Persona 3 Reload: la Recensione

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Persona 3 Reload dimostra come mai fosse necessario un Remake di questo capitolo della amatissima saga videoludica. Ma come ha fatto?


Ci sono alcuni videogiochi che vengono gettati nell’oblio, che vengono dimenticati perché non hanno niente che valga la pena di essere ricordato, perché sono stati surclassati da altri titoli, perché erano troppo acerbi o semplicemente perché non erano dei bei giochi.

Ci sono altri giochi, invece, che verranno ricordati per sempre, ricordati per la loro storia, per il loro gameplay o semplicemente perché sono stati giocati in momenti importanti nella vita di molte persone.

Infine, ci sono giochi che vengono ricordati solo da alcuni fan di vecchia data, o da alcuni abbastanza curiosi di provare qualcosa di diverso dal solito, o ancora da alcuni abbastanza coraggiosi da mettere mano ad un titolo ormai considerato “vecchio”. Ecco, prendiamo il caso di quest’ultimo titolo citato, e teniamo conto del fatto che ne esistano due riedizioni completamente diverse, con meccaniche e strutture differenti, uscite per console distinte e senza che nessuna sia considerabile quella definitiva: ecco a voi il caso Persona 3.

Questo titolo, infatti, ha già avuto due simil-remake: oltre alla versione base sono state pubblicate l’edizione “Portable”, per PSP, e l’edizione “FES”, per PlayStation 2. 

Se la prima versione impreziosisce l’originale aggiungendo, per esempio, la possibilità di dare comandi diretti al party e introducendo la meccanica del “One More”, allo stesso tempo contiene limiti di gameplay dovuti alla tecnologia della PSP. Per citarne una, non era possibile esplorare in maniera libera, ma solamente attraverso dei menu in stile punta e clicca.

D’altra parte, sotto questo punto di vista Persona 3 FES rimane più fedele all’originale, permettendo ai giocatori di usufruire di un’esplorazione più libera, ma senza tutte le migliorie della versione per PSP.

Persona 3 Reload nasce per portare una soluzione che possa unire tutti i migliori aspetti di queste due versioni, creando quindi una tanto attesa versione definitiva dell’opera, con tanto di migliorie estetiche che superano persino quelle dell’amatissimo quinto capitolo. Con questa recensione, si vorrebbe evidenziare il modo in cui P Studio sia riuscito a creare il Persona 3 definitivo, attraverso un’opera di Remake degna, finalmente, di questo nome. In questo articolo non saranno presenti spoiler riguardanti la trama del gioco, ma approfondirò alcune delle meccaniche esclusive di questo Remake. Se volete scoprirle da voi, vi consiglio di saltare quelle parti, che verranno comunque segnalate con il giusto anticipo.


Persona 3 Reload


Partiamo subito con una delle modifiche più palesi: l’estetica del gioco è stata completamente rinnovata, donando all’opera un look decisamente più fresco e piacevole alla vista. Gli asset di Persona 3 Reload sono stati tutti riadattati in alta definizione per renderlo, sotto questo punto di vista, il più qualitativamente apprezzabile rispetto agli altri capitoli della serie. Ciò non basta, però, a renderla una grafica degna di questa generazione videoludica: i dettagli delle texture rimangono comunque ai livelli di ciò che una PlayStation 4 poteva offrire senza alcun tipo di problema, e lo stesso si applica in generale ai modelli e a tutte le animazioni che non riguardano i menu o il combattimento, come ad esempio la camminata del protagonista o la famosa “folla” al Club Escapade, perfettamente immobile, se non per 2 o 3 NPCs. Non serve esattamente una PS5 Pro per far girare questo capitolo, per intenderci.

Questa scelta,  a dirla tutta, arriva con dei benefici per alcuni giocatori: la semplicità grafica potrebbe permettere a console datate, come la Nintendo Switch, di reggere il gioco senza troppe sbavature.


Persona 3 Reload


Ciò che più ho apprezzato, parlando sempre del reparto grafico, è proprio il rifacimento di tutti i menu, che prendono in prestito il colpo d’occhio e le animazioni a dir poco piacevoli del quinto capitolo della serie.

Il risultato è a dir poco sbalorditivo: quello che normalmente viene visto come un processo estremamente noioso e meccanico, ovvero cercare tra i menu un’opzione specifica, diventa improvvisamente uno spettacolo per gli occhi, il tutto senza sacrificare la fluidità e la semplicità di navigazione.

Lo stesso esatto principio si applica anche per i menu di combattimento: La nuova estetica è stata riadattata in maniera sublime prendendo in prestito la fluidità e la chiarezza di Persona 5, ma senza renderla una copia di quest’ultimo, mantenendo quindi l’impronta stilistica del terzo capitolo. 


Persona 3 Reload


Il combattimento è uno degli elementi fondanti dei JRPG e i capitoli di Persona, in quanto tali, dimostrano gran parte delle loro potenzialità proprio in questo campo. Più avanti approfondiremo le meccaniche più interessanti riguardanti appunto il Combat, ma adesso preferirei concentrarmi su uno dei maggiori problemi degli RPG a turni, ovvero la lentezza.

Non è una novità infatti che a giochi del genere si associ il fatto di dover aspettare una grossa quantità di tempo tra una mossa e l’altra, soprattutto se queste sono precedute da una infinita animazione, spettacolare sì la prima volta, ma interminabile e noiosa per le seguenti.

Parlando del quinto capitolo, una delle migliorie che più ho apprezzato è stata proprio la creazione di una dinamicità e rapidità nel poter scegliere le mosse e nell’effettuarle: una volta premuto il tasto triangolo (dicendo quindi al gioco che si intendeva attaccare con una Persona), questa veniva evocata nel momento stesso della pressione, facendo partire l’animazione ancora prima che si decidesse la mossa specifica da eseguire. Inoltre, durante le mosse di gruppo, precedute da una vera e propria piccola cutscene, si aveva la possibilità di saltare per intero l’animazione, se non si era interessati a vederla. 

Nonostante questi due elementi di Quality of Life in Persona 3 Reload non siano presenti e vadano ad allungare il brodo durante le battaglie, queste rimangono comunque dinamiche, veloci e intrattenenti.


Persona 3 Reload


Uno degli aspetti che più mi interessava approfondire di questo remake erano tutte le varie meccaniche legate al combattimento: oltre a quelle presenti nell’originale, quali altre avremmo trovato? La risposta è stata esattamente quello che speravo, ovvero sono presenti tutte le meccaniche dei remake e dei capitoli successivi che contraddistinguono la saga.

Parlando delle meccaniche presenti in tutti i capitoli della saga, dal terzo in poi, troviamo:

Il One More, ovvero poter effettuare un secondo attacco, una volta che si attacca un nemico colpendo la sua debolezza;
La Staffetta, il poter cambiare membro del party con il quale attaccare dopo che si effettua un One More;
La Mano Arcana, ovvero la possibilità di pescare delle carte a fine combattimento che ti permettono di avere dei bonus ed ovviamente la possibilità di acquisire le Ombre per comandarle e di fonderle per crearne di più potenti;
Il Supporto dà la possibilità, premendo semplicemente un tasto, di selezionare immediatamente un nemico e di attaccarlo con una mossa debole per quest’ultimo, a patto di aver già precedentemente scoperto di quale debolezza si trattasse.

Oltre queste meccaniche, ne troviamo alcune esclusive di Persona 3 Reload, che contribuiscono a rendere i combattimenti più dinamici che mai. Se volete evitare Spoiler riguardanti le meccaniche nuove di questo Remake, questo è il momento adatto per saltare direttamente al prossimo paragrafo.

Una delle aggiunte più interessanti è sicuramente quella della Teurgia: ogni volta che i nostri compagni eseguono un’azione che riflette il loro ruolo, verrà piano piano caricata una barra presente a destra, vicino agli HP ed SP dei membri del party. Una volta al massimo, potremo effettuare una mossa speciale, anch’essa specifica per ogni compagno.

Un’altra meccanica esclusiva di questa nuova edizione è rappresentata da dei grandi Orologi: durante l’esplorazione nel Tartaro, ci si potrà imbattere in delle porte circolari che rappresentano i quadranti degli orologi. Entrando, potremo selezionare due membri del party, che siano quelli attivi o inattivi, e gli daremo la possibilità di raggiungere immediatamente il livello del nostro protagonista al prossimo combattimento. In questo modo ci eviteremo ore ed ore di grinding per far raggiungere a tutti i nostri compagni un livello alto, rendendola uno degli elementi di Quality of Life più comodi e piacevoli.

Per finire, la Persona 3 Reload ci delizia con un’ultima aggiunta, anche questa in parte di Quality of Life: si tratta delle Porte delle Monadi. Come le precedenti, queste si potranno trovare sparse in giro per il Tartaro. Entrando questa volta, però, ci ritroveremo a scontrarci con un mid-boss. Se sconfitto, non solo ci ricompenserà con una grande quantità di esperienza e di oggetti preziosi, ma aumenterà la nostra possibilità di ottenere Arcani Maggiori durante la Mano Arcana, dandoci quindi bonus utilissimi per il combattimento e l’esplorazione.


Persona 3 Reload


L’altro elemento fondamentale per Persona è sicuramente l’aspetto Slice of Life. Se non stiamo combattendo contro i mostri nel Tartaro, infatti, è molto probabile che stiamo ascoltando una lezione a scuola, stiamo uscendo con i nostri amici, siamo in biblioteca per diventare più intelligenti o stiamo semplicemente guardando qualcosa alla tv. 

Come in tutti i principali capitoli, alterniamo i momenti in cui potenziamo le nostre Skill Sociali, che in questo caso sono solamente tre, ovvero Sapere, Fascino e Coraggio, a momenti in cui approfondiamo i nostri rapporti sociali, ognuno dei quali rappresentato da una delle carte degli Arcani Maggiori, per un totale di 22 relazioni. 

In Persona 3 Reload, però, potremo inoltre passare le giornate insieme ad uno dei nostri compagni di squadra, che non sono rappresentati da nessuna carta degli Arcani, in modo da ottenere oggetti, statistiche sociali e, in alcuni casi, potenziamenti per quello specifico compagno nel combattimento, come abilità, mosse o addirittura nuove Teurgie.

Non mancano ovviamente le varie possibilità di Romance Route con i vari personaggi femminili o la possibilità di ottenere Personae molto potenti una volta portato al rango massimo uno dei Legami, o ancora di Invertirli in caso le risposte che diamo non piacciano a questi ultimi.


PErsona 3 Reload


Se gli aspetti fondamentali della saga di Persona, dal punto di vista delle meccaniche, sono due ovvero Combat e Slice of Life, dal punto di vista estetico possiamo trovarne altrettanti, e mi riferisco ai già affrontati Menu di Gioco e alla Musica.

Proprio dalla versione originale di questo capitolo, infatti, le Soundtracks di questo gioco diventano immediatamente riconoscibili e impresse per sempre nella nostra mente.

Persona 3 Reload sotto questo punto di vista non si differenzia in alcun modo rispetto all’originale o agli altri capitoli della saga: le già presenti meravigliose soundtracks della versione base sono arricchite da remake di queste ultime, composte esclusivamente per questo capitolo, donando una chiave contemporanea alle OSTs che abbiamo imparato ad amare giocando al titolo del 2006.


PErsona 3 Reload



Per concludere, possiamo definire Persona 3 Reload un tentativo ben riuscito di Remake, in quanto ha unito con successo due versioni completamente diverse tra di loro, entrambe con i propri pro e contro, risultando in una edizione definitiva dell’opera. Non mancano lacune dal punto di vista grafico, che vengono però annebbiate dai meravigliosi menu di gioco, anche questi completamente rinnovati.

Quello che possiamo ben sperare è che questo Remake possa essere un preludio per quello che sarà Persona 6, e ci auguriamo che P Studio prenda questa opera come base su cui poter aggiungere e migliorare i vari aspetti dell’attesissimo sequel di questa saga.

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PAST LIVES, il film candidato come miglior film agli Oscar – [Recensione]

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Recensione di “Past Lives”, il film candidato come miglior film e miglior sceneggiatura originale agli Oscar, dalla regista Song

Prima di andare in sala ero molto curioso di scoprire questo film, dato che si diceva fosse uno dei papabili vincitori per l’Oscar al miglior film straniero. Dopo la visione sono abbastanza convinto di questa opininone, anche se aqncora spero tanto per Io Capitano!

Past Lives è infatti un film delizioso, dai toni cupi e allo stesso tempo dolci. La regista Song ha messo in scena una storia molto personale, forse non autobiografica ma che rispecchia sicuramente dei tratti in cui molti possono ritrovarsi. La narrazione temporale presenta dei salti nelle vite di due personaggi dalle storie complicate, le cui strade, dopo essersi divise, si rincontrano.

La forza principale i questi personaggi non è certo la caratterizzazione, che ho trovato abbastanza esplicitata e non mostrata, ma bensì la loro psicologia. Non sappiamo quasi nulla, o meglio non ci sono scene in cui vediamo all’opera i due protagonisti Nora e Hae Sung nelle loro vite fuori dall’interazione tra loro, e quindi, al di là del marito di Nora nel finale, non capiamo bene che cosa affrontano nel mondo i due personaggi quando si devono lasciare.

Possiamo dedurre che siano vite nella normali, ma evidentemente non bastano, perché sentono che tra di loro c’è un qualcosa di più grande. L’intento del film non è certo questo però, è invece quello di mostrare una storia intima di due persone che si fanno domande su come sarebbe potuta andare la loro vita se l’evento tragico dell’emigrazione non fosse accaduto.

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Nonostante ci venga mostrato solo uno spaccato per volta delle loro vite, in ellissi temporali di 12 anni l’una, risulta comunque a primo impatto assurdo che due persone che vivono a migliaia di km di distanza e non si frequentino da anni possano provare una così forte attrazione da volersi incontrare a tutti i costi. Ma alla fine del film, anche grazie a un climax da magistrale, anche lo spettatore inizia a chiedersi, se nella stessa situazione, come si sarebbe comportato.

Ed è qui che il film porta in scena in modo vincente la il suo punto di forza maggiore: la continua incertezza. I personaggi sono in continuo conflitto personale per un amore non sbocciato che non riescono a superare poiché è difficile scendere a patti col passato. Fino all’ultimo vediamo l’evoluzione di questo rapporto funestato da scelte non completamente volontarie, ma che in modo abbozzato più volte viene ricucito.

Durante la visione mi sono accorto di essere passato più volte ad alternanza a voler o non volere un lieto fine per la relazione, perché via via che progredivano gli eventi, si accavallavano motivazioni più o meno valide, che alla fine del film. ho raccolto e mi hanno dato fastidio, mi hanno messo in crisi, portandomi a riflettere sull’autenticità delle nostre vite, e di come siano a volte decisioni che prendiamo a cambiare radicalmente tutto.

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In conclusione, una storia d’amore che mette in crisi raccontando le funestate vicende di due personaggi distanti fisicamente ma legati da un passato con cui non riescono a fare pace, in grado di far riflettere sulle proprie scelte di vita e sull’autenticità delle proprie relazioni. Una storia intima dal ritmo lento che, attraverso la metafora delle “Past Lives”, porta in scena personaggi dalla psicologia complessa che tengono in tensione lo spettatore fino alla fine.

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Per informazioni ufficiali qui il sito di Lucky Red. Alla prossima recensione

I migliori film di Johnny Depp

I migliori film di Johnny Depp

Tutti i film di Johnny Depp, da Pirati dei Caraibi a Edward Scissorhands, dal migliore al peggiore.

Johnny Depp è un grande attore, spesso recentemente ricordato per le sue controversie matrimoniali e legali che per gli ultimi film di cui è stato protagonista. Nato nel 1963, ha iniziato a 24 anni a recitare nel primo fil sul grande schermo. Ma è nel 90 con Cry Baby ( John Waters,1990) che riesce davvero a bucare lo schermo e diventare l’idolo di migliaia di ragazzine, provando anche le sue capacità recitative. E’ sempre nel 1990 che suggella una fruttuosissima accoppiata con il regista Tim Burton, di cui sarà per molti anni l’attore feticcio. E’ proprio con il regista che nasce un personaggio unico nel suo genere, eccentrico e divertente.

Iniziamo sempre con una umile lista dei top 25 film di Johnny Depp, ricordo che sono strettamente opinioni personali e che la lista è stilata sulla base della performance dell’attore, non del film complessivo.

25) Il professore, Wayne Roberts 2018. Un film che parte con delle buone premesse, anche di un certo spessore ma che non viene approfondito a dovere. A metà fra commedia e drammatico, racconta la storia di un professore liceale che scopre di avere una malattia terminale. Mentre tutte le sue sicurezze crollano e a causa del segreto della sua malattia si rovinano tutti i rapporti umani, ritroverà la serenità quando si aprirà con le altre persone.

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Migliori film di Johnny Depp – Arrivederci Professore

24) Alice in Wonderland, Attraverso lo specchio, Tim Burton 2016. Questo secondo capitolo sempre firmato Tim Burton quando uscì sul grande schermo creò tantissime aspettative ma una volta sullo schermo in realtà convinse ben poco, e procurò agli attori ben tre nomination ai Razzie Award, di cui sol due ne spettarono a Johnny Depp.

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23) Waiting for the barbarians, Ciro Guerra 2019. Presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2019 ha ricevuto recensioni tiepide, nonostante le interpretazioni di Johnny Depp e Robert Pattinson siano state lodate. La critica era per lo più per il contesto del film e la drammaticità.

22) Il Libertino, Laurence Dunmore 2004. La magnifica interpretazione di Johnny Depp viene un pò oscurata dal resto del film che a momenti non si vede bene ed è difficile da seguire per la fotografia a tratti troppi scura. Nonostante questo, la vita del Conte di Rochester viene perfettamente resa da Depp che ne incarna la dissolutezza e alla fine la disfatta.

21) The tourist, Floran Henckel von Donnersmarck, 2010. Johnny Depp e Angelina Jolie incantano sullo schermo, come una reale coppia, facendoci sognare. Lui, un matematico in viaggio e lei, una femme fatale alla ricerca del suo criminale compagno che per evitare l’arresto internazionale ha cambiato volto. Il colpo di scena finale vale tutto il film. In più non ho mai visto una Angelina jolie così bella.

20) Animali Fantastici, i crimini di Grindenwald, David Yates 2018. Questo è stato l’ultimo film di Depp per la Disney. A causa delle controversie con l’ultima moglie, la grande casa Disney ha decido di rescindere il contratto con Depp ancora prima di sapere come il tribunale lo avrebbe dichiarato. Spoiler per Topolino, innocente, avete perso un grande attore. Grindenwald, altro villain del mondo Harry Potter viene ben reso da Depp che probabilmente già annusava la fine di un era. Peccato per loro.

19) Chocolat, Lasse Hallstrom 2001. Questa commedia allo zucchero filato, ha segnato tante adolescenze. Molto leggero ma anche divertente, ci lascia un po’ sognanti ma forse solo questo, ricadendo nel film romantico ma deludentemente leggero.

18) Assassinio sull’Orient Express, Kenneth Branagh 2017. Il primo capitolo della fortunata saga dell’investigatore belga diretto da Kenneth Branagh che ne veste anche i panni ci regala una breve ma intensa interpretazione di Johnny Depp. Il film, fra i tre, secondo me è il meglio riuscito, sia per cast che per sceneggiatura.

17) La nona porta, Roman Polanski 1999. Johnny Depp si reintroduce nel genere Horror diretto questa volta da Roman Polanski, in un film che dimostra l’eleganza visiva del regista ma che produce limitati spaventi. Una delle maggiori critiche viene rivolta a personaggio di Depp che risulta essere monotono.

16) La vera storia di Jack lo Squartatore, Allen e Herbert Hughes 2001. Basato su un graphic novel, è la rivisitazione de la Leggenda di Jack lo Squartatore. Elogiato dalla critica per le interpretazioni, è per Depp la culla del personaggio che poi sarà Jack Sparrow.

15) Parnassus, Terry Gillian 2009. In questo film Depp ha un ruolo relativamente piccolo, a causa della sostituzione dell’attore principale, Heath Ledger, venuto a mancare poco prima della fine delle riprese. L’eredità da portare sullo schermo era grande e onerosa, ma c’è riuscito alla perfezione.

14) Arizona Dream, Emir Kusturica 1993. Una bizzarra storia d’amore e di affetto di Kusturica che crea una sua immagine di America spesso surreale. Ha però contribuito a immortalare Johnny Depp come idolo di ragazzine e immancabile rubacuori.

13) Nemico Pubblico, Michael Mann 2009. Non mentirò, nel 2009 avevo 12 anni ma dopo aver visto questo film al cinema, mi sono sentita sposata e ho sviluppato una certa ossessione per i cattivi dei film. Dillinger, interpretato da Depp nonostante sia un criminale della storia statunitense, è talmente bello e interpretato bene che quasi ti dispiace la fine che fa. E’ un dramma che ricorda Scorsese, un gioiello poco conosciuto ma che racconta una storia americana su più livelli.

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Migliori film di Johnny Depp- Nemico Pubblico

12) La sposa cadavere, Tim Burton 2005. Doppiatore, attore. Come era già successo per Nightmare Before Christmas Johnny Depp presta la voce al personaggio principale del nuovo film in step motion di Tim Burton. Una tenera storia d’amore e di riscatto, colpevole però di tanti orrendi cosplay al Lucca Comics.

11) Rango, Gore Verbinski, 2011. Altro capolavoro del doppiaggio per Johnny Depp che presta la voce a un camaleonte nel selvaggio west, dove diventato sceriffo, cerca di mantenere l’ordine. Vincitore del premio Oscar per il miglior film d’animazione, ricorda i film western firmati dai grandi come Sergio Leone.

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10) A nightmare on Elm Street, Wes Craven 1984. Il primo di tanti film; inizia con un horror la carriera di Depp, che assaggia il genere per la prima volta; Spaventoso, inquietante e piuttosto divertente, questo è Wes Craven al suo meglio.

9) Sweeney Todd, Tim Burton 2007. Un musical firmato Tim Burton. Nella Londra vittoriana si nasconde il malvagio barbiere e la sconsiderata moglie (Helena Bonham Carter) che fanno pasticcini di carne umana. Ma tutto cambia quando il passato bussa di nuovo alla porta dell’iconico barbiere.

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Migliori film Johnny Depp- Sweeney Todd

8) Sleepy Hollow, Tim Burton 1999. La versione di Tim Burton della storia di Washington Irving è il suo miglior film fino ad oggi. Questo grazie alla collaborazione con il direttore della fotografia tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki. Dalle punte horror, si passa al comico senza nemmeno accorgersene troppo.

7) Neverland, Marc Forster 2004. L’interpretazione spesso viene criticata per essere risultata troppo melensa e sdolcinata; è vero che il film approfondisce le ombre del suo soggetto, ma ciò che rivela nel suo finale oscuro e nella performance elegante e discreta di Depp è commovente..

6) Paura e delirio a Las Vegas, Terry Gillian 1998. ” Voglio che sia visto come uno dei più grandi film di tutti i tempi e uno dei film più odiati di tutti i tempi”. Gillian aveva regione, e ha raggiunto l’obbiettivo, con l’adattamento di questo film dal libro di Hunter S. Thompson. E’ ormai diventato un film cult per le mmagini selvagge sia inebrianti che esasperanti.

5) Buon Compleanno Mr. Grape, Lasse Hallstrom 1993. Nonostante la giovane età e il co- protagonista, Depp riesce a rimanere il vero protagonista della pellicola. Leonardo di Caprio interpreta Arnie, il fratello mentalmente disabile, insomma una performance data anche l’età del giovane Di Caprio, difficile da mettere in secondo piano.

4) Donnie Brasco, Mike Newell 1997. Dopo vari personaggi strani e bizzarri Depp torna a interpretare un personaggio ‘normale ‘. Il gangster tradizionale lascia spazio all’interpretazione che lo rende dinamico lontanissimo dai ruoli che aveva interpretato fino ora. Il film ha ottenuto una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.

3) La fabbrica di cioccolato, Tim Burton 2005. Una delle migliori interpretazioni, e la più vivida che ricordo dall’infanzia. Un Wonka perfetto, ingenuo ma anche deciso. Tutto il film è una vera chicca, dalla personale impronta di Tim Burton fino alla magnifica interpretazione di tutto il cast.

2) Pirati dei Caraibi- La maledizione della prima luna, Gore Verbinski, 2003. Questo film rimarrà nell’anima di tutti, Per ogni attore c’è un film e un personaggio che rimarranno attaccati alla sua persona per sempre. E per Johnny Depp è proprio il Capitan Jack Sparrow. Compice un cast una colonna sonora indimenticabile, conosciamo per la prima volta Jack Sparrow e ce ne innamoriamo perdutamente. Come faremo senza adesso che la Disney non lavorerà più con Depp?

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Migliori film Johnny Depp – Pirati dei Caraibi

1) Ed Wood, Tim Burton 1994. Forse la prima collaborazione del duo più famoso del cinema. Insieme, traforomano un film  sul peggior regista della storia di Hollywood in una lettera d’amore all’arte della creazione. In Ed Wood , un gruppo di strani appassionati si riunisce per mettere su uno spettacolo, probabilmente la metafora perfetta per questa collaborazione esasperatamente bella. Il film ha vinto due Oscar, incluso uno per Martin Landau, e rimane un classico di culto.

Top del Top : Edward Scissorshands, Tim Burton 1990. Una deliziosa storia, comica ma anche triste, romantica ma con le giuste punte di sorriso. Johnny Depp interpreta un diverso, che conosce la società e viene caldamente obbligato a farne parte in tutti i modi. Un capolavoro in tutti i sensi.

Post Amber Heard : Jeanne du Barry, Maiwenn 2023. Dopo il rocambolesco divorzio in mondovisione dalla bella attrice, Johnny Depp torna sul grande schermo come Luigi XV, nella meravigliosa atmosfera di Versailles. Il ritorno al cinema perfetto, come la sua breve interpretazione, Il problema era il film in generale. Comunque, ben tornato.

Bardic: Quest for Love – L’amore ai tempi di D&D [Recensione]

Bardic Quest for Love L'amore ai tempi di D&D [Recensione]

Ecco la mia recensione di “Bardic: Quest for Love”, un dating sim ambientato all’interno di un adorabile mondo D&D!

Ho di recente avuto modo di provare Bardic: Quest for Love, il primo gioco della Breadworks Games, che ci tengo a ringraziare per averci concesso, tramite Keymailer, la chiave del gioco che mi ha permesso di scrivere questa recensione!

Prima di parlare del gioco, parliamo dello sviluppatore, il cui slogan è letteralmente “We Bake Games!”. Anche solo per questo, si è meritato la mia stima.

Simile: Pecker – Attenzione a dove metti il becco [Recensione]

Questo titolo indie mescola avventura e meccaniche D&D con un adorabile dating sim (Baldur’s Gate III??? Scherzo, scherzo. Unless…?), il tutto ambientato nella magica città di Deepharbor. Vestendo i panni di un bardo (Edmond o Edna), vi ritroverete insieme a vostra sorella, o a vostro fratello (a seconda della scelta precedente), a dover gestire una taverna che avete appena ricevuto in eredità.

Fortunatamente, ci sono molte persone che possono aiutarvi nel mandarla avanti, e, guarda caso, sono tutte disponibili a flirtare un po’. Certo, bisogna sapere come prenderle. Tra questi 12 eroi, infatti, troverete un clerico, un druido, un warlock, un barbaro ed esponenti di molti altre classi, ciascuno con le proprie inclinazioni e la propria personalità.

Bardic Quest for Love L'amore ai tempi di D&D [Recensione]
Cr: Breadworks Games

Lo scopo principale del gioco è risollevare le sorti della locanda in 4 settimane, effettuando scelte che influenzeranno il corso della storia e trovando la persona giusta con cui esibirvi al Ballo di Capodanno, il climax dell’arco narrativo del gioco.

Oltre ai suoi elementi da dating sim, Bardic: Quest for Love è soprattutto un gioco di gestione del tempo, in quanto il numero di azioni che potrete compiere ogni giorno è limitato. Bilanciare gli affari economici e gli affari di cuore, del resto, non è mai facile.

Simile: Quilts & Cats of Calico – Recensione post Beta Testing

La grafica del gioco è semplice ma molto carina, proprio nella sua semplicità. Il design dei vari personaggi ben si adatta alle loro personalità, e il tutto contribuisce a creare un’atmosfera accattivante. Nonostante ci siano un bel po’ di dialoghi da leggere (come del resto ci si può aspettare da una visual novel), le interazioni sono per la maggior parte simpatiche e coinvolgenti, al punto da farvi iniziare subito a tifare per i vostri “candidati” preferiti.

La demo che ho avuto modo di provare ha presentato qualche bug, ma conto che ciò verrà risolto entro la data della sua pubblicazione su Steam, che è prevista per nientemeno che il giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2024. Qui abbiamo veramente dei geni del marketing, eh.

Pecker – Attenzione a dove metti il becco [Recensione]

Pecker Attenzione a dove metti il becco [Recensione]

Ecco la mia recensione di “Pecker”, un simpatico platform 3D d’azione ed esplorazione ancora in fase di lavorazione!

Ho di recente avuto modo di provare Pecker della Bold Head Interactive, che ci tengo a ringraziare per averci concesso, tramite Keymailer, la chiave del gioco che mi ha permesso di scrivere questa recensione!

Pecker è un platform 3D d’azione ed esplorazione, in cui vestirete i panni (o meglio, le penne) di un tondo uccellino non volatile, che compensa questa mancanza grazie al suo becco incredibilmente flessibile.

Simile: Quilts & Cats of Calico – Recensione post Beta Testing

In che modo, vi chiederete? Semplice: beccando una superficie verticale per ancorarcisi e sfruttando la pieghevolezza del becco per impostare la traiettoria di lancio, come con una catapulta. Si tratta di una meccanica di arrampicata sicuramente interessante, soprattutto quando unita all’aspetto rompicapo del gioco.

Infatti, dovrete condurre il piccolo uccellino “attraverso numerosi livelli pieni di enigmi e di nemici”, il cui superamento non è sempre facile come appare.

Simile: Carto – Trovare la strada di casa e molto di più [Recensione]

Il gioco è ambientato in un mondo medievale caratterizzato da diversi biomi: “isole galleggianti, castelli, foreste, neve/ghiaccio, spiagge/deserto e altro ancora”, e le grafiche sono colorate, semplici ma ben fatte, adatte a un pubblico di tutte le età.

Ѐ possibile giocare a Pecker in solitaria oppure con un massimo di 3 amici pennuti in splitscreen locale. Questo titolo è decisamente una buona opzione per avvicinarsi al mondo dei rompicapo o per godersi un puzzle platformer senza troppe pretese.

Simile: Par for the Dungeon – Dungeon crawler e minigolf si incontrano [Recensione]

Trattandosi di un gioco indie non ancora pubblicato, non è certo se e quando riuscirà a vedere la luce del sole. Nel frattempo, non possiamo fare altro che supportare la Bold Head Interactive e la Fonteinsoft.

Quilts & Cats of Calico – Recensione post Beta Testing

Quilts & Cats of Calico Recensione post Beta Testing

Mi è stata offerta la possibilità di provare “Quilts & Cats of Calico” nella fase di beta testing, perciò ecco le mie impressioni del gioco!

Grazie mille, Monster Couch, per avermi scelto come beta tester per il vostro prossimo gioco, Quilts & Cats of Calico! Ricevere la vostra mail, dopo mesi che adocchiavo questo gioco e dopo aver provato la demo iniziale, è stata davvero una graditissima sorpresa.

N.B. In questa recensione mi concentrerò più che altro sulle premesse e meccaniche del gioco, aspettando di provare il prodotto finito per parlare dell’effettiva esperienza di gameplay!

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Innanzitutto, partiamo dalle origini del gioco. Quilts & Cats of Calico, infatti, non è altro che il più recente adattamento videoludico della Monster Couch, che ha già trasposto il celebre e premiato gioco da tavolo Wingspan, di Elizabeth Hargrave, e diverse delle sue espansioni.

Calico, il premiato gioco da tavolo che ha ispirato questo nuovo adattamento, è un puzzle game da 1-4 giocatori il cui scopo è cucire una trapunta il più accogliente possibile per invogliare una serie di gatti a schiacciarci sopra un pisolino. Lo so, sono le premesse più adorabili del mondo.

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Le regole non sono di facilissima assimilazione, e serve sicuramente qualche partita per prenderci la mano. Una volta afferrati i concetti base, tuttavia, potrete iniziare a creare le vostre strategie a colpi di ago e filo. I punti si accumulano “combinando sapientemente stoffe di diversi colori e fantasie”, ottenendo bottoni specifici in modo da soddisfare le preferenze dei singoli gatti.

Nella versione digitale, ogni gatto “ha una diversa personalità e reagisce attivamente” alle vostre azioni, aggirandosi per il tabellone, richiedendo coccole e perfino ostruendo il vostro lavoro, un aspetto particolarmente realistico per chi ha avuto a che fare con dei mici.

E non è tutto: il gioco permette anche di personalizzare un compagno felino che potrete viziare, vestire e agghindare come più vi piace nel corso delle vostre avventure.

Quilts & Cats of Calico Recensione post Beta Testing
Cr: Steam

Proprio come Calico, il videogioco potrà essere giocato individualmente, sfidando l’IA in vari livelli di difficoltà, oppure con altre persone (siano queste amici o giocatori casuali) nella modalità multipiattaforma. La modalità di gioco online includerà anche sfide settimanali e classifiche.

Come preannunciato dalla descrizione del gioco su Steam, la versione digitale di Quilts & Cats of Calico offrirà anche la possibilità di giocare una “modalità storia”. In questa modalità, che unisce l’esperienza del gioco da tavolo ad intermezzi in stile visual novel, vestirete i panni di un sarto itinerante che viaggia attraverso un mondo sconvolto dalla guerra, cucendo coperte e opponendosi al potere di un’azienda senza scrupoli.

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Il design dei personaggi e delle ambientazioni della campagna cita come fonte di ispirazione lo Studio Ghibli, mentre per la rilassante colonna sonora la Monster Couch si è rivolta al compositore Pawel Górniak, cha ha già collaborato con lo sviluppatore alla versione digitale di Wingspan.

Se devo proprio trovare il pelo nell’uovo, il design dei gatti che interagiscono con il tabellone non mi fa impazzire, soprattutto considerando il divario tra questo stile e e quello più delicato della modalità storia. Sarà che questi gatti mi ricordano molto un gioco che avevo sul computer nel lontano 2011 (si stava meglio quando si stava peggio?).

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Detto questo, non vedo l’ora che il gioco esca, e soprattutto non vedo l’ora di provare il gioco da tavolo, che ho scoperto proprio grazie alla demo di Quilts & Cats of Calico.

Grazie ancora alla Monster Couch e, se volete aggiungere il gioco alla vostra lista dei desideri, cliccate qui per il link a Steam!

THE HOLDOVERS – Lezioni di vita – [Recensione]

TheHoldovers

Recensione di “The Holdovers – Lezioni di vita”, il nuovo film di Alexander Payne candidato agli oscar come miglior film e miglior attore

Le aspettative per il film non erano altissime, in quanto dai trailer trasudava una americanità davvero stucchevole per i miei gusti, tolleranti ma fino a un certo punto. Solo le candidature ricevute mi avevano spinto ad andare in sala, e dopo la visione non posso che ritenermi soddisfatto.

The Holdovers è una commedia molto americana, effettivamente, dalla trama interessante e dai personaggi ben approfonditi. La componente comica c’è e non è mai inadeguata, anzi sempre brillante e originale, dunque non c’è che da elogiare la scrittura. La recitazione inoltre è di ottimo livello, da parte di tutti i personaggi principali.

Il punto di forza, però di questo film è il contrasto che si va a creare tra i due personaggi principali, opposti in condotta, valori, età, interessi e provenienze sociali. La loro convivenza forzata origina indubbiamente peripezie negative, che nuocciono ad entrambi. Le loro vacanze dunque si trasformano in un periodo in cui devono tentare di combattere la noia, e il giovane Angus fa di tutto per sfogare la propria rabbia. E il loro confronto, che risulta sempre essere un attrito, li spinge anche a conoscersi meglio e a scoprirsi.

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Recensione “Povere Creature!”, la fiaba moderna di Lanthimos

Questa conoscenza porta benefici ad entrambi, che, soli, si aprono più facilmente e riescono a confidarsi meglio. Questa influenza reciproca porta ambedue i personaggi a compiere un arco evolutivo significativo, ma a mio parere, dietro a questa simpatica storia, si nasconde una critica verso il sistema americano che frantuma le famiglie finendo per creare persone con disagi e frustrazioni.

È esemplificativa questa storia, il cui scopo principale è appunto di creare un contesto comico e divertire, di come l’allontanamento così drastico delle persone dal proprio nucleo familiare, che sia per lavoro o per studiare, soprattutto da così giovani, sia deleterio nella crescita personale e nella costruzione della propria vita. Entrambi i personaggi sono assolutamente vittime di questo sistema che, più evidente tra tutte le conseguenze, non gli permette di trascorrere anche solo le vacanze natalizie serenamente con la propria famiglia, ma sono costretti a rimanere rinchiusi in una scuola vuota e priva di svaghi.

The Holdovers - Lezioni di vita - Wikipedia

In conclusione, il film è un’ottima commedia dal gusto americano che gira tutta intorno alla contrapposizione tra i due personaggi principali, che seppur opposti, sono costretti a una convivenza forzata. L’efficace recitazione mette in luce le problematiche del sistema deleterio americano, riuscendo anche a strappare ben più di un sorriso.

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Per informazioni ufficiali qui il sito di Universal Pictures.

Saltburn – Recensione e oneste opinioni

saltburn

Recensione umile e onesta di Saltburn, un film che ha scandalizzato metà continente, mentre l’altro aveva semplicemente 20 anni nel 2000.

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Avete visto Saltburn? Noi si. Dai su guardatelo, mi raccomando sul divano, e chiamate anche i vostri genitori. Ma prima leggete la mia recensione di Saltburn!

Saltburn è un’imponente castello nelle ricche campagne inglesi, popolato da nient’altro che da ricchi annoiati inglesi. Alla trama ci penseremo dopo, per adesso soffermiamoci sul fatto che Emerald Fennel (potresti ricordarla per la
Sceneggiatura di “una donna promettente” 2020, o Midge in Barbie, oppure Camilla Parker Bowles in The Crown), ha creato uno spaccato perfetto della ricca società inglese, che si nasconde dal peccato ma non riesce a privarsene.

Oliver è, a primo impatto, un genio squattrinato che frequenta Oxford per fortuna, grazie alle varie borse di studio. Insomma, ha la testa ma gli mancano i soldi. Presto fa la conoscenza di Felix, un buonissimo Jacob Elordi, da cui è difficile togliere lo sguardo. E lo sa anche Oliver, che pare essersene innamorato.

Saltburn: recensione del film con Jacob Elordi | Esquire

Galeotta fu la ruota rotta della bici. Felix, rimasto a piedi, viene presto soccorso da Olly, che casualmente si trova sulla sua stessa strada. Nasce così l’inizio di una breve amicizia. Breve perché non vorrei fare spoiler, ma insomma, uno ( in realtà tutti) dei personaggi secondari muore.

Da qui nasce non solo una splendida amicizia fra Felix e Olly, ma cresce anche la voglia di Olly di avere tutto i ciò che Felix ha, soldi, carisma e bellezza. Ma soprattutto Saltburn, dove Felix e la sua famiglia vivono da secoli e secoli.

Un imponente castello dove leggenda narra abbia pernottato Riccardo III e che lì spirito di una delle nonne Catton ancora aleggi.

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Come film non lo definirei soft-porno, ma decisamente perturbante dal punto di vista erotico. La scena della vasca è effettivamente un po’ dura da mandare giù. That’s what she said!

Insomma, questo film mi ha ricordato Il talento di Mr. Ripley (1999)dove Olly è ovviamente il nostro Tom. La foga di voler tutto quello che gli altri hanno, porta inevitabilmente a compiere degli errori, a agire senza pensare troppo alla conseguenze. Una differenza fra questo due film ( Grazie alla mia amica Nora che ha portato alla luce questo interessante punto) potrebbe essere intanto la premeditazione che esiste in Olly, ma non in Tom, che invece agisce for the plot.
Mr. Ripley viene scoperto alla fine, (forse, ai posteri l’ardua sentenza) mentre Olly, non solo finisce per uccidere un’intera famiglia, ma ne eredita anche il bene più prezioso, Saltburn.

Saltburn che è il palcoscenico della maggiore critica al Royal mode de vie, fatto di pomeriggi passati a giocare a tennis bevendo champagne o a guardare il sole che tramonta nella piscina. Pomeriggi colmati da assurde frivolezze, capaci di rendere vivi questi annoiati aristocratici. Il dolore viene anestetizzato da feste galattiche, o conversazioni al limite della superficialità, il gossip però, sempre ben voluto.

L’unico rammarico di Elspeth, la madre di Felix, è forse quello di non poter commentare la tragedia accaduta alla sua famiglia, in quanto anche lei, ne è caduta vittima.

Saltburn: recensione del film di Emerald Fennell con Jacob Elordi

POVERE CREATURE!, la fiaba moderna di Lanthimos – [Recensione]

poor things

Recensione di “Povere Creature!”, la fiaba moderna di Lanthimos con Emma Stone, Willem Dafoe e Mark Ruffalo.

Le aspettative per questo film erano enormi, in quanto il cast, il regista e gli elogi della critica avevano creato un hype abbastanza sentito. Dopo la visione mi sono chiesto se fossi soddisfatto, ma la risposta non è giunta per almeno due giorni. Ecco la mia recensione di Povere Creature!

Il film è certamente una perla dal punto di vista registico, di scenografie e attoriale. Lanthimos è riuscito a dare vita a una fiaba dal gusto espressionista grazie al virtuosismo della regia e alla performance attoriale incredibile di tutti gli interpreti. La sensazione però è stata di ridondanza e perdita dell’obiettivo principale.

Il film mi è piaciuto, Lanthimos è stato in grado di narrare una storia surreale e stimolante allo stesso tempo, i cui snodi narrativi però mi sono apparsi abbastanza sterili. Ho notato infatti come la trama si regga per lo più su pretesti il cui senso mi è stato incomprensibile. Come se avessero in mente di cosa voler parlare, ma avessero esaurito i modi dopo la prima ora. Inoltre l’ultima parte, dove arriva l’ex marito, per me poteva essere tagliata, non sarebbe cambiato molto.

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Il personaggio di Bella, interpretato impeccabilmente da Emma Stone, progredisce con l’andare del film, ma a un certo punto i progressi sembra li abbia terminati, sostituendoli con una storia normale di avventura. Il personaggio, slegato da ogni convenzione sociale, continua a voler scoprire il mondo, anche essendo disposta ad abbandonare il matrimonio a cui era promessa. Non vi è dunque un cambiamento in lei, che all’inizio e alla fine della pellicola si trova nella stessa posizione, in quanto rimane ella stessa borderline e anticonvenzionale.

Il film però esplica bene il tema del film: la libertà. E ci riesce attraverso un espediente per me efficacissimo ovvero il surrealismo. Una storia tra il fantastico e il fantascientifico, che racconta la nostra società attraverso metafore assolutamente azzeccate, come Stevenson aveva fatto con “Lo strano caso del Dr. Jeckell e Mr. Hyde”.

PoorThings
PoorThings

In conclusione, una fiaba moderna dal gusto surrealista che mette in luce alcune problematiche della nostra società attraverso il personaggio di Emma Stone, interpretato magistralmente, il tutto arricchito da una regia, una scenografia, una colonna sonora e una recitazione eccezionali. Purtroppo il film dà la sensazione di essere ridondante, come se dopo aver presentato le tematiche non fosse in grado di svilupparle.

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The Last of Us Parte II Remastered: il dramma di Ellie ed Abby fa ritorno su PS5 [Recensione]

[Recensione] The Last of Us Parte II

Dopo aver aggiornato graficamente il primo capitolo di The Last of Us, Naughty Dog decide di tirare a lucido anche la controversa Parte II. Il risultato è più che soddisfacente.

Non credo esista titolo più controverso e divisivo di The Last of Us Parte II per quanto riguarda il mercato dei tripla A. Un gioco che sin da prima della sua release ha provocato un terremoto mediatico causato da leak e dai soliti disadattati che impestano internet.
Per fortuna questa tossicità non ha compromesso in alcun modo Naughty Dog che dopo aver rilasciato un buon remake grafico di TLOU Parte I presenta ora al pubblico una Remastered del secondo capitolo.
Anche qui le polemiche non si sono sprecate, questa volta addirittura da parte di sedicenti critici videoludici (pure nostrani) che ne hanno criticato l’annuncio parlando di un “remake folle” (nonostante la dicitura Remastered!).
Sul fatto che sia un prodotto prematuro e poco necessario si può discutere, ma almeno si abbia consapevolezza di ciò di cui si parla. Detto questo, vediamo ora da cosa è caratterizzata questa Remastered e se il risultato vale il prezzo del biglietto (9.99 se si possiede già la versione PS4).


recensione the last of us parte ii remastered ps


Lifting e accessibilità

Dal punto di vista tecnico non c’è molto da dire, The Last of Us Parte II era già un gioiello su PS4, Naughty Dog si è limitata a renderlo più definito, con una buona risoluzione e un frame rate ancora più stabile. Aggiunta degna di nota l’integrazione delle funzionalità del Dualsense, finalmente un’esclusiva sfrutta le caratteristiche del controller Sony e lo fa più che bene. La pressione richiesta dai grilletti adattivi cambia di intensità a seconda dell’arma che si impugna e le vibrazioni dinamiche donano una piacevole sensazione di coinvolgimento.
Le opzioni per l’accessibilità, che già nel gioco originale erano lodevoli, ora sono state ulteriormente espanse. Qualsiasi tipo di giocatore ha la possibilità di affrontare l’avventura personalizzandola come meglio crede, sia per ciò che concerne la difficoltà sia per far fronte ad eventuali disabilità o limitazioni.


recensione the last of us parte ii remastered ps


Senza Ritorno

Il piatto forte di questa versione è Senza Ritorno, modalità roguelike che va a sostituire la componente multiplayer presente nel primo capitolo della serie. Il gameplay di The Last of Us Parte II è uno degli aspetti più riusciti della produzione, e lo si nota soprattutto giocando alle difficoltà più elevate, dunque la presenza di un’intera modalità costruita attorno ad esso non può che essere un’ottima aggiunta. I capisaldi del genere roguelike sono tutti presenti: mappe generate casualmente, modificatori che influenzano la partita, personaggi multipli, valuta in-game che permette di sbloccare ulteriore contenuto, rigiocabilità piuttosto elevata e via discorrendo. Nulla di nuovo ma quello che c’è è ben integrato nell’esperienza ludica di The Last of Us.
Sia chiaro, non si tratta di una modalità capace di reggersi in piedi da sola, è un contenuto accessorio e preso come tale fa il suo dovere, in modo non dissimile da quanto fatto con la modalità Mercenari dei Resident Evil.


recensione the last of us parte ii remastered ps


Dietro le quinte

Quello che personalmente ho preferito di questa Remastered è la presenza dei Lost Levels e del commento degli autori e degli attori. Il commento è abbastanza auto esplicativo, mentre i Lost Levels offrono tre brevi sezioni giocabili scartate durante fasi più o meno avanzate dello sviluppo. Oltre ad essere interessanti di per sé, i “livelli perduti” sono contenuti con finalità didattiche come se ne vedono di rado nell’industria. Un videogioco è realizzato da persone che prendono decisioni, sapere cosa passa per la testa di questi professionisti e quali sono le decisioni scartate e i motivi dietro queste scelte sono linfa vitale di questo hobby, più di quanto si pensi.

recensione the last of us parte ii remastered ps


In conclusione

The Last of Us Parte II Remastered è la chance perfetta per chi non ha ancora vissuto la spietata avventura post apocalittica di Naughty Dog. I giocatori che hanno già la versione PS4 invece, al costo di soli 9.99 euro, potranno rivivere l’esperienza nel migliore dei modi, senza alcun compromesso tecnico, e intrattenersi parecchie ore con la modalità Senza Ritorno, sperando venga supportata nei mesi a venire.


Potete trovare altre informazioni sul titolo raggiungendo il sito ufficiale di Naughty Dog.

Spells & Secrets – A scuola di magia [Recensione]

Spells Secrets A scuola di magia Recensione

Ecco la mia recensione di “Spells & Secrets”, un’avventura in cui, come promette il titolo, dovrete destreggiarvi tra incantesimi e misteri!

Ho di recente avuto modo di provare Spells & Secrets della rokaplay, che ci tengo a ringraziare per averci concesso, tramite Keymailer, la chiave del gioco che mi ha permesso di scrivere questa recensione!

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Il gioco è attualmente disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC.

La sua descrizione su Steam recita: “In questa avventura in stile roguelite, dovrete liberare l’Accademia di Greifenstein dalle creature magiche usando i vostri incantesimi in modo creativo.”

“Giocate in co-op, personalizzate il vostro personaggio, risolvete misteri opzionali e trovate potenti artefatti in questo moderno mondo magico.”

Iniziamo senza troppi giri di parole: il paragone tra l’Accademia di Greifenstein e la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è inevitabile per chiunque abbia letto, visto e/o giocato prodotti che pertengono al mondo di Harry Potter.

Dai professori alle creature magiche, fino alla suddivisione degli studenti in quelle che potremmo benissimo chiamare “case”, l’ispirazione è evidente, ma la rokaplay non ha mai cercato di nasconderlo, usandolo anzi come un punto di forza.

Queste similitudini, per quanto pongano inevitabilmente il gioco in una posizione di confronto, lo rendono anche una validissima opzione per chi vuole frequentare una scuola di magia senza preoccuparsi di una certa autrice britannica.

Ma veniamo al gioco vero e proprio. La personalizzazione, pubblicizzata come un altro dei punti di forza di Spells & Secrets, è effettivamente abbastanza dettagliata, fatta eccezione per l’aspetto della corporatura. Qui mi aspettavo qualcosa di meglio, date le premesse inclusive della creazione del personaggio (a livello di aspetto, di genere e orientamento) e del gioco in generale.

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Detto questo, la grafica è molto accattivante e l’effettivo gameplay è coinvolgente fin da subito. Il gioco unisce le meccaniche di un roguelite al genere dungeon crawler, dando vita a un’esperienza accessibile ma allo stesso tempo stimolante.

[ARTICOLO IN AGGIORNAMENTO]

Jusant – Una scalata attraverso il passato, verso il futuro [Recensione]

Jusant Una scalata attraverso il passato verso il futuro [Recensione]

Ecco la mia recensione di “Jusant”, l’atmosferico platform 3D della DON’T NOD che combina esplorazione, rompicapo e arrampicata!

Ho appena finito di giocarlo ed eccomi qui. Innanzitutto, ringrazio la DON’T NOD per averci concesso, tramite Keymailer, la chiave di Jusant che mi ha permesso di scrivere questa recensione!

Il gioco è attualmente disponibile per PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC, e la sua descrizione su Steam recita: “Goditi le vibrazioni meditative di Jusant, un rompicapo d’azione e arrampicata. Scala una torre immensamente alta e raggiungi vette inesplorate insieme alla tua acquosa compagna di viaggio. Padroneggia gli strumenti di arrampicata, attraversa diversi biomi e ricostruisci il passato della torre.”

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Ero rimasta molto colpita dal trailer, per questo, quando me ne si è presentata la possibilità, ho colto al balzo l’opportunità di provare il gioco.

Devo dire, però, che il mio entusiasmo si è affievolito abbastanza presto (so che avete già visto il voto che ho dato, let me cook for a second). Jusant è diviso in 6 capitoli, e arrivata al terzo stavo veramente facendo fatica a proseguire il gameplay.

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Poi è arrivato il capitolo 4. Fermi tutti. Un significativo cambio di bioma? Avete la mia attenzione. Lo finisco in un lampo, arriva il capitolo 5. Un nuovo cambiamento radicale? Nuove meccaniche? Ora sì che ragioniamo. Il finale del capitolo 5, poi, mi ha lasciato a bocca aperta. Per il 6, non c’è nemmeno bisogno che ve lo dica. Breve, va detto, ma un capolavoro.

La trama del gioco viene scoperta leggendo lettere e pagine di diario, che sono tutto ciò che resta della popolazione che un tempo abitava la torre. A poco a poco scopriamo cosa ha costretto le persone ad andarsene, cosa le ha spinte a rimanere fino all’ultimo e perché stiamo compiendo la stessa scalata intrapresa da molte altre di loro prima di noi.

Jusant Una scalata attraverso il passato verso il futuro [Recensione]
Cr: DON’T NOD

Personalmente, per quanto narrare la storia soltanto tramite lettere sia una scelta in teoria piuttosto poetica, nella pratica l’ho trovata una dinamica che dopo un po’ viene a noia. Da questo punto di vista mi è piaciuta molto di più la trovata delle conchiglie e dei flashback sonori, molto suggestivi.

Uno dei punti di forza del gioco è sicuramente la creatura che vi accompagna nel vostro viaggio: si tratta di un piccolo blob azzurrino che vi aiuterà a individuare i vostri obiettivi, a superare alcuni rompicapo e che, soprattutto, potrete coccolare nel corso del vostro viaggio.

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Il concetto della torre abbandonata, di una pseudo montagna che brulicava di vita verticale, di una terra un tempo fertile adesso completamente deserta, se non per qualche curiosa creatura qua e là, unito a un’attenzione magistrale al design, crea un prodotto avvincente in cui si sente ad ogni passo la cura che è stata messa dal team nella sua realizzazione.

E a proposito di chi ha realizzato il gioco… Il team ha inserito nei crediti i nomi dei propri animali domestici. Se questo non vi convince automaticamente ad aggiungere Jusant alla vostra lista dei desideri, non so cosa possa farlo.

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A mio parere, per quanto dal quarto capitolo in poi avrei voluto che i capitoli fossero molti di più, la lunghezza di Jusant è giusta. Il gioco di per sé, infatti, non richiede molto tempo per essere completato, e se vi interessano gli achievement, una volta terminato è possibile rigiocare i singoli capitoli (*chef’s kiss).

Il finale è poetico, commovente e lancia un messaggio di speranza che scalda il cuore. Se arrivate al terzo capitolo, come me, e iniziate a chiedervi se valga la pena finirlo, vi assicuro che è così.

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WONKA, il nuovo film con Timothée Chalamet – [Recensione]

wonka

Recensione di “Wonka”, il nuovo film con Timothée Chalamet ispirato al famoso libro di Roald Dahl “La fabbrica di cioccolato”

I trailer di questo film non mi avevano proprio convinto, perché mi sembrava un Wonka troppo diverso da quello di Burton, talvolta troppo sopra le righe, ma giunto in sala mi sono ricreduto. Non sono un particolare fan della storia di Dahl, nonostante abbia letto sia “La fabbrica di cioccolato” sia “L’ascensore di cristallo”, apprezzo molto il lavoro di Burton ma non così tanto da non accettare alcun tipo di reinterpretazione.

E dal mio punto di vista questa è la chiave di lettura per questo film, che certamente vuole distinguersi da Gene Wilder e da Johnny Depp, dando vita a un Willy Wonka molto più musical. Timothée Chalamet è riuscito, infatti, a conferire al personaggio una sua impronta personale molto ridanciana, che si distacca un po’ dalla caratterizzazione un po’ grottesca delle precedenti interpretazioni.

E leggendo il film in questa chiave direi che funziona quasi tutto. Molto carina la storia, seppur semplice riesce anche nelle sue ingenuità, nelle sue sospensioni dell’incredulità ad intrattenere con un prequel che ci sta tutto per la storia di Dahl, donando momenti molto gradevoli di canto e scene molto simpatiche.

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Nomination Golden Globes

Il punto di forza è la sua totale natura favolistica, come se tuttala storia fosse perfettamente consapevole di essere a tratti surreale. Ma la narrazione riesce perfettamente a far credere allo spettatore che è possibile tutto ciò che accade, che di base non ha il pretesto di voler spiegare perché accade. E questa caratteristica di Dahl mi ha sempre affascinato, quindi per me se sei riuscito a trasmettere quella quasi spensieratezza da favola, come se il tono fosse leggero, con i buoni che fanno i buoni e i cattivi fanno i cattivi.

Per quanto in alcuni punti un po’ forzata, la trama racconta un viaggio dell’eroe davvero interessante, in grado di far affezionare lo spettatore a questo nuovo Wonka e tutta la sua squadra. I personaggi secondari funzionano quasi tutti, creando una serie di secondari che non prendono mai la scena al vero protagonista ma che sanno dare il giusto contributo alla narrazione.

wonka timothhee chalamet
wonka timothhee chalamet

In conclusione, un film che se visto con la giusta chiave di lettura è davvero piacevole, in grado di mettere in scena un viaggio dell’eroe molto carino, con trovate sceniche interessanti e personaggi secondari ben riusciti, il tutto in un ambientazione totalmente favolistica, surreale e a tratti fumettosa che funziona benissimo nella prospettiva leggera che vuole dare il film. Il Wonka di Chalamet è infatti distante dal grottesco ma invece un personaggio totalmente buono e quasi ingenuo.

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Per informazioni ufficiali qui il sito di Warner Bros.

NAPOLEON, il film sul condottiero più famoso di sempre – [Recensione]

Napoleon

Recensione di “Napoleon”, il nuovo film di Ridley Scott sul condottiero francese, interpretato dal premio Oscar Joaquin Phoenix

Avevo molte aspettative su questo film, in primis per l’attore principale, Phoenix di cui sono innamorato, e poi anche per il personaggio principale, la cui fama e importanza non sono certo indifferenti. Sono andato in sala senza però aspettarmi nulla di perfettamente accurato sul piano storico, in modo da evitare di rovinarmi la visione.

E infatti Scott non propone una pellicola all’insegna della accuratezza storica, ma bensì una sua rivisitazione verosimile del Napoleone persona, non tanto condottiero o politico. E credo che questa sia la chiave di lettura con cui si deve vedere il film, che ha intenti forse diversi da quelli che ci si poteva aspettare.

Non mancano certo le scene di battaglia, dirette con una spettacolarità tipica di Ridley Scott, le cui scelte registiche ho apprezzato molto. Tuttavia il focus principale è spostato sul suo rapporto personale con Giuseppina e sul suo carattere nella vita privata. L’idea è di raccontare il narcisismo, la megalomania di una persona che ha cambiato le sorti di un continente.

Effettivamente raccontare tutta la storia di Napoleone Bonaparte sarebbe stato molto difficile se avesse voluto rimanere fedele ai fatti realmente accaduti, ma Scott decide di raccontare invece le fragilità, le manie ma anche i trionfi e i narcisismi del condottiero corso, interpretato egregiamente da un grottesco Phoenix, che ci ha lasciato una performance degna di lui, ma che credo non sia riuscita a superare quella di Murphy per concorrere a un eventuale premio Oscar.

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Rivelato il primo trailer di Napoleon

Forse il limite più grande di questo film è proprio il voler essere troppo storico, in quanto, nella fretta di raccontare tutti gli eventi, alcuni passaggi risultano poco chiari, ad esempio come si passi dalla repubblica a console, e da console a imperatore. Forse però la causa principale sono i tagli eccessivi, ma comunque il film funziona eccome.

Dal punto di vista tecnico è un film di una qualità altissima, sul piano della regia, fotografia, costumi e recitazione. Non memorabile la colonna sonora ma forse non ci ho fatto molto caso, più che altro perché mi aspettavo temi epici per le battaglie ma non mi sono sembrati tali.

napoleon
Napoleon

In conclusione, il film ci presenta la vita privata di Napoleone, mettendo al centro della narrazione la sua storia d’amore travagliata con Giuseppina, mostrando le sue fragilità e manie. La recitazione grottesca di Phoenix prende la scena anche sulle spettacolari scene di battaglia, dirette ottimamente da Scott, il cui intento primario non è di raccontare in modo storicamente accurato gli eventi scritti sui libri, ma mostrare una ricerca di vana gloria di un personaggio megalomane e narcisista.

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DREAM SCENARIO-Hai mai sognato quest’uomo? – [Recensione]

dream scenario nicolas cage

Recensione di “Dream Scenario-Hai mai sognato quest’uomo?”, il nuovo film con protagonista Nicolas Cage diretto da Borgli

Approcciandosi alla visione in sala non sapevo cosa aspettarmi. Avevo visto il trailer molto accattivante, ma non conoscendo il regista sono andato molto sulla fiducia. L’idea mi sembrava interessante, per quanto penso piuttosto banale, insomma nulla di sconvolgente. Ciò che invece lo è, è come il pretesto di trama viene sviluppato, che ho trovato geniale.

Partiamo dalla cosa migliore fra tutte: Nicolas Cage. Lui è perfetto in quel ruolo, sia fisicamente sia recitativamente parlando. È riuscito a immedesimarsi perfettamente nella parte in quanto sia ha avuto recentemente esperienza della viralità a causa del meme con Pedro Pascal, sia il padre era professore universitario, dunque è riuscito a interpretare comodamente il ruolo.

Il personaggio inoltre è scritto benissimo. È incredibile come Paul appaia agli occhi dello spettatore in tutto e per tutto una persona poco interessante, di cui nessuno è realmente amico, sfigata e di poco successo. Nel modo in cui è vestito, dal fatto che gli amici non lo invitino a cena, da cosa fa la prima volta in cui entra a casa di Molly. Insomma, il protagonista è perfetto per quello che gli deve accadere, e la progressione della trama, per quanto molto fantascientifica e inspiegabile, è efficace nell’obiettivo di una critica sociale al mondo dell’internet e di come riesca a creare dei mostri o distruggere la vita di persone senza nemmeno averlo scelto.

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LOKI st. 2, la serie Marvel sul Dio dell’inganno

Come è scritta la sceneggiatura per me è realmente geniale, il finale poetico e gli snodi narrativi, seppur prevedibili, gestiti in modo magistrale. La regia ha guizzi interessanti, riuscendo a dare ogni tanto delle tinte horror non troppo prolungate, ma quel poco che basta per inquietare. La fotografia molto godibile.

Forse l’unica pecca per me è l’aggiunta di Noria, idea geniale per criticare la società delle tik tok house, ma inevitabilmente aggiunge un elemento soprannaturale che mette a dura prova la sospensione dell’incredulità, che fino a quel momento ancora poteva reggere. La sua presenza però dà la possibilità di mettere in scena un finale poetico che lascia molto rifletter, così come l’intero film, che da un lato sentiamo molto distante, ma che in realtà riguarda tutti noi.

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Dream Scenario hai mai sognato quest’uomo

In conclusione, un film geniale, con un Nicolas Cage perfetto nel ruolo di sfigato, poco interessante e di poco successo. La trama intrigante mette in scena una critica sociale molto spinta verso la nostra società, facendo riflettere come la vita di una persona qualsiasi possa rimanere stravolta senza averlo scelto. Un’idea brillante sviluppata in una trama scritta egregiamente e diretta ottimamente grazie ai guizzi dalle tinte horror.

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THE MARVELS, il nuovo film dell’MCU – [Recensione]

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Recensione di “The Marvels”, il nuovo film dell’MCU con protagoniste Captain Marvel, Miss Marvel e Monica Rainbow

Alla visione in sala della pellicola, mi sono principalmente chiesto il motivo per cui i Marvel Studios avessero deciso di far uscire in questo periodo di crisi un film con protagonista un supereroe minore dei vecchi Avengers e due personaggi provenienti dalle serie tv, di cui una apparsa in secondo piano e l’altra nella serie meno vista di Disney+. Ero arrivato dunque senza grandi aspettative, attendendomi un film divertente ma niente di che. Inoltre, le recensioni della critica l’avevano già stroncato prima ancora che ne potessi dare un giudizio.

The Marvels non è un brutto film, ne ho visti di molto peggiori, e non è nemmeno il peggiore dell’MCU, ma trovo difficile individuare pregi per cui giudicarlo un film di cui vale la pena veramente di andare a vedere. Una cosa buona è la durata: il film MCU più corto. Certamente non manca l’intrattenimento, il trio funziona ma a tratti manca uno scopo principale del film.

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The Marvels – Marvel rivela il nuovo villain Kree

È necessario però chiarire che di tratta pur sempre di un film Marvel, con un target prevalentemente giovane. È inevitabile dunque prendere in considerazione questo, ma sono sempre più convinto che sia un film vuoto. Partiamo dalla trama. È tutto molto un pretesto per far interagire i personaggi. Non è ben chiaro come mai le tre protagoniste riescano a teletrasportarsi, gli sceneggiatori non hanno dato una spiegazione convincente, forse per un bambino va bene così.  L’impressione di una missione secondaria che si risolve effettivamente in pochissimi passaggi è confermata dalle scene post credit, forse le scene migliori del film.

L’interazione tra i personaggi funziona, ma sinceramente di Carol non ricordavo nessun tipo di caratterizzazione e la componente emotiva iniziale non mi ha assolutamente coinvolto, come se in sala mi fossi sentito inadeguato o non avessi visto le puntate precedenti di una serie. Alcune dinamiche però rischiano di risolversi in poco tempo, tanto da risultare poco credibili.

Alcune scene d’azione sono molto ben fatte, però il combattimento finale si conclude in un modo abbastanza insoddisfacente a mio parere. Anche la questione del “passato” di Carol nello spazio mi è sembrata davvero superficiale, senza intenzione di approfondire, rischiando di risultare inutile. Forse un minutaggio maggiore avrebbe giovato, o forse no, il problema è che manca una vera e propria tematica, un motivo buono per vedere il film, che oltre a creare situazioni intrattenenti si limita ad essere privo di messaggi, e purtroppo sembra sia una linea che l’MCU sta prendendo con molti prodotti, quando invece ci sono film come GOTG3.

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In conclusione, il film è intrattenente ma manca di un messaggio vero e proprio, un buon motivo per andare a vederlo in sala, come se si limitasse a scene d’azione e interazioni tra personaggi. La trama è molto superficiale e rischia di non approfondire personaggi come ad esempio il villain. Forse la pellicola meritava più minutaggio per sviluppare altre tematiche, perché penso che la Marvel riesca anche a sfornare prodotti, seppur semplici, di qualità, ma in questo film anche i personaggi, su cui gira tutta la trama, risultano poco interessanti.

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