accensione è circolare e retroilluminato da un led bianco.

Ventole e LED RGB

Altra peculiarità di questo case sono i LED RGB: troviamo infatti una striscia di led rigida fisicamente avvitata nella parte metallica superiore in prossimità del vetro temperato, inoltre una striscia extra magnetica. Questa, essendo appunto magnetica, la si può attaccare potenzialmente ovunque all’interno del case, per poterlo personalizzare il più possibile, ad esempio per illuminare una specifica zona delle componentistiche. In dotazione troviamo poi la ventola posteriore (da 140mm) e le 3 ventole anteriori (da 120mm). Inoltre sulla parte superiore del case troviamo l’alloggio per inserire altre 3 ventole da 120mm o 2 da 140mm, ove si può anche tranquillamente montare un radiatore a liquido AIO o Custom Loop.

Features originali

Le ventole e i LED sono controllati da un dispositivo intelligente, che troviamo già in dotazione. Questo, oltre ad offrire la possibilità di aggiungere più ventole o led grazie ai più splitter, si può gestire direttamente dal software CAM di NZXT. Questo software, oltre a dare la possibilità di gestire singolarmente i componenti, è dotato anche di intelligenza artificiale. Tramite questa, dopo aver eseguito la procedura di “rodaggio”, si potrà abilitare un profilo dinamico della gestione dell’airflow e delle temperature. Durante il rodaggio il software andrà a registrare le prestazioni paragonate alle temperature, ed in base alle statistiche rilevate, monitorerà e gestirà tutto l’airflow in maniera intelligente, portando una diminuzione sensibile delle temperature in-gaming o in situazioni dove la macchina è sotto stress. Inoltre questo monitoraggio può interagire con i led, andando ad esempio a cambiarne i colori quando la macchina è appunto sotto stress. Utile? L’airflow in questo case Mid-Tower è già sufficiente di natura per gli spazi… una gestione così avanzata porta sì vantaggi, ma non così tanti a mio parere… e i numeri parlano chiaro, come si può vedere anche direttamente dal software che ci mostra la differenza fra un profilo standard e quello con intelligenza artificiale. Altra feature da considerare, oltre al fatto che è super allestito per quanto riguarda supporti e slot per inserire SSD praticamente ovunque, è sicuramente il sistema di cable management: raramente si vedono sistemi simili, e grazie ai numerosi velcri e guide per i cavi è praticamente impossibile creare disordine all’interno del case.

Consigli & Valutazioni personali

Partendo dal presupposto che il design piaccia, è sicuramente un case di fascia alta dove niente è fatto per caso, ogni spazio è ben studiato e di ottima fattura. Visto il prezzo (200€ circa sul mercato italiano) è il minimo che ci si possa aspettare. è sicuramente un case che richiede poco lavoro durante la fase di montaggio poiché tantissime cose sono state già predisposte o studiate in modo tale da non dover impazzire per assemblarle, oltre ad essere molto personalizzabile. Molto consigliato nel caso in cui si vada a creare una configurazione top dove non si vuole chiudere occhio su nulla. Nel caso in cui si voglia creare una configurazione più “umile”, anche della stessa NZXT, si trovano tanti altri case a prezzi più onesti, con i quali si può ottenere lo stesso risultato senza dover investire così tanto.

Tabella delle specifiche tecniche

DimensioniP: 230 mm A: 494 mm P: 494 mm (senza piedini)
P: 230 mm A: 516mm P: 494 mm (con piedini)
Materiale(i)Acciaio SECC e vetro temperato
Peso12,27 kg
Supporto per scheda madreMini-ITX, MicroATX, ATX e EATX
(fino a 272 mm o 10,7 pollici)
Elettronica esterna2 x USB 2.0
2 x USB 3.1 Gen 1
1 x Audio/Mic
FiltriAnteriore e ventilazione alimentatore
Slot di espansione7
Dispositivo intelligente3 canali ventola con massimo 10 watt per
uscita canale*
1 porta LED RGB supporta fino a 4 strisce
LED Gen 1 RGB o 5 ventole Aer RGB
Modulo di rilevamento del rumore integrato
*Nota: se viene utilizzato uno splitter, il controllo
ventola viene regolato in base alla ventola
collegata alla porta a 4 pin. Non utilizzare
adattatori a basso rumore.
Requisiti del sistemaPC con porta USB 2.0 interna aperta e sistema
operativo Windows® 10.
Per scaricare CAM, è richiesta una connessione
a Internet.

Alcune funzionalità CAM richiedono l’accesso a Internet,
un indirizzo e-mail valido e l’accettazione dei Termini di servizio correnti.
Alloggiamenti unità2,5”: 7
3,5”: 2+1
Supporto radiatoreAnteriore: 2 da 140 mm o 3 da 120 mm con
configurazione “push/pull”
Superiore: 2 da 140 mm o 3 da 120 mm
Sistema di raffreddamentoAnteriore: 3 da 120 mm/2 da 140 mm
(inclusi 3 da 120 mm)
Superiore: 3 da 120 mm/2 da 140 mm
Posteriore: 1 da 120 mm/1 da 140 mm
(incluso 1 da 140 mm)
Specifiche tecnicheAer F120 (versione Case)
Velocità: 1200 + 200 giri/min
Flusso d’aria: 50,42 CFM (1,95 m³/min)
Rumore: 28 dBA
Cuscinetto: Rifle Bearing
Aer F140 (versione Case)
Aer F140 (versione Case)
Velocità: 1.000 + 200 giri/min
Flusso d’aria: 68,95 CFM (1,95 m³/min)
Rumore: 29 dBA
Cuscinetto: Rifle Bearing
Spazio liberoGestione cavi: 18 – 22 mm
Spazio libero GPU: Fino a 413 mm
Raffreddatore CPU: Fino a 185 mm
Radiatore anteriore: 60 mm
Radiatore superiore: 30 mm

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[RECENSIONE] Vigor GK50 Low Profile & Clutch GM50

Vigor GK50 Low Profile

La Vigor GK50 Low Profile è una tastiera da gaming di MSI, caratterizzata per il suo “basso profilo”, per il quale risulta avere una minore corsa della pressione dei tasti, e anche lo spessore degli stessi è stato ridotto. Nella scatola troviamo la tastiera stessa, il cavo USB coperto dal nylon intrecciato per renderlo più resistente, ed il connettore placcato oro per maggior prestazioni e minore latenza. Inoltre è presente anche la clip per rimuovere i tasti, e due tasti “CTRL” e “ALT” di riserva, i quali sono meno concavi degli altri. La tastiera risulta effettivamente di buona fattura, con materiali ottimi (vedi la cover in alluminio sotto i tasti) e la colorazione RGB dei LED è completamente personalizzabile, sia direttamente dalla tastiera, sia dal software Dragon Center. Anche le animazioni che si possono attivare triggerati dalla pressione dei tasti sono veramente accattivanti, come tutto il design da gaming al quale ormai ci ha abituato MSI.

La vera peculiarità di questo prodotto però è appunto il “low profile”, il quale potrebbe piacere come non, installato tramite gli Switch Kailh Low Profile bianchi (la tastiera si trova in commercio anche con la versione rossa e blu di questi switch). In primis il sound è diverso da una normale tastiera meccanica, infatti è più silenziosa e, per intendersi, è una via di mezzo fra il rumore emesso da una tastiera a membrana e una meccanica standard. Ovviamente la corsa e lo spessore ridotto portano l’utente ad eseguire una digitazione più rapida, come anche il fatto che i tasti siano più ravvicinati fra di loro rispetto ad una tastiera normale. Ciò porta ad un minore controllo durante la pressione, a discapito della rapidità, cosa che può tornare comoda, ad esempio in un gioco di tipo FPS. Al contrario, per gli amanti del controllo, risulterà più scomoda, ed in questo caso se ne sconsiglia l’acquisto. Per quanto riguarda il prezzo, la tastiera in questione si trova intorno ai 100€ sul mercato italiano.

Clutch GM50

Esiguo nelle dimensioni, il Clutch GM50 è un mouse da gaming “da tutti i giorni”, non troppo sofisticato rispetto ad altri modelli, con un buon grip sia lateralmente che nell’ergonomia quando lo si impugna. Il sensore ottico PMW-3330 raggiunge i 7200 DPI, selezionabili tramite il tasto dedicato posto accanto alla rotella dello scrolling, anche questa molto precisa e rapida durante l’utilizzo. Troviamo poi, sul lato sinistro, i due tasti extra, che ormai sono praticamente installati su tutti i mouse di questa categoria. Gli switch OMRON poi assicurano fino a 20 milioni di click di durabilità. I LED RGB posti nella parte inferiore e sulla rotella si possono poi programmare solitamente tramite il software Dragon Center, non ci sono quindi combinazioni di tasti per editrarli, come invece avviene sulla tastiera. Per il resto non c’è molto altro da aggiungere, a parte il design classico della serie gaming di MSI, e che fondamentalmente è un mouse come tanti altri sul mercato, non si differenzia sotto nessun punto di vista, tranne per l’affidabilità che offre qualsiasi prodotto MSI. Il mouse si trova sui 60€ nel mercato italiano.

[ RECENSIONE ] MSI Summit E15 | il notebook business compatto ma potente

MSI ha da poco presentato il suo nuovissimo Summit E15, un laptop di classe business che racchiude in soli 1,6 kg di scocca un processore Intel Core i7 di 11° generazione, nel particolare un Tiger lake i7-1185G7, 4 core e 8 thread, con una frequenza base di 3.00 GHz che sfiora i 4,80 GHz in Turbo Boost, e 12 MB di cache. Il processore è dotato della scheda video integrata Intel Iris X, ma MSI ha pensato di aggiungere anche una scheda video dedicata Geforce GTX 1060Ti da 4GB in DDR6, necessaria per eseguire software grafici che richiedano prestazioni più importanti e, perchè no, anche del buon gaming. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa offre questa macchina.

Materiali / Finiture

La prima cosa che notiamo è il materiale in alluminio della scocca. Lo chassis è veramente sottile e estremamente leggero, molto piacevole al tatto e permette una buona dissipazione del calore. Il colore grigio scuro lo rende veramente elegante, e rispecchia tutto ciò che si possa volere da un laptop di classe business. Molto accattivanti anche le finiture in bronzo che contornano il touchpad, ma anche la finitura in simil-carbonio posta sopra le prese d’aria del dissipatore. Interessante il fatto che si possa inclinare il coperchio del monitor di 180°, e che non sia necessario sorreggere con la mano la parte inferiore per aprirlo. Per quanto riguarda la tastiera è retroilluminata, e restituisce un buon feedback di digitazione, inoltre i tasti sono ben distanziati fra di loro.

Note negative

Unica cosa che fa storcere un po’ il naso è la ‘plasticosità’ del touchpad, il quale è ridotto nelle dimensioni rispetto a cosa siamo abituati a vedere nei nuovi portatili di ultima generazione, e nell’utilizzo di tutti i giorni restituisce un feedback leggermente cheap, che sinceramente non mi aspettavo da una macchina di questo livello. Altra cosa che può dare fastidio è il fatto che sulla scocca tende a rimanere le impronte delle dita quando lo si tocca, soprattutto nella parte inferiore sotto la tastiera, quando si digita e si appoggia i palmi delle mani, spesso dopo rimangono gli aloni, cosa che esteticamente non è molto gradevole.

Monitor

Il monitor in questione è un 15.6″ UHD (3840*2160), 4K Thin Bezel, Adobe 100%, con tecnologia TruePixel che include un alto ratio di DPI, cosa che lo fa somigliare molto ai Retina Display di Apple. Molto gradevole nell’utilizzo, con colori veramente vividi, e ottimo anche per l’utilizzo di software grafici e di video editing. Inoltre avendo una diagonale così piccola ma una risoluzione decisamente alta, è praticamente impercettibile all’occhio umano la dimensione dei singoli pixel. Molto interessante anche il gamut Adobe 100%, che assicura un ottimo spazio di colori. Esiste anche un’altra versione di questa macchina, con schermo multi-touch da 1080p, che personalmente non ritengo utile per farne un uso professionale.

Porte I/O

Il Summit E15 è dotato di:

  • 2 Porte USB 3.2 di tipo A
  • 1 lettore di card MicroSD
  • 1 porta jack 3,5mm audio/mic
  • 1 HDMI 4K 60Hz
  • 2 Porte USB Type-C Thunderbolt 4.0

Generalmente le porte in dotazione sono sufficienti ad un utilizzo per tutti i giorni, infatti l’unica cosa che potrebbe mancare è la porta Ethernet (per questioni di spazio), ma grazie alle Thunderbolt si può facilmente collegare dei dongle, e quindi aggiungere qualsiasi tipo di porta necessaria al nostro workflow. Inoltre le due USB-C sono entrambe dotate di tecnologia PowerDelivery, e quindi si può ricaricare il portatile indifferentemente dalla porta scelta, con il suo alimentatore da ben 90Watts che permette anche la ricarica rapida.

Archiviazione e RAM

Troviamo allestita una SSD da 1TB NVMe, veramente ottima nella velocità sia in lettura che scrittura. Infatti ciò si nota anche semplicemente nell’avvio o nello sblocco dallo stato di stand-by, che avviene praticamente in tempo reale. Inoltre la quantità di archiviazione da 1TB è veramente soddisfacente. Per quanto riguarda la RAM troviamo 32GB in DDR4 da 3200 MHz, suddivisi in 2 banchi da 16GB. Veramente ottima, e ci permette tranquillamente di utilizzare software pesanti, e di tenerne aperti molteplici contemporaneamente senza incappare in scomodi rallentamenti.

Batteria & Consumi

La batteria in dotazione integrata e non sostituibile è da ben 80Wh, 16 ore di utilizzo dichiarate, dotata di ricarica rapida, e grazie al software MSI Center for Busniess & Productivity si può andare a gestire i consumi in maniera intelligente. Infatti all’interno di questo programma proprietario troviamo ben 4 scenari diversi che vanno a limitare o aumentare le prestazioni in base a ciò che necessitiamo in quel momento. In modalità “bilanciata” comunque si arriva tranquillamente a fine giornata senza dover per forza ricaricare il laptop più di una volta, facendone ovviamente un utilizzo “da ufficio”, senza eseguire software pesanti a livello grafico.

Sblocco & Sicurezza

Molto interessanti i sensori che MSI ha allestito su questo portatile, infatti troviamo sia il sensore di impronte digitali posto nella parte superiore sinistra del touchpad, sia il sensore Infrarossi per il riconoscimento facciale posto accanto alla webcam. Entrambi i sensori sono compatibili con lo standard Fido2 e quindi utilizzabili con WindowsHello. Sono veramente rapidi nel riconoscimento, infatti nell’utilizzo quotidiano si tende a scordarci di inserire la password, poiché appena si apre il coperchio il laptop ci riconoscerà veramente istantaneamente.

Webcam

La webcam allestita è da 720p… che dire, mi aspettavo qualcosina di più, sopratutto di questi tempi, dove le call di lavoro sono cosa veramente frequente, e per quanto costa questa macchina una 1080p sarebbe stato il minimo, a mio modesto parere.

Considerazioni finali

Volendo esprimere un mio parere personale, dando per scontato che se ne faccia un utilizzo professionale, questa macchina è veramente ottima, e rispetta tutti i canoni e requisiti che si possa richiedere da un prodotto di questa fascia. Lo sblocco è immediato grazie ai sensori di riconoscimento, la fluidità generica del sistema è veramente di alto livello anche sotto stress, e non arranca se si utilizzano software pesanti. Lo si porta tranquillamente a giro, visto il peso veramente minimo e le dimensioni ridotte. L’autonomia è soddisfacente e l’estetica è molto accattivante. Unica nota che non mi ha convinto per niente è il touchpad… ne potevano allestire uno migliore, stesso discorso vale anche per la webcam. Acquisto consigliato? Si, ma dipende: visto il prezzo (si trova dai 2000 ai 2500€) è un’ottima macchina per l’uso professionale, ma se dovete farne un utilizzo ‘da ufficio’ (navigare sul web, mail, pacchetto office, etc.) sul mercato si trovano prodotti che possono soddisfarvi senza dover per forza investire così tanti soldi.

Dove acquistare

Sotto trovate i link per acquistarlo direttamente sul sito di Ollo Store, che ringraziamo per averci dato in prova questo fantastico prodotto.

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