Recensione de “Il Gladiatore II”, il sequel di Ridley Scott 24 anni dopo, con Pedro Pascal, Denzel Washighton e Paul Mescal
Partiamo dal fatto che, nonostante il film del 2000 mi piaccia tantissimo, non posso dirmi particolarmente fan, o almeno sul piano affettivo credo di avere un rapporto più o meno come quello con tanti altri film, quindi l’esito di questo secondo capitolo assolutamente fuori tempo, fatto solo perché nella Hollywood contemporanea se non fai i sequel nessuno va al cinema, non mi avrebbe in ogni caso tanto turbato, insomma, mi sembra che ultimamente rovinare un franchise non sia una tragedia assoluta per nessuno.
Ed è forse questa mia relativa distanza con il primo che mi fa giudicare questo Gladiatore II in realtà come un buon film, la cui esperienza al cinema è stata davvero di un grande blockbuster, che intrattiene e porta in scena grande azione. Poi però c’è da considerare anche il paragone inevitabile col primo, dato che è il film stesso a cercalo, mettendo in piedi una specie di versione 2.0 del film con Crowe.
In effetti gran parte della storia assomiglia al suo precedente capitolo, prima cosa tra tutte il gladiatore. Paul Mescal si ritrova a fare il figlio di Massimo Decimo Meridio, con bene o male le stesse dinamiche di storia, ma dall’impatto forse un po’ più tiepido di un Russel Crowe travolgente e impetuoso. Purtroppo al netto di tutto è il flop più grande di questo film, che ha il problema di chiamarsi proprio “Il Gladiatore”.
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Per il resto a me ha soddisfatto quasi tutto, gli intrighi di potere, Denzel Washinghton e il suo Macrino, un Pedro Pascal che assomiglia tanto a Russell Crowe nel carisma e nell’impeto, il modo in cui hanno gestito Roma e le sue caratteristiche. Con scelte intelligenti hanno reso una delle vicende interessanti anche con pochi elementi. Ovviamente sorvoliamo le inesattezze storiche, una tra tutte che Macrino diverrà imperatore, con tutte e due le mani.
Seppur paiano strani alcuni cambi repentini di idee, nel complesso credo che tutti i personaggi siano stati trattati nel giusto modo, forse davvero l’unico il cui arco è fin troppo poco incisivo è Lucio Vero, che teoricamente dovrebbe il protagonista, lo so, ma è inserito in un contesto che ne fa risaltare anche quel poco di interessante che ha.
Grandi peccati sono intanto la colonna sonora, davvero un’occasione persa, e poi quelle maledette scimmie, il cui problema secondo me non è nemmeno tanto la CGI, ma è il concept in sé, a cui non ho creduto nemmeno un instante. Per il resto, seppur ormai l’Impero romano venga usato da Hollywood come la discarica a cui addossare tutte le colpe e le onte del nostro tempo, l’operazione è riuscita, con però un cambio di prospettiva, non più di raccontare tanto la storia già vista di un gladiatore, ma bensì del contorno che ne fa da struttura.
In conclusione, un film che sembrerà una copia del primo capitolo, ma che ha da offrire una prospettiva diversa del contorno che permea le dinamiche di potere che si creano in una antica Roma dal gusto Hollywoodiano e soprattutto grande azione e spettacolarità. Il grande flop è forse Mescal nei panni del protagonista, che non riesce in nessun modo ad emulare il lavoro di Russell Crowe. Se ci si ferma ai paragoni col primo, ci si perde un bel blockbuster con un gran Scott.
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