3 demo della LudoNarraCon di Steam da provare

demo della LudoNarraCon di Steam da provare

Ecco una breve descrizione e recensione di 3 demo che ho provato in occasione della LudoNarraCon di Steam!

L’evento LudoNarraCon di Steam indetto da Fellow Traveler è stato dedicato ai giochi narrativi, ovvero a quei giochi in cui la storia è l’elemento trainante del gioco. In questo genere di titoli, la narrazione tende a prevalere sulle meccaniche, e spesso i dialoghi e le scelte che compiamo influenzano la trama stessa. L’evento è un’occasione per dare risalto a questo genere di titoli, sia indie che non, tramite live con i creatori, demo e molto altro ancora!

Dei tre titoli di cui vi parlerò oggi, molto diversi tra loro, uno è già disponibile, mentre gli altri due sono in arrivo!

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The Palace on the Hill (Prologue)

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The Palace on the Hill è un gioco in 2,5D disegnato a mano che vi trasporterà nell’india rurale degli anni 90. Qui vive un ragazzo di nome Vir, un giovane appassionato di arte le cui vacanze estive sono appena cominciate. Ora che lo studio non è più la priorità, c’è altro a cui pensare: bisogna coltivare il campo, occuparsi degli animali della fattoria e magari guadagnarsi qualcosa aiutando gli altri abitanti del villaggio.

Si prospetta un’estate abbastanza normale, almeno fino all’incontro con una ragazza che lo invita a seguirla alla ricerca delle rovine di un antico edificio. Ѐ così che Vir comincia ad imparare di più sulla storia del posto in cui vive, ritraendo ciò che vede e che sente attraverso la sua arte.

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Questo breve prologo introduttivo è assolutamente carico di atmosfera, i colori sono vividi e la storia decisamente ben costruita nella sua semplicità. Fa decisamente venire voglia di continuare ad esplorare il territorio circostante e le storie dei personaggi che incontriamo.

Loco Motive

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Un classico mistero alla Assassinio sull’Orient Express trasformato in un ironico puzzle game punta e clicca? Non serve aggiungere altro. La demo di Loco Motive presenta il delitto: una ricca signora che aveva appena finito di modificare il suo testamento viene assassinata a bordo del suo stesso treno, e non mancano i sospetti.

C’è un problema, però. Il sospettato, o meglio, i sospettati principali siete proprio voi! Nei panni di tre diversi personaggi (l’avvocato della defunta, un improbabile detective ed un’agente segreta), dovrete indagare attraverso le carrozze del treno per scoprire cosa è successo veramente e dimostrare la vostra (presunta) innocenza!

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Fin dalla demo è chiaro quanto il gioco faccia leva non soltanto sulle sue ottime animazioni in pixel art, ma anche sull’aspetto comico e irriverente della sua trama e dei suoi personaggi. A metà tra un tributo ed una parodia di un giallo tradizionale, Loco Motive è decisamente un gioco da tenere d’occhio.

The Pale Beyond

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The Pale Beyond è sicuramente il gioco più cupo e intrigante su questa lista, ed è già disponibile su Steam. In questo titolo disegnato a mano, vestirete i panni di Robin Shaw, un uomo il cui passato sarete voi a decidere che viene assunto a bordo della Temperance, una nave con una missione dai dettagli poco nitidi.

L’intenzione del misterioso Capitano Hunt è seguire la rotta di un’altra nave, la Viscount, scomparsa 5 anni nel corso di una spedizione alla ricerca del Polo Sud magnetico. Tuttavia, quando la terraferma è ormai lontana, Hunt scompare, e qualcuno deve prendere il comando non solo della nave, ma anche del resto della ciurma, un assortimento di persone estremamente diverse tra loro e non tutte particolarmente amichevoli.

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Questo gioco di sopravvivenza e gestione delle risorse saprà decisamente essere spietato, probabilmente per questo offre un salvataggio ad ogni settimana del vostro viaggio. Le vostre scelte influenzeranno l’esito della missione a più livelli, sia a livello di risorse che di relazioni interpersonali, quindi preparatevi ad avere il sangue più freddo del gelido oceano antartico.

Avete provato le demo? C’è qualcosa che vi interessa in particolare?

20 dei giochi più rilassanti per Nintendo Switch

dei giochi piu rilassanti per Nintendo Switch

Ecco una lista di giochi rilassanti per Nintendo Switch da provare se cercate un titolo che vi faccia compagnia nei momenti di pausa!

Nintendo Switch offre accesso ad un’ampia libreria di giochi, la quale include anche una buona dose di titoli rilassanti. I classici franchise Nintendo, come Mario e i Pokémon, possono essere un’esperienza memorabile e ricca di azione, ma un gameplay incisivo non è adatto a tutti gli stati d’animo.

Quando il momento richiede di sedersi e riposare, è possibile scegliere tra i migliori giochi rilassanti per Switch per un’esperienza ideale.

Rompicapo che non impegnano troppo il cervello o semplici giochi con obbiettivi da raggiungere sono un buon punto di partenza per esperienze tranquille su questa piattaforma. Il mondo dei giochi indie ha aperto le porte a più opzioni che mai per esperienze di questo tipo, e la Switch ne ospita diverse.

I migliori giochi rilassanti per Nintendo Switch sono spesso caratterizzati da arte e grafica molto belle, concetti intriganti ed esplorazione e, solitamente, anche da una musica rasserenante.

Bear and Breakfast (2022)

Bear and Breakfast ha conquistato rapidamente i cuori del pubblico di Nintendo Switch. In questo gioco, vestirete i panni di un orso di nome Hank che deve ristrutturare un bed and breakfast, trasformandolo in una struttura accogliente e adatta agli umani.

Il gioco è caratterizzato da un gameplay gestionale dal ritmo lento in cui sbloccare altri luoghi da trasformare in un accogliente hotel. A differenza di altri giochi gestionali, Bear and Breakfast non si concentra tanto su situazioni difficili da affrontare quanto sull’atmosfera. Il gioco presenta anche un’affascinante mappa in cui Hank può raccogliere varie risorse e creare oggetti che miglioreranno lo status delle sue proprietà.

A Space for the Unbound (2023)

A Space for the Unbound sarà anche un gioco dolceamaro, ma se vi sentite a vostro agio nell’affrontare alcuni elementi emotivi, potrete comunque rilassarvi con questo titolo. Ambientato nell’Indonesia rurale, A Space for the Unbound conduce i giocatori in un’avventura “slice of life” che spesso si ferma ad assaporare l’atmosfera rilassante che riesce a creare.

L’inquietudine di fondo e le incertezze interiori si insinuano all’interno di questo titolo, ma non si tratta di un gioco incentrato sul disagio. A patto di essere consapevoli che non si tratta di un gioco spensierato, A Space for the Unbound ha una storia unica da raccontare e una bellissima ambientazione da vivere con calma, lasciando che le preoccupazioni della giornata si dissolvano.

A Short Hike (2019)

C’è una buona ragione per cui molte persone ritengono che A Short Hike sia uno dei titoli più confortanti nella storia dei videogiochi. Il gameplay open-world del gioco permette di esplorare un mondo adorabile e lo rende perfetto per chi è fan di Breath of the Wild. Nel gioco, controllerete un uccello antropomorfo per raggiungere la cima di una montagna.

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Il gioco non impone di concludere rapidamente la storia. Lungo il percorso verso la cima, potrete esplorare il mondo e svolgere varie attività rilassanti, come pescare, andare a caccia di tesori, visitare isole lontane e prendere il comando di una barca. A Short Hike ha una narrazione emozionante che scalda il cuore.

Firewatch (2016)

Alcuni dei giochi più rilassanti disponibili su Nintendo Switch sono caratterizzati da immagini che catturano la tranquilla essenza della natura. In Firewatch, un gioco sviluppato da Campo Santo, assumerete il ruolo di una vedetta antincendio che deve scoprire un mistero insieme al suo supervisore Delilah, con cui parla tramite un walkie-talkie.

Questo videogioco ambientato nella natura è perfetto per una fuga dalle preoccupazioni della vita quotidiana, e la mappa di Firewatch è una funzione coinvolgente che elimina lo stress di perdersi. La splendida ambientazione è basata su un dipinto del regista del gioco e, oltre alla bellissima grafica, il gioco ha anche una narrazione avvincente e irresistibile.

Untitled Goose Game (2019)

Vi divertirete molto a prendere il controllo del personaggio principale di Untitled Goose Game. In questo gioco d’avventura stealth, controllerete un’oca domestica che porta scompiglio in una tranquilla cittadina. Avrete il compito di svolgere varie azioni di disturbo, come rubare agli umani o disturbare la loro quiete.

A volte, quel che ci vuole per rilassarsi e distendersi è essere agenti del caos. Se questo è il tipo di evasione che desiderate, Untitled Goose Game offre molte attività da svolgere (anche se dovrete fare attenzione ai PNG che torturerete, perché non hanno paura di vendicarsi).

Spiritfarer (2020)

Spiritfarer è una simulazione gestionale della Thunder Lotus Games. Presenta analogie con i migliori giochi di agricoltura come Stardew Valley, ma si differenzia anche per il tema centrale leggermente più cupo. Nel gioco interpreterete un personaggio di nome Stella, il cui compito è portare gli spiriti all’Everdoor in modo che possano passare all’aldilà.

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L’agricoltura, l’estrazione mineraria, la cucina e la raccolta aiuteranno voi e gli spiriti a instaurare un rapporto durante la traghettata. Potrete aggiungere nuovi livelli e caratteristiche al vostro traghetto e persino giocare in cooperativa con un giocatore 2 nei panni del gatto di Stella, Daffodil.

Gris (2018)

Il concetto base del gioco Gris tratta l’argomento serio della malattia mentale, ma lo fa in un modo incredibilmente bello. Man mano che vi muoverete nel gioco, incontrerete diversi rompicapi e otterrete nuove abilità man mano che li risolverete. C’è un’entità che segue il viaggio visivamente stupefacente di Gris, ma comparirà solo occasionalmente per mettervi alla prova.

L’arte e la musica saranno la prima cosa che noterete di Gris. Le immagini sembrano fluttuare in un tempio celestiale e, mentre riportate il colore nei regni attraverso un’incantevole esplorazione, questo gioco non solo stimolerà i vostri sensi in modo piacevole e quasi da meditazione, ma vi farà anche riflettere su voi stessi in maniera rilassante.

Unravel (2016)

Principalmente un rompicapo, Unravel è incentrato su Yarny, un minuscolo filo che si dipana man mano che avanzerete nel gioco. Il filo di Yarny è lo strumento che userete nel corso della vostra avventura attraverso paesaggi mozzafiato e rompicapi potenzialmente pericolosi. Il gioco è leggermente macabro, ma in modo stranamente adorabile, in quanto bisogna essenzialmente usare il corpo di Yarny per muoversi attraverso gli ambienti ostili.

La storia del primo capitolo di Unravel consiste nel ricollegare i ricordi di una famiglia perduta. Se volete rilassarvi con un partner, potete optare per il gioco cooperativo Unravel Two, il seguito del 2019.

Starman (2018)

Starman è un gioco ideale per le giornate di pioggia. Nei panni del personaggio Starman, dovrete risolvere enigmi in diverse stanze, godendovi una musica tenue e rilassante. Trattandosi di un gioco punta e clicca, è semplice da giocare, passando da una stanza all’altra in quella che sembra una villa che fluttua nello spazio.

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Ci sono più di 30 enigmi suddivisi in 24 livelli, ma ci vorranno realisticamente all’incirca tre o quattro ore per completare il gioco. Si tratta di uno di quei videogiochi brevi che chiunque può completare in un fine settimana. Con una breve modalità storia, Starman catturerà facilmente la vostra attenzione e successivamente aprirà una modalità “flow” per giocare i puzzle in qualsiasi momento.

The Last Campfire (2020)

L’obiettivo è viaggiare per accendere “l’ultimo falò”, un compito molto meno stressante in The Last Campfire che in Dark Souls. Nei panni di un tizzone sperduto, incontrerete altre creature perdute in un puzzle game destinato a rilassare la mente. Ogni passo che compirete in questo rilassante gioco per Nintendo Switch vi porterà in nuovi e bellissimi ambienti pieni di vita.

Anche se c’è una foresta oscura e dovrete affrontare degli avversari, si tratta comunque di uno dei giochi più gradevoli e tranquillizzanti del 2020. La narrazione del titolo è affidata a Steven Burgess, che fornisce i retroscena e reagisce alle azioni di Ember, dato che la protagonista sembra non parlare affatto.

AER Memories of Old (2017)

Lo stile artistico di AER è piuttosto cubico, minimalista e più astratto rispetto agli altri giochi della lista. Nel gioco, sarete uno degli ultimi mutaforma al mondo e potrete trasformarvi in un uccello per esplorare le isole fluttuanti nel cielo.

In questo viaggio in volo attraverso AER Memories of Old, l’obiettivo è trovare segreti nascosti e risolvere misteri all’interno dei templi per salvare una realtà che si sta sgretolando da quando gli antichi dei sono stati dimenticati. Anche se c’è un obiettivo chiaro, il gioco è stato descritto sia dagli sviluppatori che dal pubblico come più incentrato sul viaggio per raggiungerlo che sull’obiettivo stesso.

Koloro (2018)

Sköll Studio è il gruppo di videogiochi indipendenti autore di Koloro. Koloro è più simile a Gris per quanto riguarda l’estetica e al franchise di Mario per quanto riguarda il gameplay da action-platformer. Si tratta di un abbinamento perfetto, perché troverete in questo gioco rilassante per Switch la combinazione ideale per una sfida divertente e allo stesso tempo tranquilla.

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Kora, una giovane ragazza dai capelli rosa, cerca sua sorella attraverso un paesaggio onirico e pieno di enigmi. Ci sono oltre 300 livelli e il gioco è incentrato sull’amicizia e sull’amore. È anche dotato di una modalità cooperativa e di bonus nascosti.

My Brother Rabbit (2018)

La storia di Alice nel Paese delle Meraviglie ha ispirato alcuni giochi d’azione come Ravenlok e American McGee’s Alice, ma lo stesso materiale di partenza può portare anche a risultati più rilassanti. My Brother Rabbit è fondamentalmente una realtà alternativa di Alice nel Paese delle Meraviglie, in cui vi troverete già in un mondo surreale e fantastico che vi aiuterà a risolvere i vostri problemi del mondo reale.

L’obiettivo del protagonista, fratello maggiore di una sorella malata, è quello di usare il potere dell’immaginazione per comprendere la dura realtà e sfuggirvi.

Ci sono cinque terre diverse da esplorare, piene di camaleonti-televisori, chiocciole occhiute, alci robot e paesaggi unici. Il gioco ha una colonna sonora rilassante, con musica lenta e ritmica piuttosto che intensa e travolgente.

Shape of the World (2018)

Visivamente, Shape of the World è simile a Gris e AER, ma in questo gioco il mondo e l’ambiente crescono e cambiano man mano che lo si attraversa. Non ci sono combattimenti con boss nascosti o nemici difficili, né timer, solo una fauna psichedelica e ore di svago. È un gioco per Switch unico e rilassante, che vi sorprenderà ad ogni nuova affascinante location.

In questa sorta di simulatore di passeggiate, interagirete con la flora e la fauna, potranno aprirsi nuovi percorsi ed il mondo stesso si materializzerà solo quando lo attraverserete. Con il mutare delle immagini, cambia anche l’audio, amplificando gli elementi immersivi.

Cozy Grove (2021)

Cozy Grove è un gioco di simulazione di vita che riprende elementi di altri sim di campeggio o di agricoltura come Stardew Valley e Animal Crossing. Vi accamperete su un’isola infestata con il ruolo di “Spirit Scout”. Ogni giorno, potrete vagare per la foresta, cercare segreti e tranquillizzare i fantasmi locali.

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I paesaggi sono disegnati a mano e, man mano che troverete gli spiriti bisognosi, potrete accogliere degli spiriti animali, creare decorazioni, coltivare e pescare per guadagnare denaro e ricompense. Il gioco ha una campagna di oltre 40 ore che vi darà qualcosa da fare ogni volta che avrete bisogno di rilassarvi.

Night in the Woods (2017)

Night in the Woods segue la storia di Mae Borowski mentre torna nella sua città natale dopo aver abbandonato il college, per poi scoprire che qualcosa nella foresta sta causando strani cambiamenti intorno a lei.

Potrete aggirarvi e parlare con i vostri vecchi amici, confrontarvi con i vostri genitori e persino giocare a dei mini-giochi sul vostro vecchio computer portatile, nel tentativo di scoprire qualcosa di più su ciò che vi circonda.

È un gioco che è stato lodato per la sua narrazione toccante, la sua musica rilassante e la sua estetica. Ma, sebbene sia da considerarsi uno dei giochi più rilassanti disponibili per Nintendo Switch, se non volete avere a che fare con una storia carica di emotività, forse è meglio provare un altro titolo.

ABZÛ (2016)

A prima vista, ABZÛ può sembrare semplicemente un altro gioco acquatico con meccaniche d’avventura. Tuttavia, si tratta di un titolo unico che offre la possibilità di esplorare l’oceano in modo meditativo.

Potrete infatti meditare in alcuni punti del gioco e zoomare sulle creature circostanti. Il gioco ha anche una storia generale che coinvolge antiche rovine ed un potere misterioso, anche se la maggior parte dell’attenzione del titolo è ovviamente concentrata sulla sua splendida grafica e sui suoi controlli fluidi.

Stardew Valley (2016)

Stardew Valley è già considerato un classico, in quanto è uno dei giochi di simulazione più popolari sul mercato. A distanza di anni dalla sua uscita, ha ancora un pubblico molto dedicato, a testimonianza del successo del titolo nella comunità videoludica.

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Molti giochi di simulazione agricola traggono ispirazione da Stardew Valley, che è molto più di un titolo che permette di coltivare i campi. Potrete giocare a minigiochi, creare oggetti, allevare bestiame e persino sposarvi e avere figli. Non c’è da stupirsi che si possa passare innumerevoli ore a giocare a questo rilassante gioco per Switch.

New Pokémon Snap (2021)

Il pubblico era curioso di vedere le potenzialità di un gioco di fotografia quando è stato pubblicato New Pokémon Snap, il sequel del titolo del 1999 Pokémon Snap. La maggior parte delle persone è rimasta piacevolmente sorpresa da ciò che il gioco aveva da offrire, e nessuno si sarebbe aspettato che un titolo di fotografia fosse così divertente, nonché uno dei giochi più rilassanti per Nintendo Switch.

Viaggerete nella regione di Lentil per fotografare vari Pokémon nel loro habitat naturale, affrontando le missioni di ricerca di New Pokémon Snap. Ogni immagine viene aggiunta al Fotodex, che è fondamentale per gli scienziati che cercano di capire meglio come le creature agiscono e appaiono in natura. È affascinante notare come i Pokémon in circolazione siano diversi non solo a seconda del luogo, ma anche dell’ora del giorno in cui sceglierete di scattare le foto.

Animal Crossing: New Horizons (2020)

Animal Crossing: New Horizons ha conquistato il mondo dei videogiochi quando è stato rilasciato nel 2020. Il gioco di simulazione continua a essere estremamente popolare ancora oggi, con una fanbase in continua crescita, nonostante l’ultimo aggiornamento di rilievo risalga al 2021.

Chi conosce il gioco sa che si tratta di un titolo rilassante per Switch da giocare in modo non lineare. Potrete decorare le vostre isole nel modo che preferite, visitare i vostri amici, raccogliere frutti, incontrare nuovi personaggi antropomorfi e molto altro ancora. Grazie alla colonna sonora allegra e rilassante, New Horizons è un ottimo gioco per Nintendo Switch da provare quando volete rilassarvi sulla vostra isola privata.

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Giochi rilassanti per Nintendo Switch.

[Recensione] Homunculus – L’inetto nella società – Critical Hit

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L’inetto nella società è qualcosa di alquanto paradossale ma allo stesso tempo molto comune. Ecco la recensione manga di Homunculus

La società esiste da sempre. Nasce fin dall’inizio dell’essere umano e con esso si è formata ma soprattutto si è evoluta. Questo agglomerato di persone, ma anche di regole e restrizioni visibili o invisibili, all’inizio era qualcosa improntata meramente alla sopravvivenza del singolo e di conseguenza anche della società. Con il passare degli anni la modernizzazione e l’educazione, hanno cambiato gli standard della società, evolvendosi seguendo le esigenze delle persone facenti parte di questo sistema da noi creato. Non fraintendetemi, la società tutt’oggi si concentra sulla sopravvivenza del singolo, ma in un modo molto differente. Con le nuove regole invisibili e le miriadi di restrizioni che ci vengono imposte è quasi come se il nostro vero nemico non fossero più la sopravvivenza, bensì la società stessa che ci inculca regole ferree e intransigenti. Dalla società non si scappa e chi ci prova viene additato come estraneo e allontanato da tutti. E quindi un uomo che non si sente parte di questa società cosa dovrebbe fare? Mescolarsi tra la folla e accettare le regole da essa imposte oppure scappare e cercare di ritrovare se stesso? So che la risposta potrebbe sembrare semplice, ma se ci pensate non è così e Homunculus (e forse questa recensione) potrebbe aiutarvi a trovarla.

Bentornati nella mia rubrica Critical Hit, dove andremo a recensire e un pò analizzare manga di svariati generi e categorie. Per la puntata di oggi abbiamo Homunculus un thriller psicologico con qualche vena horror qua e là, composto da 15 volumi totali editi da Planet Manga. Il mangaka dietro questa ottima opera è Hideo Yamamoto che inizia la serializzazione del manga nel lontano 2003 per poi concluderlo nel 2011.  Yamamoto che ha quasi esclusivamente lavorato a opere seinen, di cui Homunculus fa parte date le sue tematiche mature e per scene un po’ grottesche, fa uno splendido lavoro nel raccontare una storia per veicolare un messaggio che a tratti risulta quasi essere personale. Il manga è pieno di significato e trasmette con se una forte critica sociale, ma che sotto nasconde anche una critica al singolo, che sia il mangaka stesso o ognuno di noi. Utilizzando la figura dell’inetto (o per lo meno quello che la società considera tale) o dello stramboide Yamamoto fa immedesimare il lettore all’interno del protagonista per portarlo ad una riflessione interiore. Opere come Ichi the Killer e Hikari Man adottano esattamente questi personaggi strambi, inetti e particolari per veicolare qualcosa che a primo impatto potrebbe sembrare nascosto, ma che guardando affondo si trova in ognuno di noi. Bando alle ciance e addentriamoci più a fondo in questa ottima opera che vi farà sicuramente riflettere.

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Spesso i contrasti che esistono in una società, non sono solo nascosti, velati o “sotto pelle” ma sono percepibili molto bene anche ad occhio nudo soprattutto nelle metropoli come quella di Tokyo. Poterli vedere così spudoratamente non fa altro che confermare quanto questi siano spesso paradossali da fare quasi ridere. Se da una parte vediamo grattacieli infiniti con hotel di lusso a 5 stelle super, in cui i ricchi guardano dall’alto delle loro superbe ricchezze, dall’altra parte, quella bassa, troviamo parchi pieni di tendopoli di senzatetto che a loro volta, dal basso delle loro povertà, guardano invidiosi i ricchi. Ma chi si trovasse esattamente tra i due? Una persona che decide di non voler far parte di nessuna delle due perché nauseato da entrambe? Questa è la storia di Susumu Nakoshi, un senzatetto che per l’unione di più eventi del passato decide di non decidere e di stazionarsi tra un edificio super pacchiano e una tendopoli in un parco pubblico, dormendo nella sua macchina. Dopo uno strano incontro di un suddetto medico, Nakoshi decide di sottoporsi ad uno strano intervento al cranio: aprirsi un buco in testa per la cifra di 700000 yen (circa 5k euro). Questo esperimento porterà il nostro protagonista a sbloccare il suo sesto senso, cioè vedere gli Homunculus, la rappresentazione fisica del subconscio umano delle persone. Cosa comporterà questa sua nuova abilità? Il nostro protagonista riuscirà a liberarsi da ciò che lo perseguita o lo ossessionerà fino alla fine?

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Secondo il mio parere chi ne fa davvero da padrone in questo manga è il protagonista. Il mangaka si concentra quasi unicamente sul viaggio mentale e psichico che il nostro Nakoshi affronterà durante tutto l’arco narrativo. Si sofferma sulla sua evoluzione e sulle riflessioni che dovrà affrontare con il suo nuovo potere, per scoprire finalmente chi è davvero. Utilizzando la figura dell’inetto, del personaggio particolare, strambo e inusuale Yamamoto cerca infatti di nascondere questo viaggio che si direbbe anormale e di rivolgerlo ad un pubblico di persone che la società considera normali. Ma Nakoshi non è un uomo come gli altri. Anzi per essere precisi lo era, era esattamente un uomo come gli altri, un uomo che aveva tutto e che non poteva chiedere nulla di più: Soldi, potere e donne, tutto ciò che ogni uomo come ben inculcato dalla società punta a raggiungere. È da qui che parte il suo viaggio proprio quando Nakoshi decide di non voler più essere un uomo come gli altri e decide di voler davvero scoprire se stesso. Un personaggio misterioso che con l’andare avanti della trama inizierà a mostrare tutti suoi lati più nascosti facendoci capire come la ricerca di se stessi possa portare dolore e pazzia ma anche quanto possa essere positiva. Tra quel purgatorio in cui si trova, nel mezzo tra grattacieli super lussuosi e parchi pieni di tendopoli di senzatetto, Nakoshi dovrà lottare con il suo passato e combattere ciò che realmente è e cercare di abbandonare quel percorso che la società gli aveva imposto e che tutt’ora non riesce a dimenticare. Questo suo complesso viaggio rende questo personaggio uno dei più intriganti e intricati che abbia mai visto, rendono Homunculus un messaggero delle criticità della società ma anche dell’animo umano.

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La seconda tematica che circonda l’opera è sicuramente la società. Si traspare da ogni sua opera che Yamamoto ha a cuore il tema e la critica della società che rappresenta sempre come spietata e senza compromessi. Vediamo nel manga una società che con le sue regole visibili e invisibili costringe un uomo a cambiare totalmente e a perdere di vista ciò che ha davvero di importante davanti a se. Che sia una persona cara o addirittura se stesso, la società cambia ognuno di noi esattamente come vuole, ma come capirà Nakoshi spetta a noi integrarci o meno ad essa. Oltre a questa critica della società, raffigurabile ad una coperta che copre l’intera vicenda, sotto di essa c’è qualcosa di più velato di più intimo, che si nasconde sotto la maschera della critica della società. Troviamo un uomo che è alla ricerca di se stesso, del suo vero io. Un uomo indeciso che inizia un viaggio, questa sua ricerca verso l’io che diventerà sempre più opprimente e ossessiva. Viene messo in risalto quanto l’animo umano sia profondamente debole, quanto non riesca a liberarsi di quelle convinzioni che lo sorreggono ogni giorno nella sua vita. Nakoshi intrappolato in questa sua debolezza cercherà in tutti i modi di comprendere se stesso e spezzare tutte quelle convinzioni che ormai facevano parte di lui, e forse infondo riuscendo a capire se stesso.

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recensione homunculus

Devo essere sincero quando faccio le mie recensioni e sono costretto ad affermare che a primo impatto il disegno di Homunculus non mi è piaciuto, un disegno quasi abbozzato, un po’ lasciato così, sporco e crudo, quasi poco lavorato. L’unica sensazione che mi ha davvero trasmesso questo disegno così particolare è sincerità: un disegno pensato in questa maniera probabilmente vuole far principalmente riflettere sulle tematiche che sprigiona e perciò non vuole soffermarsi troppo sui tecnicismi e sulla bellezza visiva. Ed è proprio questo tema, quello della bellezza, che il mangaka vuole mettere in risalto. Il concetto di bellezza dettata dalla società è un tema, molto presente e molto importante all’interno dell’opera e su cui vertono molti passaggi della trama. Una bellezza impossibile da raggiungere, una bellezza che è ovunque ma che nessuno riesce mai a raggiungere, una bellezza ossessiva e opprimente che purtroppo non riesce ad andarsene dagli occhi di nessuno. Ammaliato dalla trama e dal protagonista e proseguendo con la lettura sicuramente il tratto del disegno si è lasciato far piacere soprattutto grazie alla linea molto realistica e spigolosa del mangaka. Non ha però aiutato l’uso della 3D grafica che, anche se nascosta bene e non così palese, in alcune scene fa decisamente storcere il naso. Personalmente però ho apprezzo l’uso di questa tecnologia, mostrando come il mangaka voglia cercare di reinventarsi e di stare al passo con i tempi (o magari è solo pigrizia ma non mi sembra questo il caso).

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Homunculus è un manga molto criptico e molto metaforico, ma non così tanto da non fa capire cosa si sta leggendo, ma quello che basta da lasciare nel lettore una sorta di velato dubbio che instaurano un senso di incredulità mista a irrealistico. È come se per qualche scena ci si staccasse dalla realtà e atterrassimo in un altro pianeta con altre leggi che lo comandano per poi rifiondarci immediatamente sulla nostra e solita quotidianità. È proprio questa cripticità non troppo pesante che permette di rendere il manga molto coinvolgente e intrigante spingendo il lettore alla lettura costante del manga. Pur essendo all’inizio sicuramente spiazzante, a poco a poco questo cripticità inizierà sempre a farsi più chiara e, grazie ad una struttura di trama degna di nota, più capibile. La trama è proprio ciò che unisce tutte queste tematiche e riesce veramente a mostrarci le varie sfaccettature sia della società ma in fondo in fondo anche della psiche umana . Una trama scritta con i controcazzi che lega il lettore fortemente ad ogni personaggio sia principale che secondario e che vi consiglio caldamente di recuperare.

In conclusione a questa recensione, Homunculus è un manga che porta il lettore a riflettere e a farlo aprire gli occhi su quelle criticità che caratterizzano la società moderna società ma che in fondo ognuno di noi porta con se. Un disegno con un forte significato, personaggi ben scritti e una trama che lega il tutto perfettamente. Non posso che consigliarvi fortemente il recupero se non lo avete già fatto di questa fantastica opera che forse vi farà capire chi siete o forse chi non siete davvero.

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10 Metroidvania da giocare in attesa di Hollow Knight: Silksong

Metroidvania da giocare in attesa di Hollow Knight Silksong

Ecco 10 titoli Metroidvania da provare nell’attesa di “Hollow Knight: Silksong”, tra giochi a scorrimento laterale e isometrici!

L’attesissimo sequel di Hollow Knight non ha ancora una data di uscita ufficiale, anche se ci si aspetta che arrivi entro la fine dell’anno. Se non state più nella pelle, ci sono molti Metroidvania già rilasciati da poter provare, se non l’avete già fatto, nell’attesa che esca Hollow Knight: Silksong!

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Il capolavoro indie di successo Hollow Knight ha debuttato nel 2017, ed il suo sequel Silksong è stato annunciato nel 2019. Sono passati diversi anni, e l’entusiasmo per il gioco è alle stelle ora che il suo lancio effettivo si avvicina sempre di più.

Definire un gioco un “Metroidvania” significa che questo fa parte di un sottogenere che utilizza meccaniche di gioco che sono state viste per la prima volta nei giochi Metroid e Castlevania.

I Metroidvania sono tipicamente caratterizzati da grandi mondi interconnessi da piattaforme, porte e sottosezioni che il giocatore può attraversare a scorrimento laterale, come nel caso di Hollow Knight. Questo sottogenere di giochi è esploso in popolarità negli ultimi anni e ce ne sono molti da provare prima (o dopo) dell’uscita di Hollow Knight: Silksong.

Imp Of The Sun

In Imp of the Sun giocherete nei panni di Nin, un folletto creato dall’ultima scintilla del Sole. Nin intraprenderà un’avventura per sconfiggere il male che affligge il mondo e ripristinare il potere del Sole prima che sia troppo tardi.

Il gioco utilizza uno stile artistico di stampo peruviano per la sua grafica e trae ispirazione dalla mitologia Inca. Sebbene si tratti di un gioco relativamente breve, della durata di circa cinque-dieci ore, la sua storia e il suo gameplay sono davvero coinvolgenti.

Islets

Islets è un affascinante e allegro Metroidvania, perfetto per staccare dal mondo reale. Il protagonista di questo umoristico gioco di combattimento ed esplorazione, Iko, vuole diventare un vero guerriero e riuscire a riunire le isole fluttuanti e frammentate del mondo di Islets.

Il gioco è stato creato da un unico sviluppatore, Kyle Thompson, che ha anche creato un altro Metroidvania di stampo più pacifista, Sheepo, incentrato sulla cattura piuttosto che sull’uccisione. Islets è un titolo ricco di personaggi stravaganti ed opere d’arte espressive, e la sua storia è piacevole e coinvolgente.

Souldiers

Souldiers combina elementi di esplorazione classica in stile Metroidvania 2D con le meccaniche di combattimento di un soulslike. Ѐ possibile scegliere tra tre classi: Scout, Archer o Caster.

Ognuna di queste classi offre strategie ed abilità di combattimento diverse. I personaggi del gioco vengono portati dal loro mondo in una terra magica ai margini dell’aldilà, e dovranno lottare per poterne uscire.

Tunic

Tunic si presenta come una classica avventura d’azione con abbondanza di esplorazione, combattimenti e dungeon. Tunic è un gioco avvincente, ma talvolta si discute se si tratti effettivamente di un Metroidvania, anche se il suo sviluppatore lo descrive come tale.

Il gioco presenta molte somiglianze con Zelda, con dungeon pieni di enigmi e combattimenti impegnativi, il tutto mentre il personaggio principale, una giovane volpe, acquisisce nuove armi e abilità magiche man mano che si progredisce nel gioco. Che si tratti di un vero Metroidvania o meno, Tunic è un gioco decisamente divertente.

Axiom Verge

In Axiom Verge, uno scienziato rimane vittima di un incidente di laboratorio che lo porta a svegliarsi in uno strano mondo alieno. Il gioco retrò a scorrimento laterale, di classica impostazione Metroidvania, introduce il personaggio ad armi accattivanti, come le pistole fulminanti, mentre egli combatte contro costruzioni biomeccaniche e cerca di trovare una via d’uscita.

Per i giocatori che desiderano un’esperienza più simile a quella di Metroid, l’atmosfera fantascientifica di Axiom Verge è perfetta.

The Knight Witch

The Knight Witch combina il deck-building con il genere Metroidvania, e presenta splendide opere d’arte da ammirare mentre si cerca di battere questo gioco sorprendentemente impegnativo.

Le meccaniche di creazione dei mazzi di carte forniscono abilità speciali che richiedono energia per essere utilizzate e, a poco a poco, vengono sbloccate nuove carte che aiutano il personaggio principale, Rayne, a diventare più potente. Sebbene il gioco sia piuttosto difficile, il suo mondo e la sua storia sono splendidi e ben fatti.

Alwa’s Legacy

Alwa’s Legacy ha un’atmosfera decisamente classica, con grafica e nemici retrò. Questo platformer non lineare è pieno di dungeon e segreti, poiché la protagonista, Zoe, che sta cercando di recuperare i suoi poteri magici, soffre di amnesia.

Personaggi interessanti, enigmi e misteri costellano Alwa’s Legacy, in cui viene premiata l’esplorazione. Il titolo può essere considerato un sequel di Alwa’s Awakening, anche se i due giochi sono concepiti per essere indipendenti l’uno dall’altro.

Ender Lilies

Se siete fan di Hollow Knight, provate Ender Lilies, un Metroidvania 2D con combattimenti impegnativi ed una storia intrigante e coinvolgente. Una giovane ragazza di nome Lily si sveglia nella cantina di una chiesa con un vuoto di memoria, e scopre che il mondo è caduto preda del Blight.

Con l’aiuto del Cavaliere Umbro non-morto e di altri spiriti che le vengono in aiuto, Lily diventa la Sacerdotessa Bianca e si impegna a purificare la terra.

Unsighted

Unsighted prende spunto dai Metroidvania e aggiunge meccaniche simili a quelle dei soulslike, oltre ad una visuale isometrica al posto della tradizionale angolazione da platformer 2D.

Nel gioco, un evento apocalittico ha distrutto la maggior parte del mondo, lasciando ai robot come la protagonista Alma il compito di ricostruire il possibile. I robot stessi hanno solo poco tempo prima di diventare “Unsighted” e dunque nemici di Alma piuttosto che amici. La storia unica di questo titolo attira chi lo gioca in un mondo coinvolgente, e, insieme ai suoi sistemi di combattimento e di gioco, fa di Unsighted uno dei migliori Metroidvania degli ultimi anni.

Ori and the Blind Forest

Ori and the Blind Forest è un altro platformer Metroidvania dall’atmosfera classica, pieno di rovine e foreste, ma con una storia profondamente commovente e arte disegnata a mano. Una potente tempesta ha distrutto la foresta ed una giovane creatura orfana dovrà diventare un eroe per salvare la sua casa.

L’intero gioco è un’opera d’arte con personaggi animati in modo emozionante, una colonna sonora completamente orchestrata e una storia bellissima. Il gioco offre meno combattimenti rispetto ad altri Metroidvania, il che contribuisce a creare un’atmosfera più rilassata, mentre l’esplorazione e la risoluzione di enigmi diventano il fulcro della meccanica di gioco.

Correato: I 14 Migliori Giochi Simili a Hollow Knight

I Metroidvania possono assumere qualsiasi forma e dimensione: alcuni si dedicano maggiormente all’aspetto emotivo, come Ori and the Blind Forest, mentre altri si concentrano sul far saltare in aria i nemici, come Axiom Verge.

Anche se i giochi qui consigliati hanno storie e avventure molto diverse rispetto a Hollow Knight, dovrebbero essere in grado di soddisfare la stessa esigenza. Speriamo che Hollow Knight: Silksong venga annunciato presto, e, nel frattempo, questi titoli sapranno tenere compagnia a chi è appassionato di Metroidvania.

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GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3 – [Recensione]

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Recensione di “Guardiani della Galassia vo. 3”, il nuovo film della Marvel diretto da James Gunn che chiude la trilogia

Avevo molte aspettative per il nuovo film della Marvel diretto da James Gunn. Per prima cosa c’erano stati dei litigi all’interno di Disney che avevano portato Gunn ad allontanarsi dalla Marvel e addirittura a passare alla DC dove ha diretto The Suicide Squad e Peacemaker, e quindi tra il secondo e il terzo capitolo sono passati 6 anni, un periodo considerevole per rifinire al meglio la pellicola.

Inoltre è inutile negare la paura che un ultimo capitolo potesse rovinare un franchise così apprezzato e ben riuscito come quello de I Guardiani della Galassia. Invece James Gunn riesce in un solo film a fare quello che è riuscito a fare nei due precedenti, e quindi a raccontare questi personaggi in modo assolutamente egregio e efficace.

Un film splendido, sotto tutti i punti di vista, che riesce inevitabilmente a fine pellicola a lasciare un vuoto nello spettatore di una potenza indescrivibile, perché ancora una volta questi personaggi, questa squadra entra nel sangue e ti fa sentire parte di un’avventura a cui tutti vorremmo partecipare.

Il film è un terzo capitolo che riesce a prendere in considerazione tutti i personaggi, mettendo in scena i loro difetti, le loro debolezze, i loro pregi e i loro sogni. Ogni personaggio trova spazio all’interno della trama, tutti sono importanti e tutti compiono un arco evolutivo che li porta a una degna conclusione. Le dinamiche che si creano sono sempre molto azzeccate e le interazioni fra i componenti dei Guardiani ricalcano lo stile di Gunn che avevamo già visto nei primi due capitoli.

Inevitabile parlare della sottotrama di Rocket, una linea assolutamente strappalacrime, dalla potenza emotiva impattante, che conferisce al personaggio di Bradley Cooper, a cui possiamo finalmente dare un’origine e un background narrativo. Alcuni dicono che questo gli ha tolto l’importanza, io credo che in un film corale, sia un espediente assolutamente lecito e funzionale a una buona scrittura.

La questione è che tutta la storia parte da Rocket che si ferisce e lo mette fuori gioco, per poi tornare solo alla fine. Questo scatena poi la trama del film ma Gunn inserisce i flashback delle sue origini, per cui lo spettro del personaggio si percepisce durante tutta la visione, senza inficiarne il valore.

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Il punto più debole purtroppo della pellicola è la gestione dei personaggi secondari. Purtroppo quando si va a scrivere una sceneggiatura di un film corale come questo, i secondari perdono un po’ di attenzione, dato che ci si concentra più su i principali che necessitano una caratterizzazione ben definita, interazioni che si distinguono e psicologie che vanno sviluppate. Ne subiscono personaggi come Adam Warlock e L’Alto Evoluzionario.

L’interpretazione di Will Poulter nei panni di Adam Warlock appare molto macchiettistica non riuscendo a dare spessore a una delle figure più importanti dell’universo Marvel, rilegandolo a una comparsa piatta e poco utile. Il villain invece è sicuramente molto più approfondito e caratterizzato, rimane però uno dei tanti villain del MCU che è cattivo perché è cattivo.

Guardiani della Galassia Vol Trailer Poster e Trama
Guardiani della Galassia 3

In conclusione però, il film è assolutamente una perla all’interno dell’MCU, che riesce a fare quello che ormai i film di questo genere dovrebbero fare, ovvero raccontare una storia divertente e avventurosa attraverso dei personaggi a cui è inevitabile affezionarsi e fare il tifo per loro, aggiungendo note di malinconia, dando un messaggio che riesce a toccare lo spettatore, il tutto coronato da una regia di James Gunn in stato di grazia, che regala delle scene memorabili di azione, divertimento e tristezza.

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SUPER MARIO BROS-IL FILM – [Recensione]

Super Mario Primo Poster del Film

Recensione di “Super Mario Bros-Il film”, il nuovo film della Illumination tratto dalla celeberrima saga di videogiochi Nintendo

Ho finalmente recuperato “Super Mario Bros – Il film”, il nuovo film tratto dai videogiochi della Nintendo in collaborazione con Illumination. Premetto che non avevo molte aspettative per la pellicola, sapendo che la fama del brand non sarebbe certo stata infangata da un film animato, e che un brutto film tratto da un’opera videoludica non è una novità.

Allo stesso tempo però mi aspettavo che avrebbero usato le stesse carte che hanno fatto funzionare film come Sonic e Detective Pikachu, ovvero non provare a trasporre il videogioco ma creare una storia interessante ambientata nel mondo del videogioco. E sicuramente da questo punto di vista mi hanno soddisfatto, anche se potevano fare meglio

Di per sé non è un brutto film, anzi molto divertente, con animazioni pazzesche, adatto ai bambini e coloratissimo. Però a livelli di trama è davvero risicato. Insomma, non sappiamo nulla del cosa sia successo a Mario e Luigi prima di mettersi in società, del come sia arrivata lì Peaches, del perché Bowser sia cattivo, del perché esiste un mondo fantastico al di là di quello che conosciamo, o comunque come fa ad esistere.

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La trama ripercorre un po’ il viaggio dell’eroe, ma sostanzialmente gran parte di quello che accade sullo schermo è un pretesto per fare delle citazioni ai giochi o comunque del fanservice. Fatto bene, mai troppo, azzeccato, ma effettivamente insensato per le vicende. Perché esistono dei tubi che ti risucchiano o dei funghi su cui saltare, perché Peaches fa fare quella prova a Mario se poi non serve a nulla, perché devono prendere i Kart e andare su una pista arcobaleno?

Il film ovviamente non ha la pretesa di spiegare le motivazioni di queste scene, ma le presenta al pubblico e basta, perché forse hanno fatto questa scelta di rivolgersi a un pubblico giovane a cui non servono spiegazioni. Forse se avessero aumentato il minutaggio avrebbero sviluppato meglio alcuni aspetti più interessanti, e avrebbero potuto dare più equilibrio al ritmo, sempre frenetico, mai un momento per soffermarsi sulla psicologia dei personaggi. Però tutto sommato se preso come film per bambini e fan del brand è molto riuscito.

Annunciata Nintendo Direct sul film di Super Mario Bros
Annunciata Nintendo Direct sul film di Super Mario Bros

In conclusione, il film è realmente un’occasione sprecata, seppur divertente, ben animato e coloratissimo, la trama che ci propone è veramente risicata, che non riesce ad approfondire quasi nulla dei personaggi che presenta e del mondo che vediamo. Non sappiamo nulla sul passato dei protagonisti e i personaggi non hanno delle vere e proprie motivazioni che li spingono ad agire. Inoltre il mondo in sé non ci viene spiegato come nasce, perché esiste. Un film per bambini che è un pretesto per fare del buon fanservice, mi aspettavo di meglio.

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THE MANDALORIAN STAGIONE 3 – [Recensione]

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Recensione della stagione 3 di The Mandalorian, la serie Disney+ di Star Wars con “protagonista” Pedro Pascal

Dunque si è conclusa anche la terza stagione di The Mandalorian, l’unica serie di Star Wars che ha avuto realmente successo. Arrivati alla fine è inevitabile fare il confronto con le prime due stagioni. La prima mi aveva abbastanza divertito, anche grazie alla scelta narrativa di inserire principalmente trame verticali. La seconda invece mi aveva piuttosto deluso. Le aspettative, dunque, per questa terza stagione erano molto basse, anche perché dopo The Book of Boba Fett, le speranze di ripresa della storia erano messe molto a rischio. E in parte, infatti, non ci sono riusciti.

Le otto puntate non riesco a non giudicarle separatamente, tanta è la differenza che si può notare nella struttura narrativa, nella regia e nei dialoghi che c’è tra le diverse puntate. La serie parte piuttosto male, con puntate a dir poco noiose e che ripropongono sempre lo stesso brodo: Din Djarin e Grogu che fanno il buddy movie. Mi sembrava proprio di essere tornato alla prima stagione. Poi la terza puntata stupisce, quando per la prima volta si va a parlare di personaggi totalmente distanti dalla trama orizzontale. Facciamo infatti la conoscenza del Dottor Pershing e di Elia Kane, personaggi molto interessanti e dalla sottotrama intrigante. Oltre alle scene d’azione dirette molto bene, si respira proprio un’aria di Star Wars, finalmente non incentrata sul Mandaloriano e Grogu.

Poi la serie prosegue nel modo più banale e tedioso possibile, fino a ritornare un po’ sui suoi passi nel finale, con la puntata 6, che ritengo discreta e poi con l’ottima puntata 7 e infine con la puntata 8. Ecco parliamo dell’ottavo episodio. Dopo l’entusiasmante puntata precedente, ci si aspettava di tutto, e invece è stato piuttosto un raffazzonamento di tutta la semina effettuata nel corso di queste tre stagioni che richiedeva una conclusione degna. E in effetti tutto quello che succede ha senso e le conclusioni calzano più o meno, ma è come ci si arriva che risulta frettoloso.

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Forse il troppo hype creato dalla settimana puntata ci faceva sperare in qualcosa di più epico, ma effettivamente potevano chiuderla in un altro modo. Al di là di questo la puntata ha delle scene di combattimento molto fighe e in generale la regia ha un’ottima qualità. La serie ha standard molto alti, infatti per essere appunto una serie che va su una piattaforma streaming, con una qualità a tratti migliore di certi film che vanno al cinema.

In generale ho preferito i momenti in cui è effettivamente Bo Katan la protagonista e non Din Djarin, proprio perché il personaggio è molto carismatico, le si vede il volto a differenza di Djarin, il cui attore non fa nemmeno una comparsa, ahimè! Per il resto la sottotrama degli imperiali era interessante ma hanno deciso di non proseguire da quel lato, e secondo me avrebbero fatto meglio.

The Mandalorian Rivelato nuovo trailer con tante novita
The Mandalorian

In conclusione, la serie è piuttosto deludente, con alti e bassi spaventosi, alternando a puntate ricche di azione e risvolti narrativi interessanti, puntate smorte, noiose, dalla regia inguardabile e trame raffazzonate. Insomma, si poteva fare sicuramente meglio, vista l’inconsistente trama orizzontale che di fatto è stata narrata in modo non adeguato, forse troppo frettolosamente.

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Le 10 Migliori Action Figure a tema One Piece

Le Migliori Action Figure a tema One Piece

Ecco 10 delle migliori action figure ispirate all’anime “One Piece” in circolazione, da Luffy a Zoro, da Gekko Moria a Doflamingo!

Avere delle action figure dei vostri anime preferiti può essere un’esperienza entusiasmante. Il problema è che queste possono costare da migliaia di euro a meno di dieci euro. Anche se la qualità delle action figure è solitamente proporzionale al prezzo, ci sono ancora molte ottime scelte tra quelle più economiche.

La pubblicazione di One Piece di Eiichiro Oda è iniziata nel 1997. Da allora sono stati creati diversi lungometraggi, videogiochi, giochi di carte e un anime incentrato sulla storia scritta da Oda. Nel corso degli anni, il pubblico di One Piece è cresciuto sempre di più, e con esso è cresciuta anche la richiesta di merchandising. Vediamo alcune delle migliori action figure ispirate all’anime!

La serie “Look Up”

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Le figurine “Look Up” di “One Piece”

Le varie serie di figurine “Look Up” di MegaHouse sono diventate molto popolari grazie alle loro adorabili riproduzioni dei personaggi anime. Tutte le figure misurano meno di 12 centimetri e la loro testa può essere orientata in diverse direzioni.

Nella foto potete vedere le figurine One Piece della serie “Look Up” disponibili: da sinistra, Trafalgar Law, TonyTony Chopper, Monkey D. Luffy e Roronoa Zoro.

La serie “Mega Cat Project”

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Le figurine “One Piece” della serie “Mega Cat Project”

Un’altra serie di adorabili (ed abbordabili) figurine di MegaHouse è il “Mega Cat Project”. Nella foto potete vedere il cofanetto di 8 figurine ispirate a Monkey D. Luffy e i suoi rivali Eustass Kid, Crocodile, Smoker, Rob Lucci, Ener, Donquijote Doflamingo e Charlotte Katakuri.

Tutti e 8 sono ritratti sotto forma di gatti, il che rende carino anche il personaggio più minaccioso.

Il Kozui Oden della Bandai Ichibanso

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta

La maggior parte del pubblico ha adorato la breve permanenza di Kozuki Oden in One Piece. Acquistare una sua action figure è un ottimo modo per commemorarlo.

Kozuki Oden aveva una grande personalità. Grande quasi quanto lui, il che è tutto dire visto che era alto circa 4 metri. Questa Bandai action figure (Bandai Ichibanso, divisione della Tamashii Nations) è alta poco meno di 22 centimetri.

Lo Zoro della Bandai

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Le due versioni dello Zoro della serie “Figuarts ZERO”

La Bandai è nota per la produzione di action figure di buona qualità a prezzi non eccessivi. Tra le statuette Bandai One Piece incluse nella lista, non poteva mancarne una di Zoro.

Roronoa Zoro è uno dei personaggi più amati dell’anime/manga, e questa action figure della serie “Figuarts ZERO” offre due stili diversi, in modo che chi la acquista possa scegliere il posizionamento di una delle tre spade di Zoro.

Il Trafalgar Law della BANDAI SPIRITS

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta di Trafalgar Law della serie “Figuarts ZERO”

Questa statuetta BANDAI SPIRITS della serie “Figuarts ZERO” ritrae Trafalgar Law nel bel mezzo di un suo attacco nella battaglia di Onigashima, nell’arco del Paese di Wano.

Questa action figure One Piece Bandai misura poco meno di 24 centimetri ed è realizzata in PVC e ABS.

Lo Yamato della BANDAI SPIRITS

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta di Yamato della BANDAI SPIRITS

Chi è fan di Kozuki Oden può immedesimarsi nel suo più grande ammiratore, Yamato. Yamato è il figlio di Kaido, ma è un alleato dell’alleanza Ninja-Pirata-Mink-Samurai.

La scelta di Yamato di presentarsi in modo non tradizionalmente maschile, soprattutto quando il genere che gli è stato assegnato alla nascita è quello femminile, causa qualche discussione, e molte persone ancora parlano di lui come fosse una donna.

Fin da giovane, Yamato sceglie di opporsi al padre. Diventa poi un forte combattente e aiuta i Cappelli di Paglia, come nell’azione rappresentata da questa figura.

Il Donquijote Doflamingo di MegaHouse

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta di Doflamingo di MegaHouse

Bisogna rispettare un villain che compare in molteplici archi e che ha un senso della moda impeccabile. Donquijote Doflamingo è uno dei principali antagonisti di One Piece, e questa action figure rispecchia l’estro del suo personaggio.

Sebbene Donquijote Doflamingo si avventuri nel mondo di One Piece con un sorriso stampato in faccia, ha commesso alcuni dei crimini più efferati che si possano immaginare. Comunque, è possibile apprezzarne gli abiti appariscenti e il modo in cui è stato scritto con questa dettagliata figurina.

Il TonyTony Chopper di MegaHouse

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta di Chopper di MegaHouse

Adorabili statuette di TonyTony Chopper si trovano con estrema facilità. Tuttavia, action figure modellate secondo le sue diverse trasformazioni sono meno comuni ma comunque belle da vedere.

Questa action figure alta circa 23 centimetri, completamente realizzata in PVC, raffigura TonyTony Chopper con il suo costume da salto temporale nella versione migliorata della sua trasformazione Horn Point.

Il Gekko Moria di MegaHouse

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta di Gekko Moria di MegaHouse

Come Moria si affida al frutto del diavolo per ottenere la sua forza e rubare le ombre, questa figura di Moria ruberà la scena sugli scaffali di chi è amante di One Piece.

La statuetta è alta più di 30 centimetri ed è accompagnata da due pipistrelli d’ombra posizionati a diverse altezze.

Il Monkey D. Luffy Gear 4 di MegaHouse

Le Migliori Action Figure a tema One Piece
Due angolazioni della statuetta di Luffy Gear 4 di MegaHouse

Con un’altezza di poco meno di 30 centimetri, questa figura raffigura Monkey D. Luffy nella sua trasformazione Gear 4. Questa tecnica è stata creata da Luffy e viene introdotta nella serie durante la battaglia di Luffy contro Donquijote Doflamingo.

Luffy esegue questa tecnica ricoprendo le braccia con il Bushoshoku Haki e mordendosi l’avambraccio, soffiando aria nella sua struttura muscolare per gonfiarla.

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[Recensione] Ikigami – Siamo davvero liberi? – Critical Hit

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Siamo davvero liberi come crediamo? Forse con la recensione manga di oggi su Ikigami di Motoro Mase, avrete dei ripensamenti

Siamo davvero liberi? Probabilmente una delle domande esistenziali più discusse di tutti i tempi a cui tutt’ora nessuno sappia realmente quale sia la risposta. La strada che ha portato al concepimento di più pensieri sulla libertà e sul concetto di libero arbitrio inizia quasi 1600 anni fa con Sant’Agostino con la sua visione della libertà teocentrica a cui poi si ispirarono Tommaso d’Aquino, Martin Lutero, per poi passare a Spinoza, con una visione che fonde la teocrazia con le leggi scientifiche fino ad arrivare ai pensieri più moderni come quello di Kant e Steiner e la sua “filosofia della libertà”. Questa libertà tanto agognata e tanto discussa però con il passare degli anni si è evoluta e ha cambiato spesso direzione: se all’inizio era Dio al centro di tutto, ora invece al centro di essa troviamo l’uomo stesso, le istituzioni e tutto ciò che ha creato. Un esempio lampante che mette in discussione tale libertà è sicuramente l’opera scritta da George Orwell, cioè 1984. Questo romanzo distopico, parla di una Terra sempre più divisa e in costante guerra, in cui i poteri al comando fanno capo alle peggiori tirannie e dittature di questo ultimo secolo. Stati che hanno il controllo assoluto della volontà del singolo e che tengono in mano qualsiasi forma di libertà del cittadino costringendoli a vivere secondo quello che per i potenti è giusto. Nell’etica comune dovrebbe essere proprio lo stato a tutelare la libertà di ogni cittadino, ma quando questo non avviene? I cittadini sono davvero così liberi come credono, non solo nelle azioni ma anche nel loro modo di pensare e di vedere la vita? Cosa significa davvero essere liberi? Questi sono solo alcuni dubbi che la recensione manga di oggi su Ikigami vi farà balenare in testa.

Benvenuti in questa nuova recensione per la rubrica manga e oggi parleremo di un’opera che trasporta con se molte tematiche sicuramente attuali e molto discusse. Oggi parliamo di Ikigami un seinen psicologico e drammatico con temi molto politici al suo interno, scritto da Motoro Mase, composto da 10 volumi totali ed editi da Planet Manga. Mase è un mangaka che fa della politica dispotica e di scenari semi-realistici uno dei cardini portanti delle sue opere. Pur essendo quasi un controsenso, l’autore riesce a rende realistici contesti completamente dispotici di una realtà che a tutti gli effetti sembra essere la nostra. Questa strabiliante unione porta il lettore in un constante e prolungato senso di dubbio, originando una riflessione sia su quello che è lo stato per noi, ma sia su quello che crediamo davvero. Questa continua incertezza può essere ampiamente ritrovata all’interno di tutte le sue opere che sono arrivate in Italia e che lui stesso senza aiuto di assistenti e intromissioni degli editor ha creato in completa autonomia. HE∀DS (parla di un trapianto di metà cervello) Demokratia (parla di un governatore androide avanzatissimo, che si fonda sul voto online dei cittadini) e Amebe (parla di una malattia che rende chi sta vivendo uno stato di profondo stress in una ameba) sono tutte opere che vi consiglio caldamente di recuperare, in particolare a coloro a cui piace contraddirsi, riflettere su se stessi e magari provare un punto di vista diverso. Ah quasi dimenticavo, il mangaka ha da “poco”, quasi due anni, iniziato a scrivere Ikigami 2 che non vedo l’ora di leggere, quindi mi raccomando preparatevi a questa nuova fantastica stagione leggendo Ikigami! Ora però passiamo al vero succo di questa recensione, ecco a voi una delle mie solite trame un po’ romanzate.

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Progetto senza titolo
Recensione manga Ikigami

Il diritto alla vita è un concetto molto ampio che si estende a moltissimi campi dei diritti umani. La libertà individuale, il diritto all’autodeterminazione, il diritto alla libertà di pensiero e così via fanno parte di quei diritti umani inalienabili che ogni essere umano possiede senza nessuna distinzione. Nella storia umana, c’è sempre stata una generale accettazione del concetto di un diritto alla vita come innato negli individui piuttosto che concesso come privilegio da coloro che detengono il potere politico e sociale. Ma se questo diritto inviolabile, fosse spezzato? Ci troviamo nel paese in cui prendono luogo le vicende di Ikigami, in cui la famigerata “Legge per la prosperità nazionale” ha legalizzato la morte di una percentuale di cittadini. Iniziate le elementari ai bambini viene somministrato un vaccino con all’interno una nano-capsula che si instaura nel cuore e ha lo 0,1% di causare la morte del paziente. Il decesso, pur essendo casuale è già registrato, dal momento della somministrazione, nei dati dello stato e avviene tra i 18 e i 24 anni di vita del cittadino. Questa legge, ormai ampiamente accetta e inculcata all’interno delle menti dei cittadini, servirebbe per amplificare e esaltare il valore della vita. Ogni singolo cittadino vivrà la propria vita al meglio delle sue capacità fino al raggiungimento dei 24 anni per porter affermare di aver vissuto un’esistenza piena di significato e, nel caso non morisse dopo i 24 anni, vivrebbe al meglio per coloro che sono morti per la legge della prosperità nazionale. In questo distopico stato, il nostro protagonista Fujimoto, lavora come messaggero dell’“ikigami”, cioè il messaggio di decesso che, dopo l’avvenuta consegna, avverrà nelle successive 24 ore. Riuscirete a percorrere, tramite questa fantastica opera, le ultime 24 ore di vita di cittadini normali a cui verrà privata la cosa più importante di tutte, cioè la vita.

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Progetto senza titolo
Recensione manga Ikigami

La trama verticale del manga si concentra come già esortato prima sui condannati a morte della liberticida legge sulla prosperità nazionale, mostrandoci come ogni cittadino reagisca alla notizia di avere unicamente 24 ore di vita rimanenti. Queste 24 ore che il mangaka ci propone riflettono gli intricati processi e azioni che la nostra psiche potrebbe e non potrebbe fare, in una situazione di irrazionalità. Ogni storia raccontata e tutte le ultime 24 ore di vita dei vari personaggi, sono completamente differenti l’una dall’altra e permettono di accogliere nel proprio bacino più lettori possibili, concretizzando molte persone in questo suo mondo distopico. Nessuno sa bene come potrebbe davvero affrontare le sue ultime 24 ore di vita, ma Ikigami permette di capire la mente e le emozioni che ogni cittadino di questo pazzo mondo provano. Inoltre con la possibilità di mostrare molte storie diverse il mangaka riesce a muovere molte più critiche sociali al paese, mostrandocele con una certa enfasi e passionalità: bullismo, gogna sociale, rigidità parentale, povertà, bellezza e guerra sono solo alcuni dei temi secondari che il mangaka vuole far arrivare alle coscienze dei lettori giapponesi. Per questo considero Ikigami uno dei manga che trattano critica sociale, come uno dei più completi. A questa trama verticale si intreccia una trama orizzontale più personale che mostra quanto sia difficile e logorante lavorare come messaggero degli ikigami. Sono molte le emozioni e i flussi di coscienza che il nostro protagonista, paragonabile ad un uccello in gabbia, affronterà per cercare di capire in cosa crede davvero e soprattutto chi davvero è. Questo ulteriore viaggio nella testa del protagonista sblocca il lettore e, secondo me, lo sprona davvero ad una introspezione personale che potrebbe far scattare qualcosa in lui. I dubbi che questo manga vi instaurerà saranno molti, ma starà a voi capire davvero in quello che credete.

Progetto senza titolo
Recensione manga Ikigami

La serietà dei temi trattati ma anche delle vicende che vengono mostrate in questo manga, creano una stupefacente coppia con i disegni di Mase. Un tratto che a me personalmente piace molto, rotondo ma molto realistico, e che raramente viene sporcato ma quando questo avviene, mostra una crudezza da mettere quasi a disagio. Per di più troviamo anche un ottimo utilizzo di ombreggiature e chiaroscuri, soprattutto nei soggetti in primo piano, così da porte esaltare al meglio la realisticità delle emozioni dei personaggi.  Il disegno di Mase, dal mio punto di vista, potrebbe essere riassunto come un disegno serio ma non troppo complesso, per un’opera profonda che tratta temi pesanti e pieni di significato. Questa realisticità è fortemente voluta dal mangaka in quanto collega il lettore sia al manga ma soprattutto alla sua realtà. Il processo importante di dilemmi etici e di dubbi esistenziali che il nostro protagonista sente pesantemente sulla sua pelle, si deve riflettere categoricamente sulla pelle del lettore. È il punto cardine dell’opera il far riflettere il lettore: tutto ciò che prova il protagonista attraverso il suo viaggio interiore è lo stesso che la maggior parte dei lettori percorrerebbe nello stato distopico del manga. La presa di coscienza che piano piano si fa sempre più pesante e persistente, ci porta a riflettere sulla nostra di società, perché pur sapendo fin da subito che quello che stiamo leggendo è sbagliato, le analogie con la realtà saranno molte e sempre più contraddittorie. Ci sono tante cose che diamo per buone e che nella vita di tutti i giorni sorvoliamo, ed è proprio su queste cose che probabilmente il mangaka si vuole soffermare per farvi capire quanto in realtà, pur facendo ormai parte della vostra normalità e quotidianità, non siano poi così tanto normali. Ci sono tanti modi legali per uccidere un essere umano e il manga ci porta proprio a pensare a ciò.

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Progetto senza titolo
Recensione manga Ikigami

In conclusione raccomando il recupero di questa ottima serie che mi ha accompagnato in queste ultime settimane, portandomi a riflettere e sicuramente anche a dubitare di me stesso e di quello che penso sia davvero giusto. Ma è proprio questo l’obiettivo del manga, far dubitare il lettore e con la sua storia fanta-politica super distopica, ma anche molto realistica, unita insieme al suo tratto solido concreto e realistico permette al lettore di addentrarsi a fondo all’interno di ogni singolo personaggio della storia e soprattutto al protagonista. Quando questa domanda riecheggerà all’interno delle vostre teste allora il manga avrà sicuramente fatto colpo su di voi: Io sono, o faccio semplicemente parte dello stato? Farete parte alla lotta oppure scapperete? Questo cari amici miei, sta a voi scoprirlo.

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DUNGEONs & DRAGONS – L’ONORE DEI LADRI – [Recensione]

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Recensione di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, il nuovo film fantasy Paramount ispirato al gioco di ruolo.

Questa è la recensione di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri. Avevo grandi aspettative su questo film, nel senso ormai il gioco è talmente famoso da anni che un film era chiaro lo avrebbero fatto. Come in questo caso, però, film che hanno già un bacino di utenza ampio, che sono un primo capitolo e che necessitano di una certa fedeltà all’opera originale da cui si ispirano (in questo caso ludica), quando escono mi aspetto sempre siano il meglio che potessero fare.

D’altronde, in questo caso ad esempio, il gioco esiste da tantissimo, perciò se tu produttore o sceneggiatore hai deciso di far uscire il film su D&D nel 2023, significa che hai aspettato il prodotto migliore. In sostanza cosa intendo dire: se il film poi è una merda, mi girano perché un film su D&D non necessitava una data precisa per uscire, o non avevano fretta di nessun tipo, quindi io mi aspetto il miglior prodotto che potessero fare. Ma non è questo il caso.

Infatti sono rimasto piuttosto soddisfatto da questa pellicola, che ritengo assolutamente un’ottima trasposizione del gioco, divertente, avventurosa, che fa percepire molto le dinamiche del gioco. Una storia che si prende poco sul serio ma che riesce comunque nel suo intento. Il film in sé ha sicuramente un intreccio molto ricco, sviluppato però in modo molto disteso e con intuizioni davvero geniali e personaggi interessanti.

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Il problema principale della pellicola, seppur davvero insignificante rispetto al convincente resto dei pregi,  è infatti la sospensione dell’incredulità spesso messa alla prova. Insomma, non che quello che accade sia poco credibile, ma in alcuni frangenti si percepisce proprio quella sensazione del “eh vabbè, certo…”. Tuttavia, date le premesse del film e gli intenti che ha, direi che è anche accettabile come caratteristica. Certamente se vi aspettavate un film dalla epicità del Signore degli Anelli, o la lore spiegata ed esplorata del Trono di Spade, avete sbagliato film.

Ho apprezzato molto le scelte narrative che rimandano al gioco. In primis vabbè, la compagnia con membri di diverse razze e classi; e poi il fatto della crescita dei personaggi, l’artefatto antico, le missioni via via che si accumulano, il continuo cambio di programma, l’aiutante over power che salva la situazione e anche un pizzico di nosense. Ammetto che la scelta del drago ciccione che non sa sputare fuoco mi ha fatto morire, soprattutto perché se dovessimo immaginare una compagnia di amici che ha intrapreso questa campagna, direi che è molto scherzosa e ridanciana.  

Dal punto di vista tecnico ritengo ci sia poco da dire, mi sono piaciute più o meno tutte le scena fantasy, dalle creature, alle coreografie dei combattimenti alle battaglie magiche. Forse ancora un fantasy piuttosto generico, non mi sembra niente di nuovo o caratteristico, elemento che va un po’ a rendere dimenticabili i franchise. Sicuramente però un bel lato fantasy che potrebbe sicuramente dare vita a una saga niente male.

Inoltre i personaggi presentati, dato che ognuno di loro ricopriva un ruolo diverso, hanno ricevuto la giusta importanza e il giusto spazio, tutti con le loro motivazioni e accomunati da uno stesso ideale. Ognuno riesce ad essere necessario al compimento della missione ed ognuno agisce secondo una psicologia presentata e sensata. Un film abbastanza corale, seppur se ne riconosca il protagonista, che riesce a far affezionare lo spettatore a tutti i personaggi.

Dungeons Dragons Lonore dei ladri rimandato ancora
Dungeons Dragons Lonore dei ladri

In conclusione, il film è davvero una sorpresa, una bella esperienza fantasy, avventurosa e divertente che riesce anche, seppur in maniera leggera a trasmettere un messaggio semplice ma efficace, grazie anche a un intreccio fitto e che non annoia mai. Tra i blockbuster usciti quest’anno sicuramente il migliore finora.

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3 demo da provare durante lo Storyteller’s Festival di Steam

demo da provare durante lo Storytellers Festival di Steam

Ecco tre demo gratuite che hanno attirato la mia attenzione durante lo Storyteller’s Festival di Steam attualmente in corso!

Lo Storyteller’s Festival di Steam presentato da Two and a Half Studios è in corso, e molti creatori vi stanno prendendo parte con giochi indie dalle grafiche e dalle tematiche più disparate, mettendo in risalto demo di giochi in arrivo e titoli già pubblicati!

Da horror psicologici a dating sim, da racconti investigativi a puzzle game, c’è qualcosa per tutti i gusti da provare tra le varie demo ed i saldi del Festival!

Ecco tre demo gratuite che ho provato e che mi sono rimaste impresse! [P.s. in fondo all’articolo troverete i link alle loro pagine Steam]

Fall of Porcupine

Fall of Porcupine è una storia interattiva in 2D ambientata nella piccola cittadina di Porcupine, un posto che non potrebbe sembrare più tranquillo, tra le colline e l’atmosfera rassicurante che lo avvolgono. I colori ed il design dei personaggi contribuiscono davvero a farvi sentire parte di questo paesaggio autunnale.

Eppure, non è tutto rose e fiori. Nei panni di Finley, nuovo arrivato tra i medici dell’ospedale di Porcupine, vi accorgerete ben presto che la struttura in cui lavorate ha molte mancanze: staff ridotto, attrezzature in disuso da tempo immemore, personale insoddisfatto.

Tra pazienti di cui prendersi cura e compaesani più o meno amichevoli, nel prologo introduttivo Fall of Porcupine: The Last Days of Summer inizierete ad esplorare la città ed i misteri che nasconde.

Blue Wednesday

Blue Wednesday è un’esperienza in 2D che si basa su interazioni, rompicapo e minigiochi ritmici, il tutto accompagnato da una colonna sonora jazz da godersi con un buon paio di cuffie.

Il fulcro del gioco è il dilemma interiore di Morris, pianista che sognava di vivere di musica e che invece si ritrova incastrato in una routine che odia, circondato da persone che non credono nei suoi sogni ed oscillando tra apatia e attacchi di ansia.

La condizione di incertezza mista a rassegnazione di Morris è una in cui rivedersi, e la sua voglia di suonare viene soffocata dal dover accettare la realtà. Eppure, intorno a lui la musica sembra avere vita propria, al punto che rinunciare al suo sogno risulta più difficile del previsto.

Soulitaire

demo da provare durante lo Storytelling Festival di Steam
Soulitaire su Steam

Il titolo Soulitaire combina un intuitivo gioco di carte con la vostra personale interpretazione dei presagi che queste rivelano. Dopo aver aperto un caffè in periferia dove offrire i vostri servizi di divinazione, è il momento di trovare qualche cliente da aiutare, anche solo perché avete davvero bisogno di soldi.

L’atmosfera al tempo stesso dolce e misteriosa delle animazioni vi immergerà subito nel mondo del gioco, da affrontare attraverso sfide di carte e conversazioni a scelte multiple.

Con l’aiuto di vostra sorella Riona e del vostro dono da medium, starà a voi capire cosa le carte stanno cercando di dirvi e decifrare il loro significato, influenzando il destino dei vostri clienti.

Grazie per aver letto l’articolo! Ecco i link alle pagine Steam dei giochi

Fall of Porcupine

Blue Wednesday

Soulitaire

SHAZAM! FURIA DEGLI DEI – [Recensione]

shazam fury of the gods

Recensione di Shazam! Furia degli Dei, il nuovo film targato DC, secondo capitolo del Franchise del supereroe interpretato da Zachary Levi

Questa è la recensione di Shazam! Furia degli Dei. Il primo capitolo è una pellicola sicuramente divertente e ben riuscita in quanto film di intrattenimento. Nonostante il poco riscontro da parte del pubblico per il film del 2019, Shazam è il progetto su cui riponevo più speranze tra quelli in uscita quest’anno in casa DC. Soprattutto perché è quello che dovrebbe aver subito meno le influenze dei cambi di piani per quanto riguarda il DCU.  E dopo la visione in sala di questo secondo capitolo, posso dirmi rimasto mezzo e mezzo.

Non che mi aspettassi il capolavoro o nulla di trascendentale o onirico. Però ecco, è inevitabile la definizione di “film del ca**o”. Esatto, un film divertente, che prova anche ad affrontare determinate tematiche in modo leggero, però ha evidenti problemi sotto molti punti di vista. La sceneggiatura è di un cliché tremendo, i villain non sono caratterizzati così bene, il finale è assolutamente insensato. Il film però riesce benissimo a gestire la Shazamiglia, dando a ognuno una caratterizzazione precisa e il giusto spazio, mantenendo però Billy come protagonista indiscusso. Le interazioni della Family per me sono ben riuscite e molto interessanti. Alcuni effetti speciali sono davvero spettacolari e la colonna sonora per me spacca.

Le scene post credits rivelano però la confusione in casa DC che probabilmente ha costretto il regista a inserire delle assolute inutilità, dato che non dovrebbe esserci (e un po’ lo spero) un seguito del Franchise di Shazam. Detto ciò, per me il finale è una dimostrazione di zero coraggio, che sinceramente mi sarei aspettato ma è un’occasione sprecata che poteva dare una conclusione degna al personaggio.

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In generale il film è sufficiente, un cinecomic intrattenente con evidenti sfumature di pigrizia. Non capisco però il flop già annunciato, dato che ha raggiunto a malapena i 65 milioni di incassi il primo weekend. Secondo me un film migliore di tanti altri che hanno incassato molto di più. Staremo a vedere ma contando che in pratica sta per uscire qualsiasi film di intrattenimento (Jhon Wick 4, D&D, Super Mario Bros) difficilmente vedremo una ripresa, e sembra che la batosta stavolta è davvero forte. Forse hanno sbagliato ad annunciare la nuova gestione e i nuovi progetti quando ancora dovevano uscire alcuni prodotti, ma sinceramente continuo a non capire, dato che il primo era stato apprezzato. Forse la DC al cinema è davvero morta, anche se per me Black Adam è peggiore come film.

In realtà non ho molto altro da dire. Sono rimasto infastidito dai soliti cliché narrativi o dal semplice patto narrativo a cui non ho saputo credere (dai a volte come le sorelle si fanno fregare il bastone o la mela è veramente ridicolo). Però tutto sommato non posso dire sia un brutto film, alla fine alcune tematiche come la famiglia, l’abbandono secondo me sono arrivate. E comunque alcune scene d’azione a mio avviso funzionano. Poi ad alcune gag sono morto, tipo quella della lettera scritta da Steve.

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In conclusione, un film mediocre, nel senso che sta piuttosto nel mezzo, un 50 e 50. A mio parere si poteva fare molto meglio e il finale per me non esiste dato che non ha alcun senso, anche proprio la modalità in cui si svolgono i fatti è del tutto surreale e mi rifiuto di credere a quello che ho visto. Per il resto mi sono abbastanza divertito anche perché amo particolarmente il personaggio interpretato da Levi, che qui è perfettamente a suo agio.

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THE LAST OF US PRIMA STAGIONE – [Recensione]

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Recensione della prima stagione della nuova serie HBOmax The Last of Us, ispirata all’omonima saga di videogiochi

Questa è la recensione della prima stagione di The Last of Us. Avevo aspettative contrastanti riguardo a questa serie. Da un lato, i precedenti prodotti tratti da un videogioco non mi hanno mai fatto impazzire e spesso hanno trattato con poco rispetto le opere madri, tirando fuori sempre mediocrità scadenti. Dall’altro The Last of Us è un videogioco che si presta molto bene a una trasposizione nel medium della serialità, e quando si è saputo che il progetto sarebbe stato seguito da Druckman e Mazin, ho tirato un sospiro di sollievo. Erano i segnali che non avrebbero sbagliato facilmente, soprattutto perché il videogioco è talmente amato, che deludere i fan sarebbe stato troppo rischioso.

https://youtu.be/6iC4xzNyuQk

E a fine prima stagione, posso dire che la fiducia riposta nel progetto è stata ampiamente ripagata. Non solo questa prima stagione di “The Last of Us” è un’ottima trasposizione del primo capitolo del videogioco, ma è anche un’ottima serie tv se non si è giocato al corrispettivo videoludico targato Naughty Dog. E penso che difficilmente si sia creato un divario così grande di gradimento tra chi ha apprezzato i Joel e Ellie originali e chi li ha conosciuti per la prima volta.

La serie ripercorre abbastanza fedelmente la storia del primo capitolo, ovviamente con delle differenze necessarie per il cambio di medium, ma anche per scelte artistiche ben precise. La trama è prevalentemente orizzontale, ma spesso si verticalizza, raccontando le vicende di personaggi di cui in un episodio vediamo la comparsa e la morte. Ma questo non è necessariamente un punto di debolezza, ma bensì una caratteristica molto efficace che dà alla serie lo spazio di raccontare quello che si propone di raccontare.

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The Last of Us, infatti, non è la classica storia di zombie ambientata un un mondo post apocalittico, ma è la storia di un padre che ha perso la figlia e di una figlia che ha perso i genitori. È quindi la storia di come umanamente questa situazione si svolgerebbe in un mondo in cui la normalità non esiste più, e quindi la si ricerca partendo dalle cose più banali, come avere un padre o avere una figlia. E da questo presupposto parte la scrittura di questa storia.

La serie infatti ha mantenuto pochissima della componente action o del gameplay in sé. Si contano sulle dita di una mano le apparizioni di Clicker. Tolta la lunga sequenza del “cecchino” nella quinta puntata, gli zombie sono una componente solamente di sfondo, di cui non si percepisce realmente il pericolo. E appunto le scene action non sono le parti principali della narrazione.

La semina effettuata nelle prime puntate riesce a intrattenere a livelli altissimi lo spettatore, che per tutto il corso della serie, se non ha giocato al videogioco, rimane incollato allo schermo per capire dove va a parare la trama. La storia infatti non si preoccupa più di tanto di fornire una lore o un world building al mondo che ha creato, ma piuttosto si concentra sul dare spessore ai personaggi che presenta. E ogni episodio esplora la psicologia, non solo di Joel e Ellie, che via via compiono un arco evolutivo dal punto di vista della caratterizzazione, ma anche dei vari comprimari che incontrano i due protagonisti. Ognuno diverso, ognuno con un background, un bisogno e un desiderio diverso, tanto da creare dei veri e propri capolavori di scrittura.

L’episodio a mio avviso migliore è infatti il terzo, in cui la trama orizzontale viene un po’ accantonata per lasciare spazio a una storia d’amore da manuale, che emoziona in quanto love story, ma inserita nel contesto di The Last of Us, che racconta un vero e proprio spaccato di vita nel mondo post-apocalittico in cui la serie è ambientata. Poi ovviamente ho apprezzato particolarmente anche altri episodi, come il prime e il quinto.

In generale la serie è riuscita a mantenere un livello di qualità molto alto e in modo costante. Dal punto di vista della regia, dei costumi, della scenografia, degli effetti speciali, del montaggio e della recitazione. Menzione speciale per la colonna sonora. Assolutamente una serie che con un budget molto corposo è riuscita a tirare fuori un prodotto di punta che con poca incertezza segnerà un punto di inizio per tutte quelle serie che si vorranno ispirare ai videogiochi, sia per quanto riguarda il rispetto con cui affrontare la trasposizione, sia per quanto riguarda la struttura della narrazione.

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the last of us serie tv

In conclusione, posso ritenermi estremamente soddisfatto della serie, che finalmente dimostra che i videogiochi nel mondo della serialità possono funzionare. Pedro Pascal ha fatto una performance assolutamente di punta nella sua carriera e spero di tornare a vedere Bella Ramsey in un ruolo importante, magari al cinema. A questo punto aspetto con ansia e trepidazione la seconda stagione, di cui non ho giocato il videogioco e che mi dicono sia molto più complicata da trasporre rispetto alla prima.

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Attack on Titan – Stagione 4 Parte 3 – Recensione

Attack on Titan Stagione Parte Recensione

Ripercorriamo insieme in questa recensione la parte 3 della stagione finale (4) dell’anime “Attack on Titan”! *Rumbling, rumbling*

È uscito il primo episodio della terza parte della quarta stagione… Solo a dirlo già ci si perde. La scelta di diluire così tanto la stagione finale di Attack on Titan secondo me purtroppo rende difficile rimanere al passo, a meno di non farsi ogni volta un rewatch di almeno le ultime stagioni. 

Detto questo, parliamo dell’episodio in questione. Suddiviso in due capitoli, l’episodio non perde tempo a ricordarci in che situazione allucinante si trovi il mondo in questo momento, come non perde tempo a ricordarci quanto cruda possa essere la realtà di AoT, in caso ce ne fossimo dimenticati.

—— SPOILER DA QUI IN POI ——

Il primo capitolo si concentra in particolare su Eren, che vediamo nelle fasi di pianificazione del suo progetto di calpestare la terra con il Boato. Vediamo un lato del personaggio altamente vulnerabile, un’anima lacerata da un’infanzia trascorsa aspettando il momento di poter varcare un muro e vedere il mondo, per poi scoprire che il mondo rifiuta le persone come lui.

Il suo conflitto interiore è palpabile. Da un lato, la sete di annientare quel mondo che ha disilluso tutte le aspettative di libertà che sembrava avere in serbo. Dall’altro, il dolore per tutte le persone innocenti che con esso verranno distrutte, travolte dalla furia cieca di un ragazzo che ha decisamente troppo potere in questo momento.

Bisogna ricordarsi infatti che Eren, oltre al Gigante Fondatore ed al Gigante d’Attacco, possiede adesso anche il Gigante Martello ed il potere del Gigante Bestia, dal momento che Zeke è nelle mani del fratellastro.

Attack on Titan Stagione Parte Recensione

Eren non ce l’ha con gli eldiani che in questo momento stanno cercando di fermarlo (i nostri Connie, Jean, Armin, Mikasa, Rainer, Pieck e Levi), ma anzi li sfida a fermarlo, se è quello che vogliono fare. Non vuole privare nessun eldiano della sua libertà, concetto che ancora insegue, ed è proprio in nome di questo ideale che lui si sente libero di perseguire il fine che si è prefisso.

In questo episodio abbiamo salutato uno dei personaggi a cui il pubblico, me inclusa, era più affezionato, ovvero Hange Zoe, che, in una francamente quasi incredibile scena di combattimento, si sacrifica per permettere ad i suoi compagni di sfuggire ai giganti del Boato.

Nominando Armin come suo successore, Hange sceglie di dare la vita per i suoi, dopo un’ultima conversazione con Levi che mostra, al di là delle battute e del sarcasmo, quanto il loro legame significasse per entrambi. Per non parlare della scena che mostra Hange riunita ad Erwin e ad altri abitanti di Paradis, un ricongiungimento breve ma significativo.

Soffermiamoci per un secondo sulla dinamica tra Armin e Annie. Come lei stessa riconosce, il piccolo flirt che ha iniziato ad instaurarsi tra i due sembra un po’ fuori luogo nel bel mezzo della tragedia che li circonda. In più, mi sembra un po’ strumentale cercare di spingere una sotto trama romantica proprio ora che ci avviciniamo al gran finale, e la mia sensazione è che la questione non finirà bene.

Attack on Titan Stagione Parte Recensione

Annie, in questo episodio, decide di non unirsi al gruppo che affronterà Eren. Non soltanto perché ha combattuto fin dall’infanzia, ma anche perché secondo lei l’umanità non merita di essere salvata. Sembra abbastanza palese che nel prossimo episodio la sua posizione cambierà, dal momento che Falco sembra avere un’idea su come, unendo i loro poteri, possano affrontare il Fondatore.

Ah, non ho ancora menzionato che finalmente ci siamo liberati di Floch, che anche in punto di morte ha dovuto rompere il non dico cosa.

L’episodio si conclude con ciò che rimane del gruppo di ricerca che raggiunge finalmente Eren, la cui forma da Fondatore vista per intero fa molto più ridere di quanto avessi potuto intuire dai poster che erano stati condivisi finora, con quelle braccia penzolanti e le gambe in fondo.

Tra una brutale scena di calpestamento e l’altra, è evidente come la critica alla guerra continui anche in questa fase della storia. Ciò è evidenziato anche dal discorso che un capitano marleyano fa ad alcuni sopravvissuti, eldiani e non, esprimendo il suo rammarico per come gli adulti hanno trattato con futile odio i loro simili.

Le sue parole sono giuste, ma volevo anche prenderlo e dirgli “Ti svegli solo ora che un esercito di giganti incandescenti sta calpestando le vostre città? Un po’ tardi, non credi?”.

L’episodio ha unito momenti strazianti a momenti di riflessione e momenti quasi divertenti, ma il tono generale è terribilmente tragico, in pieno stile Attack on Titan

Chi si sente pronto per il prossimo episodio?

Attack on Titan – Stagione 4 Parte 3 – Recensione

Pronty: Fishy Adventure [Recensione]

Pronty Fishy Adventure Recensione

Ecco la recensione del videogioco “Pronty: Fishy Adventure”, un MetroidVania dalla grafica accattivante che nasconde macabri segreti!

Pronty, partenza, via!

Ecco un gioco 2D dalla grafica colorata e dallo stile fumettistico, che tuttavia non deluderà chi non vuole rinunciare ad una bella dose di sfida e di nemici fatti a brandelli.

In questo platformer subacqueo, l’umanità ha trovato un modo per sopravvivere al di sotto del livello del mare, e Pronty è una delle creature che la proteggono.

Quando la civiltà sottomarina è in pericolo a causa di un’antica minaccia, Pronty ed il suo fidato giavellotto-pesce meccanico Bront si troveranno ad esplorare le rovine di Royla per cercare di proteggerla dai mostri che l’hanno invasa. Quella che un tempo era una grande città, è adesso una perduta Atlantide che nasconde tanti ricordi quante insidie. 

Se deciderete di tuffarvi in questo MetroidVania single-player per cercare di risolvere il mistero dietro la caduta di Royla, preparatevi ad un’avventura stimolante che non faticherà a prendervi all’amo!

Recensione 

Pronty è un gioco dalla lore intricata e dai sottotoni piuttosto macabri. Un mondo in declino, alla mercé di creature geneticamente modificate che non esiteranno ad attaccarvi. Una popolazione scomparsa che ha lasciato dietro di sé intelligenza artificiale e biomeccanica a gestire suo disastro.

Pronty, o meglio, Pronty SW-417, è solo una delle creature che portano questo nome e che sono state assegnate alla protezione del genere umano, così come Bront non è l’unico pesce-giavellotto in circolazione, ma anzi un compagno che viene assegnato ad ogni Pronty.

La grafica è accattivante e ben fatta, ho particolarmente apprezzato i cambi di luce nelle varie zone della mappa ed il modo in cui questi si riflettono sui colori del personaggio.

Il gioco viene incontro a chi sceglie di immergersi in questa avventura esplorativa, offrendo la selezione tra diversi livelli di difficoltà, i quali si vanno ad applicare ai nemici che si incontrano lungo il percorso. 

Tuttavia, la difficoltà di gioco non è tutto: attraverso un sistema di slot, potrete infatti configurare il vostro personale stile di combattimento, scegliendo quali mosse ed abilità favorire rispetto ad altre.

Anche Pronty si può personalizzare. Si parte da due skin di default (una carina ma che mi ha fatto pensare a un incrocio tra “Luca” della Disney ed un Pokémon, l’altra a mio parere più originale ed interessante), per poi arrivare ad altre skin che possono essere sbloccate più avanti nel gioco, in maniera più o meno facile.

Pronty Fishy Adventure Recensione

Anche se nel bel mezzo di una boss fight il boss ha deciso di andarsene e lasciarmi lì nell’arena da cui non potevo uscire (una volta tornata all’ultimo salvataggio, l’ho riaffrontato e per fortuna non mi ha abbandonato lì), il gameplay è fluido e non presenta particolari ostacoli. 

Essendo un gioco basato sull’esplorazione, può capitare di rimanere “bloccati” qualche volta, nel senso che non si sa bene come o dove procedere, ma questo è parte integrante dello stile del gioco stesso.

L’unica parte che mi è apparsa un po’ carente era l’aspetto linguistico (nello specifico, ho giocato il gioco in inglese). In alcuni punti, la punteggiatura o l’aspetto grammaticale non erano al meglio, e alcune parole erano diverse tra testo scritto e doppiaggio. Sono aspetti su cui si può soprassedere, in quanto le sviste sono poche e le cutscene non sono moltissime.

Nel complesso, “Pronty: Fishy Adventure” è un buon titolo, con finali multipli e lore ben curata, perciò, soprattutto se già l’avevate adocchiato, correte ad aggiungerlo alla vostra collezione!

E se l’avete giocato, fateci sapere cosa ne pensate!

THE WHALE: il nuovo film di Aronofski – [Recensione]

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Recensione del nuovo film di Aronofski con Fraser, candidato a tre oscar, The Whale, presentato al Festival di Venezia

The Whale è una film magnifico, che riesce perfettamente nel suo intento. Raccontare una storia, una storia toccante, cruda e anche estremamente edificante. Ho pianto in sala dopo tanto tempo alla visione della strabiliante performance attoriale di Brendan Fraser.

A cominciare dall’esordio, si capiscono subito le intenzioni del regista di essere il più trasparente possibile, senza filtri. Raccontare la dura e cruda verità di storie come quella di Charlie. Ed è impossibile non riuscire ad empatizzare col protagonista, anche se non si è nelle stesse condizioni o non si ha qualcuno di vicino nelle stesse condizioni. Il personaggio di Charlie è talmente umano che ci si può ritrovare chiunque. Nelle scelte di vita, nel non sapersi limitare, nel cadere negli eccessi, nel farsi schifo riconoscendo di star sbagliando, ma comunque continuare a farlo.

E qui si parla di obesità, ma si potrebbe parlare benissimo di qualsiasi altro condizione, di alcool, di ludopatia o che so io. È funzionale però al film l’obesità perché impone dei limiti fisici, per cui il protagonista ha bisogno di comprimari, anch’essi scritti egregiamente. Tutta la cornice che Aronofski costruisce gira intorno a Charlie, e i personaggi si intrecciano perfettamente in una serie di colpi di scena e scene toccanti che coronano il racconto di una tragedia umana, limitata a un piccolo appartamento completamente trasandato e di cui è recluso l’accesso a praticamente chiunque.

Il film è tratto da un’opera teatrale, e ne si vedono spesso i residui. Innanzitutto l’ambientazione circoscritta alla casa di Charlie, e poi molte scene hanno un’impronta teatrale ben riconoscibile. Gli stessi dialoghi o la semina degli elementi di trama, ma questi sono solo dei punti di forza per la pellicola, che riesce in tutto e per tutto a smuovere lo spettatore dal punto di vista emotivo.


Il cast è perfetto, ho amato la performance di Brendan Fraser. Il suo è stato un lavoro mastodontico, una preparazione impeccabile nell’interpretazione di un tema delicato su cui non si poteva sbagliare. E lui è stato perfetto. Ogni smorfia, ogni “I’m sorry”, ogni sguardo, ogni morso vorace, ogni movimento è stato maniacalmente preparato e ben attuato. Sadie Sink (ti prego calpestami) perfettamente a suo agio nel personaggio di Ellie. Ma in generale l’intero cast, seppur ridotto è azzeccato e attorialmente di qualità.

La regia molto intima di Aronofski si concentra soprattutto sull’espressività dei personaggi con inquadrature spesso strette. La scenografia e il make up hanno fatto davvero un lavoro strepitoso. Non so come Fraser siano riusciti a trasformarlo in un obeso perennemente sudato.

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Penso che il film abbia delle scene molto forti e toccanti. E anche alcuni dettagli particolarmente significativi. In generale le tematiche sono trattate con enorme rispetto ed efficace interpretazione. Le motivazioni dei personaggi non sono mai banali e tutto si incastra perfettamente. In questa storia non ci sono buoni o cattivi. Tutti hanno sbagliato e tutti sono vittime. Charlie ha perso Alan, ma ha abbandonato Ellie, Ellie è ribelle, ma il padre l’ha abbandonata a soli 8 anni. E anche gli altri personaggi sono sia vittime che carnefici. Lo stesso Charlie nel corso del film passa da essere colpevole di essere obeso a essere vittima dell’obesità. La morale del film è infatti che tutti sbagliano, ma nessuno nel film smette di essere se stesso. E nel finale Charlie ce lo ricorda, con quella scena per me fortissima in cui fa l’ultimo discorso alla sua classe.

La psicologia dei personaggi si racchiude poi tutta nella frase chiave del film, che comincia la storia e la conclude, ovvero il tema di Ellie su Moby Dick. Quelle frasi che sembra riescano a guarire Charlie, esprimono poi il vero senso del film. E lo fanno con la scena finale in cui allegoricamente muore the Whale, riuscendo a fare ciò che Ellie gli aveva chiesto a metà pellicola.

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In conclusione, il film è un vero e proprio pugno allo stomaco che inevitabilmente smuove la coscienza dello spettatore, raccontando la drammaticità di una storia in cui si analizza non solo la difficoltà e la precarietà dell’obesità, ma anche il sapersi accettare, l’autostima, i legami familiari, il rapporto religione e vita, l’adolescenza e l’uomo e la sua umanità, il tutto coronato da una performance attoriale strabiliante di un Brendan Fraser in stato di grazia, che spero riesca a vincere l’oscar come miglior attore, a cui è candidato.

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