Benvenuti nella nostra categoria di articoli a tema recensioni film, serie TV e videogame su www.popspace.it. Siamo qui per offrirti le recensioni più aggiornate e dettagliate sui titoli che ami. Sia che tu sia interessato a film, serie TV o videogame, troverai informazioni approfondite e opinioni imparziali per aiutarti nelle tue scelte.
Le nostre recensioni film coprono una vasta gamma di generi, dalle commedie agli action movie, dai film d’animazione ai thriller. Siamo appassionati di cinema e desideriamo condividere con te le nostre opinioni sui film più attesi e le ultime uscite.
Per quanto riguarda le recensioni serie TV, ti terremo aggiornato sulle nuove stagioni delle tue serie preferite, offrendoti un’analisi delle trame, dei personaggi e della qualità della produzione. Ti forniremo anche suggerimenti su nuove serie da scoprire e binge-watch.
Per gli amanti dei videogame, troverai recensioni dettagliate sui giochi più recenti per console, PC e dispositivi mobili. Saremo onesti e obiettivi nel valutare le meccaniche di gioco, la grafica, la trama e l’esperienza generale offerta da ciascun titolo.
Ecco alcuni esempi di recensioni film, serie TV e videogame di fama mondiale che potresti trovare su www.popspace.it:
Recensione del film “Avengers: Endgame”: Un’epica conclusione della saga degli Avengers, che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Valuteremo l’azione, la trama e le performance degli attori per aiutarti a capire se questo film è all’altezza delle aspettative.
Recensione della serie TV “Game of Thrones”: Una delle serie TV più popolari di tutti i tempi, seguiremo la trama intricata, discuteremo i personaggi principali e valuteremo la qualità complessiva delle otto stagioni.
Recensione del videogioco “The Last of Us Part II”: Un gioco di avventura post-apocalittica molto atteso, esamineremo la grafica, la trama, il gameplay e daremo un’opinione sulla sua rilevanza nel panorama videoludico.
Recensione del film “La La Land”: Un omaggio ai musical classici, esploreremo la colonna sonora, le performance degli attori e la regia per darti un’idea di questo film vincitore di numerosi premi.
Recensione della serie TV “Stranger Things”: Una serie di successo ambientata negli anni ’80, analizzeremo il fascino retro, la trama avvincente e il cast di giovani talenti.
Questi sono solo alcuni esempi di recensioni film, serie TV e videogame che potrai trovare su www.popspace.it. Siamo qui per aiutarti a prendere decisioni informate e fornirti consigli sulle ultime novità dell’intrattenimento. Esplora la nostra categoria di articoli a tema recensioni e troverai sicuramente contenuti che ti appassioneranno.
Recensione della st.2 di “Loki”, la serie Marvel su Disney+ sul Dio dell’inganno interpretato da Tom Hiddleston
Dopo la deludente prima stagione ero arrivato tiepido all’esordio di questa seconda stagione, con ancora l’amaro in bocca di molti prodotti Marvel dell’ultimo periodo. Dunque le mie aspettative erano piuttosto basse, e purtroppo per me non riescono le scarse 6 puntate a mutare la mia opinione al riguardo.
La serie è un seguito diretto della prima stagione, per cui si porta dietro tutte le problematiche della gestione precedente, soprattutto dal punto di vista della scrittura. Le prime puntate presentano una trama confusa, a tratti sbrigativa, mentre soprattutto la quinta puntata gira intorno a dei concetti superflui, talvolta cominciando una trama e finendola nella stessa, dando allo spettatore la sensazione di un episodio inutile.
I punti di forza sono certamente alcuni personaggi riusciti, nonostante le caratterizzazioni come quella di Mobius vengono trattate solo puntate dopo aver parlato del suo passato. Tutto sommato però, nell’ultima puntata si percepisce un minimo di emotività nei confronti dei personaggi, al termine di un arco narrativo durato due stagioni.
Il problema rimane però tutta l’impalcatura, percepita precaria e poco chiara in una visione settimanale, forse non così immediata se avessi fatto una scorpacciata unica, ma che purtroppo spesso presenta buchi, imprecisioni non ignorabili. La trama viene sviluppata per assunti, spesso non spiegati e in caso solo puntate dopo la loro presenza.
Questa sensazione di viaggio confusionario penalizza molto un finale azzeccato e giusto, poiché mal costruito. La poetica e toccante conclusione del personaggio di Loki non riesce a salvare una storia piena di problematiche e trame aperte che danno quasi una sensazione di poco chiara comprensione del finale.
In conclusione, il finale azzeccato della serie non riesce a salvare una storia che si porta dietro numerose problematiche provenienti dalla insufficiente prima stagione, costringendo alla trama di raccontare in modo confusionario sottotrame inconcluse e personaggi inutili. Sono contento per la gestione di alcuni personaggi, ma questa storia meritava un altro tipo di trasposizione.
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Dopo un brillante primo capitolo e un buon spin-off, Marvel’s Spider-Man sbarca su next gen con un sequel più denso ed epico, sarà riuscito a mostrare i muscoli di PS5?
Tra tutti i supereroi Spider Man rientra di sicuro tra quelli più amati e seguiti dai fan Marvel e non solo. Eppure non è mai stato molto fortunato per quanto riguarda le iterazioni videoludiche. Questo fino al 2018, anno in cui Insomniac Games presenta al pubblico il suo Marvel’s Spider-Man, in esclusiva PS4. Un titolo che fin da subito ha soddisfatto le aspettative dei fan più sfegatati dell’uomo ragno. Dopo aver dedicato uno spin-off al personaggio di Miles Morales, siamo giunti a quello che dovrebbe essere un vero e proprio sequel. Un’esperienza che promette di vestire i panni di entrambi gli Spider Man in un’avventura indimenticabile. Scopriamo insieme se il risultato è stato raggiunto.
Come sarebbe dovuto essere Spider Man 3 di Raimi, ma con meno stile
La storia in Marvel’s Spider-Man 2 è probabilmente l’elemento di maggior pregio della produzione. Le dinamiche tra Peter, Miles, Mary Jane ed Harry Osborn sono credibili e si sviluppano nell’arco dell’avventura in modo coerente e appassionante. I villain, Kraven su tutti, sono ben caratterizzati. Ciascuno di essi ha il giusto spazio all’interno di una narrativa che, solo in apparenza, può sembrare un minestrone inconcludente. Non è così, l’effetto Spider Man 3 di Raimi è stato scongiurato da un buon team di sceneggiatori. Anche il simbionte è ben integrato all’interno della storia. Dall’inizio alla fine la trama rimane avvincente e coinvolgente. Solo nelle ultime ore di gioco il tutto pare annacquarsi un po’, ma nulla che rovina l’esperienza nel complesso. Il vero grande problema che mina in parte gli ottimi risultati raggiunti in sede di scrittura è il character design di tutti i protagonisti. Esso è infatti anonimo e poco riuscito. Peter, per esempio, ha il volto di un quindicenne nonostante i 25 anni di età. L’estremo realismo su cui si è puntato per rappresentare personaggi iconici e ben scolpiti nell’immaginario collettivo, per quanto mi riguarda, non ha ripagato. Questo stile asciutto e privo di alcun tratto distintivo è riscontrabile in ogni elemento del gioco. New York è immensa, ben realizzata, ma è una metropoli come se ne sono viste a decine. L’effetto “wow” manca completamente. Nulla stupisce, complice anche un comparto grafico solo di poco superiore a quello dei precedenti capitoli. Certo, la distanza di render migliorata e i tempi di caricamento praticamente assenti sono degni di nota, ma non bastano a farmi considerare questa esperienza come “next gen”.
Squadra che vince non si cambia, ma si potrebbe comunque migliorare
Parliamoci chiaro: le fondamenta ludiche su cui si poggia Marvel’s Spider-Man 2 sono vecchie, e anche un po’ traballanti. Lo scheletro di gioco non offre nulla che non si sia già visto nelle ultime tre/quattro generazioni videoludiche. Oscillare tra i palazzi è divertente, sì, ma lo era anche nel primo capitolo. Peter e Miles sono, su carta, diversi, ma i loro Skills Tree raramente sbloccano qualcosa in grado di portare una ventata d’aria fresca al gameplay. Il combattimento in stile freeflow funziona ancora, ma non è rifinito né perfezionato, difatti gli scontri possono diventare piuttosto sporchi e caotici raggiunto un certo punto del gioco. Le missioni principali e secondarie offrono una lodevole varietà di situazioni, ma se analizzate singolarmente sono piuttosto banali e poco originali. Le sezioni in cui si impersona Mary Jane sono nettamente migliorate rispetto a quelle del primo gioco, ma risultano comunque in una copia sbiadita del gameplay di The Last of Us. Le poche boss fight presenti offrono la giusta dose di epicità, ma oltre ad avere più fasi tutte troppo simili tra loro (una boss fight in particolare ha 4 fasi identiche) sono anche farcite di QTE che paiono presi direttamente dal primo God of War uscito su PS2. Insomma, è un’esperienza che si regge in piedi solo grazie ad un conservatorismo che preferirei non vedere all’interno del sequel di uno dei titoli di punta di casa Sony.
Tanto fluido quanto accessibile
In modalità prestazioni il gioco si mantiene fluido, i 60fps sono solidi anche nelle fasi più concitate. Da segnalare la presenza di qualche glitch e bug, nulla di imperdonabile, tuttavia delle volte mi son trovato costretto a ricaricare il salvataggio poiché bloccato. Molto apprezzabile invece la pletora di opzioni di accessibilità che permettono a qualsiasi tipologia di videogiocatore di godersi l’esperienza. Il livello di impegno richiesto per portare a termine la storia è tendente al basso, esclusi alcuni momenti caotici citati in precedenza non mi sono mai trovato in seria difficoltà. La difficoltà Ultimate, sbloccabile una volta finito il gioco, non offre un’esperienza tanto più impegnativa. Ottimo anche l’uso delle funzionalità del Dualsense. Completare la sola trama principale richiede meno di 20 ore. Mentre per quanto riguarda il completismo (tra i collezionabili i costumi sono sicuramente quelli più riusciti) la longevità si attesta intorno alle 40 ore.
Potete trovare altre informazioni sul titolo raggiungendo il sito ufficiale di Insomniac Games.
Ecco la mia recensione di “Carto”, l’adorabile puzzle game in cui farsi strada utilizzando i magici poteri della cartografia!
Quando ho visto per la prima volta il trailer di Carto (nel corso della “Cozy & Family Friendly Games Celebration” di Steam), mi sono detta: “devo giocarlo”. Una volta finito e platinato, il passo successivo era chiaro: “devo parlarne”. Ecco dunque la mia recensione del più recente gioco sviluppato dalla Sunhead Games ed edito dalla Humble Games, attualmente disponibile su Nintendo Switch, Xbox One, PlayStation 4 e PC!
Le premesse di Carto lo rendevano un gioco perfettamente allineato ai miei interessi. Un gioco di rompicapo in 2D disegnato a mano, con uno stile adorabile e una meccanica estremamente interessante? Datemene altri 100. Se poi aggiungiamo un gameplay che sorprende ad ogni capitolo per la sua dolcezza, cosa possiamo volere di più?
La descrizione fornita da Steam recita: “Carto è un avvincente gioco d’avventura che si incentra su una meccanica unica di alterazione del mondo. Usa questo potere per esplorare terre misteriose, aiutare una serie di eccentrici personaggi e guidare Carto nel suo viaggio per tornare dalla sua famiglia.”
La piccola Carto vive e viaggia insieme a sua nonna, esperta cartografa ed esploratrice, su un dirigibile. Dalla loro casa volante, le due possono vedere il mondo sottostante e usare i loro poteri per spostare e riassemblarne i pezzi. Durante una tempesta, Carto viene sbalzata fuori dal dirigibile, ed è qui che inizia la sua avventura.
Da sola e in un luogo sconosciuto, Carto dovrà fare affidamento su ciò che conosce meglio: la sua mappa, frammenti della quale sono stati sparsi in giro per il mondo dalla stessa tempesta che l’ha portata lì. Presto, però, scoprirà che può fare affidamento anche sulle persone che incontra lungo il suo cammino, in particolar modo sulla sua nuova amica Shianan.
Attraverso foreste, deserti, pianure e ghiacciai, Carto dovrà risolvere un rompicapo dopo l’altro per continuare il suo viaggio e ricongiungersi con sua nonna, aiutando strada facendo la gente del posto.
Partiamo subito col parlare dei disegni, che sono curati nei minimi dettagli e che, nel miglior modo possibile, ricordano un bellissimo libro illustrato. I design sono stupendi e ben abbinati alle personalità dei personaggi. I colori usati sono tenui e non stonano mai tra di loro. Il fatto che il team abbia creato una tale differenza tra le varie ambientazioni, pur mantenendo un filo conduttore evidente nello stile mi ha davvero colpito.
Cr: Sunhead Games, edit cr: Popspace
Visivamente, Carto è una gioia per gli occhi. Ma veniamo ora alla storia, lasciando per ultimo l’aspetto dei puzzle. La trama è semplice: la piccola cartografa vuole ritrovare la nonna dalla quale è stata separata, e per farlo deve attraversare una serie di ostacoli e luoghi a lei estranei.
La linearità della storia si sposa perfettamente con tutte le diramazioni che il team ha inserito, che rendono il gioco coinvolgente di capitolo in capitolo e mai noioso (a tratti un filo frustrante, ma questo lo vedremo dopo). I personaggi che Carto incontra sono caratterizzati benissimo e le opzioni di dialogo (degli altri, Carto preferisce ascoltare) sono molte e tutte divertenti, il che arricchisce grandemente l’esperienza di gioco.
Ѐ impossibile non affezionarsi a personaggi come Shianan, Wriggles, i Messaggeri della Foresta e i loro compagni animali. Vi dico solo che si può abbracciare un orso. E che non sapevo di averne bisogno.
Parliamo ora dei puzzle. L’innovativa meccanica di gioco si unisce brillantemente al concetto dei frammenti di mappa da ricongiungere per poter proseguire. Infatti, solo i pezzi che combaciano permettono di spostarsi da uno all’altro, e anche lì bisogna fare attenzione al verso e al modo in cui vengono disposti.
Cr: Sunhead Games
Non negherò che, per quanto possa essere intuitiva come meccanica, ci sono stati momenti in cui i puzzle mi hanno dato del filo da torcere. Come avrei voluto avere più indizi in quei momenti, ma gli sforzi e i tentativi alla fine hanno pagato sempre. Non c’è niente di impossibile, anche se alcuni passaggi richiedono decisamente più ragionamento di altri.
Nel complesso si crea un giusto compromesso tra rompicapo più e meno complessi. Le uniche “critiche” che potrei muovere sono l’impossibilità di richiedere un indizio in più in alcuni momenti e il fatto che il gioco è piuttosto breve. Non penso di averci speso più di sei ore in totale, platinatura e tutto.
Consiglio vivamente Carto a chi ama i puzzle game e vuole mettersi alla prova, immergendosi allo stesso tempo in una storia caratterizzata da splendidi disegni e da una trama che scalda il cuore.
E se questa recensione vi è piaciuta, seguiteci sul nostro sito e sui nostri social, dove parlo spesso di cozy games, puzzle e molto altro ancora!
Recensione di “Killers of the Flower Moon”, il nuovo film di Scorsese con Di Caprio e De Niro, tratto dal romanzo “Gli assassini della terra rossa”
L’hype per questo film era da parte mia clamoroso. Martin Scorsese è un regista che amo, forse il migliore ancora in attività, contando una filmografia davvero unica, che è riuscita sempre a diversificare le tematiche nella maggior parte dei casi eccellentemente. Inoltre la presenza di attori come DI Caprio e De Niro aveva incrementato le già alte aspettative.
Alla luce della mia visione in lingua originale, posso dichiararmi estremamente soddisfatto del film il quale si prende il meritato posto tra le gemme di Scorsese, perché questo film è una mina incredibile! Comincio col suo unico difetto rilevante: la sua durata estremamente impegnativa. Mi limito a dire questo perché sono convinto solo che ormai non sia più allenato per i film molto lunghi, dunque sul finale sono arrivato leggermente stanco. Ma ciò non ha assolutamente danneggiato la visione e non penso che abbia sciupato il film.
Certo, si poteva tagliare qualcosa, non sarebbe stato un problema enorme, soprattutto alcune sequenze molto marginali, come quelle del paese, ma in generale averle tenute è stato un più, un’aggiunta con benefici alla storia e alla pellicola in quanto tale, in quanto esperienza. Personalmente non ho sentito il calo di attenzione. Certamente il ritmo in alcuni momenti rallenta ma non è un difetto.
I punti di forza sono sicuramente molti, tali da far rimanere incollati gli spettatori nonostante l’ampia durata. La regia di Scorsese è da Oscar, fornita di piani sequenza spettacolari e dialoghi molto intensi, la fotografia, la scenografia, la scrittura e soprattutto la recitazione. La performance attoriale dei personaggi principali è incredibile e riesce a tenere alta l’attenzione nonostante alcune scene siano molto lente. Il carisma di alcuni personaggi è da brividi e per me Di Caprio in un’altra annata avrebbe vinto l’oscar come miglior attore, per una interpretazione magistrale, che riesce ad essere diversa da tutti gli altri personaggi che ha fatto.
Inoltre la storia è molto interessante, con un messaggio chiaro e una critica esplicita. Una trasposizione di un romanzo che non ho letto che al cinema risulta efficace, rivisitato da Scorsese in modo egregio. Benché non siano presenti scene di effettiva azione, risulta un film di mafia, quasi un gangster movie che Scorsese sa ben trattare. Il tutto farcito con alcune scene davvero allucinanti, come quella degli indiani che ballano nel petrolio, o quella della punizione a Di Caprio, o il dialogo in prigione.
killers of the flower moon
In conclusione, il film ha l’unico difetto di essere lungo, ma per il resto ha una regia da paura, una fotografia, una scenografia e una scrittura incredibili, il tutto coronato da una recitazione magistrale, in grado di tenere l’attenzione alta con un carisma e una intensa interpretazione che meriterebbe per alcuni attori l’oscar. Scorsese racconta una storia drammatica in modo cinematograficamente spettacolare, con scene allucinanti che mandano messaggi in modo deciso.
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Per informazioni ufficiali qui il sito di AppleTV+.
Il 19 ottobre, dopo tre anni di attesa, è uscito dall’early access World of Horror, titolo rpg-roguelike horror disponibile per PC, Switch, PS4 e PS5.
Un dentista part-time e MS Paint, non sono i protagonisti di una barzelletta bensì le fondamenta su cui si basa l’rpg-roguelike World of Horror, uscito di recente dall’Early Access e disponibile per PC. Su Nintendo Switch e Playstation sarà disponibile il 26 ottobre. Pawel Kozminski, in arte panstasz, è il one-man-army dietro lo sviluppo del titolo. Pawel è un dentista polacco appassionato del genere horror, passione che ha traslato all’interno del suo pargolo videoludico attingendo a piene mani dalle opere di Lovecraft, il papà del celeberrimo Cthulhu, e di Junji Ito, mangaka giapponese noto per capolavori come Tomie o Uzumaki. Il tutto senza trascurare leggende metropolitane dalle tinte grottesche e il folklore del Sol Levante. E il ruolo di MS Paint? Sappiate che quel folle di Kozminski ha realizzato ogni elemento artistico presente in World of Horror tramite il popolare, e non di certo versatile, software di Microsoft. La tecnica utilizzata è quella della pixel art a 1-bit, e il risultato è eccezionale.
La pixel art 1-bit realizzata con Paint è una scelta stilistica lodevole.
Dove risiede l’oscurità
È il 1984, siamo in Giappone, più precisamente a Shiokawa, una ridente cittadina marittima, di quelle che si trovano tra le pagine del già citato Ito, di quelle che a prima vista sono da cartolina ma più le frequenti e più ti accorgi che qualcosa non va. Questa è l’ambientazione che fa da sfondo alle vicende di World of Horror. Il gameplay loop è altrettanto semplice: il giocatore sceglie un personaggio, risolve 4 o 5 misteri (a seconda della difficoltà), supera le prove all’interno del faro che sovrasta Shiokawa, sconfigge il Dio Antico che vi risiede e la partita termina. Così facendo si sbloccano oggetti, personaggi, modalità ed eventi nuovi, e il ciclo si ripete.
Gli Dei Antichi apportano modifiche sostanziali alle varie run.
Avviato World of Horror per la prima volta le modalità disponibili al giocatore sono quattro: la prima, chiamata “Spine-Chilling story of school scissors”, non è altro che il tutorial dove si affronta un singolo caso e nel mentre si imparano le meccaniche di gioco. La seconda modalità è “Extracurricular activity”, come nel tutorial siamo vincolati a un unico personaggio, ma avremo la possibilità di risolvere più misteri. È una modalità fine a se stessa che difficilmente rigiocherete. La terza modalità è un semplice quick play. La quarta modalità è, invece, quella in cui verranno spese il maggior numero di ore: “Customize the playthrough”. Qui il giocatore potrà personalizzare la partita scegliendo a priori quale set di eventi attivare e quale personaggio interpretare. La rigiocabilità è elevata. Nonostante gli eventi e le situazioni possano tendere a ripetersi, le combinazioni con le quali ciò accade sono sempre variegate.
Purtroppo l’interfaccia, per quanto unica nello stile, non facilita i primi approcci con il titolo.
Un rpg atipico
La struttura a casi è riuscita, sia perché sono tutti ben scritti (da segnalare la collaborazione di Cassandra Khaw, autrice malese di horror e science fiction), sia perché nonostante alcuni mantengano una struttura ripetuta, altri rompono le regole intrinseche dell’esperienza, meravigliando il giocatore con trovate sempre nuove e terrificanti. Per farla breve, e non privarvi del piacere della scoperta, tenterò di riassumervi un’esperienza di gioco tipica. Ciascun caso ha come base operativa il proprio appartamento, qui potremo riposare e recuperare salute e sanità mentale, le due “barre della vita” presenti nel gioco che, portate allo zero, significano game over. Dall’appartamento si sceglie un mistero da risolvere tra quelli disponibili, selezionati casualmente dal gioco ad inizio partita (esiste infatti un sistema a seed, proprio come in altri roguelike). Avviato il caso si ha la possibilità di esplorare Shiokawa tramite una mappa stilizzata. Delle varie location visitabili solo una farà progredire il mistero. Tuttavia, trascurare l’esplorazione delle altre aree non sarà mai una scelta saggia, dato che potremo trovarvi alleati, armi o oggetti utili al completamento del caso stesso. Se ci sono delle armi vuol dire che si combatte, e in World of Horror si combatte piuttosto spesso. Il titolo adotta un sistema a turni atipico ma molto semplicistico nella sua composizione.
La varietà dei singoli misteri è uno degli aspetti migliori di World of Horror.
Come accennato poc’anzi, degni di nota sono i casi che deviano dalla normale struttura di gioco. Alcuni di essi offrono un’esperienza inedita caratterizzata da regole specifiche. In questi misteri da risolvere non ci sarà più la cittadina di Shiokawa a fare da palcoscenico al caso, bensì luoghi unici e con un sistema di esplorazione, e gestione del tempo, esclusivi. Si passa da magioni spettrali, in cui imbattersi in ospiti tutt’altro che accomodanti non sarà affatto difficile, a boschi labirintici in cui il tempo pare essersi fermato. Una forte citazione a Blair Witch Project che ben si sposa con lo scheletro roguelike del titolo. Questi sono solo due esempi di come World of Horror sia in grado di plasmare in modo originale un melting pot di meccaniche ludiche e influenze orrorifiche.
I combattimenti a turni offrono numerose opzioni al giocatore per poter contrastare gli abomini in cui si imbatterà.
Un’esperienza per stomaci forti
Proprio come altri roguelike, World of Horror è, nelle prime ore, criptico e spietato, complice anche un’interfaccia e dei menù decisamente poco chiari. Il gioco punisce, senza tanti complimenti, l’ignoranza nei confronti delle sue meccaniche, che appaiono più limpide solo una volta superato il ripido scoglio iniziale. Quando ciò accade l’incubo si placa, offrendo al giocatore un’esperienza, non dico rilassata, ma certamente più godibile e coinvolgente.
La passione per l’oriente di panstasz la si nota anche nelle presenti, ma mai invadenti, parentesi umoristiche.
World of Horror è un esperimento riuscito. L’art direction è memorabile ed apprezzabile è anche la colonna sonora, realizzata da ArcOfDream e Qwesta. Dal punto di vista ludico gli appassionati del genere troveranno pane per i loro denti. Altro aspetto positivo è la presenza di una community molto attiva nel creare le mod più disparate. Peccato che questi contenuti non siano ottenibili tramite workshop di Steam, un limite a mio parere incomprensibile.
Scopri di più sul gioco sul sito ufficiale di World of Horror.
Ecco la mia recensione di “Fae Farm”, il nuovo farming sim dei Phoenix Labs ambientato ad Azoria, tra mistero e magia!
Ho di recente avuto modo di provare Fae Farm della Phoenix Lab, e ci tengo a ringraziare i Phoenix Labs per averci concesso, tramite Keymailer, la chiave del gioco che mi ha permesso di scrivere questa recensione!
Il gioco è attualmente disponibile per Nintendo Switch e PC, e la sua descrizione su Steam recita: “Rifugiati nel mondo fatato dei tuoi sogni in Fae Farm, un GdR simulatore di fattoria da 1 a 4 giocatori. Costruisci, coltiva e arreda per migliorare la tua casa e lancia incantesimi per esplorare l’isola incantata di Azoria!”
E sì, Fae Farm è un rilassante simulatore di fattoria, ma è anche molto di più. Innanzitutto perché il gioco presenta un alto livello di personalizzazione, dal proprio personaggio (inclusi i pronomi) al proprio casolare.
In più, come già altri farming sim prima di lui, presenta un interessante elemento di dungeon crawling e combattimento che rende l’esperienza stimolante anche al di là della coltivazione e decorazione.
Il gioco, in pieno stile GDR, offre di volta in volta missioni principali e secondarie da completare per guadagnare premi ed esperienza. Queste sono spesso facili da completare, almeno in teoria. A mio parere, infatti, capita che il gioco dia indicazioni piuttosto vaghe sul come ottenere un qualche risultato.
Specialmente dal momento che il catalogo di oggetti che è possibile raccogliere e costruire è assolutamente immenso! Il che è un bene, non fraintendiamoci, ma può risultare un po’ sopraffacente, soprattutto all’inizio.
L’avventura ad Azoria comincia con una grande accoglienza da parte di chi vi abita e con un sottofondo di mistero e magia che arricchisce enormemente il gioco. Il territorio è vasto e pieno di luoghi affascinanti e creature fantasiose, e i luoghi da esplorare aumentano con il progredire della storia.
Le opzioni sul cosa fare ogni giorno sono tante, e non manca la possibilità di farsi amici e di instaurare relazioni romantiche con le persone (umane e non) che incontrerete nel vostro viaggio.
Le meccaniche di gioco sono intuitive e alla portata anche di chi è alle prime armi. Per interagire con qualcosa, infatti, si usa sempre lo stesso tasto, che si tratti di parlare con qualcuno, raccogliere oggetti, usare uno degli attrezzi base del contadino e perfino combattere.
E a proposito, il fatto che questi oggetti base (pala, piccone, retino, canna da pesca e bastone magico, i classici arnesi del contadino medio) non occupino spazio nell’inventario è veramente una ciliegina sulla deliziosa torta che è Azoria.
Image cr: Phoenix Labs, edit cr: Popspace
I paesaggi sono stupendi e hanno dei colori fantastici, e gli animali che li popolano sono adorabili. Ho apprezzato anche i buffi nomi dati sia alle creature amiche, che ricordano veri animali da fattoria, sia a quelle nemiche, dai design davvero creativi e divertenti. L’abbigliamento dei personaggi è affascinante, e i personaggi stessi sono molto carini.
Per qualche motivo il design delle persone, la cui faccia è liscia come quelle dei LEGO, mi ha lasciato all’inizio un po’ incerta. Dato il bellissimo e tridimensionale contesto in cui si trovano, mi sembravano stonare leggermente, ma si tratta di un’inezia a cui si fa l’abitudine in fretta, anche perché i loro design sono davvero incantevoli.
Ho apprezzato davvero la grande diversità dei personaggi presenti sull’isola, tra cui un ragazzo che si sposta in sedia a rotelle, persone nonbinary, rappresentazione di autismo e personaggi con varie tonalità di colore della pelle (e mi riferisco a quelle realistiche, non alle tonalità verdi e viola, seppur presenti).
Quello che invece davvero non mi ha convinto è la mancanza di profondità nei dialoghi con gli NPC. Oltre al fatto di non avere mai l’opzione di scegliere di cosa parlare, i personaggi ritireranno sempre fuori quelle frasi standard stagionali che vengono a noia molto presto. C’è poco gusto anche nel fare loro dei regali.
Le cose cambiano nel momento in cui uscite con loro, ma solo per il breve lasso di tempo del vostro appuntamento, in cui parleranno un po’ più a cuore aperto. Senza però la possibilità di fare loro domande o opzioni di dialogo.
Questa, a parer mio, è l’unica vera pecca di un gioco altresì estremamente piacevole e realizzato con una grande cura. Lo consiglio vivamente a chi vuole provare un farming sim 3D intriso di magia (magari quando ci sono gli sconti), in un ambiente rasserenante che qualifica il gioco a pieni voti come un validissimo “cozy game”.
Recensione di “Asteroid city”, il nuovo film surreale di Wes Anderson, un’esperienza unica nel panorama del cinema Hollywoodiano odierno
Wes Anderson si presenta al cinema con questa nuova pellicola a cui sembra voler molto bene, e a cui tutti coloro che ci hanno lavorato sembra abbiano dato un impegno personale particolare. Personalmente l’ho trovato uno dei suoi migliori lavori, soprattutto per il tipo di esperienza che fornisce.
Ma che intendo per esperienza? I film di Wes Anderson sono molto particolari, e sicuramente per il pubblico mainstream sono più complessi da digerire, non tanto da capire, ma quanto da interessarsene. Parlandone in live ho paragonato impropriamente questo film a una mostra di arte moderna. A differenza di andare agli Uffizi, i quadri che si incontrano sono molto difficili da apprezzare e non sempre si comprende il perché ci piacciono.
Asteroid city è infatti questo, per me un film tecnicamente impeccabile, con un Anderson al limite della sua espressione artistica di scelta di colori, di simmetrie, di scenografie. L’uso dell’immagine e del cinema anche come arte visiva stupisce e sbalordisce lo spettatore che, non sa perché rimane affascinato da un cinema raffinato, di lusso, virtuosistico, ricercato e di gusto. La stessa scelta dei luoghi della città e del loro design, così come i costumi dei personaggi non è mai casuale, e risulta sempre una scelta azzeccata.
Anche il lato narrativo regala delle intuizioni geniali, sia per quanto riguarda la sovrastruttura creata per la storia principale, con cui Anderson probabilmente vuole criticare o semplicemente mostrare tutto il dietro le quinte di un mondo in cui lui lavora da più di vent’anni. La mia interpretazione è che stia vivendo un periodo di riflessione che ha esito nella cornice in bianco e nero che accompagna la narrazione e spesso la spezza.
La trama principale è infatti piuttosto esigua, a tratti un pretesto per creare dei piccoli quadretti, ma che comunque convergono in una semplice ed efficace linea narrativa in cui si può trovare un senso e un messaggio più o meno chiaro ed esplicito.
Il film conta molti attori famosi con cui spesso Anderson ha lavorato, di cui si dice alcuni hanno accettato di far parte del progetto anche per il minimo salario di circa 4000$. Il cast è infatti davvero stellare e alcuni attori compaiono veramente per qualche secondo. Ma il risultato è un ventaglio di situazioni e interpretazioni che, coniugato a una scrittura di situazioni assurde e surreali, lascia allo spettatore una sensazioni di viaggio mentale nella fantasia più improbabile e impensabile.
Asteroid City Primo trailer rivelato del nuovo film di Wes Anderson
In conclusione, il film è dal punto di vista tecnico e soprattutto visivo un’esperienza di cinema raffinato, di gusto, ricercato e virtuosistico che coniuga una sovrastruttura narrativa che fa da cornice comica ma al contempo critica verso il mondo del dietro le quinte del cinema, e una trama principale che diventa quasi un pretesto per raccontare piccole storie interessanti ed efficaci.
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Vi ricordo di seguirci su tutti i nostri social e che siamo in live su Youtube tutti lunedì sera per parlare delle notizie a tema film e serie TV.
La “Game Devs of Color Expo” di Steam è in corso, così ho deciso di provare (e condividere) i giochi le cui demo mi hanno attirato di più!
Se siete come me, siete sempre alla ricerca di nuovi titoli che catturino la vostra attenzione. In questo, Steam viene spesso in aiuto, proponendo sempre nuovi eventi che celebrano sia giochi che sviluppatori, come nel caso dell’attuale “Game Devs of Color Expo”.
Lo scopo dell’evento “amplificare il potere creativo delle persone di colore nei giochi” e “creare un migliore settore videoludico che sia intersettoriale ed equo”, come si legge sulla pagina Steam dell’evento.
Tra i titoli che partecipano alla GDoCExpo figurano giochi di ogni tipo, da puzzle game a “shoot ‘em up”, da roguelite a farming-sim, da racconti visivi a giochi di carte e strategia, passando dall’adorabile all’horror.
Di seguito troverete i trailer con descrizione, link a Steam e un mio parere sui giochi che più mi hanno colpito dopo averne provato la demo. The Master’s Pupil è già disponibile (e probabilmente sarà mio molto presto) sia per PC che per Nintendo Switch. Anche Night Reverie è già disponibile, mentre Lost Twins II e Gedda Cake sono in arrivo!
“Un gioco d’avventura dipinto a mano, ambientato nell’occhio di un artista. Risolvete i rompicapo e fatevi strada attraverso l’iride (e la vita) del pittore impressionista Claude Monet.”
Già il fatto che l’intero gioco sia stato dipinto a mano un frame alla volta da Pat Naoum, che ha impiegato 7 anni per realizzarlo, lo rende un capolavoro.
Se a questo aggiungiamo che si tratta di un platformer sulle opere di uno dei miei artisti preferiti, risulta evidente che non potevo non inserirlo in cima alla lista.
I puzzle hanno una difficoltà accessibile, ed il modo in cui i dipinti di Monet vengono integrati nelle dinamiche platformer è veramente degno di un artista.
“Night Reverie: Prologo è il primo atto di un gioco Puzzle/Adventure in cui un bambino deve risolvere il mistero dietro la distorsione della sua casa. Esplora ambienti pieni di puzzle e scopri strane creature mentre raggiungi la verità dietro quello che sembra un bizzarro incubo.”
La pixel art di questo gioco è davvero ben fatta, e l’atmosfera creata dalla Somber Pixel è onirica e allo stesso tempo inquietante senza esserlo troppo.
La demo mi ha fatto pensare ad Alice attraverso lo specchio, in quanto Matt, il protagonista, si ritrova in un ambiente che è casa sua ma allo stesso tempo non lo è (anche la scena in cui prende il tè con un coniglio parlante ha contribuito).
Qui, elementi nuovi e familiari si incontrano, dando origine al più grande mistero che l’Esploratore della Notte si sia mai trovato a dover risolvere. È un gioco che parla di infanzia, di legame tra fratelli e degli effetti di una casa infelice.
“Un’avventura rompicapo incredibilmente carina che vi sfiderà, vi divertirà e forse vi ispirerà anche. Aiutate Abi e Ben nel loro viaggio mentre attraversano piattaforme, si cimentano in enigmi impegnativi, scambiano tessere per creare percorsi e superano ostacoli per riunirsi e ritrovare la strada di casa.”
Nella realizzazione di questo titolo, Playdew si è ispirato all’arte di Miyazaki. Il risultato sono scenari pittoreschi e dai colori morbidi e due protagonisti con design semplici, ma ben curati, che ben si abbinano al sentimento di gioco e avventura infantile che il gioco presenta.
Le meccaniche, poi, di spostamento delle stanze arricchiscono il gameplay, coinvolgente con le diverse ambientazioni e con i vari rompicapo da superare per raggiungere la misteriosa fenice.
“Gedda Cake è un metroidvania con draghi e torte. Impersonate 6 personaggi con abilità e stili di gioco unici, passate dall’uno all’altro al volo, combattete contro nemici pericolosi ed esplorate le vaste terre ricoperte di zucchero di Sugria. Aiutateli a reclamare il loro mondo invaso e a prendere La Torta!”
Il protagonista del gioco è Gedda, un drago goloso di dolci, e se questa non è una premessa avvincente, non so cosa sia. Realizzato dalla Flannel Bear Games, Gedda Cake si ispira a Monster Boy e a Hollow Knight, scegliendo un approccio decisamente più allegro e divertente di quest’ultimo.
Questo non significa che il gioco non abbia la sua buona dose di sfide, anzi. Il gioco offre infatti la possibilità di selezionare una tra 3 modalità di difficoltà diverse, permettendo di scegliere come affrontare il metroidvania.
Le ambientazioni sono curate, come lo sono anche la pixel art e i design dei 6 draghetti. Il fatto di avere a disposizione ben 6 personaggi con punti di forza diversi tra cui scegliere è un bel tocco, soprattutto in un platformer, e rende l’esperienza ancora più notevole.
Ecco la mia recensione della versione beta della demo del nuovo titolo dei ToastieLabs: “Skystead Ranch”, in arrivo su Kickstarter!
ATTENZIONE: La recensione si basa sulla versione beta della demo di Skystead Ranch, presto in arrivo su Kickstarter!
Skystead Ranch è il nuovo progetto targato ToastieLabs, uno studio indie che realizza principalmente giochi con pixel art da colorare e altri rilassanti rompicapo. Ѐ così, infatti, che li conoscevo prima di Skystead, avendo provato tempo fa un titolo della loro serie WooLoop.
Questo titolo è molto diverso dai loro soliti prodotti: si tratta infatti di un farming-sim 3D ambientato su un isola fluttuante, la quale diventerà presto una casa per voi e per tutte le creature che riuscirete ad attirare.
Con il vostro bastone magico a portata di mano, non c’è ostacolo che non possiate superare. Smuovere il terreno, coltivare piante, creare specchi d’acqua e costruire pozzi e staccionate sono solo alcune delle azioni che potrete compiere sul vostro terreno.
Tutto questo lavoro non vi ripagherà soltanto con una dimora graziosa e accogliente. Man mano che pianterete alberi e rimpiazzerete la terra secca con quella fertile, sempre più animali saranno incuriositi dal vostro ranch.
Avvicinandovi a loro, potrete scoprire quali sono le condizioni in cui preferiscono vivere e modificare l’isola di conseguenza, facendovi sempre più amici e scoprendo sempre più specie, che andranno ad aggiungersi al vostro libro delle creature.
Ho già menzionato il fatto che il libro parla? Con un bellissimo accento, per di più. Sarà proprio lui ad aiutarvi nel tutorial del gioco, spiegandovi i comandi e come funziona la vita sullo Skystead.
Per esempio, sarà lui ad informarvi che tutti i giorni una nave mercantile approda al porto dell’isola, portando con sé prodotti come viveri, decorazioni e persino incantesimi che potrete acquistare con la valuta del gioco.
Questa valuta non solo si ottiene accarezzando gli animali, ma anche distruggendo erbacce, pietre e tronchi caduti, e a volte anche passeggiando in qua e in là.
Cr: ToastieLabs
Gli animali sono curiose creature che ricordano specie esistenti (o estinte), ma con nomi, caratteristiche e colori stravaganti. Una volta che le condizioni saranno adatte a loro e ve li sarete fatti amici, gli animali rimarranno nella vostra tenuta.
Il concetto del gioco non è innovativo, ma l’idea delle isole fluttuanti mi ha attirato subito. Gli animali sono adorabili, anche se il fatto che pronuncino tutti il loro nome (come i Pokémon) in continuazione può venire un po’ a noia. Fin qui, però, nulla che le impostazioni non possano risolvere.
Il personaggio principale ha un design davvero carino, che purtroppo a mio parere le grafiche non rendono molto bene. La resa 3D del suo design è probabilmente l’aspetto che meno mi ha convinto.
La passione del team per questo progetto si percepisce dalla cura dei dettagli, basti leggere le descrizioni delle singole creature. Ringrazio davvero il team ToastieLabs, che ci ha fornito la chiave per riscattare la versione beta del gioco su Steam tramite Keymailer. Vi consiglio di provare la demo del loro progetto, la cui campagna Kickstarter inizierà presto!
Recensione di “Io Capitano”, la favola nera di Matteo Garrone, vincitore del Leone d’argento a Venezia e proposta italiana per gli Oscar
È ufficiale che la proposta dell’Italia all’Academy per gli oscar è “Io Capitano”, il nuovo film di Matteo Garrone, Leone d’Argento a Venezia. Sono contento di questo annuncio dato che il mio giudizio sul film è assolutamente positivo. Anche se dubito che l’Academy apprezzerà questo tipo di film.
La pellicola infatti è quasi un documentario, interamente sottotitolato, che racconta l’epopea di un ragazzo senegalese che lascia il paese d’origine per migrare in Europa. La storia, per quanto “romanzata”, è completamente verosimile, e mostra tutta la tragicità di quelli che sono i viaggi di migliaia di persone che ogni giorni partono verso una speranza di futuro migliore.
L’intento di Garrone è solamente quello di mettere in scena i fatti, senza giudicare o fare il moralista. E questa scelta la trovo altamente azzeccata, in quanto il modo in cui racconta questa favola nera riesce a colpire a pieno lo spettatore, coinvolgendolo anche emotivamente in quelle che sono le atrocità del mondo moderno, andando a creare attrito con tutto quello che viviamo tutti i giorni in questo paese, tra i più coinvolti in Europa nella tematica migranti.
La narrazione di Garrone, infatti, è da un lato cruda, senza fronzoli, da un altro dolce, intima, delicata, umana. Ed è proprio quest’ultimo lato a rendere questa tragedia una storia che inevitabilmente fa empatizzare lo spettatore con i personaggi. Perché troppo spesso ci sembrano quasi tutti uguali, senza soglia del dolore, senza sentimenti o sofferenze. Invece il film pone lo spettatore dall’altro lato del Mediterraneo, dal lato di chi deve arrivare in Europa.
E in fondo chiunque compartecipa nel suo profondo alle sofferenze di Seydou, vedendo l’umanità del personaggio, che non per fuggire dalla guerra, ma semplicemente per cercare una vita migliore, a sedici anni mette a rischio continuamente la sua vita. E anche quando si trova davanti degli ostacoli non perde mai la sua intraprendenza nel mantenere la promessa fatta al cugino. Seydou, infatti, è talmente attaccato alla vita che più volte durante il suo viaggio si preoccupa dei più deboli e di chi sta per morire.
Lo stesso passo prima del viaggio finale decide di compierlo solo con il cugino, anche se ha la possibilità di esser certo di arrivare “comodamente” insieme all’uomo che incontra in prigione e con cui giunge a Tripoli. Questa è proprio l’evento che più caratterizza l’arco evolutivo che il protagonista compie, maturando così tanto che parte da sedicenne sprovveduto, ingenuo e sognatore, arrivando poi alla fine come Capitano.
Il lato tecnico è molto suggestivo, avrei tagliato qualche minuto all’inizio, ma in generale non riesco a trovare difetti a questo film davvero toccante, che dovrebbero far vedere a scuola a chiunque voglia vivere in questa società, che purtroppo deve avere a che fare con questo fenomeno ormai inevitabile. Spero davvero che riesca a ricevere i giusti riconoscimenti e il giusto successo.
In conclusione, il film è un racconto delicato ma anche crudo dell’epopea tragica di un sedicenne senegalese che durante il viaggio compie una maturazione splendida. Garrone in modo intelligente decide di non dare giudizi o fare la morale, ma semplicemente mostrando allo spettatore le atrocità del mondo moderno, facendo inevitabilmente empatizzare lo spettatore con le sofferenze umane dei personaggi.
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Asano ormai è una certezza se si tratta di ottime opere ed ecco appunto la mia top 5 dei migliori manga autoconclusivi di Inio Asano
I giovani sono da sempre lasciati a se stessi, costretti ad affrontare frasi come “se non ti fai la pellaccia dura, non crescerai mai”, “se non affronti la vita a testa alta, non sopravviverai” e “se non soffri come tutti gli altri, non diventerai mai adulto”. Queste affermazioni, cariche di pesantezza, vengono spesso scaricate senza pietà sui giovani dagli adulti, ma sono un’arma a doppio taglio che, sempre meno efficacemente, colpisce gli adolescenti. Questo peso, invece di prepararli per il mondo, li logora lentamente, amplificando l’angoscia e la paura legate alla scoperta del mondo che dovrebbe essere propria dei giovani, che sono dotati delle forze necessarie per farlo.
Essere giovani dovrebbe significare molto di più. Dovrebbe essere un’epoca di scoperta, sorpresa, stupore, meraviglia, gioia e anche, perché no, delusione e tristezza, seguite dalla rivalsa. Queste sono le emozioni che caratterizzano gli anni dell’adolescenza e che spesso gli adulti non riescono più a provare. Inio Asano, attraverso i suoi straordinari manga, ci riporta a quei tempi, facendoci rivivere una profonda nostalgia per quegli anni in cui eravamo spensierati ma anche pieni di pressioni che, forse, avevano un effetto diverso rispetto a oggi.
Benvenuti alla mia prima lista dei migliori manga, e oggi parleremo di Inio Asano, un rinomato mangaka la cui opera affronta temi shonen ma con una profondità tipica degli adulti. Asano non ha bisogno di presentazioni, il suo tratto morbido e versatile riesce a trasmettere emozioni nuove e antiche, permettendo ai lettori di riscoprire il loro passato e riflettere su di esso. Se non lo avete già fatto, vi consiglio vivamente di leggere “Buonanotte PunPun”, probabilmente la sua migliore opera, e dare un’occhiata a “Dead Dead Demon’s Dededededestruction”, la sua ultima opera completata di recente.
Detto ciò, iniziamo la mia lista dei top 5 manga autoconclusivi di Inio Asano:
5. La città della Luce
top 5 dei migliori manga autoconclusivi di inio asano
Al quinto posto troviamo la città della luce, manga slice of life drammatico, scritto nel 2005 ed edito da Planet Manga (o dalla ormai defunta manga san). La storia di questo manga è la fusione di svariati avvenimenti che hanno come punto cardine un quartiere residenziale composto da palazzine recentemente costruite. Soprannominato la città della luce, in questo quartiere, Asano ci mostra la vita quotidiana dei suoi abitanti, che tra le complesse trame della vita, verranno esaltate le loro emozioni e sentimenti. Vita, morte,fiducia, disillusione, ma anche speranza e tristezza si intrecciano in quelle vite quotidiane che Asano ci vuole raccontare. Che sia un bambino, un adulto o un anziano Asano mette nero su bianco la complessità della vita, ma anche la sua semplice quotidianità, che alleggerisce il cuore e propaga un forte senso di nostalgia.
Un tema ricorrente sono i problemi dei giovani, che nello scoprire la vita iniziano a cercare anche loro uno quotidianità nella speranze, tra tanta tristezza e smarrimento, di essere felici. In fin dei conti, La città della luce è una lettura molto piacevole, con tante trame collegate magistralmente e che si fa leggere tutta d’un fiato con un finale che da quel tocco di leggerezza e morale di cui Asano è un maestro. Il disegno del mangaka va poi a completare il tutto, con il suo tratto dolce e morbido, abbellisce ancor di più questo quartiere che ci mostra la vita nella sua semplicità ma anche complessità.
4. La ragazza in riva al mare
top 5 dei migliori manga autoconclusivi di inio asano
Ho due promesse da fare; la prima è che sono in realtà due volumi e non uno unico, ma si possono facilmente leggere entrambi insieme e la seconda è che al suo interno ci sono delle scene che non potrebbero essere per tutti, nulla di che, però io vi ho avvisato. Il quarto posto è occupato da “La ragazza in riva al mare” un manga scolastico e psicologico scritto nel 2013 ed edito da Planet Manga. La ragazza in riva al mare è al contempo un manga leggero ma anche pesante, che ci riporta indietro nel tempo a quando, come tutti, eravamo dei semplici alunni delle superiori e iniziava quell’intricata e spensierata scoperta della vita, delle sue emozioni e di tutto ciò che la circonda. Essendo una storia breve vediamo il mangaka focalizzarsi principalmente su quell’ambito che prima o poi ognuno di noi scoprirà, cioè l’amore e con esso annesso, la scoperta del proprio corpo e di quello dell’altro partner. La trama di questi due volumi parla di Koume Sato e Kosuke Isobe, due studenti che vivono in una città ormai abbandonata da dio, in cui la noia e i momenti morti hanno la meglio. In questa monotona cittadina marittima i due inizieranno una relazione sessuale senza sentimenti perché Sato è stata scaricata e usata dalla sua prima vera fiamma. In questa relazione apatica i due inizieranno a capire loro stessi e ciò che li circonda, rivelando i loro traumi e le loro paure.
Questo manga è un viaggio nel tempo che permette al lettore di ricordare e di sentire nuovamente quelle sensazioni e quelle emozioni che si provano per la prima volta a questa età e che con il passare del tempo tendono ad affievolirsi sempre di più. Una storia sincera e semplice, rivela in sé emozioni forti e complesse che regalo forti emozioni e una lettura che lascerà in voi un gusto amaro ma allo stesso tempo dolce in bocca e che per questo vi consiglio caldamente di recuperare.
top 5 dei migliori manga autoconclusivi di inio asano
Se nella ragazza in riva al mare e nella città della luce i main characters sono adolescenti, in Solanin si supera un altro gradino e si arriva ai “giovani- adulti” e soprattutto ai loro problemi. Il manga, uno slice of life, drammatico scritto nel 2006 ed edito da Planet Manga, si concentra infatti sulle tematiche che spesso affliggono i nuovi arrivati nel mondo degli adulti, come il non sentirsi adeguati, il sentirsi oppressi dal mondo del lavoro, la non realizzazione dei propri sogni e molti altri temi come questi. Ed è proprio la realizzazione dei sogni su cui il manga si concentra maggiormente, mostrandoci dei ragazzi che non si sentono parte integrante della società, quella società che ritengono siano monotona e noiosa e di cui bisogna allontanarsi il più possibile per realizzare davvero i propri sogni. La storia infatti parla di Meiko e Taneda due giovani laureati che fatico a trovare un loro posto nel mondo, capendo in seguito che seguire il proprio sogno sia qualcosa di estremamente difficile e doloroso. Questo dolore li porterà a crescere e a capire davvero cosa vogliono e a ritrovare sé stessi e ciò che avevano perso. Il manga racconta della paura di diventare adulti e di quanto sia difficile accettare la realtà.
Un manga serio e molto crudele che ci mostra quanto sia difficile affrontare ogni giorno ma anche quanto possa dare soddisfazione vivere in questo pianeta. Trama toccante ma anche piena di speranza e di una buona prospettiva per il futuro, tipico della scrittura di Asano. Vi stra-consiglio la lettura di questo manga che pagina dopo pagina lo divorerete in un batter d’occhio.
2. La caduta
top 5 dei migliori manga autoconclusivi di inio asano
Probabilmente La caduta è il manga più reale e personale che Asano abbia mai scritto e disegnato. Nei manga di Asano c’è sempre quella velata sensazione di autocritica e di tocco personale, come se il mangaka attraverso i suoi personaggi, insinuasse tra le righe dei dialoghi il suo punto di vista, trasmettendo al lettore i suoi sentimenti più nascosti. Questo manga però va oltre e supera completamente questo nascondere i sentimenti che Asano prova. La caduta di Inio Asano parla proprio del Mangaka Inio Asano. Beh non precisamente; La Caduta, manga psicologico,Slice of Life edito da Planet Manga e pubblicato nel 2017 racconta la storia di un Mangaka e il suo viaggio alla ricerca di se stesso e del piacere di scrivere una storia.
Kaoru Fukasawa, il protagonista della storia, ha appena pubblicato l’ultimo numero di una serie acclamata dai fan sui social. Purtroppo, però, le vendite del suo manga sono calate e la casa editrice (e anche lui stesso) lo reputa un artista ormai finito. Messo di fronte a una nuova tavola bianca, riuscirà a ripartire e a prendere coscienze di ciò che è davvero? L’opera mette nero su bianco le paure e le preoccupazioni che Asano provava e prova tutt’ora sulla sua pelle, schiacciato dal senso di oppressione e responsabilità che lui, nella sua posizione, porta sulle spalle da tempo. Tutti questi veri sentimenti riescono a creare un’atmosfera pesante ma allo stesso tempo accogliente che rendono il manga triste ma che non si aggravano sul lettore, ma che, anzi, permettono di far capire che alla fin fine siamo tutti uguali. Ho messo questo manga in seconda posizione perché è uno dei manga più reali che io ho mai sentito sulla mia pelle, un qualcosa di vero di cui ho percepito come se anche io appartenessi ad esso, nelle sue preoccupazione e paure che mostra.
top 5 dei migliori manga autoconclusivi di inio asano
Ecco il primo manga di questa lista, il campo dell’arcobaleno, scritto nel 2003 ed edito da Planet Manga. Perché si trova al primo posto? Perché quest’opera riesce a raccontare due storie. La prima parla di Amahiko Suzuki, la cui storia parte da quella di bambino e attraverso frammenti della sua adolescenza e infanzia arriva fino a quella adulta. Il viaggio della vita affrontato da Amahiko, non è uno di quelli normali; caratterizzato da abusi, dolore e morte, il cammino intrapreso dal protagonista lo porterà a dover affrontare un mostro gigantesco che ormai risiede dentro di lui da molto tempo e che difficilmente se ne andrà mai via. Il velo di mistero e di incredulità arricchisce la storia pesante e piena di significato che Asano vuole raccontare e vuole trasmettere ai suoi lettori. Asano è un mangaka che sa esprimere egregiamente le emozioni all’interno dei suoi personaggi ed è questo un punto cardine dell’opera in questione. Questa epopea fatta di critica sociale, turbe mentali e forti emozioni come potrebbero essere il senso di colpa, il rimpianto o l’aberrazione per la vita quotidiana, riesce in qualche modo a raccontare queste due storie ed è per questo che ho messo questo volume come primo. Ma qual’è la seconda storia che Asano vuole raccontare?
La seconda storia è proprio quella di Asano, che parallelamente a Amahiko (seppur in modo enfatizzato) ci viene mostrata piena di turbe mentali e preoccupazioni che segnano il mangaka in ogni sua opera. Questo strada nascosta e molto criptica nella mente contorta del nostro mangaka, ci vuole presentare cosa realmente il mangaka stesse provando e quale fosse la sua opinione sul genere umano. Asano non credo odi il genere umano, ma sicuramente quello che traspare da questa opera e anche dalle altre è un’opinione negativa al riguardo e questa negatività si sente maggiormente in questo suo volume. Ma è proprio da questo fondo del barile che Asano riesce a vedere una mano tesa verso di lui, una luce piena di speranza e di felicità, che ognuno di noi può raggiungere. Questo caotico ma allo steso tempo perfetto turbinio di emozioni mi ha costretto a posizionare il campo dell’arcobaleno in prima posizione, perché è un manga che vi posso assicurare non si farà dimenticare facilmente!
Ecco la mia recensione di “Homebody”, gioco di horror psicologico dei Game Grumps e della Rogue Games, Inc!
Parto subito col dire che Homebody non è un gioco per tuttə. Contiene sangue, body horror, rappresentazioni di depressione, ansia e disturbo ossessivo compulsivo. In più, oltre a questi elementi, crea un senso di inquietudine e paura generale che può risultare difficile da affrontare lucidamente.
Mi metto in prima persona tra gli utenti a cui può risultare difficile da giocare. Questo, però, non mi ha impedito di riconoscere quanto sia un gioco fuori dal comune, nonostante i cliché, e quanto riesca nel suo intento di creare un’atmosfera di oppressione pressoché totale.
La descrizione ufficiale di Homebody lo descrive come “un puzzle game di sopravvivenza horror su un gruppo di amici tormentati dai ricordi del passato e braccati da un killer implacabile. O vai avanti o morirai nel tentativo di farlo.”
La premessa è esattamente questa. Il personaggio principale, Emlily, è una ragazza che soffre di depressione e OCD che si accinge a trascorrere un weekend in una casa nei boschi con dei vecchi amici per ammirare lo sciame meteorico delle Perseidi.
Già prima di arrivare a destinazione, Emily è tormentata da ansia sociale e insicurezza, e anche quando raggiunge le persone a cui una volta era molto legata, le preoccupazioni non diminuiscono. Tanto più che uno degli amici, che doveva unirsi a loro la sera prima, ancora non si vede.
Improvvisamente, salta la corrente. La porta è bloccata. Il generatore è in cantina. La cantina è off limits. Sembra che bisognerà mettersi comodi e aspettare il mattino successivo- ah, no. Una figura con addosso una veste da camera, sul volto una strana maschera e in mano una lama compare dal nulla, sicuramente non da fuori, visto che la porta è sbarrata.
Trascinandosi per i corridoi con passo incerto ma più veloce di quanto sembri, l’essere è inesorabile (e comandato dall’IA, quindi anche imprevedibile). Potete provare a scappare, ma vi troverà, come ha fatto con i vostri amici.
Qui sorge l’inghippo. Prima che Emily se ne accorga, sono di nuovo le 7 di sera e lei è appena arrivata alla casa nel bosco. Che sta succedendo? Perché nessuno dei suoi amici ha memoria dell’accaduto? E soprattutto, come se ne esce?
La casa è disseminata di indizi per risolvere puzzle di medio-alta difficoltà. Ad incrementare la difficoltà dei puzzle, però, è il tempo che passa. Infatti, dopo solo un paio d’ore, puntualmente salterà la luce, e a quel punto mancherà poco all’arrivo dell’essere senza volto.
–
Il concetto già visto del loop si unisce alle dinamiche da puzzle game per creare un’esperienza di gioco avvincente ma anche frustrante. Per risolvere certi puzzle, infatti, spesso servono più tentativi, e c’è sempre il rischio di venire sorpresi a metà della risoluzione.
Per questo motivo la velocità è di massima importanza, e purtroppo i comandi a volte non sono d’aiuto in questo, soprattutto se non siete abituatə a giochi in cui doversi muovere molto velocemente e con precisione, anche a causa dei cambi di inquadratura che, per quanto decisamente d’effetto, possono rallentare la vostra corsa. Ma non preoccupatevi, dopo qualche loop inizierete a prenderci la mano.
L’atmosfera da slasher nostalgico anni ’90 è davvero ben riuscita, e l’horror classico si unisce a quello psicologico per creare ancora più disagio. La tensione è costante, il tempo e la figura omicida sembrano essere sempre sul punto di avere la meglio su di voi e questo inficia la concentrazione necessaria a risolvere i vari rompicapo.
Ci sono dei punti in cui nascondersi, però si rompono dopo solo due utilizzi, lasciandovi scoperti.
Ogni volta che verrete uccisi, vedrete delle immagini, scene o persone prima che il loop riprenda, mostrandovi il passato di Emily, le sue paure, o dandovi consigli. Dopo un po’, qualcosa nel loop sembra diverso. Oltre alla legittima domanda “quando finirà tutto questo”, inizia a farsene strada anche un’altra, forse più inquietante: “cosa c’entra tutto questo con me?”
Non faccio spoiler sul finale, lascio a voi la possibilità di scoprirlo e interpretarlo a modo vostro. Consiglio il gioco a chi è fan dell’horror e dei puzzle game, ma soprattutto a chi ragiona bene sotto pressione e non si fa scoraggiare dalla ripetitività di alcuni loop.
Ringrazio la Rogue Games e Keymailer per averci fornito la chiave che mi ha permesso di provare questo titolo, disponibile su Steam, Nintendo, PlayStation e Xbox!
In conclusione, inserisco questo tweet dei Game Grumps per farvi mostrare da loro, anche visivamente, come appare una tipica sessione di gioco su Homebody.
ok this is gonna get people going. Homebody is 30% off on Steam so we really gotta start cranking these out pic.twitter.com/mkMSqq6BhE
Ecco la mia recensione della versione beta di “Par for the Dungeon”, il nuovo gioco della Sleeping Giant Games!
ATTENZIONE: La recensione si basa sulla versione beta di Par for the Dungeon, in uscita il 17 ottobre!
La premessa di Par for the Dungeon è semplice: siete una pallina da golf, in un mondo fantasy medievale, e il vostro rotondissimo cagnolino è stato rapito dagli infidi Bogeys.
Orde di nemici pattugliano ogni livello, e solo una volta che li avrai sconfitti tutti si aprirà la buca tramite cui passare al livello successivo.
Unendo le meccaniche di una partita di minigolf e le dinamiche di un coloratissimo dungeon crawler, aggiungendo un design accattivante e la possibilità di personalizzare sia Cal (la pallina) che il suo fidato compagno, la Sleeping Giant ha creato un passatempo davvero valido.
Dalle animazioni ai personaggi, dalle ambientazioni agli ostacoli, l’originalità e allo stesso tempo semplicità di questo puzzle game funzionano splendidamente insieme.
Man mano che supererete un livello dopo l’altro, sempre più armi entreranno a far parte dell’arsenale di Cal. Queste possono essere acquistate di livello in livello tramite le monete che raccoglierete nel livello stesso.
Cr: Sleeping Giant Interactive
Ogni livello è composto da tre sotto-livelli. Come nel golf, lo scopo è cercare di raggiungere le buche con il minor numero di mosse possibile. Superare di gran lunga il “par”, ovverosia il numero pre-determinato di colpi che dovrebbero essere impiegati per completare una buca, non vi farà ottenere tutti e tre i punti a fine livello.
Se invece vi terrete molto al di sotto il par, oltre ad i tre punti massimi, sbloccherete anche una corona di diamante. Queste corone non servono tanto a progredire nel gioco quanto a sbloccare nuove e divertenti skin per il vostro personaggio.
L’unica cosa che cambierei sarebbe aggiungere la possibilità di riprovare un sotto-livello specifico invece di doverli riprovare sempre tutti e tre per cercare di ottenere un punteggio più alto.
Il mio consiglio, se un livello non dovesse concludersi come speravate, è di non impuntarvici, ma di tornarci magari più avanti, dato che cercare a tutti i costi di tenersi al di sotto del par e ottenere le corone potrebbe rendere l’esperienza frustrante piuttosto che piacevole (ci sono passata).
Ringrazio di cuore la Sleeping Giant Interactive per averci mandato tramite Keymailer la chiave del gioco, che mi ha permesso di provare la versione ormai quasi ultimata di Par for the Dungeon, in arrivo su Steam, iOS e Android il 17 di ottobre!
Nel mondo dell’hardware da gioco, una tastiera meccanica di alta qualità è un componente essenziale per ottenere prestazioni eccezionali. MSI, un nome di fiducia nell’ambito del gaming, ha lanciato la tastiera meccanica Vigor GK71 Sonic, progettata per offrire una soluzione premium per i giocatori più esigenti. In questa recensione, esploreremo le caratteristiche e le prestazioni di questa tastiera per scoprire cosa la rende così speciale.
Design e Costruzione
La Vigor GK71 Sonic si presenta con un design elegante e moderno. Il pannello superiore in alluminio conferisce una sensazione di robustezza, mentre i tasti meccanici sono disposti in un layout completo con tastierino numerico. I tasti stessi sono realizzati in PBT, un materiale resistente all’usura che offre una lunga durata. Il layout è retroilluminato da LED RGB personalizzabili, che ti permettono di creare l’atmosfera di gioco perfetta per il tuo setup.
Interruttori Meccanici Personalizzabili
Ciò che distingue davvero la Vigor GK71 Sonic sono gli interruttori meccanici personalizzabili. Questa tastiera ti offre la flessibilità di scegliere tra vari tipi di interruttori, tra cui i silenziosi Kailh Red o i tattili Kailh Brown. Questa personalizzazione ti permette di adattare la tastiera alle tue preferenze di gioco e scrittura. Gli interruttori Kailh sono noti per la loro affidabilità e reattività, ideali per i giocatori competitivi.
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Prestazioni di Gioco Avanzate
La Vigor GK71 Sonic offre prestazioni di gioco avanzate grazie alla sua progettazione intelligente. Il tempo di risposta di 1ms assicura che ogni tua pressione di tasto venga registrata istantaneamente, eliminando qualsiasi ritardo indesiderato. La tastiera è dotata anche di tecnologia anti-ghosting, che consente di premere simultaneamente più tasti senza perdita di input, perfetto per giochi ad alta velocità.
Software di Personalizzazione
Per ulteriore flessibilità, la Vigor GK71 Sonic è compatibile con il software MSI Dragon Center. Questo software intuitivo ti consente di personalizzare la retroilluminazione RGB, creare macro personalizzate e regolare le impostazioni della tastiera in base alle tue esigenze specifiche. Puoi anche sincronizzare facilmente la tastiera con altri prodotti MSI Mystic Light per un’estetica di gioco coordinata.
In conclusione, la tastiera meccanica MSI Vigor GK71 Sonic è una scelta eccellente per i giocatori che cercano prestazioni di gioco straordinarie e personalizzazione avanzata. Con interruttori meccanici personalizzabili, prestazioni di gioco di alto livello e un design robusto, questa tastiera è un’aggiunta preziosa al tuo setup da gioco.
MSI dimostra così la sua dedizione alla qualità e all’innovazione, offrendo una tastiera che soddisferà le esigenze dei giocatori più appassionati.
Di Ghiaccio e di Roccia è un viaggio introspettivo che racconta la storia di Toni e della sua più cara amica: la montagna!
Affrontare un brutto avvenimento non è facile e molti cercano di superarlo nei più svariati modi: c’è chi ha la forza per combattere, ma c’è invece chi scappa, scappa in un luogo sicuro in cui si sente a suo agio. Di Ghiaccio e di Roccia è un fumetto che racconta di una guida alpina che scappa, scappa nel luogo che più conosce al mondo e che lo fa sentire al sicuro, la montagna. In questo viaggio psicologico tra i paesaggi e le vette delle montagne, ci addentreremo all’interno di ciò che attanaglia veramente il nostro protagonista.
Grazie a ColBer Edizioni che ha fornito il materiale, sono riuscito a recuperare Di Ghiaccio e di Roccia un fumetto disegnato da Lidia Bolognini e scritto da Philippe Colombo, perfetto per chi ama la montagna o per chi vuole provare quel brivido di avventura che solo la montagna sa regalare! Ma addentriamoci meglio nella trama.
Il protagonista di questa storia è Toni, un’esperta guida alpina che si ritrova spesso a dover stare, per molto tempo, lontana da casa a causa del suo lavoro stagionale. La trama inizia con Toni che scopre il tradimento di sua moglie con un altro uomo e questo avvenimento porterà alla fuga di Toni sul Dente del Gigante (Monte Bianco). Infuriato e molto amareggiato l’unica cosa a cui Toni riesce a pensare è la montagna, la sua fidata amica, che non avendolo mai tradito rappresenta una seconda casa, in cui ripararsi da ogni intemperie della vita. Questo viaggio che lo porterà su una delle vette più alte del Monte Bianco, permetterà al protagonista e al lettore di scoprire davvero chi è Toni e da cosa sta fuggendo realmente il nostro protagonista.
Di Ghiaccio e di Roccia è un fumetto serio, che mette in mostra vari problemi che gli adulti hanno oggigiorno e queste sue tematiche serie vengono rappresentate alla perfezione dal disegno lineare, spigoloso e fortemente occidentale del fumetto, permettendo al lettore di percepire appieno la realtà dei paesaggi ma anche degli avvenimenti. Per gli appassionati di montagna rivedere dei luoghi così ben dettagliati e molto realistici è una goduria, te lo posso garantire!
In conclusione il viaggio introspettivo del protagonista e gli ottimi scenari realistici rendono Di Ghiaccio e di Pietra un fumetto molto valido se volete leggere qualcosa di più serio e volete riprovare un assaggio della montagna che tanto amate! Consigliato!
“Mediterranea Inferno”, un’inquietante visual novel ambientata in un’estate pugliese, è ora disponibile su Steam!
“Esplora i demoni interiori di tre amici d’infanzia durante una vacanza estiva. Aiutali a riavvicinarsi e a riscoprire sé stessi mentre porti alla luce segreti, paure e ossessioni. Una visual novel evocativa e inquietante, dal creatore di Milky Way Prince – The Vampire Star.”
Sviluppato da Eyeguys ed edito da Santa Ragione (che ringrazio per avermi mandato la chiave per provare il loro gioco), Mediterranea Inferno è un titolo che gioca sul surrealismo come chiave di lettura dei demoni interiori della Generazione Z.
Am I envious? No, I’m just Gen Z.
I protagonisti di questa visual novel sono tre ragazzi di Milano, Claudio, Mida e Andrea, che si ritrovano insieme per la prima volta dopo la pandemia. Il trio, una volta inseparabile, era noto come “I Ragazzi del Sole” per come la vita notturna della città ruotava intorno a loro.
Nel 2020, però, l’isolamento li ha allontanati. Siamo ora nel 2022, ed i tre decidono di passare qualche giorno di vacanza insieme in Puglia, in memoria dei vecchi tempi.
Anche se all’inizio sembra che nulla sia cambiato tra di loro, viene presto a galla che il trauma dell’isolamento forzato ha avuto su ciascuno di loro effetti molto più profondi di quanto vogliano dare a vedere.
Divided yet inextricable, self-centered but obsessed with each other, prideful and bleeding.
Quando un’entità sovrannaturale offre loro degli invitanti frutti, con la promessa di un “Miraggio” in cui vivere un momento di estasi, per i tre comincia un percorso tra l’escapismo e la realtà, tra un incubo e un altro, dato che ormai anche la vita vera sembra un sogno lontano.
La loro psiche tormentata viene amplificata in questa sorta di trance, tra immagini inquietanti e psichedeliche che esprimono quei sentimenti che non riescono a confessare gli uni agli altri.
Mediterranea Inferno
Ѐ difficile non rivedersi, almeno in parte, negli stati d’animo e nelle paure dei tre ragazzi. Alienati, soli, stanchi, persi: la sensazione di un futuro incerto si scontra con l’ansia per gli anni perduti a causa della pandemia. Il rifugiarsi in un passato idealizzato si accavalla ad un profondo rancore, un sentimento difficile sia da gestire che da indirizzare verso qualcuno in particolare.
Non è un gameplay leggero da affrontare, soprattutto perché porta all’estremo tematiche che, a quasi quattro anni dal 2020, risultano ancora attuali. Il testo non è sempre di facile comprensione, ma questo viene compensato dalle immagini, esplicative nella loro crudezza. A tratti, queste presentano anche sangue ed elementi di leggero body horror, che possono non essere adatti ad ogni gamer.
Il gioco presenta luci stroboscopiche e flash che possono dare fastidio a chi soffre di fotosensibilità, come preannuncia una schermata all’avviamento del gioco. L’arte è ricca di simbolismo e d’impatto tanto quanto la storia, ed ogni scelta influenzerà le relazioni tra i personaggi e l’andamento della trama.
Preparatevi ad un viaggio turbolento nell’interiorità di tre ragazzi giovani e già stanchi della vita, prigionieri di un terrore esistenziale più grande di loro e della loro amicizia.